Sembra ieri. Eppure sono passati trenta lunghi anni da quando per la prima volta abbiamo inserito una monetina in un grosso scatolone colorato ed abbiamo visto una pallina gialla correre avanti e indietro in un labirinto … a volte preda ed a volte cacciatore. Ci siamo meravigliati per l’immediatezza del gioco e ci ha colpito subito la bellezza del minimalismo schematico oltre ai fantasmini colorati che facevano da comprimari. Oggi su Retrogaming History arriva lui, la star affamata di pixel che risponde al nome di Pac-Man!
Le origini
La leggenda della nascita di Pac-Man la conoscono ormai tutti. Essa narra di un geniale programmatore giapponese di nome Toru Iwatani che in una serata conviviale con i colleghi della Namco si ritrova in un ristorante italiano a mangiare una pizza e, dopo aver tagliato una fetta, ha una bizzarra visione, forse dovuta agli alcolici trangugiati... Uno stranissimo gioco basato sul concetto ossessivo del mangiare dove i protagonisti si inseguono tra loro mangiandosi a vicenda in un infinito scambio di ruoli. Il piccolo protagonista è una palletta gialla che mangia delle pillole di continuo, mentre quattro coloratissimi fantasmini cercano di mangiare lui. Nel momento in cui riesce ad ingurgitare delle pillole speciali esso sarà in grado di mangiare a sua volta i suoi inseguitori! Il titolo è frenetico ed è un vero e proprio “inno al mangiare“, degno figlio di una serata di bagordi in pizzeria. Inaspettatamente, Pac-Man ha un successo incredibile generando un vero e proprio fanatismo nei primissimi anni '80, con magliette e gadget di tutti i tipi, inclusi cereali, cerotti farmaceutici, tatuaggi, distributori di caramelle e album musicali come Pac-Man Fever di Buckner & Garcia, novelli Simon & Garfunkel del mondo videoludico! Ma non basta, si sono visti esempi di fanatismo vero e proprio con i cosidetti “Real Life Pac Show”, vere e proprie interpretazioni estemporanee del videogame in cui alcuni fans travestiti come i loro eroi si inseguivano all’interno di supermercati o centri commerciali, entrando in stretti cunicoli ed ingurgitando “oggetti” che somigliavano vagamente alle pillole del gioco. Qual’è il motivo di tanto successo? Non pare il carisma del protagonista, decisamente inespressivo e monotematico! Egli non fa altro che mangiare tutto il tempo qualunque cosa che incontri sul suo cammino, girando come un pazzo per un labirinto. Dopo aver spazzolato tutto non è ancora sazio e si trasferisce in un altro luogo per continuare a ingurgitare pillole e fantasmi. Eppure il concetto così semplice ed immediato entra radicalmente nell’immaginario collettivo mondiale. Pac-Man è IL videogioco per eccellenza, col tempo la sua stessa icona stilizzata diventa simbolo del videogiocare stesso, ed è tuttora utilizzata a trent'anni dal debutto. Piacciono molto anche le sue caratteristiche non violente, non c’è infatti nessun tasto di sparo, differentemente da alcuni titoli precedenti o coevi dove l’unico scopo era distruggere invasori alieni o malvagi mostri spaziali. La Pac-febbre non accenna a diminuire per tutti gli anni '80 e vede rilasciare sul mercato alcuni divertenti seguiti, con protagonisti dei parenti di Pac-Man, ormai troppo impegnato a comparire sulle copertine patinate dei giornali e ad andare a tutte le feste mondane ed i party più “in“, dove, come sappiamo, si mangia moltissimo. Come potrebbe resistere il nostro affamato amico? Una buona occasione per ritornare direttamente sulle scene capita nel 1988 dove, forse in onore della vera e propria mania collettiva per l’eroe giallo: il gioco viene intitolato Pac-Mania. Pare infatti che il contemporaneo Super Pac-Man fosse interpretato da un cugino di Pac, suo sosia, e che il Pac-Man originale avesse subappaltato il ruolo di protagonista per non perdere nemmeno una festicciola! Il nuovo titolo esplora le potenzialità di una grafica a 16 bit pseudo 3D, proponendo una visuale isometrica e donando per la prima volta il salto al protagonista. Il gioco è la consacrazione finale di Pac-Man ed è considerato per molti anni come una versione moderna del classico arcade, nel frattempo diventato un titolo di culto.
