Il caldo non fa bene al lavoro, tant’è che non ci troviamo di fronte ad un mese quantitativamente frizzante a questo giro, ma scopriremo come vi sia un pezzo da novanta.
Cominciamo come da abitudine dal PC, dove spunta un seguito in realtà non particolarmente atteso, Dragon Throne: Battle of Red Cliffs, che continua lo scenario della celebre opera letteraria cinese Il Romanzo dei Tre Regni, che aveva conosciuto una forma videoludica in salsa RTS con il predecessore Fate of the Dragon, una sorta di variante a tema di Age of Empires avvenente nell’idea ed un po’ meno all’atto pratico. Dragon Throne ripropone la stessa impostazione isometrica e, purtroppo, quasi sempre le stesse situazioni del primo episodio che era già stato additato come obsoleto da parte della critica. Un RTS piatto, appetibile solo per chi ama in particolar modo il comunque affascinante setting cinese.
A volte i problemi di bilancio possono stravolgere l’identità di una compagnia, esattamente come accaduto alla Lankhor, equipe francese che aveva rappresentato un riferimento per i racing game a 16-bit ridotta alla programmazione di gestionali. Ski Park Manager (ARTICOLO SU RH) è per fortuna divertente per quanto inverosimilmente buggato e permette agli utenti di ideare il proprio parco sciistico con tanto di progettazione di piste per svariati livelli di abilità, senza dimenticare dettagli come la selezione del personale e la dislocazione di strutture alberghiere e di ristorazione per spillare la maggior quantità possibile di denaro ai clienti. Tutt’altro che perfetto, è magnetico come i buoni gestionali sanno essere.
Avete mai pensato a Crazy Taxi con le ambulanze? L’idea, a pensarci bene, potrebbe essere parecchio simpatica, l’importante è implementarla bene. Il publisher ValuSoft, però, non ha mai conosciuto la notorietà e per valide ragioni che Crisis Team: Ambulance Driver spiega bene. E’ una sagra dell’incapacità, a partire da una tecnica che prevede una grafica pressappoco orribile fino ad obbrobri di game design che non riescono neppure a restituire un modello guida vagamente accettabile, fallendo totalmente nel ricalcare la formula del classico Sega. Bisogna trasportare i malati da un capo all’altro della città, ma il tutto è drammaticamente noioso. Gamespot ha sentenziato che questo titolo sarebbe stato con tutta probabilità il più brutto dell’intero 2002.
Soldier of Fortune II: Double Helix arriva nei negozi dopo essere stato comprensibilmente uno dei titoli più attesi del momento. Il primo del resto aveva portato con sè argomenti molto convincenti dal punto di vista strettamente ludico, come da buona tradizione del team Raven, ma conobbe la fama principalmente per il sistema GHOUL che riguardava lo smembramento dei corpi in seguito a colpi ed esplosioni. Una qualità alquanto macabra che pure aiutava il coinvolgimento e che viene riproposta con una maggiore credibilità in Double Helix del quale la critica premia la bella grafica, le avvincenti missioni e il setting più verosimile, ma deplora alcune sviste che danno l’impressione di un titolo ultimato con troppa fretta.
Nel bel mezzo di un drammatico periodo di transizione della Cryo Interactive, finita in amministrazione controllata in attesa di un’acquisizione da parte della Dreamcatcher, riesce a raggiungere la vendita Jerusalem: The Three Roads to the Holy Land, che fionda il giocatore nell’affascinante atmosfera della Città Santa del quindicesimo secolo. E’ anche il seguito di Pompei, che racconta di un ricercatore in viaggio nel tempo alla volta della sua amata scomparsa chissà dove. Bella la possibilità di assistere a molti cenni storici reali, ma secondo alcuni recensori il profilo di Jerusalem è fin troppo da gioco educativo, con enigmi spesso poco emozionanti e una verbosità a tratti fastidiosa.
