Articolo già evidenziato recentemente sul vecchio forum... ma sufficientemente stimolante (a mio modo di vedere) da riproporlo all'attenzione di tutti...
Un interessante articolo di Pierluigi Casolari (giornalista e studioso di new media) vecchio (2007) ma ancora attuale sul fenomeno della chip music, le sue caratteristiche, i suoi credo e i suoi perchè:
<< Il termine micromusic viene coniato da Carl, gestore del sito www.micromusic.net; il motto del sito e' "low-tech music for high-tech people" il che potrebbe esplicitare tutto il concetto di micromusic. [...] >>
<< [...] il concetto di micromusic è, comunque, piu' espanso di cosi'.I micromusicisti si divertono a suonare con i mezzi piu' disparati non strettamente a 8 bit. C'e' chi usa un computer moderno, chi usa un Commodore 64, chi apre e smonta giocattoli e si affida al “circuit bending” (l'arte, inventata da Reed Ghazala nel 1960, di creare cortocircuiti di basso voltaggio in strumenti elettronici
alimentati a pile, come giocattoli, tastiere e effetti, allo scopo di creare nuovi strumenti musicali e generatori di suono), o chi usa semplicemente dei normali synth ma con la giusta attitudine e c'e' chi usa tutto insieme [...] >>
<< [...] La scelta per il low tech è una scelta anticonformista. Contro il sistema. Ed è una sfida estetica. Oltrepassare i limiti, portare la macchina alle sue estreme possibilità creative. Che cosa sarà mai possibile fare con i circuiti di un oggetto da mercatino o con il software artigianale messo a punto per un vecchio gameboy? La risposta non è solo nei suoni, ma nella sfida, nell'idea e nella cultura che sta dietro questi operazioni artistiche. [...] >>
<< [...] I primi musicisti elettronici erano ingegneri informatici. Non gli interessava la qualità estetica dei suoni, ma la possibilità di controllare le onde acustiche prodotte grazie ai nuovi sintetizzatori e pc.
Oggi sta nascendo una nuova generazione di artisti e musicisti che concepisce le onde acustiche,i glitch e il noise prodotti dalle macchine come nuovi principi estetici.
Game music, chiptune, circuit bending, nerdcore music sono i caposaldi di una rivoluzione elettromusicale, non più interessata alla macchina digitale in sé, ma ad esaltarne l'estetica.
La macchina in sé non è mai il punto di arrivo. L'hardware è tornato ad essere un puro mezzo. Non è il fine della creazione artistica.
Il futurista Luigi Russolo voleva fare i conti con il rumore. I nuovi artisti lavorano sull'estetica del glitch.
Wikipedia definisce il glitch “a short-lived fault in a system”. Il caso, l'errore fortuito, l'irripetibilità del momento sono tornate ad essere formule estetiche, ma in nuova veste, completamente elettro-digitale.
Due elementi che ricorrono in questo filone musicale sono il richiamo al piccolo in contrapposizione al grande e il richiamo ai videogames come nuove sorgente di ispirazione.
Il primo punto è essenziale per comprendere gran parte dell'approccio di questi artisti. La creatività può nascere dal piccolo. Non sono necessari grandi mezzi. Vecchie console, gameboy o addirittura giocattoli di seconda mano, comprati su ebay, sono più che sufficienti per fare musica.
E' inutile dire che oggi è più facile reperire software di ultima generazione che non un Nanoloop o un Little Sound Dj (cioè due cartucce per suonare con i gameboy). La scelta per il low tech è una scelta anticonformista. Contro il sistema. Ed è una sfida estetica. Oltrepassare i limiti, portare la macchina alle sue estreme possibilità creative. Che cosa sarà mai possibile fare con i circuiti di un oggetto da mercatino o con il software artigianale messo a punto per un vecchio gameboy?
La risposta non è solo nei suoni, ma nella sfida, nell'idea e nella cultura che sta dietro queste operazioni artistiche.
E qui vengo all'altro punto. I videogame. La cultura, quella più recente, è per forza videoludica.
Secundum non datur. I videogame hanno accompagnato (forse stimolato) la nostra vita. Dai video arcades alle console portatile, alle roboanti suite per l'intrattenimento domestico.
Gran parte dei nostri musicisti, in perfetta coerenza con il loro stile low-tech, si sono fermati alla scena anni 80, in compagnia di sale giochi, personaggi stilizzati con marchio Nintendo e sonorità Konami.
