Location ed organizzazione
Retro Commodore Collection
Non poteva mancare uno splendido Commodore Plus 4, modello dal design squadrato e compatto, che aspirava a sostituire il classico C64 e doveva il suo nome ai quattro software di produttività già integrati in memoria. Commercializzato tra il 1984 ed il 1986 il sistema non è in realtà riuscito ad imporsi sul mercato, divenendo però oggi molto ricercato dai collezionisti.
Da collezione senza dubbio anche il successivo sistema in mostra, un Commodore MAX, vera meteora della grande C, rimasta sul mercato solo nel 1982. Oltretutto solo su quello giapponese, che lo considerava una macchina esclusivamente da gioco. Il software, come del resto il sistema operativo, risiedevano su cartucce e la memoria era di soli 4K. Questa elegante variante del 64 è basata sul medesimo microprocessore ma presenta uno chassis differente, molto affascinante ma, a detta di chi l'ha provato, meno comodo. Conclude la serie di home computer presentati dallo stand un Commodore 16, in realtà adottato temporaneamente dal successivo espositore. Il Commodore 16 ha in comune con C64 e VIC 20 la stessa forma, poiché Commodore, per diminuire i costi, ha deciso di utilizzare su questi sistemi lo stesso chassis, cambiandone solo il colore. L'elegante nero è toccato proprio al C16. Il sistema è basato su un nuovo processore e soli 16K ed ha avuto una commercializzazione meteorica, relegando la sua nascita e morte nei confini del lontano 1984. Ideato come una macchina intermedia tra l'ormai entry level VIC 20 e il più professionale C64, il C16 resta però incompatibile col software di entrambi. Con un balzo di ben nove anni passiamo al 1993, e vediamo uno degli ultimi prodotti Commodore. Una console per videogiochi basata su CD ROM e con un processore a 32 bit, lo splendido Amiga CD32, corredato da una scheda FMV. Nato in un periodo di grande espansione delle console, CD32 è la proposta Commodore per tale mercato. Motorola si occupa di creare il processore e l'architettura di base è quella Amiga, in particolare il sistema è assimilabile ad un potente Amiga 1200. Di fatto mancava un supporto per la grafica 3D, cosa che avrebbe fatto invece il successo di macchine concorrenti come l'allora debuttante Sony PlayStation e che ha contribuito invece al declino della pur eccezionale macchina. Di lì a poco Commodore sarebbe scomparsa dal mercato lasciando un grandissimo vuoto per gli appassionati.
Anche Amstrad, nome molto amato dai retrogamers, è presente a sorpresa nello stand Retro Commodore con un Amstrad Notepad del 1993. Una interessante chicca presente era infine la scheda A4000T, presentata nuda e cruda al pubblico, che poteva quindi ammirarne l'affascinante composizione.
Commodore Vintage Art
Non solo Commodore, quindi, ma nemmeno solo computer. Una particolarissima opera d'arte chiude lo spazio espositivo, un bellissimo quadro dei circuiti del Commodore 64 revisione E CR originale e disegnato A MANO da David Bruce Haynie, ingegnere responsabile della maggior parte dei progetti della Commodore International. Una di quelle prove che, a volte, il retrogaming ed il retrocomputing possono diventare arte. Pare che sia proprio Commodore, secondo una recente indagine, il soggetto preferito degli artisti che vogliono legare arte e retrogaming. Affascinati dal design retrò dei vecchi computer.
La famiglia 264
Tre dei sistemi presentati dallo stand Retro Commodore appartengono ad una famiglia di home computer chiamata “264 Series”, ed hanno una importanza storica notevole. Questi tre sistemi sono C16, C116 e C Plus4, tutti basati sul processore MOS 7501, evoluzione del famoso 6510 cuore del C64. Nonostante le relativamente buone potenzialità delle tre macchine, nessuna è riuscita a tenere testa all’inossidabile C64, che, nonostante il passare degli anni, restava sempre e comunque il computer ad 8 bit più amato dal grande pubblico. Prodotto per oltre dieci anni dal 1982 al 1993, C64 sarà anche l’home computer più venduto della storia, superando i venti milioni di unità vendute, cifra da considerarsi altissima, soprattutto in vista dell’epoca in cui il sistema è stato commercializzato, dove l’informatica non aveva certo il mercato di oggi.
