Ah, le mascotte! Per i videogiocatori odierni rappresentano poco o nulla, ma per chi ha vissuto gli albori dei videogame e si è goduto le generazioni a 8 e 16 bit il termine "mascotte" viene golosamente abbinato a tutta una serie di variopinti personaggi che hanno accompagnato ore e ore di divertimento. Si, perché ai tempi non c'erano solo Sonic, Pac Man e Mario. Al contrario, tutta una lunga schiera di altri individui si affacciava sul mercato cercando di sopravvivere tra idraulici e porcospini, di rimanere abbinati a questa o a quella piattaforma (console o computer che fosse, eh!) e, in generale, di uscire a testa alta da una piazza decisamente affollata. Vuole il caso che il 99% delle cosiddette "mascotte" siano relative ai platform game ed è a loro che dedichiamo questo capitolo di TopGame. O meglio... lo dedichiamo a quelle che proprio non ce l'hanno fatta. Vuoi perché poco carismatiche. Vuoi perché sfortunate. Vuoi anche perché magari i giochi che le vedevano protagoniste facevano abbastanza schifo, queste jellate creature digitali non sono riuscite a raggiungere indenni i nostri giorni. Noi vogliamo ricordarle così...
Zool
Un grande cruccio dei possessori di computer Amiga era la cronica assenza di una mascotte che potesse rivaleggiare con i cugini su console - e che possibilmente fosse pure esclusiva. Il "simbolo" più o meno ufficiale di Amiga - la palla a scacchi rossi e bianchi - non riusciva certo a colmare questo vuoto nei cuori, per cui l'annuncio in pompa magna di Zool nel 1992 fu accolto con applausi scroscianti. Primo, perché il gioco era sviluppato da Gremlin Games, allora sulla cresta dell'onda per i loro ottimi racing-game basati sulle Lotus. Secondo, perché Zool stesso, il protagonista, sembrava veramente azzeccato: accattivante, aggressivo, tremendamente vicino per stile ai cugini tanto in voga su console. Un successo annunciato, insomma, sebbene al momento della sua uscita il gioco si rivelò "semplicemente" un buon platform game, incapace di impensierire i mostri sacri del momento. Le vendite lo premiarono alla grande (in Europa si avvicinò alle vendite di Sonic 2, tanto per dire) e Commodore stessa fu talmente colpita da proporre a Gremlin di renderlo la mascotte ufficiale di Amiga CD32, un accordo fallito unicamente a causa dei tempi di sviluppo (al suo posto fu scelto l'insipido Oscar di Flair Software, praticamente un Trolls ricopertinato). Zool fu in seguito pubblicato per una lunga lista di altre piattaforme, tra cui PC, Gameboy e Mega Drive, sulle quali però non raggiunse consensi altrettanto buoni, specialmente a causa dell'agguerrita concorrenza. Il meglio però doveva ancora venire: nel 1993 Gremlin Games pubblicò infatti Zool 2, un seguito che migliorava in tutto e per tutto il predecessore offrendo grafica più pulita e meglio animata, controlli eccellenti, due personaggi giocabili (con svariate differenze), mini-giochi e un eccellente level-design, nonché il ritorno della sponsorizzazione delle Chupa-Chups che aveva "afflitto" il primo gioco (ok, questo NON è un pregio). Assieme a pochi altri contendenti - Super Frog, Mr. Nutz e compagnia - Zool 2 rimane il miglior platform game rilasciato su piattaforme Amiga - specialmente 1200 e CD32. Lo scarso successo su console del primo Zool tarpò purtroppo le ali alla diffusione del seguito, convertito solo su PC e Atari Jaguar. Di li a poco il crollo di Amiga avrebbe trascinato con se il ninja della Dimensione X. Peccato.