E da questo universo videoludico hanno recuperato immagini, idee e stili sonori. [...] >>
<< [..] Dire che i videogiochi siano soltanto una forma di intrattenimento, è come dire che il televisore è solo un soprammobile. I videogiochi stanno diventando la più potente fonte di ispirazione e di immaginario del nostro tempo. Uno dei meriti di questi artisti è di averlo dimostrato, in anticipo sui tempi. Mettendo le fondamenta ad uno dei primi esempi di musica tecno-ludica. >>
Un interessante articolo di Pierluigi Casolari (giornalista e studioso di new media) vecchio (2007) ma ancora attuale sul fenomeno della chip music, le sue caratteristiche, i suoi credo e i suoi perchè:
<< Il termine micromusic viene coniato da Carl, gestore del sito www.micromusic.net; il motto del sito e' "low-tech music for high-tech people" il che potrebbe esplicitare tutto il concetto di micromusic. [...] >>
<< [...] il concetto di micromusic è, comunque, piu' espanso di cosi'.I micromusicisti si divertono a suonare con i mezzi piu' disparati non strettamente a 8 bit. C'e' chi usa un computer moderno, chi usa un Commodore 64, chi apre e smonta giocattoli e si affida al “circuit bending” (l'arte, inventata da Reed Ghazala nel 1960, di creare cortocircuiti di basso voltaggio in strumenti elettronici
alimentati a pile, come giocattoli, tastiere e effetti, allo scopo di creare nuovi strumenti musicali e generatori di suono), o chi usa semplicemente dei normali synth ma con la giusta attitudine e c'e' chi usa tutto insieme [...] >>
<< [...] La scelta per il low tech è una scelta anticonformista. Contro il sistema. Ed è una sfida estetica. Oltrepassare i limiti, portare la macchina alle sue estreme possibilità creative. Che cosa sarà mai possibile fare con i circuiti di un oggetto da mercatino o con il software artigianale messo a punto per un vecchio gameboy? La risposta non è solo nei suoni, ma nella sfida, nell'idea e nella cultura che sta dietro questi operazioni artistiche. [...] >>
<< [...] I primi musicisti elettronici erano ingegneri informatici. Non gli interessava la qualità estetica dei suoni, ma la possibilità di controllare le onde acustiche prodotte grazie ai nuovi sintetizzatori e pc.
Oggi sta nascendo una nuova generazione di artisti e musicisti che concepisce le onde acustiche,i glitch e il noise prodotti dalle macchine come nuovi principi estetici.
Game music, chiptune, circuit bending, nerdcore music sono i caposaldi di una rivoluzione elettromusicale, non più interessata alla macchina digitale in sé, ma ad esaltarne l'estetica.
La macchina in sé non è mai il punto di arrivo. L'hardware è tornato ad essere un puro mezzo. Non è il fine della creazione artistica.
Il futurista Luigi Russolo voleva fare i conti con il rumore. I nuovi artisti lavorano sull'estetica del glitch.
Wikipedia definisce il glitch “a short-lived fault in a system”. Il caso, l'errore fortuito, l'irripetibilità del momento sono tornate ad essere formule estetiche, ma in nuova veste, completamente elettro-digitale.
Due elementi che ricorrono in questo filone musicale sono il richiamo al piccolo in contrapposizione al grande e il richiamo ai videogames come nuove sorgente di ispirazione.
Il primo punto è essenziale per comprendere gran parte dell'approccio di questi artisti. La creatività può nascere dal piccolo. Non sono necessari grandi mezzi. Vecchie console, gameboy o addirittura giocattoli di seconda mano, comprati su ebay, sono più che sufficienti per fare musica.
E' inutile dire che oggi è più facile reperire software di ultima generazione che non un Nanoloop o un Little Sound Dj (cioè due cartucce per suonare con i gameboy). La scelta per il low tech è una scelta anticonformista. Contro il sistema. Ed è una sfida estetica. Oltrepassare i limiti, portare la macchina alle sue estreme possibilità creative. Che cosa sarà mai possibile fare con i circuiti di un oggetto da mercatino o con il software artigianale messo a punto per un vecchio gameboy?
La risposta non è solo nei suoni, ma nella sfida, nell'idea e nella cultura che sta dietro queste operazioni artistiche.
E qui vengo all'altro punto. I videogame. La cultura, quella più recente, è per forza videoludica.
Secundum non datur. I videogame hanno accompagnato (forse stimolato) la nostra vita. Dai video arcades alle console portatile, alle roboanti suite per l'intrattenimento domestico.
Gran parte dei nostri musicisti, in perfetta coerenza con il loro stile low-tech, si sono fermati alla scena anni 80, in compagnia di sale giochi, personaggi stilizzati con marchio Nintendo e sonorità Konami.
E da questo universo videoludico hanno recuperato immagini, idee e stili sonori. [...] >>
<< [..] Dire che i videogiochi siano soltanto una forma di intrattenimento, è come dire che il televisore è solo un soprammobile. I videogiochi stanno diventando la più potente fonte di ispirazione e di immaginario del nostro tempo. Uno dei meriti di questi artisti è di averlo dimostrato, in anticipo sui tempi. Mettendo le fondamenta ad uno dei primi esempi di musica tecno-ludica. >>
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