Gli anni Novanta
Pac-Man, oltre che dei videogiochi stessi, è simbolo anche della sottocultura urbana degli anni '80 ed in molti erano pronti a scommettere che col finire degli scintillanti eighties la Pac-Mania non si sarebbe affatto spenta, anzi… Pac-Man dunque si affaccia al nuovo decennio e vede che i tempi sono cambiati, la maggior parte dei titoli ormai propone un gameplay ad ampio respiro, basato su una successione di livelli da percorrere ed una moltitudine di azioni da compiere. E’ il momento di rinnovarsi e Pac-Man si trova davanti ad una sfida, sarà capace questo vecchio personaggio di conquistare le nuove generazioni?
Nel 1994 il genere che va per la maggiore nel settore è quello dei platform 2D e Namco decide di far compiere al suo leggendario pixellone giallo il grande passo. Ben due titoli lo vedono protagonista: Hello Pac-Man, noto dalle nostre parti come Pac-Man 2 The New Adventures, e Pac In Time, prodotto in collaborazione con lo sviluppatore Kalisto. Pac-Man però non appare molto a suo agio in questo nuovo genere e dovranno passare ben cinque anni prima di vedere una nuova avventura platform. In verità già negli anni '80 c’era stata una incursione nel genere con Pac-Land, ma Namco stessa pare la considerasse più uno spin-off della serie che altro. In questi giochi abbiamo una veste grafica di Pac-Man molto diversa, egli vede crescere magicamente i suoi arti e, stranamente, anche il suo naso, tanto da generare seri dubbi sull’identità del personaggio, come evidenziato nella puntata di Il bit ti fa bello a lui dedicata. Namco ovviamente smentisce tutto, ed anche i dubbi che nascono vedendo Pac-Man col nasone restano solo illazioni degli appassionati. La storia ricorda quella a suo tempo circolata per la sostituzione di Paul McCartney con un sosia dopo la morte accidentale nel 1966, per tenere in piedi il gruppo dei Beatles… Eppure nei videogame per tornare in vita di solito basta inserire una semplice monetina! Nel frattempo, però, il nostro insaziabile amico si cimenta in un nuovo genere a lui fino ad allora sconosciuto, quello dei puzzle. Pac-Man accetta di buon grado la sfida, a patto di poter mangiare il maggior numero di elementi sullo schermo. Conoscendo la sua voracità Namco firma il nuovo contratto con la star e il nuovo gioco Pac-Attack si rivela un buon successo, divertente ed immediato, pur non arrivando ai livelli dei mostri sacri del settore come Tetris e Puyo Puyo.
Alla fine del decennio, nel 1997, Pac-Man ha fatto anche una simpatica comparsata nello splendido platform Klonoa, apparendo come logo sul cappellino del simpatico protagonista. Nelle idee di Namco, il tenero Klonoa avrebbe forse dovuto diventare la nuova mascotte della casa e la citazione sarebbe stato il simbolo del passaggio generazionale ma l’inossidabile Pac-Man, sappiamo, non aveva alcuna intenzione di andare in pensione! Solo due anni dopo Pac-Man ritrova riscatto da una delle conversioni meno apprezzate, quella per Atari 2600. Nel 1999, infatti, grazie ad AtariAge viene pubblicato lo splendido Pac-Man Arcade!
La scoperta della terza dimensione
All’approssimarsi del nuovo millennio, Pac-Man torna prepotentemente sulle scene e cerca di riappropriarsi del ruolo di protagonista che gli è stato tolto. Se Mario e Donkey Kong avevano fatto carriera nell’instabile mondo delle piattaforme, perchè la palletta gialla non poteva fare altrettanto?
