Salve a tutti. Spero che l'idea di questo thread non sia già stata postata precedentemente ma in ogni caso volevo esporre con voi una teoria a cui penso oramai da un pò di tempo... Premetto subito che non intendo assolutamente impostarla come attacco personale verso qualcuno ma solo da intendersi come discorso generale.
Partiamo in ordine. Anzitutto io sono un appassionato di videogiochi. E lo sono fin da bambino. Mi sono sempre interessato all'argomento e ho giocato a moltissimi giochi per moltissime piattaforme, e ho anche spesso parlato con vari gamer in italia e nel mondo e ho visto molte community. Nonostante la mia grande ammirazione per i videogiochi e il mondo che li circonda però, ci sono delle cose che tutt'ora mi danno in un certo senso fastidio.
I videogiochi sono stati principalmente introdotti negli anni 70 attraverso le sale giochi arcade, che rimasero popolari per un bel pò. I giochi all'inizio erano semplici, richiedendo solo minima interazione da parte del giocatore rispetto a molti giochi che ci sono oggi (Prendiamo ad esempio Space Invaders o Asteroids), e all'epoca erano più visti come una curiosità che come qualcosa di veramente importante e presente nella società rispetto a come sono ora. Bisogna focalizzarci principalmente su un punto, ovvero che negli anni 70 e 80 principalmente si giocava a giochi Arcade. Giochi semplici da giocare e da imparare, in cui l'obiettivo era tipicamente raggiungere il punteggio più alto possibile mentre il gioco diventava sempre più difficile al completamento di ogni stage. Questo aveva varie implicazioni: tralasciando lo spirito competitivo e i vari gettoni persi, significava che il tempo di gioco in generale non raggiungeva decine di ore. Io ad esempio ho sempre visto i giochi arcade come quei tipi di giochi a cui puoi giocare per 30 minuti, poi spegnere e rimanere con la soddisfazione che il tuo tempo è stato impegnato bene. Ma più in là, con l'avvento della tecnologia, le cose cambiarono e i videogiochi diventarono molto più mainstream. L'avvento delle consoles portò l'esperienza ludica fuori dalle sale giochi e dentro le case di tutte le persone nel mondo, e col tempo, si cominciarono a sperimentare nuovi tipi di giochi. Giochi più lunghi, giochi con storie, che non intendevano solamente far divertire ma offrire un nuovo mondo virtuale da esplorare e, in un certo senso, "vivere". E' così che in un certo senso i videogiochi, dall'essere dei semplici hobby in cui sfidare gli amici a battere il gioco o raggiungere il punteggio più alto dopo aver scolato un paio di birre, diventano qualcosa di molto più coinvolgente che finisce anche per distrarre e far smarrire certe persone.
Mi scuso per la noiosa premessa che penso tutti voi già conosciate ma mi serviva per arrivare al punto: Personalmente ritengo che l'appeal originale dei videogiochi fosse proprio questa sensibilità arcade che, col tempo, sta progressivamente venendo dimenticata del tutto. I videogiochi sono diventati più di un modo per ammazzare il tempo con un amico, ma sono diventati una specie di "virtual reality" con tutti i problemi che possono derivare da essi. In una società che non si preoccupa molto di analizzare la situazione al di fuori del "Hai 18 anni, non ti vergogni a giocare ancora a Doom?", in molti ignorano i fattori che causano la dipendenza da videogiochi, elemento tristemente forte in molta gente in tutto il mondo. Così come tutte le dipendenze ci possono essere vari motivi che portano un individuo ad isolarsi in questo fantastico mondo virtuale dove tutto è possibile com uno o due click.
Io ho personalmente individuato il problema in determinati tipi di videogiochi, per cominciare gli RPG e una buona porzione dei giochi incentrati sul multiplayer (MMO in primis). Ovviamente, ogni caso è individuale, e non sto assolutamente dicendo che chiunque giochi multiplayer o ami gli RPG sia automaticamente un frustrato senza vita. Tuttavia penso che per questa gente siano proprio queste categorie di giochi quelle a causare problemi.
