Ciao a tutti, ho raccolto un po’ di articoli riguardanti il titolo del thread, e lo sto sottoponendo ad alcune communities per avere riscontri, opinioni e informazioni aggiuntive. Inoltre per rendermi conto se il contenuto in generale può essere un po’ naive in alcuni punti. Posto in offtopic perché non ero sicuro in quale altro posto postarlo.
Parto da qualche numero per rendersi meglio conto di quanto enorme sia questo mercato al giorno d’oggi: ci sono all’incirca due miliardi e mezzo di gamers che giocano con regolarità, i quali spendono complessivamente la somma di 150 miliardi all’anno. source
Proprio la crescita incredibile di questo mercato, quindi della quantità di titoli in circolazione e di fruitori, ha chiamato la scienza ad interessarsi allosservazione di un così grande fenomeno. Un così grande numero di persone che quotidianamente spende un quantitativo di tempo anche importante diviene un campione soddisfacentemente numeroso per essere studiato con precisione.
In particolare sono stati fatti moltissimi studi che hanno messo in correlazione il videoludico con la psicologia e la cognizione umana, che sebbene inizialmente fossero quasi totalmente negativi, al giorno d’oggi sembrano invece procedere in senso opposto.
In particolare è stato osservato che grazie ad alcuni giochi creati appositamente è possibile limitare, rallentandolo, il decadere delle capacità cognitive nella popolazione più anziana, con risultante incremento nell’autostima e nella qualità della vita. Questo studio è assimilabile ad un altro che ha dimostrato i risvolti positivi di alcuni giochi nell’esercizio dell’operatività del cervello, cioè la sua elasticità nel caso in cui si trovi a dover occuparsi di diverse task anche diametralmente opposte, cosa che accade praticamente in tutti i videogiochi. Non solo il mustitasking, ma anche la flessibilità cerebrale, che si riferisce all’agilità con cui è possibile spostare la nostra attenzione da un focus all’altro con rapidità ed efficacia.
Mentre giochiamo dobbiamo imparare a gestire lo stress, non lasciandoci condizionare da esse mentre prendiamo le decisioni che determineranno l’esito della partita. Questa è un’ottima palestra per imparare a gestire lo stress anche durante la vita reale: è stato dimostrato che giocare può essere utile anche a questo.
L’avanzare della tecnologia ha fatto in modo che i videogiochi possano essere utili anche in campo terapeutico. A giorno d’oggi essi possono essere utilizzati per affiancare i trattamenti di alcune patologie che necessitano riabilitazione continuativa. Ne è un esempio il caso della dislessia: essa può esser dovuta a deficit nelle capacità di lettura. Grazie a videogiochi appositamente programmati è possibile educare il paziente e aiutarlo a colmare questo deficit, con risultanti miglioramenti nelle capacità di fonazione. source
Altro caso simile è il trattamento del cosiddetto “occhio pigro”, per il trattamento del quale è stato sviluppato un videogioco da Ubisoft in collaborazione con Amblyotech. source
Questi erano alcuni dei moltissimi benefici che un utilizzo moderato di videogiochi può apportare. Specifico “moderato” perché non va comunque ignorato l’altro lato della medaglia, ovvero quello di moltissimi casi, anch’essi documentati, in cui i videogiochi sono invece stati dannosi. Chiaramente sono casi estremi in cui l’abuso, magari legato a casi specifici di persone inclini, in cui sono maturate forme di dipendenza. La dipendenza da videogioco è una vera e propria patologia, che va presa in considerazine come tale, alla stregua della ludopatia vera e propria ovvero quella legata al gioco d’azzardo.
Parto da qualche numero per rendersi meglio conto di quanto enorme sia questo mercato al giorno d’oggi: ci sono all’incirca due miliardi e mezzo di gamers che giocano con regolarità, i quali spendono complessivamente la somma di 150 miliardi all’anno. source
Proprio la crescita incredibile di questo mercato, quindi della quantità di titoli in circolazione e di fruitori, ha chiamato la scienza ad interessarsi allosservazione di un così grande fenomeno. Un così grande numero di persone che quotidianamente spende un quantitativo di tempo anche importante diviene un campione soddisfacentemente numeroso per essere studiato con precisione.
In particolare sono stati fatti moltissimi studi che hanno messo in correlazione il videoludico con la psicologia e la cognizione umana, che sebbene inizialmente fossero quasi totalmente negativi, al giorno d’oggi sembrano invece procedere in senso opposto.
In particolare è stato osservato che grazie ad alcuni giochi creati appositamente è possibile limitare, rallentandolo, il decadere delle capacità cognitive nella popolazione più anziana, con risultante incremento nell’autostima e nella qualità della vita. Questo studio è assimilabile ad un altro che ha dimostrato i risvolti positivi di alcuni giochi nell’esercizio dell’operatività del cervello, cioè la sua elasticità nel caso in cui si trovi a dover occuparsi di diverse task anche diametralmente opposte, cosa che accade praticamente in tutti i videogiochi. Non solo il mustitasking, ma anche la flessibilità cerebrale, che si riferisce all’agilità con cui è possibile spostare la nostra attenzione da un focus all’altro con rapidità ed efficacia.
Mentre giochiamo dobbiamo imparare a gestire lo stress, non lasciandoci condizionare da esse mentre prendiamo le decisioni che determineranno l’esito della partita. Questa è un’ottima palestra per imparare a gestire lo stress anche durante la vita reale: è stato dimostrato che giocare può essere utile anche a questo.
L’avanzare della tecnologia ha fatto in modo che i videogiochi possano essere utili anche in campo terapeutico. A giorno d’oggi essi possono essere utilizzati per affiancare i trattamenti di alcune patologie che necessitano riabilitazione continuativa. Ne è un esempio il caso della dislessia: essa può esser dovuta a deficit nelle capacità di lettura. Grazie a videogiochi appositamente programmati è possibile educare il paziente e aiutarlo a colmare questo deficit, con risultanti miglioramenti nelle capacità di fonazione. source
Altro caso simile è il trattamento del cosiddetto “occhio pigro”, per il trattamento del quale è stato sviluppato un videogioco da Ubisoft in collaborazione con Amblyotech. source
Questi erano alcuni dei moltissimi benefici che un utilizzo moderato di videogiochi può apportare. Specifico “moderato” perché non va comunque ignorato l’altro lato della medaglia, ovvero quello di moltissimi casi, anch’essi documentati, in cui i videogiochi sono invece stati dannosi. Chiaramente sono casi estremi in cui l’abuso, magari legato a casi specifici di persone inclini, in cui sono maturate forme di dipendenza. La dipendenza da videogioco è una vera e propria patologia, che va presa in considerazine come tale, alla stregua della ludopatia vera e propria ovvero quella legata al gioco d’azzardo.
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