I creativi Namco, riprendendo i precedenti esperimenti platform, decidono di trasformare Pac in un vero eroe. Il consolidarsi del 3D vede Pac-Man avere un vero e proprio mondo a disposizione, pur sempre infarcito di pillole, fantasmini e fruttini da ingurgitare. Il 1999 è l’anno di un luculliano banchetto di proporzioni planetarie, che però non basta a calmare il pantagruelico appetito del nostro eroe. Pac-Man World debutta in esclusiva su piattaforma PlayStation e segna il ritorno in grande stile della serie. Visto lo scarso successo di Klonoa sul mercato, pur essendo il gioco davvero ben realizzato e divertente, Namco decide di ridare un ruolo di primo piano al suo personaggio simbolo con questa bella avventura. Gelosa del successo del marito, Ms. Pac-Man chiede a Namco di poter anche lei cimentarsi in una nuova avventura 3D e l’anno successivo esce Ms-Pac-Man Maze Madness, che già dal titolo fa capire che il genere sarà anche cambiato, ma l’influenza del nobile maze-game originale è più viva che mai. Visto il grande successo dei due “reboot” della serie tra i fans, Namco decide di sfruttare il momento e cede in licenza ad alcune case esterne i diritti di Pac-Man per la realizzazione di alcuni titoli per PC. Nascono così Pac-Man: Adventures in Time pubblicato da Hasbro nel 2000, Ms. Pac-Man: Quest for the Golden Maze e Pac-Man All Stars, realizzati dagli sviluppatori inglesi Creature Labs sotto etichetta Infogrames rispettivamente nel 2001 e nel 2002. Il buon successo riscosso dai nuovi titoli, graditi dai vecchi appassionati come dalle nuove leve, spinge Namco a continuare personalmente anche la sua serie World, con ben due seguiti.
Ben lungi dall’andare in pensione l’intramontabile Pac-Man vive una inaspettata seconda giovinezza!
Ritorno alle origini
Pac-Man, pur felice del buon successo ottenuto dalla nuova serie di platform 3D si rende però conto di una cosa: per scorrazzare in questi nuovi mondi tridimensionali occorre faticare molto di più che nei vecchi classici maze, poichè deve anche saltare ed arrampicarsi, mentre i momenti per abbuffarsi di pillole, pur sempre presenti, sono più rari. Oltretutto comincia anche ad avere una certa età… A questo punto Pac-Man (o il suo sosia, se si segue la teoria della Pac-cospirazione) si rivolge a Namco e le chiede di poter ritornare a solcare i vecchi labirinti, dove, francamente, si mangiava di più e si faticava di meno! La compilation per GBA, Pac-Man Collection, che racchiude alcuni suoi titoli classici insieme all’inedito e divertentissimo remake Pac-Man Arrangement, indica che forse la via giusta da seguire è quella del ritorno alle origini, per ripetere i vecchi fasti. Una prima interessantissima reinterpretazione del titolo classico arriva da parte di Nintendo e di Shigeru Miyamoto che ha sempre dichiarato come Pac-Man fosse il suo titolo preferito di sempre. Miyamoto inventa dunque Pac-Man Vs. , realizzato in collaborazione con Toru Iwatani, bizzarro titolo che propone una semplice quanto intrigante possibilità di giocare in multiplayer, un giocatore nelle vesti di Pac-Man e gli altri come fantasmini. Nel 2007 esce sulle piattaforme digitali Live Arcade e Apple Store Pac-Man ChampionShip Edition che propone una riedizione del classico incredibilmente coinvolgente, mentre nel 2009 è la volta di Pac-Man Remix, riproposizione del remake Pac-Man Arrangement basato sull’edizione PSP, stavolta in esclusiva per piattaforma iPhone. Su FaceBook ha avuto molto successo Waka Waka, un social game basato sull’immortale classico.
Happy Birthday Pac-Man!
L’ultimo omaggio, solo in ordine di tempo, arriva dal colosso telematico Google, che ha dedicato una home page all’originale Pac-Man, totalmente giocabile nel maggio 2010, per celebrare il trentennale. Dopo l’incredibile successo della versione browser game, il motore di ricerca americano ha deciso di lasciare per sempre la paginetta sul suo sito, eterno omaggio ad un simbolo dei videogiochi. Per contro ci sono state anche delle incredibili lamentele da parte degli analisti economici statunitensi che hanno calcolato l’incredibile monte ore lavorative “sprecate” a giocare a Google Pac-Man in oltre quattro milioni di ore, corrispondenti a 120 milioni di dollari persi! Questo, a nostro parere, non fa altro che essere una prova di quanto sia buono l’inossidabile gameplay classico, dopo ben trent'anni dal suo debutto.