Ma prendiamo ad esempio un gioco come Raiden. Uno degli shmup più famosi, il suo gameplay è diventato quasi leggendario, oltre per l'incredibile (a detta mia impossibile) difficoltà, anche a causa di una certa strategia che si pu riscontrare giocando questo capolavoro. I livelli sono pieni di nemici che ti attaccano da tutte le parti, ma al contrario dei vari bullet hell dove conta veramente poco la materia grigia, più che schivare milioni di proiettili la parte difficile secondo me è saper muoversi adeguatamente. In Raiden ci si trova fin dal secondo livello in delle, per come le chiamo io, "intense crossfire situations", dove essendo attaccato da tutte le parti c'è bisogno di un calcolo veloce di come poter sopravvivere all'imminente annientamento da parte di un elicottero o di un carro armato. Bisogna calcolare le probabilità che ogni spostamento può comportare, e bisogna saper utilizzare a proprio vantaggio gli scarsi powerup e smart bombs a tua disposizione. Ad esempio non appena distrutto un nemico tenente un powerup, risulta molto invitante raccoglierlo immediatamente ma fare questo può spesso comportare esporsi eccessivamente al fuoco nemico e andare in contro ad un repentio viaggio verso il mondo dei defunti. Nonostante il caos totale che avviene nello schermo per riuscire a vincere Raiden bisogna calcolare ogni secondo del gioco.
E' sempre un esempio, ma tutto questo contando che il gioco dura si e no una mezz'ora, eppure in questa mezz'ora ogni secondo è prezioso e una volta vinto il gioco, secondo me la soddisfazione provata è immensa e decisamente meritevole della fatica subita per ottenerla. Ma è lì che finisce il tutto. Si può magari rigiocare il gioco qualche volta ma penso sia molto difficile sviluppare un'ossessione ludica su di esso data la scarsa durata e il fatto che alla fine è sempre uguale. Prendetemi pure per pazzo ma io penso che Raiden insegni una lezione di vita importante: pensa sempre prima di agire e calcola sempre ogni possibilità, non rifarti mai a codici fissi da poter applicare in ogni situazione perchè nella vita ogni situazione è diversa e va affrontata in maniera unica dopo averla attentamente analizzata. Tutto ciò senza che nel gioco venga proferita una sola parola o un solo suono tranne per la soundtrack e le costanti esplosioni dei nemici distrutti (o della vostra nave se siete sfortunati). Incredibile quanto profondo in realtà sia un gioco di mezz'ora dove bisogna solamente distruggere tutto quello che si muove.
Ma adesso prendiamo ad esempio qualsiasi RPG lungo, con tantissimi personaggi e combattimenti complicati e item management e labirinti e quest a mai finire e così via. In questi giochi (in genere, poi ci potranno pure essere eccezioni, non sono un grande esperto del genere)) fare qualsiasi cosa richiede in genere MOLTO più tempo che in un Raiden, in un Quake ma anche in un Red Alert. Azioni come salire di livello, migliorare le proprie statistiche e quant'altro tengono molto impegnato il giocatore e lo rendono quasi il protagonista del gioco stesso. Ma a che prezzo? C'è davvero bisogno di dover fare il babysitter di un personaggio videoludico? Il dover far salire di livello un personaggio mi sembra abbastanza inutile, sarebbe molto meglio averlo già potente dall'inizio e andare subito al nocciolo del gioco invece di perdere tempo con quest secondari inutili che esistono solo per il preteso di continuare una storia. E per quanto possa essere sofisticato e complicato il combattimento, alla fine da davvero più soddisfazione del distruggere un enorme boss in uno shooter dopo aver analizzato e studiato le sue tattiche? Paradossalmente sono convinto che la maggiorparte dei giochi Arcade richiedano molta più intelligenza dei vari giochi più "complessi" che sono diventati così famosi ultimamente. E sono fermamente convinto che un gioco debba essere un gioco, non un film in prima persona (a meno che non sia fatto come Uncharted ).
Naturalmente comunque non dico che ogni gioco dovrebbe essere come Asteroids, in quanto sicuramente non c'è nulla di male in giochi come ad esempio Tomb Raider, Jak II o Red Alert. Sono sicuramente più lunghi di mezz'ora ma comunque hanno una sensibilità secondo me anche vicino all'arcade, in quanto Jak non ha bisogno di dover aumentare di livello e su Red Alert non c'è bisogno di ricercare continuamente gli stessi upgrades, evitando così di rallentare il gioco e quindi passando subito all'azione e alla tattica.