James Pond
Sempre rimanendo in ambito Amiga, nel 1990 noi videogiocatori di una certa età assistemmo all'arrivo di questo strano pesciolino: qualcuno disse che si trattava di un pesce rosso, altri lo identificarono con un salmone, ma a importare era che il gioco che lo vedeva come protagonista - intitolato James Pond: Underwater Agent e sviluppato da Millenium Interactive - risultava colorato e divertente, anche se non particolarmente memorabile. Electronic Arts - già furbacchiona allora - notò il buon riscontro di vendite su Amiga (e Atari ST) e pubblicò il gioco su svariate altre piattaforme, vendendo benone. Era il momento di battere il pesce finché caldo: l'anno seguente fu dunque la volta di James Pond 2: Codename Robocod, stavolta un vero e proprio platform game dalla grafica coloratissima e ricco di spunti interessanti. Il successo fu enorme e il gioco arrivò su una lunghissima serie di piattaforme, dal Commodore 64 (!!!) al Gameboy, per arrivare fino al 2005 con la "recente" versione per Nintendo DS. Robocod è stato probabilmente il platform game più multipiattaforma mai creato in assoluto e il grandissimo successo del gioco - peccato non avere dati di vendita concreti - ha spinto Electronic Arts a realizzare un terzo capitolo intitolato James Pond: Operation StarFi5h (1994), praticamente una consacrazione di James Pond al mondo dei platform game grazie alla grafica ulteriormente migliorata, alla mappa del mondo mutuata dal "recente" Super Mario World e alle meccaniche molto varie. Peccato che il gioco non abbia incontrato lo stesso successo del precedente episodio, pur venendo pubblicato su svariate piattaforme (tra cui Amiga CD32/1200, unica incarnazione "AGA" del pesciolino). A testimonianza della popolarità di James Pond nei primi anni '90 bisogna segnalare anche lo spin-off "olimpico" rilasciato su Amiga e Mega Drive nel 1993 intitolato "The Aquatic Games", con protagonista il caro pesce rosso e numerosi altri personaggi comparsi nella saga: avremmo dovuto attendere il successo di Rayman per assistere ad un altro personaggio in grado di seguire le orme di Mario e Sonic concedendosi persino uno spin-off. Casomai Electronic Arts avesse voluto adottare una mascotte, James Pond sarebbe stata la scelta giusta.
Bubsy
Da quando Sega se ne è uscita con il suo "hedgehog" gli animali inusuali sono andati per la maggiore quando si trattava di tirare fuori il protagonista di un nuovo platform game. Nel caso specifico abbiamo a che fare con un "bobcat", ovvero una grossa lince canadese, finemente abbigliata con una maglietta bianca. Ideato da Michael Berlyn (di Infocomiana memoria), Bubsy fu contemporaneamente avversario di Sonic e Mario, approdando sia su Mega Drive che su Super Nintendo nel 1993, in due versioni altrettanto valide e giocabili. Privo di particolari spunti originali e ammiccante in parte alle meccaniche di Sonic The Hedgehog (toh!), Bubsy fu accolto bene dalla critica e conquistò anche molti videogiocatori, spingendo Accolade a mettere in cantiere innanzitutto un seguito, Bubsy II - molto ben fatto, ma forse troppo frustrante in alcuni passaggi - e successivamente una versione esclusiva ad Atari Jaguar intitolata "Bubsy in: Fractured Furry Tales" (1994). Come tutti i suoi colleghi, Bubsy si scontrò con l'arrivo sul mercato di un pericoloso nemico: il 3D. Anziché lasciarlo perire come i suoi cugini però, gli sviluppatori di Accolade decisero di prendere il toro per le corna e gettarsi a capofitto sulla neonata PlayStation di Sony. Potevano farlo con una grafica 2D sontuosa come quella di Astal o Rayman, oppure dedicandosi direttamente alle tre dimensioni: sciaguratamente scelsero questa seconda opzione, pur non avendo mai avuto a che fare con un platform game poligonale. Il risultato, uscito nel 1996, porta il nome di Bubsy 3D: Furbitten Planet e viene tutt'oggi considerato come uno dei peggiori videogame mai creati, uno sconclusionato ammasso di codice e grafica di scarsa qualità che finì dritto nei manuali su come NON trasporre un videogame nelle tre dimensioni. Soltanto i possessori di PlayStation e PC subirono la piaga di Bubsy 3D: la prevista versione per Sega Saturn non vide mai la luce. Per fortuna. Ormai però il danno era fatto: Bubsy fu ferito mortalmente e la stessa Accolade non sopravvisse molto di più, venendo assorbita da Infogrames qualche anno dopo.
