Quando si pensa agli zombies oggi, ci viene subito in mente il videogioco Resident Evil oppure la incredibile quadrilogia iniziata nel 1969 con La notte dei morti viventi dal maestro dell’horror George A. Romero. Che il gioco simbolo dei Survival Horror fosse destinato al grande schermo era già nell’aria fin dal secondo episodio della saga, erano stati girati infatti due spot pubblicitari affidati da Capcom proprio al leggendario regista di Pittsburgh. La saga capcomiana si ispirava, per voce del suo creatore, Shinji Mikami, proprio ai capolavori del cineasta americano. Al momento di portare la serie al cinema però la scelta non cadde, come tutti avrebbero creduto su Romero, ma su un giovane regista, Paul W. S. Anderson, già autore di Mortal Kombat. Ci aspettava dunque un disastro? Notoriamente videogiochi e cinema non vanno molto d’accordo, ma stavolta Anderson e il suo team hanno dato il meglio e la pellicola sprizza classe da tutti i pori. La casa di produzione a cui la Sony affida Resident Evil è la Screen Gems, specializzata in fanta horror, già nota per Fantasmi da Marte, ultimo film di John Carpenter.
L’inizio è davvero spettacolare, abbiamo delle sequenze realizzate con estrema bravura da Anderson, una soggettiva sul virus, un personaggio misterioso che scappa, il virus che, rotto di proposito, si diffonde nei laboratori della Umbrella Corporation, i mitici doberman visti nel gioco e un senso di crescente sopraffazione data dall’ineluttabilità degli eventi. Primi piani ad effetto, colpi di scena inaspettati e giochi d’immagine con lo spettatore che si aspetta una cosa e ne vede un'altra, ad esempio la scena dell’ascensore che cade e sembra decapitare una povera impiegata della megacorporazione, non lo fa e poi… sorpresa. Il regista dimostra classe e stile da vendere. Il risveglio di Alice, il primo piano sull’occhio, che ricorda quanto visto nella presentazione del gioco, ci fa capire che siamo di fronte a qualcosa di grande. L’irruzione dei soldati scelti della corporazione nella villa è un chiaro messaggio, Anderson ha intenzione di virare sul genere a lui caro dell’Action Horror. Un’ora circa per svolgere tutta la missione, e lo spettatore si immedesima moltissimo negli eventi.
La trama nasce dal prodotto ludico ma se ne discosta molto, la saga cinematografica, di cui non dovreste perdere i tre episodi finora usciti, acquista vita propria e diventa una storia alternativa ed affascinante. La villa, l’alveare, ovvero il laboratorio sotterraneo segreto sotto la città, sono progettati benissimo, danno un senso claustrofobico e allo stesso tempo affascinante, avvicinando il film ai grandi classici del genere, come Alien.
I Protagonisti del film sono tutti ben caratterizzati ed interpretati da bravi attori, tra cui spiccano Milla Jovovich e Michelle Rodriguez, che arriva da un precedente lavoro della Screen Gems, Girlfight. Gli zombies, che curiosamente nel film non vengono mai chiamati così, sono realizzati davvero bene… dopo 25 minuti appare il primo, ma ancora prigioniero e ritenuto solo un normale cadavere dal nostro gruppo. Solo al 37esimo minuto i non-morti entreranno alla grande in scena affamati e col loro sangue coagulato, cosa che succede solo dopo la morte, sveleranno la loro vera natura. Gli effetti speciali sono realizzati molto bene, quando alcuni personaggi verranno tagliati letteralmente a fettine da un laser, sembrerà tutto dannatamente reale. A quel punto la trama diventa la classica romeriana dello zombie-movie. Inizia il divertimento.. tirate fuori i pop corn! George verrà citato tra l’altro al 43mo minuto, con uno dei protagonisti che per scappare a pochi nemici aprirà una porta e si troverà sommerso da una orda affamata. Una scena simile era un pezzo forte de “Il giorno degli zombi” del 1985. Ad un certo punto uno dei nostri verrà contagiato, un classico delle trame zombesche di Romero. Altra citazione dello stesso film si ritrova alla fine, col giornale volante per strada che dice “THE DEAD WALK!”
