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ID: 258774Quando la storia sfuma nel mito

Berlino, anni '50. Un giovane imprenditore viaggia su un taxi insieme alla moglie. L’uomo sta discutendo con la consorte riguardo al nome ideale per la compagnia che intende fondare. Desidera un’etichetta forte e aggressiva che comunichi un’idea di tetragona solidità. Già ha dovuto scartare la sin troppo inflazionata “General” e rinunciare ad “Admiral”, in quanto utilizzata da altri nello stesso campo.

In quel momento il taxi si ferma dietro ad una macchina, lo sguardo dell’uomo indugia distrattamente sul retro del veicolo… ed ecco che la casella vacante trova il suo posto. Come aveva fatto a non pensarci prima?

Il nome è lì, davanti ai suoi occhi ed è perfetto: sonoro, vigoroso e facile da ricordare!

Il nome dell’imprenditore è Jack Tramiel… quello della futura compagnia, Commodore.

La plausibilità di questo suggestivo aneddoto, narrato in un’intervista dallo stesso padre del C64, è alquanto scricchiolante. Tramiel, infatti, cita esplicitamente marca e modello dell’automobile che lo ispira, vale a dire una Opel Commodore. Ebbene la suddetta “Musa a quattro ruote”, prodotta dalla casa tedesca dal 1967 al 1982, non può essere in circolazione nella prima metà degli anni ’50 e la nascita della Commodore Business Machines, Inc. (CBM) è datata 1955 (da notare peraltro come questo grado militare venga già utilizzato da Tramiel nel 1954). Probabilmente l’imprenditore vuole così circonfondere di un alone mitico le origini della sua compagnia.

Gli esordi del grande navigatore

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Il fondatore di Commodore nasce nel 1928 a Lódz, in Polonia. L’infanzia e la prima giovinezza del nostro Idek Tramielski sono particolarmente travagliate. Nel 1939, dopo l’invasione nazista del paese baltico, la famiglia del futuro imprenditore viene relegata nel Ghetto Ebraico di Lódz. In seguito i Tramielski sono deportati ad Auschwitz, dove però resta solo la madre, mentre Idek e il padre vengono selezionati dal Dr. Mengele che li destina ai campi di lavoro di Alum, presso Hannover. Il giovane è poi salvato nel 1945 dall’armata statunitense che, però non può far nulla per il genitore, una delle innumerevoli vittime degli stenti e delle malattie.

Come testimonia la naturalizzazione del nome in Jack Tramiel, Idek emigra negli Stati Uniti già nel 1947 e si arruola nell’esercito, dove svolge anche mansioni da ufficio. Risalgono a quegli anni le sue prime esperienze tecniche sulla riparazione di macchine da scrivere. Proprio a queste ultime è legato l’esordio del futuro imprenditore che, dopo aver raggranellato un po’ di denaro lavorando come autista di taxi, acquista un negozio nel Bronx e lo battezza Commodore Portable Typewriter (1954).
Gradualmente il giro di affari si allarga e Tramiel si ricicla come importatore di macchine da scrivere europee e, per aggirare le restrizioni doganali statunitensi, fonda nel 1955 a Toronto la Commodore Business Machine (CBM).

Negli anni ’60 la nuova compagnia soffre la concorrenza giapponese che la costringe ad entrare in un nuovo settore: le calcolatrici. E’ un periodo di gravi difficoltà finanziarie per CBM che rischia di condividere il destino del suo maggior finanziatore Atlantic Acceptance Corporation, ovvero la bancarotta. Per fortuna Commodore viene salvata dal magnate canadese Irving Gould (1919-2004) che ne ripiana i debiti acquisendone in cambio il 17%. Tramiel e il suo nuovo finanziatore, dunque, tentano di risollevare le sorti dell’azienda puntando, per l'appunto, su un nuovo prodotto il cui mercato è in rapida espansione. Purtroppo la concorrenza nipponica sembra invincibile anche nel campo delle calcolatrici e così Gould convince Jack a recarsi in Giappone per carpire i segreti dei competitor orientali. Il lungo viaggio porta consiglio e pochi anni dopo CBM inizia a mettere radici nella mitica Silicon Valley californiana.