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Zool
Un grande cruccio dei possessori di computer Amiga era la cronica assenza di una mascotte che potesse rivaleggiare con i cugini su console - e che possibilmente fosse pure esclusiva. Il "simbolo" più o meno ufficiale di Amiga - la palla a scacchi rossi e bianchi - non riusciva certo a colmare questo vuoto nei cuori, per cui l'annuncio in pompa magna di Zool nel 1992 fu accolto con applausi scroscianti. Primo, perché il gioco era sviluppato da Gremlin Games, allora sulla cresta dell'onda per i loro ottimi racing-game basati sulle Lotus. Secondo, perché Zool stesso, il protagonista, sembrava veramente azzeccato: accattivante, aggressivo, tremendamente vicino per stile ai cugini tanto in voga su console. Un successo annunciato, insomma, sebbene al momento della sua uscita il gioco si rivelò "semplicemente" un buon platform game, incapace di impensierire i mostri sacri del momento. Le vendite lo premiarono alla grande (in Europa si avvicinò alle vendite di Sonic 2, tanto per dire) e Commodore stessa fu talmente colpita da proporre a Gremlin di renderlo la mascotte ufficiale di Amiga CD32, un accordo fallito unicamente a causa dei tempi di sviluppo (al suo posto fu scelto l'insipido Oscar di Flair Software, praticamente un Trolls ricopertinato). Zool fu in seguito pubblicato per una lunga lista di altre piattaforme, tra cui PC, Gameboy e Mega Drive, sulle quali però non raggiunse consensi altrettanto buoni, specialmente a causa dell'agguerrita concorrenza. Il meglio però doveva ancora venire: nel 1993 Gremlin Games pubblicò infatti Zool 2, un seguito che migliorava in tutto e per tutto il predecessore offrendo grafica più pulita e meglio animata, controlli eccellenti, due personaggi giocabili (con svariate differenze), mini-giochi e un eccellente level-design, nonché il ritorno della sponsorizzazione delle Chupa-Chups che aveva "afflitto" il primo gioco (ok, questo NON è un pregio). Assieme a pochi altri contendenti - Super Frog, Mr. Nutz e compagnia - Zool 2 rimane il miglior platform game rilasciato su piattaforme Amiga - specialmente 1200 e CD32. Lo scarso successo su console del primo Zool tarpò purtroppo le ali alla diffusione del seguito, convertito solo su PC e Atari Jaguar. Di li a poco il crollo di Amiga avrebbe trascinato con se il ninja della Dimensione X. Peccato.