Per quanto riguarda i giochi online, pensate solamente ai vari call of duty moderni e ai giocatori che passano ore e ore nei server ad aspettare col fucile da cecchino che qualche ignaro malcapitato entri nella loro zona di tiro. La mancanza della velocità di giochi come Quake 3 secondo me "addormenta" le cellule cerebrali e porta in uno stato di quasi-letargo che spinge alla pigrizia e all'allontanarsi dalla vita sociale, molto più impegnativa e difficile. Non penso ci sia nulla nello spararsi una partitina di Tyrian con un amico su internet ogni tanto, ma da lì a farne una questione di vita c'è un abisso.
Questo comunque si aggiunge a vari problemi relativi all'alienamento generale che si riscontra nella società di oggi, dove è molto più facile mettere "Mi piace" su qualsivoglia social network che ricorrere ai faccia a faccia. Come ho già detto però sono comunque casi da studiare individualmente (come insegna Raiden) ed è impossibile fare di tutta l'erba un fascio.
Va beh, cosa ne pensate? Bisognerebbe fare qualcosa per spingere la gente a non inoltrarsi verso queste strade, e se si, come? O sono semplicemente completamente pazzo io? In ogni caso io penso che, considerando la grande popolarità che i videogiochi hanno in questi giorni, c'è bisogno che la società la smetta di trattarli come un hobby di persone con nulla da fare nella vita e invece inizi a cercare di comprenderli e spingere la gente nella giusta direzione. Io penso che ci sia bisogno di una istruzione dei videogiochi in un certo senso, in cui la magia arcade viene ripresa e rielaborata, in cui i videogiochi online ritornino principalmente ad essere split screen o al massimo lan parties, in cui i videogiochi ritornino ad essere VERI videogiochi e non film drammatici con occasionali fucilate da parte del player. Magari sono solo io così, ma penso che certi videogiochi abbiano tanto da insegnare ed è ingiusto che solamente i "retrogamer" devoti conoscano veramente la grandezza di alcuni titoli. Sfortunatamente suppongo che questa sia solo pura utopia, ma volevo conoscere comunque i vostri pensieri a riguardo. Grazie in anticipo e come ho detto all'inizio spero di non aver offeso nessuno, in quanto non è mia intenzione. Mi scuso se occasionalmente mi sono ripetuto troppo o non mi sono spiegato bene, la prossima volta bevrò una lattina in meno prima di postare.
Partiamo in ordine. Anzitutto io sono un appassionato di videogiochi. E lo sono fin da bambino. Mi sono sempre interessato all'argomento e ho giocato a moltissimi giochi per moltissime piattaforme, e ho anche spesso parlato con vari gamer in italia e nel mondo e ho visto molte community. Nonostante la mia grande ammirazione per i videogiochi e il mondo che li circonda però, ci sono delle cose che tutt'ora mi danno in un certo senso fastidio.
I videogiochi sono stati principalmente introdotti negli anni 70 attraverso le sale giochi arcade, che rimasero popolari per un bel pò. I giochi all'inizio erano semplici, richiedendo solo minima interazione da parte del giocatore rispetto a molti giochi che ci sono oggi (Prendiamo ad esempio Space Invaders o Asteroids), e all'epoca erano più visti come una curiosità che come qualcosa di veramente importante e presente nella società rispetto a come sono ora. Bisogna focalizzarci principalmente su un punto, ovvero che negli anni 70 e 80 principalmente si giocava a giochi Arcade. Giochi semplici da giocare e da imparare, in cui l'obiettivo era tipicamente raggiungere il punteggio più alto possibile mentre il gioco diventava sempre più difficile al completamento di ogni stage. Questo aveva varie implicazioni: tralasciando lo spirito competitivo e i vari gettoni persi, significava che il tempo di gioco in generale non raggiungeva decine di ore. Io ad esempio ho sempre visto i giochi arcade come quei tipi di giochi a cui puoi giocare per 30 minuti, poi spegnere e rimanere con la soddisfazione che il tuo tempo è stato impegnato bene. Ma più in là, con l'avvento della tecnologia, le cose cambiarono e i videogiochi diventarono molto più mainstream. L'avvento delle consoles portò l'esperienza ludica fuori dalle sale giochi e dentro le case di tutte le persone nel mondo, e col tempo, si cominciarono a sperimentare nuovi tipi di giochi. Giochi più lunghi, giochi con storie, che non intendevano solamente far divertire ma offrire un nuovo mondo virtuale da esplorare e, in un certo senso, "vivere". E' così che in un certo senso i videogiochi, dall'essere dei semplici hobby in cui sfidare gli amici a battere il gioco o raggiungere il punteggio più alto dopo aver scolato un paio di birre, diventano qualcosa di molto più coinvolgente che finisce anche per distrarre e far smarrire certe persone.