La critica sociale che trovavamo nei film di Romero qui è solo accennata ed è diretta contro le multinazionali in genere. Il fatto che anche le pallottole o le fedi nuziali siano di proprietà della Umbrella da quel senso di oppressivo controllo monopolista intellettuale contro cui il regista sembra schierarsi. Ottimo l’espediente dei Flashback che spiegano a tratti la storia e davvero inquietante l’ologramma della regina rossa, supercomputer che gestisce l’alveare, la quale aiuta il gruppo a capire cosa sta succedendo, il fatto che gli zombies agiscano per puro istinto, e resti solo la voglia di nutrirsi. Ottimi colpi di scena sono la scoperta del cattivo di inizio film ed il fatto che esista una cura al virus. L’invasione dei cadaveri ambulanti nelle fogne dell’alveare è da antologia, il pathos del film è altissimo e tale resta fino ai titoli di coda. Il finale è aperto, e lascia la voglia di vedere come si evolverà la trama nella saga.
Una citazione a parte merita la colonna sonora, chi pensa che mescolare l’industrial metal con le atmosfere elettroniche tipiche degli horror di Carpenter sia follia ha ragione, ma ne risulta una colonna sonora particolarissima ed eclettica. Anderson si dichiara un ammiratore dei primi film di Carpenter, durante uno dei ricchi contenuti speciali del DVD, e chiama a comporre la musica un esperto di Elettro-horror, Marco Beltrami, allievo del celebre Jerry Goldsmith, a cui dobbiamo le musiche di Star Trek e Scream, il colpo di genio è stato associarlo al più demoniaco dei rocker, Marylin Manson in persona… ed il risultato è sconvolgente, partiture d’atmosfera per i momenti di paura appena accennata, un walzer inquietante all’apparire della Regina Rossa, ritmi pesanti e asfissianti durante gli assalti di massa degli implacabili morti viventi. Persino Trent Reznor ha collaborato al soundtrack.
Questo film va dunque oltre alla semplice trasposizione da un videogioco, crea una saga indipendente che inizia una grande trilogia, i successivi Apocalypse e Extinction approfondiranno la trama dando modo al mondo immaginario del Resident Evil ludico di espandersi e guadagnare sempre più dignità artistica.
Fabio "Super Fabio Bros" D'Anna
Seconda Opinione
Avrei potuto, nel redigere questa seconda opinione, scrivere una recensione pseudo-ermetica, limitandomi a "questo film è una cagata pazzesca" e probabilmente avrei ricevuto anch'io 90 minuti di applausi (virtuali) come il buon Fantozzi con la corazzata Potemkin. Ma l'unica frase che riesca davvero a riassumere il mio pensiero sul film di RE è "la memoria gioca dei brutti scherzi". Il ricordo che ne avevo era mediocre; quando lo davano dalle mie parti, fuori la sala c'era sempre un nugolo di ragazzini tutti gasati a parlare tra loro di ciò che avevano appena visto, "gli zombi" credevo ingenuamente io, ma in seguito ho capito che cotanta esaltazione era probabilmente da attribuire ai nudi della Jovovic (di cui uno clamoroso semi frontale... non mi meraviglio che il regista Anderson abbia poi deciso di far coppia fissa con l'attrice ucraina!). Sembrerà assurdo ma proprio a causa di quei ragazzini (che in quel momento per me rappresentavano la tanto odiata massa) cocciutamente mi rifiutavo di vederlo, un po’ come quando in un centro commerciale incappo in una console funzionante con videogioco annesso in bella mostra ma puntualmente trovo a giocarci bambini pacioccosi o nerd brufolosi e, scocciandomi l’essere accostato a loro, mestamente proseguo col mio carrello. Insomma, l'orgoglio mi impediva di andare a vederlo a cuor leggero ma la mia (ex) ragazza, sapendo delle mie atroci sofferenze interiori, infine mi convinse, "perchè ci tiene a me" pensavo, ma poi ho capito che era solo perchè avrebbe visto un film a scrocco. La visione non fu scorrevole, a causa dei ragazzini di cui sopra e proprio della mia ex, che emetteva gridolini ad ogni scemenza ed io mi ritrovavo a baciarla ogni tot minuti, "perchè mi vuol bene" avrà pensato lei, ma in verità lo facevo per tapparle la bocca e farla tacere. Tra l'altro, quando mancavano pochi secondi alla conclusione, la bobina pensò bene di incepparsi, con la conseguenza che il finale ci venne negato e mi ritrovai il giorno seguente a rivedere il tutto, gratis, certo, ma riaffrontando tale tediosa pratica.