James Pond
Sempre rimanendo in ambito Amiga, nel 1990 noi videogiocatori di una certa età assistemmo all'arrivo di questo strano pesciolino: qualcuno disse che si trattava di un pesce rosso, altri lo identificarono con un salmone, ma a importare era che il gioco che lo vedeva come protagonista - intitolato James Pond: Underwater Agent e sviluppato da Millenium Interactive - risultava colorato e divertente, anche se non particolarmente memorabile. Electronic Arts - già furbacchiona allora - notò il buon riscontro di vendite su Amiga (e Atari ST) e pubblicò il gioco su svariate altre piattaforme, vendendo benone. Era il momento di battere il pesce finché caldo: l'anno seguente fu dunque la volta di James Pond 2: Codename Robocod, stavolta un vero e proprio platform game dalla grafica coloratissima e ricco di spunti interessanti. Il successo fu enorme e il gioco arrivò su una lunghissima serie di piattaforme, dal Commodore 64 (!!!) al Gameboy, per arrivare fino al 2005 con la "recente" versione per Nintendo DS. Robocod è stato probabilmente il platform game più multipiattaforma mai creato in assoluto e il grandissimo successo del gioco - peccato non avere dati di vendita concreti - ha spinto Electronic Arts a realizzare un terzo capitolo intitolato James Pond: Operation StarFi5h (1994), praticamente una consacrazione di James Pond al mondo dei platform game grazie alla grafica ulteriormente migliorata, alla mappa del mondo mutuata dal "recente" Super Mario World e alle meccaniche molto varie. Peccato che il gioco non abbia incontrato lo stesso successo del precedente episodio, pur venendo pubblicato su svariate piattaforme (tra cui Amiga CD32/1200, unica incarnazione "AGA" del pesciolino). A testimonianza della popolarità di James Pond nei primi anni '90 bisogna segnalare anche lo spin-off "olimpico" rilasciato su Amiga e Mega Drive nel 1993 intitolato "The Aquatic Games", con protagonista il caro pesce rosso e numerosi altri personaggi comparsi nella saga: avremmo dovuto attendere il successo di Rayman per assistere ad un altro personaggio in grado di seguire le orme di Mario e Sonic concedendosi persino uno spin-off. Casomai Electronic Arts avesse voluto adottare una mascotte, James Pond sarebbe stata la scelta giusta.
Bubsy
Da quando Sega se ne è uscita con il suo "hedgehog" gli animali inusuali sono andati per la maggiore quando si trattava di tirare fuori il protagonista di un nuovo platform game. Nel caso specifico abbiamo a che fare con un "bobcat", ovvero una grossa lince canadese, finemente abbigliata con una maglietta bianca. Ideato da Michael Berlyn (di Infocomiana memoria), Bubsy fu contemporaneamente avversario di Sonic e Mario, approdando sia su Mega Drive che su Super Nintendo nel 1993, in due versioni altrettanto valide e giocabili. Privo di particolari spunti originali e ammiccante in parte alle meccaniche di Sonic The Hedgehog (toh!), Bubsy fu accolto bene dalla critica e conquistò anche molti videogiocatori, spingendo Accolade a mettere in cantiere innanzitutto un seguito, Bubsy II - molto ben fatto, ma forse troppo frustrante in alcuni passaggi - e successivamente una versione esclusiva ad Atari Jaguar intitolata "Bubsy in: Fractured Furry Tales" (1994). Come tutti i suoi colleghi, Bubsy si scontrò con l'arrivo sul mercato di un pericoloso nemico: il 3D. Anziché lasciarlo perire come i suoi cugini però, gli sviluppatori di Accolade decisero di prendere il toro per le corna e gettarsi a capofitto sulla neonata PlayStation di Sony. Potevano farlo con una grafica 2D sontuosa come quella di Astal o Rayman, oppure dedicandosi direttamente alle tre dimensioni: sciaguratamente scelsero questa seconda opzione, pur non avendo mai avuto a che fare con un platform game poligonale. Il risultato, uscito nel 1996, porta il nome di Bubsy 3D: Furbitten Planet e viene tutt'oggi considerato come uno dei peggiori videogame mai creati, uno sconclusionato ammasso di codice e grafica di scarsa qualità che finì dritto nei manuali su come NON trasporre un videogame nelle tre dimensioni. Soltanto i possessori di PlayStation e PC subirono la piaga di Bubsy 3D: la prevista versione per Sega Saturn non vide mai la luce. Per fortuna. Ormai però il danno era fatto: Bubsy fu ferito mortalmente e la stessa Accolade non sopravvisse molto di più, venendo assorbita da Infogrames qualche anno dopo.
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