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ID: 252497“Commissario, tu sei un buono?”
“Sì”
“E quando, per un buono, è giusto uccidere?”

Questo è uno dei primissimi dialoghi di Hitman, pellicola giunta nelle sale cinematografiche alla fine del 2007. Come battuta d'inizio, arduo pensare a qualcosa di più promettente. Il glabro assassino fissa negli occhi l'uomo che da mesi lo tallona per arrestarlo, puntandogli l'arma contro, in realtà per meditare e riflettersi nella sua umanità, tentando di rispondere ai segnali di risonanza provenienti dal recondito della sua grigia personalità.

L'umanità è sempre stata un elemento ricorrente nella serie Hitman. Il celebre agente 47 è il figlio di una provetta, un prodotto genetico inteso per non esprimere né il bene né il male, un essere vivente costruito su misura per eseguire ordini. L'incolmabile vuoto derivante dalla mancata maturazione etica del personaggio si tramuta, di episodio in episodio, in un formidabile bacino collettore di temi esistenziali. La battuta d'esordio di cui sopra, incentrata sull'eventuale moralità dell'omicidio, si allinea impeccabilmente al profilo che la IO Interactive ha tracciato negli anni per l'agente 47, ponendo le basi per significativi risvolti psicologici.

Hitman è un brand di ottimo potenziale e la folta schiera di produttori, capeggiata da Luc Besson per la 20th Century Fox, ne è una testimonianza inequivocabile. Ciononostante, appare contraddittoria la scelta di affidare i lavori ad un regista di scarsissima esperienza come Xavier Gens, praticamente un debuttante per il grande schermo. Tale decisione deve aver anche influenzato i pensieri di Vin Diesel, titolare del ruolo dell'agente 47 fino al suo spontaneo ritiro. Al secondo casting, la preferenza ricadde su Timothy Olyphant, nome di scarso richiamo, soprattutto se paragonato al carismatico predecessore. La somiglianza con i tratti del personaggio visto nei videogiochi è modesta ed una testa rasata non si rivela sufficiente per colmare la lacuna.

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Dopo le prime, ottime battute iniziali, lo sceneggiatura compie un balzo a ritroso, portandoci nel passato di qualche settimana quando l'agente 47 era sulle tracce del presidente russo per porre anticipatamente fine al suo mandato con una pallottola mirata alla testa. La missione sembra fallire, ma 47 intuisce una cospirazione e si trova coinvolto in colpo di stato e perseguitato da più parti. La sua avventura si incrocierà ben presto con quella di un'avvenente prostituta al servizio del presidente, la stupenda Olga Kurylenko, con la quale verranno a crearsi i presupposti per una sfumatura sentimentale nella trama.

I problemi di Hitman non sono pochi né, tantomeno, superficiali. L'impressione generale è che si sia tentato di svolgere al meglio delle possibilità un compito disponendo esclusivamente di risorse sbagliate. Il risultato è incostante e indisponente. La possente muscolatura di Olyphant cozza contro una congenita scarsa inclinazione dell'attore per i ruoli da duro, traducendosi in un'interpretazione forzata, esasperata, inopportuna. Tale limite deve essere stato, tardivamente, rilevato anche da Xavier Gens che pare aver tentato la strada della caratterizzazione eccessiva per rientrare nel carisma dell'originale 47, oltrepassando troppo i confini della credibilità e sfociando, talvolta, addirittura nella goffaggine. Lo si avverte principalmente nelle situazioni di potenziale intimità con la seducente prostituta russa, dove lo stacanovismo e la durezza dell'assassino vengono esemplificati tramite reazioni eccessive nonché esageratamente posticce. Indiscutibilmente migliore la resa della Kurylenko, seppur banalizzata dalla mano inesperta della direzione.

Sarebbe ingiusto, tuttavia, addossare tutta la responsabilità delle colpe al regista francese. Il suo lavoro, non impeccabile per conto suo, è stato ulteriormente inficiato da un'invasiva interferenza della 20th Century Fox, insoddisfatta dall'elevato ed inatteso tasso di violenza presente nella pellicola. Il distributore ordinò la cancellazione di alcune scene e la sostituzione di altre con spezzoni girati da zero, perdipiù senza la supervisione di Gens, letteralmente rimosso dal suo incarico. La frammentarietà del risultato è palese ed allo spettatore viene restituita una trama involuta e spesso qualunquista, infarcita di una lunga serie di clichè visti e rivisti, culminante nella grottesca lotta a suon di spade fra quattro agenti, maldestra reinterpretazione, inserita dopo la rimozione del regista iniziale, dei combattimenti impossibili figli di Matrix.

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E i temi etici ed i buoni propositi di introspezione psicologica? Ripescati in occasione del finale, giusto in tempo per essere banalizzati e per umiliare un vincente dei videogiochi bruciato nel suo debutto sul grande schermo. Cosa resta di positivo nel film di Hitman? Fondamentalmente, la pellicola scorre fino alla fine senza creare eccessive reazioni di scandalo nello spettatore disinteressato. Un discorso a parte andrebbe fatto per i cultori della saga, ma si è assistito a film d'azione marcatamente peggiori di questo. Tuttavia, l'unico palpito rilevabile nel videogiocatore lo si ottiene nelle inquadrature dalle spalle del protagonista, col codice a barre tatuato ben in vista, la visuale da tre quarti perfettamente calibrata e un'andatura, questa sì, efficacemente imitata da Olyphant. Pochi e brevi tributi all'ispiratore, fortunatamente riusciti.

Hitman è un miscuglio di alti e bassi, una melodia che fa su e giù nel pentagramma senza mai superarne gli ultimi righi. Alla fine della visione non vi sarà rimasto nulla. Avrete trascorso novanta minuti di indifferenza, così anonimi da non solleticarvi nemmeno l'espressione di un giudizio deciso. Il carisma del videogioco si smarrisce in pochissimi minuti ed è uno spreco che, da solo, basta a sbarrare a questo Hitman la via della sufficienza.




COMMENTO FINALE


"Hitman è un miscuglio di alti e bassi, una melodia che fa su e giù nel pentagramma senza mai superarne gli ultimi righi. Alla fine della visione non vi sarà rimasto nulla. Avrete trascorso novanta minuti di indifferenza, così anonimi da non solleticarvi nemmeno l'espressione di un giudizio deciso. Il carisma del videogioco si smarrisce in pochissimi minuti ed è uno spreco che, da solo, basta a sbarrare a questo Hitman la via della sufficienza."





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