Oltre alle celebri macchine Atari, tra le prime console non programmabili, ovvero quelle non in grado di cambiare il software al proprio interno, nella seconda metà degli anni '70 troviamo i primi esperimenti di console domestica della Nintendo, che si sarebbero poi evoluti nel fortunatissimo Nintendo Entertainment System. Il nome di questa poco nota serie di macchine è Color TV Game e la sua produzione si sviluppa nell’arco di quattro anni, a partire dal 1977 fino ad arrivare al 1980, distinta su cinque modelli differenti.

Nintendo & Magnavox, amore al primo sparo!

Pur avendo debuttato nel mercato delle console casalinghe solo nei tardi anni 70, in realtà Nintendo ha legato il suo nome al primo sistema domestico ma i uscito, il Magnavox Odyssey, commercializzato negli U.S.A. nel 1972. La Magnavox stessa, infatti, al momento di realizzare il proprio fucile ottico ha contattato la giapponese Nintendo che era già nel settore arcade con delle macchine meccaniche basate su laser, rilasciate nel 1971, chiamate Laser Clay Shooting System. Magnavox si voleva infatti affidare a qualcuno già esperto nella costruzione di pistole e fucili da gioco. In cambio concesse in seguito i diritti su Table Tennis, ispiratore di tutti i successivi giochi "alla Pong".


Pong con bambù e funghi

A partire dal 1973 la Pong Mania scoppia anche nel sol levante! In quell'anno arrivano le prime macchine arcade basate sul gioco, Sega Pongtron e Taito Eleponge, mentre bisogna aspettare il 1975 per vedere una macchina casalinga simile al Magnavox Odyssey, ovvero Epoch ElectroTennis, che crea di fatto in Giappone un vero e proprio mercato dei videogiochi da casa che diventa subito molto fiorente. Nel 1977 sono ben venti i sistemi disponibili ma è proprio la macchina Nintendo a diventare il punto di riferimento del settore, diventando la prima console, con i suoi due modelli, a superare il milione di copie vendute. Complice il prezzo basso e l'offerta di giochi a colori, dove gli altri erano tutti in bianco e nero! L’importanza storica di queste macchine è enorme, poiché rappresentano le prime console domestiche di produzione giapponese in un mercato fino ad allora completamente statunitense.

Il Color TV Game 6 "Limited Edition"

Nintendo lancia il CTG 6 S, la prima macchina della serie Color TV Game, nel Giugno del 1977 ed inserisce in questa console stand alone un gioco chiamato Light Tennis, disponibile in sei varianti differenti che giustificano il 6 del nome della macchina. Il prezzo per l'epoca è decisamente competitivo, poichè si tratta di una macchina con giochi a colori a soli 9.800 yen, contro i circa 20.000 dei pong based giapponesi prodotti da altre case. Questa console è ricercatissima dai collezionisti, poiché prodotta in poco più di cento macchine, quasi una prova per sondare il mercato, ed aveva come caratteristiche una raffinata colorazione bianca, al posto del giallo/arancio della successiva versione economica, e la presenza delle batterie. Queste le permettevano di essere utilizzata senza l’ingombro dei cavi ma limitava il suo uso a poche ore di autonomia. La batteria montata era di tipo C a mezza torcia, il che rendeva la macchina lievemente più pesante rispetto alla successiva edizione a larga diffusione. Il bassissimo numero di pezzi prodotti è dovuto al fatto che la produzione è stata abbandonata quasi subito, a causa della nascita del CTG 6 V, compatibile finalmente con un adattatore di corrente, che si andava ad affiancare al più performante CTG 15. Esistono anche edizioni non Nintendo della macchina, come la Sharp Color TV Game (XG 106), prodotte su licenza.