Avrei potuto, nel redigere questa seconda opinione, scrivere una recensione pseudo-ermetica, limitandomi a "questo film è una cagata pazzesca" e probabilmente avrei ricevuto anch'io 90 minuti di applausi (virtuali) come il buon Fantozzi con la corazzata Potemkin. Ma l'unica frase che riesca davvero a riassumere il mio pensiero sul film di RE è "la memoria gioca dei brutti scherzi". Il ricordo che ne avevo era mediocre; quando lo davano dalle mie parti, fuori la sala c'era sempre un nugolo di ragazzini tutti gasati a parlare tra loro di ciò che avevano appena visto, "gli zombi" credevo ingenuamente io, ma in seguito ho capito che cotanta esaltazione era probabilmente da attribuire ai nudi della Jovovic (di cui uno clamoroso semi frontale... non mi meraviglio che il regista Anderson abbia poi deciso di far coppia fissa con l'attrice ucraina!). Sembrerà assurdo ma proprio a causa di quei ragazzini (che in quel momento per me rappresentavano la tanto odiata massa) cocciutamente mi rifiutavo di vederlo, un po’ come quando in un centro commerciale incappo in una console funzionante con videogioco annesso in bella mostra ma puntualmente trovo a giocarci bambini pacioccosi o nerd brufolosi e, scocciandomi l’essere accostato a loro, mestamente proseguo col mio carrello. Insomma, l'orgoglio mi impediva di andare a vederlo a cuor leggero ma la mia (ex) ragazza, sapendo delle mie atroci sofferenze interiori, infine mi convinse, "perchè ci tiene a me" pensavo, ma poi ho capito che era solo perchè avrebbe visto un film a scrocco. La visione non fu scorrevole, a causa dei ragazzini di cui sopra e proprio della mia ex, che emetteva gridolini ad ogni scemenza ed io mi ritrovavo a baciarla ogni tot minuti, "perchè mi vuol bene" avrà pensato lei, ma in verità lo facevo per tapparle la bocca e farla tacere. Tra l'altro, quando mancavano pochi secondi alla conclusione, la bobina pensò bene di incepparsi, con la conseguenza che il finale ci venne negato e mi ritrovai il giorno seguente a rivedere il tutto, gratis, certo, ma riaffrontando tale tediosa pratica.
Ciò che vidi ben due volte, per riallacciarmi al discorso iniziale, non mi appagò per nulla, al contrario degli altri spettatori. E allora avrei voluto urlare a quei ragazzini esaltati cosa significasse davvero il videogame di RE, non un giochino con i mostri preso probabilmente masterizzato per poche lire grazie alla paghetta di papà, ma un prodotto in grado di riportare alla ribalta l'intero universo horror, dopo il periodo d'oro degli anni '80 e la seguente crisi; spiegar loro quanto avessi fantasticato sulle pics del videogame pubblicate dalle riviste dell'epoca, in un periodo in cui internet era un miraggio. Li avrei voluti invitare a riscoprire i veri capolavori filmici del genere, come quelli di Romero, per restare in tema morti viventi, anni luce avanti rispetto a ciò che avevo appena visto e che mortificava l’opera di capcomiana memoria. Ma sarebbe stato fiato sprecato, quindi dovetti desistere dal mio intento, serbando dentro di me tutto quel rancore. Dopo anni, mi ritrovo a scrivere per un sito di videogiochi e un collega, per un banale malinteso, mi soffia proprio la rece di tale film, attribuendogli addirittura un altisonante 10, generando l'ovvia indignazione della totalità del mondo videoludico, tra cui la mia. E così, per sistemare un pò le cose, eccomi qui a scrivere una seconda opinione. Dopo aver pazientato per anni, l'occasione della rivalsa era finalmente giunta: potevo tirar fuori tutto ciò che avevo covato dentro, rimuginandoci sopra. Inoltre stavolta non avrei sistemato la questione di fronte a dei ragazzini insignificanti, la platea era composta da veri appassionati e al loro cospetto ero pronto a sputare sentenze, certo di ricevere la giusta ovazione. Ero lì lì dall’afferrare tronfio la mia vanagloria, dall’ergermi ad eroe di cartapesta e il buon Fabio rappresentava soltanto una pedina sacrificabile per il raggiungimento del mio scopo. Ma per onestà intellettuale verso il lettore, mi sono rivisto il dvd, propenso, lo ammetto, ad aggrapparmi ad ogni appiglio minimamente scricchiolante per iniziare la demolizione, ad appuntarmi con perizia commovente ogni mancanza.