Voglia di sperimentare
Pac-Man è solo una palla, in fondo. Partendo da questa considerazione Namco deve aver pensato che la sfericità del personaggio fosse adattabile a molti tipi di gameplay differenti, ed è in quel momento che iniziano a nascere alcuni esperimenti più o meno felici che lo vedono protagonista. Contemporaneamente ai titoli che ripropongono il classico maze-game, ecco arrivare, durante la lunga carriera del nostro simpatico ed insaziabile eroe, giochi totalmente differenti. Pac Man Fever del 2002 per GameCube e PS2 è un vero e proprio party game in stile Mario Party dove Pac-Man e consorte potevano incontrare addirittura i loro colleghi Heihachi Mishima, Tiger Jackson, Astaroth e Reiko, provenienti da altri noti franchise di Namco!
Le prove più bizzarre provengono ovviamente dal DS che, nell’anno del suo lancio vede in catalogo Pac-Pix e Pac & Roll entrambi datati 2005. Nel primo è addirittura necessario disegnare Mr. Pac con lo stilo, mentre il secondo sembra quasi un bizzarro gioco di minigolf.
Siete cordialmente invitati..
...al matrimonio del signor e della signora Pac-Man! Come molti sanno, infatti, il nostro affamato eroe col passare del tempo ha deciso di prendere moglie e mettere su famiglia. Seguendo la tradizione anglosassone, alla sua consorte è stato dato il nome di Ms. Pac-Man e non quello che molti si sarebbero aspettati di Pac-Woman. Le caratteristiche grafiche originali della rotonda donzella erano semplici, stessa forma del marito ed alcune piccole differenze per distinguerla, come un simpatico fiocco in testa, come possiamo vedere nel titolo a lei dedicato del 1982. In alcune conversioni casalinghe la gialla signora sfoggia anche un filo di rossetto ed un sensuale neo. Forse non proprio un sex symbol, ma pare che molti personaggi dell’epoca come Q-Bert e Frogger le avessero messo gli occhi addosso, visto l’innegabile maggior fascino di Pac-Man, però, la donzella ha preferito accasarsi col nostro eroe, spezzando i loro cuori. In seguito al rifiuto pare che Q-Bert sia poi caduto nel tunnel dell’alcolismo e che Frogger abbia sviluppato delle insane tendenze suicide… All’approssimarsi del ventennale della serie, il gioco originale e la sua versione femminile ritornano in splendida forma sul GBC, in due edizioni intitolate Special Color Edition. Dall’unione di questi due bizzarri personaggi non poteva che nascere un pargolo, chiamato molto fantasiosamente Jr. Pac-Man. Il titolo che lo vede protagonista risale al 1987 ed è un vero ritorno in grande stile all’originale maze-game, dopo i primi esperimenti platform del bizzarro Pac-Land. Le caratteristiche grafiche del Pac-discendente sono ancora una volta ricreate su quelle del Pac-Man originale, e vedono uno sprite quasi uguale ma con in testa un simpatico cappellino. Il richiamo all’infanzia è dato anche dagli items collezionabili, tutti ispirati al mondo dei giocattoli. Nel corso dei decenni e delle avventure, Namco ha approfondito la psicologia di molti personaggi secondari, come il Professor. Pac-Man e svariati fantasmi coprotagonisti, che un giorno, magari, arriveranno su questa rubrica...
Da personaggio a simbolo
Ne ha fatta di strada Pac-Man! Da semplice espressione videoludica di un concetto atavico e primitivo come quello del bisogno di nutrirsi a icona fondamentale dell’intero settore del divertimento elettronico il passo non è stato breve. L’origine onomatopeica del celeberrimo “Waka Waka” corrisponde al tipico rumore delle mascelle e deriva dal giapponese Paku Paku, assimilabile al fumettistico “gnam gnam”. Come molti sanno il titolo era stato inizialmente traslitterato nell’inglese Puck-Man, subito cambiato a causa della sua assonanza con un termine poco elegante. Nello stesso modo con cui nel gioco originale Pac-Man ha mangiato una pillola dopo l’altra fino a ripulire l’intero labirinto, giorno dopo giorno, anno dopo anno e titolo dopo titolo Pac-Man ha conquistato sempre più fama, fino ad acquisire gloria eterna, diventando una vera icona simbolica transmediale. Oramai Pac-Man non è più solo videogioco, è parte integrante della cultura popolare contemporanea.
(non vorrei sbagliarmi, ma negli anni 80 non avevano fatto una serie tv a cartoni animati dedicata al videogame?).