Commodore & MOS Technology… ovvero Jack Tramiel & Chuck Peddle

Nella prima metà dei ’70 il destino dell'azienda di Tramiel si incrocia con quello di Texas Instruments. Commodore, difatti, beneficia di una vantaggiosa partnership con TI e assembla calcolatrici basate su microprocessori prodotti dall'azienda di Dallas. Questo periodo di vacche grasse, tuttavia, non dura a lungo. Nel 1975 Texas Instruments decide di fare a meno di CBM, rendendosi indipendente e facendo così subire a quest'ultima delle gravi perdite. Si rende così indispensabile per Commodore l'accordo con un altro produttore di microprocessori e Tramiel decide di puntare su una nuova compagnia denominata MOS Technology e situata a Norristown (Pennsylvania). Considerati i guai finanziari in cui versa quest'ultima a causa della crisi attraversata dal mercato delle calcolatrici, Jack decide di acquistarla investendo un ingente capitale garantito dal finanziatore Irving Gould. L'operazione va in porto nel 1976 e da inizio ad una catena di eventi che rivestiranno una notevole importanza nella storia dell'informatica.

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In quegli anni MOS è già nota per il 6502, un microprocessore a 8 bit che si caratterizza per estrema versatilità e bassi costi di produzione. Il progettista del suddetto chip è Chuck Peddle, un brillante ingegnere ex dipendente di Motorola che nel 1976 assume un ruolo di primissimo piano nella nuova Commodore Semiconductor Group (CSG). Il padre del 6502 ritiene che il vero business del futuro risieda nei computer e riesce a convincere il fondatore di CBM di questo suo audace punto di vista. Tramiel, dunque, da carta bianca a Peddle che realizza in breve tempo un progetto basato sul nuovo chip. Nasce così nel 1977 il PET 2001 (l'acronimo sta per Personal Electronic Transactor e il 2001 si riferisce al noto film di Kubrick e al suo mitico HAL), uno dei primi personal computer di successo insieme ai contemporanei Apple II (sistema ugualmente 6502-based) e Tandy TRS-80.
Per la compagnia di Tramiel è l'inizio di uno straordinario fuoco di fila di successi. La linea PET è richiestissima sul mercato educazionale canadese e statunitense e, con le progressive integrazioni proposte dai modelli PET 4000, CBM 8000 e SuperPET 9000, le possibilità d'impiego di questi sistemi si vanno progressivamente ampliando.

Considerata la forte domanda del mercato, Jack decide di produrre un "microcomputer" a colori a "basso costo". L'obiettivo stavolta è ancora più ambizioso: creare un "PET economico per la casa", in altre parole un home computer per le "masse" (non a caso uno dei motti di Tramiel è: "computers for the masses, not the classes").
Il modello che rende concreto il suddetto grande passo è il VIC-20 (1980/81). Progettato da Michael Tomczyk e Robert Yannes (il futuro creatore del chip SID) e basato sulla solita CPU 6502, il nuovo microcomputer si caratterizza per un design molto compatto, un prezzo decisamente "popolare" ($ 300) e per la presenza del flessibile VIC (Video Interface Chip), un circuito dedicato alla visualizzazione realizzato nel 1977 da Al Charpentier con l'intento di utilizzarlo per terminali, monitor biomedici e "giochi elettronici".
Grazie anche ad un'ampia distribuzione che lo rende reperibile persino nei K-mart e un'incisiva campagna pubblicitaria che si avvale di un testimonial del calibro di William Shatner (l'attore che interpreta il Capitano James Kirk nella serie originale di Star Trek interpella il potenziale acquirente con un accattivante "Why buy just a video game?") il VIC-20 è il primo computer della storia a superare il milione di unità vendute nel gennaio del 1983 per poi totalizzarne ben 2,5 m. a "fine carriera" nel 1985.

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1982-1984: dal successo più clamoroso all'annuncio più shockante

Ancora una volta sono i chip a decretare la popolarità di uno dei più noti e influenti sistemi mai prodotti. Il VIC-20 e il suo 6502, infatti, fungono da base di partenza per realizzare un nuovo home computer con grandi ambizioni e un cuore dedicato: il MOS 6510. Le novità di questo sistema non si limitano alla CPU, ma comprendono due chip dalle caratteristiche particolarmente avanzate che ne rivelano l'iniziale "vocazione videoludica": il VIC-II (video -sviluppatori: Al Charpentier e Charles Winterble-) e il SID 6581 (sintetizzatore musicale firmato da Robert "Bob" Yannes-).
L'home computer in questione, contrassegnato con il developing name "VIC-30", è il Commodore 64 (1982).


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Nonostante il prezzo di lancio sia piuttosto impegnativo ($ 595 -in ogni modo nel 1983 è già possibile acquistarlo per soli 200 dollari in virtù di un’accesa guerra di prezzi tra i vari produttori-), il C64 non tarda a macinare record su record, inaugurando una luminosa e lunghissima carriera che lo porterà a totalizzare tra i 12,5 e 17 milioni di unità vendute in un arco di tempo pari a 12 anni.
I pregi di questo sistema sono: l’elevata versatilità e flessibilità, le ottime prestazioni audiovisive e l’eccellente rapporto qualità-prezzo. L’impatto sul mercato sarà enorme, come altresì notevole l’importanza nella storia dell’informatica e dell’intrattenimento elettronico che, grazie alle ragguardevoli potenzialità di VIC-II e SID, si rivelerà uno dei fiori all’occhiello della sterminata produzione software dedicata a questo popolarissimo home computer.