Mi scuso per la noiosa premessa che penso tutti voi già conosciate ma mi serviva per arrivare al punto: Personalmente ritengo che l'appeal originale dei videogiochi fosse proprio questa sensibilità arcade che, col tempo, sta progressivamente venendo dimenticata del tutto. I videogiochi sono diventati più di un modo per ammazzare il tempo con un amico, ma sono diventati una specie di "virtual reality" con tutti i problemi che possono derivare da essi. In una società che non si preoccupa molto di analizzare la situazione al di fuori del "Hai 18 anni, non ti vergogni a giocare ancora a Doom?", in molti ignorano i fattori che causano la dipendenza da videogiochi, elemento tristemente forte in molta gente in tutto il mondo. Così come tutte le dipendenze ci possono essere vari motivi che portano un individuo ad isolarsi in questo fantastico mondo virtuale dove tutto è possibile com uno o due click.
Io ho personalmente individuato il problema in determinati tipi di videogiochi, per cominciare gli RPG e una buona porzione dei giochi incentrati sul multiplayer (MMO in primis). Ovviamente, ogni caso è individuale, e non sto assolutamente dicendo che chiunque giochi multiplayer o ami gli RPG sia automaticamente un frustrato senza vita. Tuttavia penso che per questa gente siano proprio queste categorie di giochi quelle a causare problemi.
Ma prendiamo ad esempio un gioco come Raiden. Uno degli shmup più famosi, il suo gameplay è diventato quasi leggendario, oltre per l'incredibile (a detta mia impossibile) difficoltà, anche a causa di una certa strategia che si pu riscontrare giocando questo capolavoro. I livelli sono pieni di nemici che ti attaccano da tutte le parti, ma al contrario dei vari bullet hell dove conta veramente poco la materia grigia, più che schivare milioni di proiettili la parte difficile secondo me è saper muoversi adeguatamente. In Raiden ci si trova fin dal secondo livello in delle, per come le chiamo io, "intense crossfire situations", dove essendo attaccato da tutte le parti c'è bisogno di un calcolo veloce di come poter sopravvivere all'imminente annientamento da parte di un elicottero o di un carro armato. Bisogna calcolare le probabilità che ogni spostamento può comportare, e bisogna saper utilizzare a proprio vantaggio gli scarsi powerup e smart bombs a tua disposizione. Ad esempio non appena distrutto un nemico tenente un powerup, risulta molto invitante raccoglierlo immediatamente ma fare questo può spesso comportare esporsi eccessivamente al fuoco nemico e andare in contro ad un repentio viaggio verso il mondo dei defunti. Nonostante il caos totale che avviene nello schermo per riuscire a vincere Raiden bisogna calcolare ogni secondo del gioco.
E' sempre un esempio, ma tutto questo contando che il gioco dura si e no una mezz'ora, eppure in questa mezz'ora ogni secondo è prezioso e una volta vinto il gioco, secondo me la soddisfazione provata è immensa e decisamente meritevole della fatica subita per ottenerla. Ma è lì che finisce il tutto. Si può magari rigiocare il gioco qualche volta ma penso sia molto difficile sviluppare un'ossessione ludica su di esso data la scarsa durata e il fatto che alla fine è sempre uguale. Prendetemi pure per pazzo ma io penso che Raiden insegni una lezione di vita importante: pensa sempre prima di agire e calcola sempre ogni possibilità, non rifarti mai a codici fissi da poter applicare in ogni situazione perchè nella vita ogni situazione è diversa e va affrontata in maniera unica dopo averla attentamente analizzata. Tutto ciò senza che nel gioco venga proferita una sola parola o un solo suono tranne per la soundtrack e le costanti esplosioni dei nemici distrutti (o della vostra nave se siete sfortunati). Incredibile quanto profondo in realtà sia un gioco di mezz'ora dove bisogna solamente distruggere tutto quello che si muove.