Il Color TV Game 6 V

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ID: 252524Uscita pochi mesi dopo il CTG 6 S, la macchina ha le stesse caratteristiche, offrendo come nuova ma fondamentale feature l'alimentazione diretta dalla corrente di casa. Inizialmente venduta alla stessa cifra della versione S, presto la macchina offre un nuovo prezzo altamente competitivo di soli 5.000 yen. Il processore su cui si basa la console è stato prodotto da Mitsubishi, mentre Il gameplay è ispirato dal celebre Pong e lo pone in diretta concorrenza con i sistemi non programmabili di prima generazione di Atari, Magnavox e Coleco. In Giappone il successo della console è enorme, tanto da vendere la cifra, per l’epoca molto alta, di 330.000 pezzi. Dal punto di vista puramente ludico il gioco non offre molto di più a chi avesse già provato il classico dell’Atari, disponibile, oltre che come coin-op, nelle moltissime versioni casalinghe reperibili in quegli anni. Da notare Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 252527la presenza di svariati colori su schermo e del punteggio progressivo a video, mentre molte macchine dell’epoca erano in bianco e nero e con la necessità di appuntare il punteggio manualmente con carta e penna. Similmente alla più celebre console casalinga dedicata, l’Atari/Sears Tele-games Pong, il Nintendo Color TV Game 6 presenta un corpo macchina integrato con le manopole di controllo, con cui i giocatori potevano muovere le barrette, o in questo caso la rappresentazione virtuale dei giocatori di tennis. Alla base delle manopole ci sono due potenziometri e nessun pulsante, non avendone Light Tennis alcun bisogno.


Il Color TV Game 15

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ID: 252522Sempre basato sull’ immortale gioco Pong, Nintendo Color TV Game 15 venne lanciato nel Giugno del 1977 ed era, nelle intenzioni di Nintendo una sorta di versione "deluxe" rispetto al CTG 6. Il nuovo sistema presenta questa volta ben quindici varianti, come si deduce dal nome della macchina. Nintendo decide di investire molto, oltre che sulla tecnologia, anche sull’ immagine della console e per questo si rivolge ad uno dei designer appena assunti nella sede, un giovane Shigeru Miyamoto, che inizia a muovere i primi passi in Nintendo nello staff del più navigato Gunpei Yokoi. Al brillante artista viene dato il compito di rendere la macchina più accattivante. Grazie a Miyamoto, il design dello chassis esterno della macchina e la sua colorazione cambiano, diventando più intriganti. La forma della macchina viene resa più simile ad un giocattolo e, pur avendo ancora le linee guida del tipico design anni '70, comincia ad avvicinarsi al gusto più “plasticoso” dei primi anni '80. Anche la colorazione scelta dall’ estroso designer è molto particolare, il cosiddetto “tangerine orange” ovvero l’arancione mandarino, ispirato dalla colorazione dei frutti, poiché già da allora l’artista Nintendo amava i colori singolari e sgargianti della natura, che diventeranno col tempo un suo segno distintivo. Nascono dunque due modelli di CTG 15, differenti solo per l’intensità cromatica, uno arancione chiaro ed uno, più raro, arancione scuro. L’anno di rilascio è il 1978 e le novità inserite sono interessanti: a differenza della precedente macchina, il processore montato è più potente e, grazie ad una intuizione di Miyamoto, le manopole di comando lasciano finalmente il corpo macchina principale per essere tenute in mano direttamente dai giocatori, non più costretti a stare appiccicati alla console e vicinissimi tra loro. Miyamoto aveva infatti notato che, durante le sessioni di gioco fatte in fase di collaudo della macchina, i partecipanti alle partite di Tennis erano costretti, sul CTG 6, a stare molto ravvicinati, rendendo spesso l’azione più difficoltosa ed intralciandosi a vicenda con spintoni e movimenti bruschi causati dalla frenesia dello scontro. Le manopole iniziano a somigliare infatti ai moderni joypad, collegati con un filo alla console: sono dunque, per la prima volta, smontabili ed indipendenti dal corpo macchina principale. Questa piccola, ma geniale, soluzione ha reso giocare a Light Tennis molto più comodo. Anche questa volta il successo della macchina è molto alto, superando le cifre della versione economica, CTG 6, e vendendo oltre 770.000 copie. In totale, per le due macchine, si supera il milione di unità vendute in tutto il Giappone, nonostante il prezzo più elevato di 15.000 yen, un successo senza precedenti!

Color TV Racing 112

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ID: 252526Nel Giugno del 1978, vede la luce sul mercato una nuova console, stavolta dedicata alle corse automobilistiche, chiamata Color TV Racing 112, al prezzo di 12.500 yen. La particolarità di questa macchina è quella di essere una delle prime del nascente settore dell’intrattenimento casalingo ad offrire un volante, dei pedali ed un selettore delle marce. Questo titolo sportivo ha dalla sua una funzionalissima visuale a volo d’uccello che lo rende molto giocabile, permettendo, grazie anche alle periferiche, una buona immedesimazione, simile a quella dei corrispettivi coin-op di simulazione automobilistica dell’epoca. Anche questa console domestica offre la possibilità del gioco in coppia, grazie a due manopole staccabili ed utilizzabili come volanti nelle partite multiplayer al posto di quello principale per un solo giocatore. Il gioco risulta molto accattivante quindi anche nella modalità competitiva. Lo sbalorditivo numero 112, che dovevano essere i giochi presenti, non è in realtà molto realistico, poichè si tratta solo di varianti dello stesso gameplay, ma all'epoca bastava questo a fare un gioco nuovo. Nonostante le ottime potenzialità della macchina, il particolare mercato giapponese preferì il Color TV Game 15, facendo raggiungere al sistema la cifra molto più bassa di 160.000 unità vendute. Se fosse stato commercializzato in paesi diversi, come ad esempio Europa o Stati Uniti avrebbe forse raggiunto risultati migliori, ma si sa che per i giapponesi il clone di Pong divenne un vero fenomeno di costume.

Color TV Block Kuzushi

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ID: 252523Abbandonando il genere automobilistico, Nintendo decise di ritornare alla varianti di Pong e, nell' Aprile del 1979, fece uscire sul mercato una nuova macchina, Il Color TV Block Kuzure, noto anche col nome di Block Kuzushi, e spesso traslitterato in inglese coi nomi di Block Buster o Block Fever. Il gameplay è basato su quello del celebre Breakout della Taito, in cui il giocatore è impegnato nell’abbattimento di un muro colorato grazie al rimbalzo di una palla su una stanghetta. La distruzione di tutti i mattoncini senza la perdita della pallina porterà all’avanzamento al successivo livello. Il gioco si basa su una mira precisa e ben studiata, ed il movimento della pallina rimbalzante rispetta molto bene le leggi della fisica. Il gioco è uno di quelli che ha retto meglio la prova del tempo e si trova spesso ancora implementato in collezioni di classici e persino sui cellulari, grazie alla sua grandissima giocabilità. Il design della macchina viene nuovamente affidato a Shigeru Miyamoto che propone una versione stilizzata e tondeggiante del primo CTG 6, compatta e molto gradevole a vedersi. Anche i colori della piccola console sono ispirati ai precedenti giallo e arancio. Venendo abbandonata la modalità per due giocatori, si fa anche un passo indietro per quanto riguarda la manopola che controlla il gioco, essa viene infatti reintegrata nella macchina, poiché non si pone più il problema della vicinanza dei due giocatori. La console venne acquistata da circa 400 mila utenti nella terra del Sol Levante, riscuotendo un discreto successo commerciale. Sullo chassis viene per la prima volta inserito il nome Nintendo e la console è prodotta totalmente all'interno dei propri laboratori, senza affidarsi a Mitsubishi. Il progetto è stato il primo in cui ufficialmente comparve il nome di Miyamoto, poiché ai tempi del CTG 15 era stato assunto da appena un anno e non accreditato tra i realizzatori della macchina. Anche se sappiamo che la vera fama venne dopo, quando Nintendo gli affidò la riconversione del poco apprezzato coin-op Radar Scope, trasformato nel successo mondiale Donkey Kong, personaggio inventato per sopperire alla perdita di Popeye, di cui Nintendo aveva precedentemente i diritti.