Il clamoroso successo del Commodore 64 si traduce in un vero e proprio boom per CBM. Nel 1983 l’azienda fondata da Tramiel supera il miliardo di dollari di fatturato e inizia un’aggressiva politica di prezzi mirata all’annichilimento della concorrenza. La notevole competitività della compagnia (Commodore International a partire dal 1984) miete illustri vittime nel settore dei produttori di home computer e console: Texas Instruments e Atari. Una delle mosse più spregiudicate dell’azienda è senz’altro l’allettante permuta di qualsiasi gioco elettronico o computer in cambio dell’acquisto del C64. L’iniziativa comporta ingenti perdite per i concorrenti, tra cui spiccano quelle subite da Warner Communications, proprietaria di Atari e a sua volta impegnata nella commercializzazione del nuovo 1200XL.

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Alle eccellenti notizie per Commodore sul fronte economico si contrappone un'inaspettata doccia fredda relativa all’ormai celebre fondatore: Jack Tramiel rassegna le dimissioni. I motivi del divorzio tra il carismatico imprenditore e la sua azienda sono solo ipotizzabili. Diverse voci di corridoio parlano di un progressivo raffreddamento dei rapporti tra Jack e principale finanziatore Irving Gould che, dunque, gli subentra alla guida della compagnia tenendone le redini fino al 1995, anno delle cessione ad Escom.
Il motivo della rottura sembra legato alle gravi divergenze fra Tramiel e il facoltoso socio a proposito dell’assegnazione di alcuni incarichi di alto prestigio all’interno dell’azienda. Il padre di Commodore, infatti, tenta di piazzare i suoi figli negli altri quadri dirigenziali, ma Gould si oppone e presenta il conto dei suoi ripetuti investimenti che a più riprese hanno salvato la ex-CBM dal tracollo. Così Tramiel, piuttosto che scendere a compromessi con il socio, rassegna le dimissioni e incassa il suo notevolissimo dividendo, con l’intento di avvalersene per aprire una nuova fase della sua brillante carriera.

Crisi e ribaltone: Amiga & Atari ST... ovvero la sfida degli ex

Nel 1983 la gloriosa Atari si dibatte in una grave crisi aziendale che rispecchia le difficoltà dell'intero settore dei giochi elettronici.

I motivi della c.d. “North American video game crash” sono diversi: l'agguerrita concorrenza da parte di nuovi home computer saggiamente "aperti" all'utilizzo videoludico, un eccessivo numero di marche e modelli (Atari 2600, Atari 5200, Bally Astrocade, Coleco Vision, Coleco Gemini, Emerson Arcadia 2001, Fairchild Channel F System II, Magnavox Odyssey e Mattel Intellivision), una caotica "sovrapproduzione" di titoli spesso sviluppati in tempi troppo brevi con relative ricadute sul fronte qualitativo (emblematici i casi di Pac-Man ed E.T. the Extra Terrestrial per 2600) e, in definitiva, la saturazione di un mercato ancora acerbo che non poteva ancora garantire una domanda sufficiente.

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La dirigenza di Atari, peraltro, non è per niente esente da colpe. Dopo l'acquisizione dell'azienda fondata da Nolan Bushnell da parte di Warner Communications, Atari Inc. viene diretta da un nuovo presidente: Raymond E. Kassar. Nei suoi cinque anni di gestione, quest'ultimo adotta una politica votata alla massimizzazione del profitto ad ogni costo. La combinazione di tagli alle spese, tempi di sviluppo ridotti e mancanza di royalties o riconoscimenti per i sottopagati dipendenti, comporta una forte disaffezione dei suddetti verso l'azienda, che perde elementi del calibro di Al Alcorn (progettista di Pong), David Crane (celebre video game creator noto principalmente per Pitfall! e seguito, nonché co-fondatore di Activision) e Jay Glenn Miner (designer dei flessibili custom chip TIA -Atari 2600-, ANTIC e GTIA -utilizzati per gli home computer A400 / A800, serie XE e XL- e futuro "padre dell'Amiga").

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L'altro punto debole di Atari Inc. è senza dubbio la poco efficiente tripartizione in divisioni indipendenti: home computer, arcade e video game console. La mancanza di collaborazione tra questi settori, infatti, comporta gravi perdite per quelli che risentono maggiormente della montante concorrenza di altri produttori e della relativa guerra di prezzi in atto nei primi anni '80.