Dopo alcuni minuti però, mi sono sentito inutilmente inquisitore e ho lasciato perdere tutto, limitandomi a guardare il film, senza ragazzini eccitati intorno e ragazza petulante al seguito, come non ero riuscito a fare anni prima. E così sono arrivato a fine visione spiazzato, ricredendomi sul giudizio che avevo... già. Io che amo l'horror e ho visto film di cui anche molti appassionati non conoscono neppure l'esistenza, ho apprezzato questo RE. E non perchè nella mia cultura si trovino anche trash di prima grandezza, no: RE è un film realmente valido. Se è incontestabile che oggettivamente non meriti il massimo dei voti, altresì non è corretto attribuirgli delle nette stroncature. Il proverbio recita che il troppo storpia, e io aggiungo "in un senso o nell'altro". Molti lettori dimenticano (io per primo a volte) che le recensioni sono pareri, del tutto opinabili e personali, giustamente criticabili, ma con cognizione di causa. La prima recensione di RE è bene ribadirlo, non è il pensiero comune di Retrogaminghistory ma quello di un solo suo membro che ha avuto l'unica sventura di aver gradito anche oltre i suoi effettivi meriti questa pellicola; e di far parte di un sito libero, in cui pur scrivendo un qualcosa che va nettamente controcorrente il pensiero redazionale, puoi vedere il tuo scritto pubblicato, certo con molti pareri negativi sotto come logica conseguenza, ma edito. Ed è già tanto, nel nostro piccolo, poter parlare di democrazia. Ma il problema qui non è il 10 di Fabio (di cui è il solo portavoce) ma il 7 (voto comunque buono) che gli attribuisco e mi trovo a dover preventivamente giustificare, perchè i commenti generali non sono semplicemente "10 è troppo" quanto "questo film merita 3" o giù di lì.
Allora, prima di eventuali recriminazioni, pongo un quesito: nel pensare a come sarebbe dovuto essere il film di RE, quanti detrattori sono in grado di fornire una risposta davvero convincente? Io no, di sicuro, lascio questa patata bollente ad altri. Prendiamo in esame alcuni punti, per un attimo smettendo i panni di hardcore gamers intransigenti e riflettiamo. Le sequenze con la Jovovic nuda sono forse pretestuose, così come il vestito che porta è volutamente malizioso e forse presuppongono una mortificazione intellettuale dello spettatore, ritenuto evidenemente una sorta di essere perennemente allupato, ma le prime non durano che pochi secondi, il secondo non è così sconcio, suvvia. Lo stesso Tomb Raider, nelle intenzioni degli sviluppatori aveva una protagonista bambola per catalizzare l'attenzione maschile... ma qualcuno ha forse negato la bontà del videogioco per la sola presenza di Lara Croft? Quindi passiamo oltre. E' vero, il film non è spiccicato il videogame, ma ne rappresenta una sorta di spin-off... e allora? Non c'è stata una volontà ferrea di rispettare un copione già scritto, quanto una visione personale dell'universo che ruota intorno alla Umbrella, una storia alternativa a quella che tutti noi conosciamo. Le due opere sono parallele ma allo stesso tempo in certi punti coerentemente perpendicolari, pur brillando ognuna di luce propria. Che poi la luce del film sia offuscata da ciò che il videogame rappresenta nello scenario ludico, è altra storia. Ma pretendere che avrebbe dovuto sconvolgere il settore, come successo col gioco, sarebbe assurdo, chiedergli tanto è improponibile.
Il videogame pur avendo il nulla attorno a sè ha fatto paradossalmente terra bruciata, la pellicola nasceva in un periodo in cui non era raro trovare nella classifica dei 10 film più visti, 4 o 5 horror e il settore si stava rapidamente inflazionando. Quindi la citata luce, pur non essendo accecante, è sufficientemente dignitosa per farlo risplendere, "abbastanza" nell'ottica del film puro, "tanto" in quella della trasposizione videoludica. Specie soffermandoci per un attimo (ma uno solo davvero) su quegli obbrobri a nome Uwe Boll, che meriterebbero voti negativi (nel senso, letteralmente, di -1) ma forse lì si parla di House of the dead e di Alone in the dark, di brand che non hanno il potente valore immaginifico che il titolo Capcom ancora conserva. Ma non mettiamo a paragone quelle che sono delle autentiche boiate (trash, ma ahimè non nelle intenzioni) con quello che resta un prodotto piuttosto curato. Assistere alla sua visione è accostabile a guardare un filmato su Youtube in cui un ragazzo ha terminato un ipotetico nuovo episodio della saga e questo merita un plauso, a maggior ragione se si pensa a quanto sarebbe stato facile (e puerile) scimmiottare banalmente i vari Chris e Jill nel ruolo dei buoni e Wesker in quello del cattivo, riprendendone nomi e vestiti e traghettando così la pellicola su lidi piuttosto sicuri. Magari inserendo pure quei maledetti bauli comunicanti e le sequenze delle porte per allungare artificiosamente il brodo e raggiungere l'ora e mezza di durata con solo un'oretta scarsa di girato effettivo. Qui gli omaggi al videogioco sono innestati con sapienza e quasi mai prepotenza, dei gustosi cameo che l'appassionato coglierà al volo ma che non disturberanno affatto chi non l'ha giocato.