Ma adesso prendiamo ad esempio qualsiasi RPG lungo, con tantissimi personaggi e combattimenti complicati e item management e labirinti e quest a mai finire e così via. In questi giochi (in genere, poi ci potranno pure essere eccezioni, non sono un grande esperto del genere)) fare qualsiasi cosa richiede in genere MOLTO più tempo che in un Raiden, in un Quake ma anche in un Red Alert. Azioni come salire di livello, migliorare le proprie statistiche e quant'altro tengono molto impegnato il giocatore e lo rendono quasi il protagonista del gioco stesso. Ma a che prezzo? C'è davvero bisogno di dover fare il babysitter di un personaggio videoludico? Il dover far salire di livello un personaggio mi sembra abbastanza inutile, sarebbe molto meglio averlo già potente dall'inizio e andare subito al nocciolo del gioco invece di perdere tempo con quest secondari inutili che esistono solo per il preteso di continuare una storia. E per quanto possa essere sofisticato e complicato il combattimento, alla fine da davvero più soddisfazione del distruggere un enorme boss in uno shooter dopo aver analizzato e studiato le sue tattiche? Paradossalmente sono convinto che la maggiorparte dei giochi Arcade richiedano molta più intelligenza dei vari giochi più "complessi" che sono diventati così famosi ultimamente. E sono fermamente convinto che un gioco debba essere un gioco, non un film in prima persona (a meno che non sia fatto come Uncharted ).
Naturalmente comunque non dico che ogni gioco dovrebbe essere come Asteroids, in quanto sicuramente non c'è nulla di male in giochi come ad esempio Tomb Raider, Jak II o Red Alert. Sono sicuramente più lunghi di mezz'ora ma comunque hanno una sensibilità secondo me anche vicino all'arcade, in quanto Jak non ha bisogno di dover aumentare di livello e su Red Alert non c'è bisogno di ricercare continuamente gli stessi upgrades, evitando così di rallentare il gioco e quindi passando subito all'azione e alla tattica.
Per quanto riguarda i giochi online, pensate solamente ai vari call of duty moderni e ai giocatori che passano ore e ore nei server ad aspettare col fucile da cecchino che qualche ignaro malcapitato entri nella loro zona di tiro. La mancanza della velocità di giochi come Quake 3 secondo me "addormenta" le cellule cerebrali e porta in uno stato di quasi-letargo che spinge alla pigrizia e all'allontanarsi dalla vita sociale, molto più impegnativa e difficile. Non penso ci sia nulla nello spararsi una partitina di Tyrian con un amico su internet ogni tanto, ma da lì a farne una questione di vita c'è un abisso.
Questo comunque si aggiunge a vari problemi relativi all'alienamento generale che si riscontra nella società di oggi, dove è molto più facile mettere "Mi piace" su qualsivoglia social network che ricorrere ai faccia a faccia. Come ho già detto però sono comunque casi da studiare individualmente (come insegna Raiden) ed è impossibile fare di tutta l'erba un fascio.
Va beh, cosa ne pensate? Bisognerebbe fare qualcosa per spingere la gente a non inoltrarsi verso queste strade, e se si, come? O sono semplicemente completamente pazzo io? In ogni caso io penso che, considerando la grande popolarità che i videogiochi hanno in questi giorni, c'è bisogno che la società la smetta di trattarli come un hobby di persone con nulla da fare nella vita e invece inizi a cercare di comprenderli e spingere la gente nella giusta direzione. Io penso che ci sia bisogno di una istruzione dei videogiochi in un certo senso, in cui la magia arcade viene ripresa e rielaborata, in cui i videogiochi online ritornino principalmente ad essere split screen o al massimo lan parties, in cui i videogiochi ritornino ad essere VERI videogiochi e non film drammatici con occasionali fucilate da parte del player. Magari sono solo io così, ma penso che certi videogiochi abbiano tanto da insegnare ed è ingiusto che solamente i "retrogamer" devoti conoscano veramente la grandezza di alcuni titoli. Sfortunatamente suppongo che questa sia solo pura utopia, ma volevo conoscere comunque i vostri pensieri a riguardo. Grazie in anticipo e come ho detto all'inizio spero di non aver offeso nessuno, in quanto non è mia intenzione. Mi scuso se occasionalmente mi sono ripetuto troppo o non mi sono spiegato bene, la prossima volta bevrò una lattina in meno prima di postare.
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