Nel 1983 le perdite subite da Atari superano la soglia dei 500 milioni di dollari, mentre crollano le quotazioni in borsa di Warner Communications. La direzione Kassar, poi, si conclude dal momento che questi viene accusato di insider trading ai danni della sua compagnia.
Dopo circa un anno di navigazione a vista funestata da gravi problemi finanziari, le divisioni Consumer Electronics e Home Computer della New Atari Company (ex Atari Inc.) sono acquistate da Tramel Technology, nuova etichetta dell’ex boss di CBM. Resta temporaneamente nell’orbita di Warner Communications il settore dedito allo sviluppo degli arcade, che viene ribattezzato Atari Games per poi essere venduto alla Namco nel 1985.

E’ interessante notare come la crisi del 1983 sparigli le carte creando i presupposti per una sorta di “ribaltone”, con Jack Tramiel, il celebre fondatore di Commodore, che prende le redini di una nuova azienda denominata Atari Corporation e nata sulle ceneri della sua ex concorrente Atari Inc..

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Specularmente, il brillante Jay Miner (1932-1994), ex dipendente Atari e co-fondatore della società Hi Toro, in seguito ribattezzata Amiga Inc., è coinvolto in un braccio di ferro tra Commodore e i suoi ex datori di lavoro. L'oggetto del contendere è un rivoluzionario chipset basato sulla CPU Motorola 68000, il punto d’arrivo di quel Project Lorraine che infine si concretizzerà nel primo computer di un'apprezzatissima serie.
Nel 1983, infatti, l’ex Hi Toro è costretta a chiedere finanziamenti ad Atari (Warner Communications) per completare il progetto. Ovviamente quest’ultima si riserva in cambio di stipulare un accordo sui diritti d'uso del nuovo chipset. Pur avendo a suo tempo rifiutato la proposta di Miner, Atari si rende conto delle notevoli potenzialità di un futuro 16 bit dotato di “customized chip” che intenderebbe produrre sotto l’etichetta 1850 XLD (developing name: “Mickey”). La crisi del 1983, tuttavia, congela l’accordo giacché Atari Inc. viene parzialmente acquistata da Tramel Technology.

L’ex boss di Commodore è altresì interessato al nuovo chipset e intende avvalersene per produrre un nuovo 16-bit system che contemperi alte prestazioni e costi contenuti. Il progetto relativo al futuro computer è già ad uno stadio avanzato sotto la direzione di Shiraz Shivji (uno degli ingegneri cui si deve il C64), quando Tramel Technology da vita ad Atari Corporation e si appresta a far rispettare le clausole del contratto precedentemente stipulato tra Amiga e la defunta Atari Inc.. L’accordo, difatti, prevede la cessione del chipset Lorraine ad Atari in cambio dell’ingente finanziamento effettuato da quest’ultima, con il termine per la “consegna” fissato al 30 giugno 1984.

Come tutti sanno, però, l'intricata vicenda si conclude diversamente, salvo poi trascinarsi in lunghe controversie legali che si protrarranno fino al 1987. Commodore, infatti, “riscatta” Amiga versando ad Atari Corporation la stessa cifra ($ 500000) che Atari Inc. aveva investito puntando ai diritti sul nuovo chipset. Così l’ex Hi Toro viene ribattezzata Commodore-Amiga, con Lorraine che prosegue la sua marcia verso il primo “figlio” di Jay Miner: l’Amiga 1000 (1985).

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Sul fronte opposto, Atari Corporation entra a sua volta nella 16-bit era, presentando in occasione del CES di Las Vegas, svoltosi nel gennaio 1985, un nuovo 68000-based computer: l’Atari 520 ST. Analogamente all'Amiga 1000, il suddetto sistema inaugura una serie che, pur risultando assai meno diffusa della controparte Commodore, beneficerà comunque di una rilevante popolarità in ambito europeo.

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Le problematiche vicende legate alla tortuosa carriera degli "illustri ex" Jack Tramiel e Jay Miner, pongono le basi di un'accesa contrapposizione tra Atari e Commodore che, almeno nel Vecchio Continente, costituirà uno dei leitmotiv più in voga a cavallo tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90. La rivalità commerciale tra la serie ST e quella Amiga, difatti, sarà esacerbata da una sorta di retrogusto "ideologico", coltivato sugli strascichi delle controversie legali e incarnato dal carismatico fondatore di CBM.

In ogni modo l'importanza dei 16-bit system prodotti da Atari e Commodore nella storia dell'informatica e, a diversi livelli, dell'intrattenimento videoludico è indiscutibile, con un ordine di grandezza complessivo pari a 10 milioni di unità vendute principalmente sul mercato europeo che ne testimonia l'ampia diffusione.

Alessio "AlextheLioNet" Bianchi

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