Lo stand Archeoludica
Nato come spin-off di Retrogaming History dedicato alle mostre, Archeoludica era presente con uno stand gestito da Fabio D'Anna, redattore di questo reportage. Lo spazio aveva un occhio di riguardo per le console, presentando come unico home computer un Commodore 16, subito “adottato” dal vicino stand Retro Commodore. Lo scopo di questo stand era quello di mostrare le origini del videogaming casalingo e la sua evoluzione nel tempo. Aprono le danze infatti ben due sistemi basati su Pong, il Philips Odyssey 2001, console stand alone del 1977 che offriva alcune varianti sportive di Pong, come Tennis, Hockey e Squash. Il tutto a colori! La console è la versione europea del Magnavox Odyssey 4000, uno degli ultimi eredi dell'originale Magnavox del 1972, e presenta due controller separati collegati al corpo macchina principale. Sempre basata su Pong, ma di produzione giapponese è la successiva macchina, un Nintendo Color TV Game 15 del 1978, caratterizzato da uno sgargiante color arancione che pare sia stato suggerito da un giovane ancora alle prime armi, che era da poco entrato nella società, ovvero Shigeru Miyamoto. La console offre 15 varianti di Light Tennis, clone giapponese di Pong che in patria era un vero e proprio fenomeno di costume. Il sistema non è mai giunto fuori dai confini del Giappone. Per saperne di più su questa famiglia di console vi invitiamo a leggere l'articolo dedicato al Nintendo Color TV Game nella sezione machine history. Dai pong based alle console a cartuccia il passo è breve, ed ecco che nel 1976 esce sul mercato americano una geniale console con una caratteristica davvero innovativa per i tempi, ovvero poter cambiare i giochi sfruttando lo stesso hardware di base e delle piccole unità hardware dedicate ad ogni gioco. Queste unità avevano il nome di cartridges e sono state presentate per la prima volta nella storia videoludica dal Fairchild Video Entertainment System (VES), che è il successivo sistema presente nello stand. L'ingegnere americano creatore di questa piccola grande rivoluzione risponde al nome di Gerald Anderson Lawson, detto Jerry. Il VES era basato sul processore F8 prodotto internamente ed ha dato il via alle cosiddette console programmabili, ovvero con software intercambiabile. Una geniale trovata di Fairchild è stata inoltre quella di numerare le scatole delle oltre venti cartucce disponibili, spingendo il pubblico al collezionismo. Il sistema è stato prodotto anche da altre case su licenza, come Emerson e Saba, ed è conosciuto oggi con il nome di Channel F. Come mai? La spiegazione storica è semplice. Solo un anno dopo, nel 1977, nasceva l'Atari Video Computer System (VCS) che riproponeva tutte le idee della macchina Fairchild con in aggiunta la geniale intuizione di metterci in mezzo il nome “computer”. Allora il grande pubblico era poco esperto e aveva solo sentito parlare di computer, tutti ne volevano uno e il fatto che il sistema da gioco Atari, che tutto era tranne che un computer per la produttività, avesse tale nome spinse comunque le vendite. La maggior qualità del software ne decretò poi il successo.
Il VCS presentato dallo stand, in particolare, era la versione soprannominata “Darth Vader” tutta nera ed ispirata a guerre stellari, con allegati gradi classici come Defender II e Pitfall. Col debutto di Atari VCS, Fairchild pensò bene di cambiare il nome alla sua macchina. Ci spostiamo tre anni avanti ed ecco apparire Mattel Intellivision, una delle console che, nel 1980, ha cercato di sfidare Atari sullo stesso terreno, quando il VCS era ormai diventato leader del mercato gaming console. Il fatto di avere pochi franchises forti nel catalogo, composto per lo più di giochi esclusivi e alcune conversioni da arcade, tra cui un già celebre Donkey Kong, non ha permesso al sistema di imporsi. La linea di Intellivision è davvero elegante ed i suoi controller particolari permettevano di inserire un piccolo foglio colorato personalizzato per ogni gioco.
Risale invece al 1983, anno della grande crisi del videogame, una delle console più affascinanti del settore, l' MB Vectrex. Macchina ideata da Smith Engineering e presto adottata da Milton Bradley. Il Vectrex si basa su una affascinante grafica vettoriale proiettata su uno schermo monocromatico ad estensione verticale al quale era possibile applicare delle particolari mascherine dette Overlay che simulavano il colore. Al sistema era abbinata una cartuccia Vectrom prodotta in Francia che contiene tutti i giochi ideati per la macchina più alcuni esperimenti homebrew molto interessanti, rilasciati postumi al pensionamento del sistema. Facendo un salto direttamente negli anni 90 ecco apparire un Super Nintendo, risalente al 1992, con i suoi classici cavalli da battaglia Super Mario World e Street Fighter II. Mentre il SNES si sentiva ancora a casa tra i retrosistemi erano invece quasi imbarazzate le macchine che chiudevano lo stand, ovvero un Nintendo 64 Pokemon Special Edition del 1997, dove girava Zelda Ocarina of Time che ha come sempre affascinato il pubblico. L'importanza storica della console, pur relativamente recente, è altissima poiché si tratta dell'ultimo sistema casalingo ad utilizzare le cartucce, ed è emozionante vederlo accanto al primo ad averle utilizzate, il Fairchild Channel F. L'altra console decisamente nuova era un Nintendo GameCube Resident Evil 4 Limited edition, uscito nel 2005, tre anni dopo il debutto del Game Cube e solo un anno prima dell'ultimo Wii. Sul cubo girava The Legend of Zelda Twilight Princess titolo che rappresenta il canto del cigno del sistema. Poteva mancare la mascotte di tutte le fiere, ovvero il mega peluche di Super Mario? No, decisamente non poteva!
Finalmente un Commodore 64!
