Come definire e soppesare gli elementi che, sapientemente amalgamati, ci portano a definire un titolo "migliore", globalmente migliore, di un concorrente?
Riconosco che per gli appassionati di Sonic, Mario sia un titolo di una noia mortale, pervaso da un eccesso di fiabesco buonismo e privo di quel carattere "cool" che tanto piaceva al marketing americano ed anglosassone (dove SEGA vendeva, e tanto) a fine anni '80. Mario non è "meglio" di Sonic, se vogliamo restringere la gara a questi due contendenti: però l'idraulico italiano ha il merito di avere innovato, dai tempi del NES, e di averlo fatto in modo sempre convincente (di Super Mario Sunshine parleremo in un'altra occasione).
Mario ha introdotto il power-up, il platform cooperativo, il livello segreto, il "Mamma Mia" ed il concetto di spin-off col fratello Luigi: lo ha fatto a suo modo, certo, privilegiando una meccanica di gioco che sacrifica la velocità pura a favore di un diverso, ma non meno martellante, concetto di ritmo. Mario esplora con circospezione, perchè a NOI interessa guardarci attorno, e capire tutta quella lava da dove verrà. Mario scivola leggermente al termine di una corsetta, perchè NOI Nintendofili siamo sempre stati fisicamente un po' più impacciati di chi giocava Sega. Mario salva sempre la sua principessa, ma non chiede nulla in cambio nè prende l'iniziativa per strapparle, minimo sindacale, un bacetto.
Mario e' anche il platform 3D definitivo, perchè dal giorno della sua uscita ogni altro gioco dello stesso tipo ha dovuto in modo ossequioso riconoscerne il ruolo di capostipite. Fateci caso, amanti delle piattaforme e dello scrolling parallattico, ma da SMW prima e M64 poi non è stato inventato praticamente nulla di nuovo! Donkey Kong Country, Yoshi's Island, Castlevania (con gli opportuni distinguo), Ghosts'n'Goblins.... e poi Banjo Kazooie, Donkey Kong 64, Tomb Raider ed il filone derivativo degli action in terza persona su console. Sempre la solita, gustosissima, sbobba.
Sonic, dal canto suo, ha il merito di aver individuato galvanizzato e soddisfatto quella fetta di mercato che del Sense Of Wonder di Miyamoto non sapeva che farsene: Sonic è la velocità ed il giro della morte, Sonic è l'heavy metal (che ascolto), Sonic è la punta e lo spigolo vivo, Sonic è lo sguardo furbetto ed irriverente, Sonic è un po' Tamagotchi (Sonic Adventure su Dreamcast), Sonic è il passo falso (Sonic 3D anyone?) e la stella che, se non fosse per Nintendo, si sarebbe forse già avviata sul viale del tramonto videoludico. Sonic è SEGA, piena di talento ma male amministratata e poi ridimensionata e poi riciclata come semplice software house, costretta a fare shopping di studi di sviluppo europei (Sega Rally è stupendo, ma si sente impugnando il joypad che non è Made in Japan) per tenere il passo con la concorrenza.
Mario è la Toyota: forse poco appariscente, meno aggressiva, conservatrice: ma è proprio questa lenta e costante evoluzione a non lasciarti mai a piedi.