Devil May Cry è una serie di soli 12 episodi creata da Madhouse, studio famoso per aver realizzato, tra gli altri, la versione animata di Death Note, Animatrix e aver collaborato in alcuni lavori dello Studio Ghibli, in particolare nel famoso “Il Castello Errante di Howl”.
Dante, ragazzo alto dai capelli bianchi e mantello rosso, esercita la simpatica professione di sterminare i demoni. Il titolo della serie animata (e della saga di videogiochi) deriva dal nome della sua agenzia, la “Devil May Cry” (il diavolo può piangere). Combatte con due pistole semi-automatiche (Ebony e Ivory) e una grossa spada con l'elsa a forma di teschio (la Rebellion) donatagli dal padre. Dante è in realtà un mezzodemone, nato dall'amore della madre umana per un demone maggiore, Sparda.
A fianco del protagonista troviamo due nuovi personaggi, una bambina orfana di nome Patty, che andrà a vivere con lui nella Devil May Cry, e l'informatore Morrison, un uomo baffuto che fornisce a Dante alcuni lavori. Nel corso dell'anime incontreremo anche altri personaggi, vecchie conoscenze dei fan della saga, come Trish e Lady.
Cominciamo con ordine e partiamo dall'inizio: la sigla iniziale, “D.M.C.” dei Rungran, è un bel pezzo, carico ed evocativo al tempo stesso, che ben si adatta alle immagini che scorrono: combattimenti, sparatorie, personaggi vecchi e nuovi e tanto sangue. Si nota da subito che l'anime è un pochino più splatter rispetto al gioco, senza però arrivare mai all'eccesso.
I personaggi principali sono dotati di tutte le loro caratteristiche peculiari, riportate dal gioco in ogni dettaglio, dalle armi ai vestiti alla fisionomia. Tecnicamente è un gran bel vedere, il disegno è dettagliato e l'animazione è davvero ottima.
Purtoppo è la trama a rendere questo anime un lavoro davvero mal riuscito: i 12 episodi sono autoconclusivi e hanno soltanto un debolissimo collegamento che viene svelato nell'ultimo episodio. Inoltre, la caratterizzazione psicologica di Dante è decisamente sballata: ci troviamo di fronte ad un Dante molto più “romantico”. Di per sè questo non sarebbe un difetto, anzi, ci porterebbe a conoscere il mezzodemone nel suo lato più “umano”. Purtoppo, però, la sua vera personalità è stata del tutto annientata: da spaccone attaccabrighe ci troviamo davanti un Dante pigro, goloso e imbronciato, che passa le sue giornate a mangiare pizza, giocare a biliardo e a lamentarsi dei suoi problemi economici. Ogni tanto c'è ancora qualche uscita da spaccone, specialmente quando sta per eliminare un demone, ma sono rare e non all'altezza di quelle che i filmati del gioco ci hanno abituati.
I combattimenti sono rarissimi e per niente spettacolari, si risolvono spesso in un colpo e per Dante non c'è mai vera sfida.
Simone "Simo21" Peila