Altro punto: se lo avesse diretto Romero, il nume tutelare degli zombi, colui che più di ogni altro ha contribuito nell'immaginario collettivo alla figura del morto deambulante, probabilmente ne sarebbe venuto fuori un gioiello (e la sua "Terra dei morti viventi" è lì beffarda a dimostrarcelo senza tanti fronzoli), tuttavia sono convinto che anche in quel caso qualcuno avrebbe avuto da ridire, a causa di una sceneggiatura ancora più distante da quella originale (motivo per cui il progetto non è andato in porto) e dell’eclettismo che pervade ogni opera del regista americano.
Allora mi chiedo, cosa si voleva da RE? Lo zombie movie definitivo, forse? Andiamo, siamo seri. Di film "assolutistici" sui morti viventi ce ne sono già e proprio la tetralogia romeriana ne è il più fulgido esempio. RE nasce come mero prodotto da intrattenimento così come lo è il videogame, non dimentichiamolo. E proprio quest'ultimo, a parte il primo capitolo (che per ovvi motivi merita le attenuanti del caso) e pochi altri, non sempre ha avuto degli esponenti all'altezza. Oh si, titoli assolutamente degni ma che hanno, per buona parte, campato di rendita. Una rendita che a ben vedere era a sua volta mutuata da un vecchio "giochino" Infogrames. Perchè affidare al film di RE un onere che non gli appartiene e che, nelle stesse intenzioni della Capcom, non doveva appartenergli? Chi idolatra l'opera ludica ma denigra quella cellulosica, commette un errore fondamentale di valutazione: i punti a favore e quelli contrari sono i medesimi, cambia il media di fruizione. Ovvio che il ragazzino massificato di tutta questa disamina capirà poco o nulla, ovvio che a lui interessi vedere lo zombi putrefatto, la patatina della Jovovic, l'orribile linguaccia del licker, ma il bello di tale media è la possibilità di avere più livelli di fruibilità. Voglio dire, non c'è solo quello ma "anche". Gli stessi film di Romero ne hanno diversi e ognuno può vederci quel che vuole, apprezzarli come classici horror, come taglienti metafore sociali o entrambi e rimanerne in ogni caso affascinato.
RE non aspira a chissà quale profondità, nascendo come blockbuster dichiarato (ma la maggior parte dei film/libro/CD, con alterne fortune, aspira ad esserlo) ma ha una sua dignità. Almeno quello per cui è stato concepito, bhè, lo fa bene: è ben diretto, ha una fotografia curata, una colonna sonora adatta, una trama sufficientemente intrigante, un buon ritmo, una manciata di colpi di scena, i suoi perchè, insomma. Vero è che sono presenti alcune piccole cadute di stile, come sequenze di cui si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno, e che gli spaventi sono riconducibili tutti al classico evento improvviso e inatteso (almeno per chi è di bocca buona) accompagnato da musica sparata a mille, ma non era lo stesso videogioco ad attingere a piene mani da tali clichè? Perchè recriminare solo ora? Che poi l'andazzo della saga filmica si sia spostata nel secondo capitolo in una bieca spettacolarizzazione del tutto, in un pop corn b-movie, è altra storia che a noi non interessa, non in questa sede almeno. Per carità, non ho la presunzione di redimere chi non l’ha apprezzato, non mi interessa fare opera persuasiva di convincimento a favore di un collega né tantomeno sto tirando acqua al mio mulino. Dico solo che forse in questo caso la verità è davvero nel mezzo. Quindi, nello specifico, vorrei sottolineare che bisognerebbe dire "non mi piace" e non "fa schifo". Affermazioni così nette denotano un atteggiamento di chiusura, la non volontà di aprire la propria mente, con la stessa ottusità di quegli adulti che identificano col termine "pleistescion" i videogiochi e pensano che facciano male, salvo dimenticare che 10 ore continuate davanti ad un Mario Bros qualunque siano deleterie quanto altrettante di Art Attack. Sono il primo a fare mea culpa e a desistere dal mio intento purificatore e a rimangiarmi quanto espresso in un commento sotto la recensione precedente. Dopo anni di astio, sono in pace con me stesso, per aver giudicato un prodotto mettendo da parte il mio pregiudizio e il paragone improbo ancorchè pretestuoso con le centinaia di film superiori ma solo ciò che ho davanti e che, lo ribadisco, non è affatto male.
Giuseppe "Epikall" Di Lauro