Le origini
Apparso per la prima volta sugli schermi di tutto il mondo nel Luglio 1981, Donkey Kong è un personaggio che avrebbe dovuto far parte della rubrica Videogames Villains. Come tutti sanno, infatti, pur dando il nome all’omonimo videogame, DK non era il protagonista, ma l’opponente del gioco. All’inizio della sua carriera DK non aveva una personalità ben definita, poiché Nintendo aveva chiesto al giovane Shigeru Miyamoto di creare un gioco d’azione divertente che potesse essere installato nei cabinati invenduti di Radar Scope. Da poco assunto nella società di Kyoto, grazie alle conoscenze che il padre aveva con la famiglia Yamauchi, proprietaria dell’azienda, Miyamoto non aveva esperienza nella programmazione, nè tantomeno capiva nulla di marketing, essendo un artista, ma era bravissimo a disegnare personaggi buffi e a suonare molti strumenti. Unendo queste passioni a quella per il cinema americano, Miyamoto trasse spunto da due figure iconografiche già esistenti ed a lui care, ovvero King Kong e Popeye e li unì idealmente in un solo gioco, quel Donkey Kong entrato ormai nella storia, di cui compone anche la musica con una semplice pianola amatoriale. Il personaggio protagonista del gioco era un omino qualunque chiamato Jumpman che doveva salvare la sua fidanzatina dalle grinfie dell’enorme scimmia, chiamata dal game designer semplicemente Crazy Kong. Come sappiamo, col tempo Jumpman ha fatto carriera, oscurando il leggendario scimmione, nel frattempo ribattezzato in occidente, pare per un errore di traduzione, Donkey Kong. Dotato di una personalità irascibile ed una forza fuori dal comune, il primo DK sembrava a prima vista malvagio, ma il suo comportamento aveva una spiegazione. Il nome Crazy Kong ideato dal suo creatore non era casuale, poiché il signor Kong era follemente innamorato di Pauline, una ragazza newyorkese all’epoca fidanzata con il carpentirere di origini italiane Mario Mario, nome allora sconosciuto del personaggio Jumpman. Sognando un matrimonio impossibile tra uno scimmione ed una donzella umana, Donkey Kong rapisce Pauline e la porta in cima ad un cantiere, presumibilmente uno dei palazzi in costruzione della città, ma la trama all’epoca era tutta da immaginare. L’accesa sfida con il fidanzato legittimo della ragazza si consuma in un mondo fatto di salti, piattaforme, e barili rotolanti che tracceranno il modello per tutti i successivi giochi del genere platform. Solo un anno dopo Donkey Kong mette la testa a posto, smette di sognare matrimoni interspecie e si accasa con una affascinante scimmietta, conosciuta in seguito come Wrinkly Kong, da cui ha addirittura un pargolo, il leggendario Donkey Kong Junior! Ancora arrabbiato per ciò che è successo nel gioco precedente, Mario decide di rapire a sua volta DK e tocca a suo figlio Junior liberarlo. Miyamoto gioca una clamorosa carta, il ribaltamento delle parti! Se prima eravamo abituati a vedere lo scimmione come nemico malvagio, adesso invece è la povera vittima del rapimento da parte del perfido carpentiere. Dopo il rilascio dell’arcade originale, DK divenne tanto famoso da apparire persino sulle scatole di cereali, da essere ricostruito coi Lego o da avere un gioco Jenga tutto suo!
Una Rara seconda occasione
L’anima sperimentale dei Kong
Alti e bassi di una scimmia trasformista
Donkey Kong, nel primo decennio del XXI secolo, ha bisogno di trovare una sua identità, senza Rare appare poco ispirato e anche Rare del resto, senza più lo scimmione, non è più quella di una volta. Tutti i fans storici sperano che Nintendo, messi da parte i casual games, torni al lavoro personalmente su uno dei suoi più grandi franchise, ormai quasi sempre “appaltato” a terzi, come accade anche a Metroid, che è arrivato persino nelle mani del pur preparato Team Ninja. Il sogno di molti seguaci storici della casa di Kyoto è un Miyamoto che abbandona gli esperimenti casual come Wii Music per dare nuova gloria al suo amato “scimmione pazzo”. Donkey Kong ce la può ancora fare, deve solo ritrovare, ancora una volta, la sua strada tra le palme nella foresta...
Anche le scimmie, a volte ritornano...
Gli anni 10 del nuovo millennio hanno portato però un titolo inaspettato per tutti i fans storici dell'ingombrante scimmione, ovvero Donkey Kong Country Returns rilasciato nel 2011 su piattaforma Nintendo Wii. Sull'onda del successo dei grandi revivals di serie storiche come New Super Mario Bros, Sonic 4 o Castlevania The Adventure Rebirth, Nintendo decide di riesumare la serie country per la felicità dei vecchi fans della saga Rare. Ovviamente la casa inglese non può occuparsi della realizzazione del titolo poichè è passata ormai sotto l'ala protettrice della Microsoft, ma a togliere le pulci dal pelo degli scimmioni ci pensano adesso i ragazzi californiani di Retro Studios, già visti all'opera nello svecchiamento della serie Metroid con i loro Metroid Prime. Per molti il risultato non è all'altezza della serie storica di Donkey Kong Country su SNES, ma indubbiamente il titolo è ben realizzato ed ha un ottimo riscontro di pubblico. Il ritorno al 2D ed alle meccaniche classiche è un vero regalo per i fans di vecchia data, ma permette anche alle nuove generazioni di avvicinarsi al nobile genere dei platform bidimensionali ormai quasi del tutto scomparso...
Nota legale: la storia del rapimento dei Kong da parte di Rare è una totale licenza narrativa dell’autore di questo articolo e non rappresenta parte della biografia ufficiale di DK riconosciuta da sua giocabilità Miyamoto, Nintendo o la Rare stessa.
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