Il C64 era presente infatti nello stand Retro Commodore solo nelle sue particolarissime incarnazioni SX e GS, rispettivamente portatile e console. Gabriele D'Antona, responsabile del terzo stand, ci presenta un bel Commodore 64 Germany edition risalente al 1989. Insieme al computer troviamo un monitor Philips M80 a fosfori verdi che crea un effetto nostalgico che ci riporta ai bei tempi andati, un vero viaggio nel passato per tutti quelli di noi che hanno avuto l'8 bit Commodore. Forse il più famoso tra gli home computer, il C64 risale al 1982 e si basa sulla nota CPU MOS 6510 abbinata con l'altrettanto celebre chip sonoro SID 6581 responsabile di alcune delle più belle colonne sonore videoludiche del passato. La Germany edition in mostra si distingue per il ritorno al case classico, sostituito nel 1986, e la colorazione bianco panna dello chassis ed è mediamente più rara della classica color grigio.
Il software può risiedere sia su cassette sia su floppy dedicati e la libreria sessantaquattrista è tra le più ricche tra gli 8 bit. Ancora oggi esistono recenti produzioni amatoriali fatte dagli appassionati di tutto il mondo che tengono vivo il sistema. Molti dei giochi presenti nello stand appartenevano al cosiddetto “spaghetti software” ovvero le ripubblicazioni con nomi fantasiosi di giochi esteri in Italia, realizzate da Edigamma, Logica 2000 ed altri editori del periodo. Come si sarà chiamato Impossible Mission in italiano? Pur con altro nome resta comunque uno dei giochi simbolo della macchina, tuttora commercializzato sui recenti cataloghi di digital delivery. Altro pezzo molto interessante era il Commodore 128 corredato dell'originale monitor Commodore C1084S. Il 128 è una evoluzione diretta del C64 che, a differenza degli altri successori non retrocompatibili come C16 o Plus 4, era pienamente compatibile col vecchio software C64, offrendo alcune caratteristiche avanzate come l'ultima versione del Basic, un'architettura multiprocessore che univa due CPU molto avanzate, un MOS 8502 e uno Zilog Z80. Enormi le possibilità della memoria, ben 128K di base, espandibile fino a 512K, cifra enorme per l'epoca, il tutto in un nuovo chassis. Il C128 ha debuttato nel 1985 ed è rimasto sul mercato fino al 1989, ottenendo un buon successo di pubblico.
JJ Flash Space
Lo stand Commodore Italian Pages
Un delfino tra le onde del retrocomputing
Il pubblico della mostra
Molto variegato il pubblico della manifestazione. Non mancava il casual visitor, totalmente inesperto del settore ma che restava comunque affascinato dall'aria vintage che si respirava tra gli stand. Molti tra i più giovani, cresciuti a pane e PlayStation, erano molto curiosi di conoscere la storia dei videogiochi, ma non mancava anche un target di pubblico dotato di maggiori conoscenze del settore. Tra questi spiccavano soprattutto due personaggi, “il professore”, appassionato ed esperto di retrocomputing, che raccontava aneddoti molto interessanti sui sistemi in mostra, e un signore di circa settantanni che, tutti ci avrebbero scommesso, ci avrebbe parlato commosso dei bei tempi di Pong, Magnavox Odyssey e Computer Space! Ed invece no! A sorpresa il simpatico visitatore si è rivelato un appassionato di FPS in soggettiva, ed in particolare di Call of Duty in multiplayer, rivelando una ottima conoscenza anche nel settore fumettistico. Tra i tanti poi ricordiamo anche Francesco, il misterioso ragazzo che girava per gli stand con una borsa con dentro una PS3 da vendere, di cui abbiamo purtroppo perso i contatti. Tra i visitatori VIP c'era anche un personaggio nuovo del settore, Roberto Ruggieri, fondatore dell'interessantissimo progetto A.M.O.R.
Commodore ieri ed oggi
Riepilogo dei sistemi in mostra (in ordine cronologico dal 1976 al 2005)
1976: Fairchild Video Entertainment System / Channel F
1977: Philips Odyssey 2001
1978: Nintendo Color TV Game 15
1980: Mattel Intellivision
1981: Commodore VIC 20
1982: Commodore MAX giapponese
1982: Atari Video Computer System “Darth Vader”
1983: MB Vectrex con scheda Vectrom
1983: Commodore 64 SX portatile
1984: Commodore 16
1984: Commodore 116
1984: Commodore Plus 4 con quattro software integrati
1985: Commodore 128 con monitor Commodore 1084S
1986: Commodore 64 C con scheda HD ed emulazione Amiga
1986: Commodore 64 New Type con monitor Commodore 1084S
1989: Commodore 64 Germany edition con monitor Philips M80 a fosfori verdi
1990: Commodore 64 Games System console
1992: Nintendo SNES Pal
1993: Commodore Amiga CD32 con scheda FMV
1993: Commodore Amiga CD32
1993: Commodore CDTV lettore multimediale
1997: Nintendo 64 Pokemon Special Edition
2005: Nintendo GameCube Resident Evil 4 Limited Edition
Altre immagini: