Hobby Preferito: Retrogiocare
Giochi preferiti: Championship Manager, Silent Hill 2, Monkey Island, Wonderboy in Monsterland, Deus Ex e chissà quanti altri... amo il videogioco nella sua interezza...
Nato nel 1980, uno dei primi ricordi nitidi della mia vita è quello in cui, all'età di tre anni, sono steso sul divano di fronte all'albero di Natale e chiedo a mia madre un computer per l'imminente festività. Di lì a pochi giorni cominciai ad appassionarmi a questo meraviglioso universo attirandomi critiche ed invidie per la mia eclettica passione, coltivata da sempre con un esplicito amore verso la sponda computeristica, libera, ingovernabile ed epurata di molti artifici commerciali. Il Commodore 64 è stato il primo, l'Amiga è stato il picco del travolgimento emozionale, col mio gruppo di amici che si riuniva di sera per discutere di questo o quel gioco, lanciandosi in divertenti siparietti inframezzati dalla curiosità per ogni nuova pubblicazione. E poi via ad accaparrarsi le riviste di rito, sognando i giochi di macchine che non potevamo possedere e inveendo contro i rivali appassionati di hardware in competizione col nostro.
Già, la vita tra amici. Ho sempre pensato che per i retrogamers, anche per quelli che non sanno di esserlo, la vita sociale è piuttosto complessa, malinconici e restii al futuro come siamo, con una passione alienante soprattutto perchè è difficile trovare qualcuno con cui condividerla. Ed io mi sono rifugiato nella musica per trovare punti di contatto con la psiche di altre persone, cullandomi nell'ineluttabilità emozionale dei Radiohead, per svegliarmi nella tristezza non rassegnata dei Muse e lottare con la rabbiosa determinazione dei Dream Theater. Sono uno dei due stereotipi perfetti degli anni Novanta, precisamente quello che si ribella al modello inattaccabile e miope del superuomo da boyband ripiegando per una più conforme dimensione di piena vulnerabilità figlia di Kurt Cobain e dell'immagine seminale che ha rappresentato.
Videoludicamente parlando, mi sento fortunato: i videogiochi sono cresciuti con me e sento di aver assaporato a fondo ogni loro evoluzione, ogni loro esperimento, ogni loro successo. Mi ricordo infante in braccio a mio padre in sala giochi, mentre muovevo levette e premevo pulsanti ancora ignaro della necessità di inserire un gettone, così come ricordo il gusto del primo gioco completato, Henry's House, o la mia prima scattosissima partita a Doom, la prima esperienza tridimensionale di spessore oppure i primi difficilissimi voli con Flight Simulator, lo svisceramento di ogni impostazione della mia vettura a F1GP, i pioneristici brividi infusi da Alone in the Dark e l'espressività stilistica di Shadow of the Beast e Another World. E ancora via con la diffusione dei primi giochi di ruolo tridimensionali e le numerose commistioni tra generi, diviso tra l'inossidabile PC e le rampanti Playstation.
E oggi? Beh, non mi rassegno serenamente all'imperante avanzare delle strategie commerciali, del proliferar di seguiti su seguiti dopo aver visto Mario passare dalla carpenteria all'idraulica, improvvisandosi giocatore di baseball e calcio, dividendosi persino la gloria delle olimpiadi con l'arcirivale Sonic. Attendo in continua non placida fiducia l'arrivo del colpo di genio di qualche valente game designer capace di spazzar via il parassitismo del mercato moderno, amaramente consapevole che una creatività fuori dal comune non basta più se non accompagnata da una consistente iniezione monetaria.
E supporto il retrogaming, con questo sito sugli scudi, mettendo il cuore in ogni recensione, inarrestabilmente determinato a metabolizzare il senso di ogni videogioco, cibandomi del feedback dei lettori che nel vortice dei ricordi provo a trascinare. Per il mio e il vostro gradimento.
Nome e Cognome: Gianluca Santilio
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