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ID: 250535Ci risiamo? Parliamo di Uwe Boll, un uomo lungamente anticipato dalla sua fama, ricavata a suon di batoste al botteghino ed umiliazioni della critica. Eppure lui è ancora lì, per esserci sempre. Si, come piace a noi.

Lo avevamo visto l’ultima volta alle prese con l’adattamento cinematografico di Postal, un lavoro che gli consentì di scongiurare un linciaggio unanime degli spettatori e di segnare addirittura un bilancio economico positivo, caso per lui assolutamente unico. Ci era riuscito assecondando la sua naturale inclinazione verso lo squallido, il demenziale, qualità che in precedenza era venuta a galla involontariamente e che con Postal cercò di canalizzare lungo una dark comedy capace di valorizzarlo. Entro certi limiti, s’intende.

Il rischio che Boll smarrisse la sua identità spaventava la sua community di fan che, ormai, si avventurava verso la visione delle pellicole con l’esplicito desiderio di approcciare qualcosa di profondamente trash. Boll non doveva trovare la sua strada, non doveva imparare, doveva continuare imperterrito a raschiare il fondo del suo baratro. Fu forse proprio per questo che il regista teutonico abbandonò subito il filone della commedia sarcastica per tornare sul genere padre dei suoi peggiori esperimenti: l’action-horror-thriller!

Ci aveva provato con House of the Dead, toccando il suo punto più basso forse con Alone in the Dark. Questo è il turno di Far Cry. Il videogioco nacque nel 2004, pubblicato dalla Ubisoft si impose nel panorama dei first-person shooter per meriti molteplici: il più macroscopico era tecnico, in virtù della meravigliosa grafica (da pagare a caro prezzo in termini di prestazioni) e della maiuscola estensione delle mappe. Il setting era un’isola tropicale sterminata da visitare in lungo e in largo, a piedi e con mezzi tra motoscafi e jeep. Il nostro compito era quello di ritrovare e salvare una giornalista che avevamo accompagnato nel luogo, affidandoci al nostro passato da super soldato. Qui Boll ci sorprende: lo sapevate che è sempre stata sua abitudine fregarsene delle trame originali dei giochi per poi offrirci personalissime reinterpretazioni? Ecco, stavolta non l’ha fatto, stavolta la storia di Far Cry somiglia davvero a quella di Far Cry.

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Un bel problema penseranno in molti, un motivo in meno per insultarlo. E’ proprio così: Jack Carver, interpretato dal tedesco Til Schweiger, recentemente premiato per Bastardi Senza Gloria, ha da poco abbandonato i servizi segreti per dedicarsi alla sua passione del mare, sbarcando il lunario offrendo dei tour a bordo della sua imbarcazione a turisti. Tutto ciò fino all’incontro con una giornalista, interpretata da Emmanuelle Vaugier, intenzionata a visitare un’isola sulla quale pare vengano condotti pericolosi esperimenti di mutazione a scopo militare. Scontato che la situazione precipiti repentinamente, con la ragazza ben presto nei guai e l’ex-soldato sulla via per liberarla. Trama insulsa e prevedibile, vero? Forse è per questo che Boll non l’ha rivoluzionata… A cercare di salvare il cast arriva l'ingaggio di Udo Kier, volto teutonico apprezzato anche negli USA, ma recentemente colpevole di accettare qualsiasi ruolo proposto, per cui il suo incontestabile talento viene castrato da una cornice assegnatagli per nulla all'altezza dell'attore.

Far Cry non poteva che fare leva su una buona quota di effetti speciali per simulare le deformità delle bestie che il prode Jack deve necessariamente fronteggiare nel corso della sua epopea... tranne che secondo Uwe Boll, il quale, forse per mantenere accessibili i costi di produzione, ha deciso di puntare soprattutto sul trucco. Così gli abomini dagli arti sproporzionati del gioco, i mostri ultragrassi ed i loro attacchi pirotecnici sono stati fortemente limitati, reimmaginando il tutto come “semplici” umani dalle doti fisiche ultrapotenziate. Il trucco è al livello di ciò che è lecito attendersi da Boll: un po' di pasta bianca sulla pelle e delle lenti a contatto che rendono tutto l'occhio nero, il resto lo fanno le doti acrobatiche degli attori che, purtroppo, non sempre sono in grado di sfoggiare un fisico scultoreo, con dell'adipe inopportuno per il ruolo, per cui le scene d'azione risultano poco spettacolari, più da telefilm.

Stendiamo un velo pietoso sulla qualità dei dialoghi e sulla sceneggiatura in generale: Jack Carver dovrebbe essere un eroe scanzonato che ama indossare camice a fiori e dormire sulla barca sotto il sole, ma il suo appeal con le ragazze è probabilmente dovuto ai muscoli piuttosto che al carattere, visto che il suo humour è travolgente proprio quanto quello dello stereotipo tedesco...
La pellicola si trascina fino alla conclusione con un susseguirsi di clichè scolastici visti e rivisti, dalla ragazza che si aggira per luoghi pericolosissimi impeccabilmente permanentata, ai soldati incredibilmente stupidi che cascano nei trabocchetti più idioti, dal supercattivo megalomane e senza scrupoli al nemico giurato che attanaglia i protagonisti senza purtroppo mai appassionare lo spettatore.
Far Cry calza all'Uwe Boll di “secondo livello”, quello che riesce, solo talvolta buffamente, a tappare le falle di un talento inesistente con un pizzico di esperienza e forse collaboratori più capaci. Questo è uno di quei film piatti che trovano spazio nelle mattine dei canali televisivi secondari, buoni per ammazzare il tempo nel tepore del proprio letto impiegando solo una minima parte dell'encefalo per seguirlo. Qualitativamente è, proprio come Postal, un pelo più in su della melma trash dei primi tempi, guadagnandosi la dignità di “film inutile ma guardabile” e perdendo una parte dell'interesse che la curiosità di scoprire un nuovo standard d'incompetenza suscitava nello spettatore più audace. Nonostante un ragguardevole budget di produzione di ben trenta milioni di euro, non s'intravede in quest'opera la stoica pretesa tipica del regista di realizzare qualcosa di buono, comica ed adorabile nel momento in cui si scontrava con la sua incapacità congenita: Far Cry latita persino di ambizione, sa di compitino scolastico.

Peccato. L' ingenuo imbranato di prima ci manca un po', ma per Boll non ci sono comunque i margini per diventare un regista decente. Fatica inutile, tanto valeva rimanere un impiastro totale.

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COMMENTO FINALE


"Dagli spunti forniti da un videogioco meno interessante degli orridamente deturpati Alone in the Dark e House of the Dead, Uwe Boll s'impegna a tirare su un lavoro sufficiente per ripararlo dalla consueta goliardica invettiva. L'essere riuscito a produrre una pellicola non straordinariamente brutta, purtroppo, sottrae allo spettatore il ricercato divertimento del trash, vero "plus" dei lavori del regista tedesco, lasciandogli un film banale ed inutile che, tuttavia, scorre in virtù di una modestia quasi dichiarata."




Anno: 2008

Regista: Uwe Boll

Casa: Brightlight Productions

Genere: Action-thriller
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