Computer TV Game

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ID: 252521L’ultima versione del Color TV Game ha presentato la conversione di un vecchio coin-op della Nintendo, Computer Othello, debuttando sul mercato due anni prima. Computer TV Game esce nel Febbraio 1980 al prezzo, decisamente alto di 48.000 yen. Questo permise alla macchina di fregiarsi del titolo di computer, che, all’ inizio del nuovo decennio, era sulla bocca di tutti gli appassionati di giochi elettronici. Othello da la possibilità di sfidare un avversario umano o l’intelligenza artificiale, ovvero il “computer”. Il gioco è una semplice ma funzionale riproposizione digitale del celebre gioco da tavolo, basato sulla strategia, in cui si dispongono nuove pedine su una scacchiera, detta Othelliera, per catturare le pedine avversarie e ribaltarle in modo da farle diventare del proprio colore. Si vince quando l’avversario non ha più possibilità di muoversi. Il board game originale risale al 1971 ed è l’evoluzione del precedente Reversi, risalente ai lontani anni '80 dell’800. Una celebrazione involontaria per il centenario della nascita del gioco originale, progettato nel 1880 da Lewis Waterman. La sua versione digitale è stata realizzata dal noto gruppo di sviluppo Nintendo Research & Development 1, all’epoca diretto dal compianto Yokoi. In Giappone, l’Arcade Nintendo aveva avuto un seguito molto ampio e la contemporanea edizione casalinga ne avrebbe dovuto bissare il successo, l’ alto prezzo di commercializzazione della macchina, il corrispondente di circa 450 dollari nel 1980, ne ha limitato molto il successo e la diffusione. La macchina più che alle case era di fatto destinata ai club per uomini d'affari o alle saune, particolarmente di successo in Giappone nel periodo e questo giustifica il suo prezzo elevato.

Le ultime console Stand Alone

La serie di macchine non programmabili, dette stand alone, permise a Nintendo di affermarsi nel settore dei videogiochi, facendo vendere, nelle varie versioni, quasi tre milioni di pezzi. La stessa Nintendo decise poi di concentrare i suoi sforzi sullo studio di una console casalinga programmabile, con la possibilità di cambiare i giochi tramite supporti esterni. Da questi studi sarebbe nato, dopo una progettazione di tre anni, il 15 Luglio 1983, il NES. Tutte le risorse disponibili per la famiglia Color TV Game convogliarono nel nuovo progetto, soprattutto cercando di produrre giochi inediti da abbinare al potenziale molto alto di questa nuova macchina. Il concetto di stand alone sopravvisse però nei portatili Game & Watch, distribuiti dal 1980, che diedero alla casa di Kyoto la maggiore fama prima del debutto del NES.

Reperibilità

Data la relativamente bassa diffusione all’epoca, la famiglia del Color TV Game è oramai esclusivamente in mano al mercato collezionistico. Pochissimi, anche tra i più sfegatati fans Nintendo, possono dire di esserne orgogliosi possessori. Si tratta di macchine appartenenti ad un’epoca in cui i videogiochi, anche avendo un buon successo commerciale, non avevano certo il largo mercato dei sistemi successivi. I più diffusi sono il CTG 6 e 15, avendo raggiunto il milione di unità, ma CTR 112 e CT Block Kuzushi sono davvero rarissimi, anche tra i collezionisti. Praticamente introvabili risultano anche il Computer TV Game e la versione limitata bianca del CTG 6, la S, prodotti in pochissimi esemplari e già molto rari all’ epoca della loro commercializzazione.

La citazione storica di Wario

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ID: 252525Un simpatico omaggio al Color TV Game si trova nella serie dedicata ai minigiochi di Wario. Il primo è nel gioco per Game Boy Advance, Wario Ware Micro Game$, dove viene citato Color TV Racing 112, ed il secondo è invece nell’episodio per l’ultima console casalinga Nintendo, Wario Ware Smooth Moves per Wii, dove compare tra i minigiochi una versione ridotta del Color TV Game 6. Del resto si sa quanto Nintendo ami le citazioni autocelebrative della sua lunga storia, anche delle sue pagine meno note. Troviamo spesso citati nei giochi, ad esempio, l’Ultra Hand, R.O.B. (il robot del NES) e molte altre chicche provenienti dal glorioso passato della casa giapponese.







Fabio "Super Fabio Bros" D'Anna