Per chiudere il panorama PC c’è il vero campione del mese, un’anomalia in un periodo in cui le console catalizzano la quasi totalità dell’attenzione, anche se il titolo in esame arriverà comunque su Xbox. Parliamo di The Elder Scrolls III: Morrowind della Bethesda, degno rappresentante di una saga di crescente successo. Morrowind segna una svolta epocale nel brand, che per la prima volta rinuncia alla simulazione di un’area di gioco immensa e in larga parte generata casualmente per dirigersi verso un ambiente vasto ma più circoscritto e, soprattutto, interamente disegnato dall’uomo. Se ne giova la qualità media delle missioni e la gradevolezza della grafica, la quale presenta anche un engine impressionante per profondità di visuale e dettaglio. Ancora una volta, il nuovo episodio di Elder Scrolls è al solito controverso, ma la qualità c'è tutta.
Mese orribile per il Gamecube che in questo Maggio si ritrova con un pugno di mosche, consolato solo dalla speranza di arrivi futuri dato che non c’è neppure una pubblicazione nuova. Meglio pensare alla Xbox che pure non naviga nel software. Hunter: The Reckoning parte da un gioco di ruolo da tavolo di discreto successo che per una volta non è ambientato in contesti fantasy-medievali preferendo una sorta di soprannaturale contemporaneo. Il tie-in operato dalla High Voltage Software si disfa della componente ruolistica abbracciando in toto la missione action/run’n’gun, proponendo una struttura che pone il giocatore di fronte ad orde incessanti di nemici, puntando sulla quantità più che sulla qualità degli scontri. Prevedibilmente, il gameplay soddisfa il pubblico poco amante dei fronzoli ma viene tacciato di superficialità dal resto dei giocatori. Pur non essendo invecchiato benissimo, il gioco ha generato due seguiti.
Come molti sapranno, all’inizio dell’attuale millennio la cronica sfida EA/Konami sul fronte calcistico pendeva nettamente a favore del publisher nipponico, ma all’interno della stessa compagnia vi erano due filoni, uno condotto dalla sezione di Osaka e l’altro, che ha poi generato l’attuale PES, da quella di Tokyo. Quel che più che contava è che la seconda lavorava solo per la PS2, con sommo rammarico per chi apparteneva ad altre sponde, per le quali la Konami dedica la saga parallela di International Superstar Soccer che questo mese offre il suo secondo capitolo per Xbox. Vanta una buona quantità di licenze ufficiali ed una tecnica decente, ma perde il confronto con Winning Eleven/PES. E’ tuttavia rimasto, fino all’avvento di quest’ultimo, il miglior titolo calcistico per la macchina Microsoft e poi anche per il Gamecube.
In questi mesi così desolati spesso è la Playstation 2 a proporre qualche idea, ma è un Maggio abbastanza triste anche per i circuiti Sony. Non è tra le esclusive più ambite, ma solo su questa console arriva Top Angler della SIMS. Chi non conosce questa compagnia deve sapere che nel tempo si è distinta principalmente per le sue produzioni dedicate alla pesca, grazie alle quali era persino entrata nell’orbita dei first-party della Sega, ed al medesimo genere appartiene il titolo in questione. E’ una tipologia di prodotto non semplice da giudicare in quanto fa leva su una specifica passione del giocatore, ma di sicuro Top Angler fa il possibile per garantire una certa varietà ed una completezza di informazioni sulle specie di pesci presenti.
A prescindere dai gusti, c’è stato un tempo in cui Britney Spears era famosa per la sua musica e non per sbronze e turbe sentimentali, giorni nei quali veniva persino proposta come modello per ragazzini. L’ex teen-idol diventa protagonista di un videogioco in Britney’s Dance Beat, o meglio lo diventa il suo tour: la sceneggiatura del gioco, infatti, prevede una serie di casting per entrare nel corpo di ballo ufficiale di Britney ed a noi toccherà vincere delle sfide con altri pretendenti al gustoso posto di lavoro, un tema che difficilmente scalderà chi segue questa rubrica. La struttura è quella consolidata del rhythm game in cui bisogna premere i pulsanti esatti al momento esatto sulle note di “Oops! I did it Again” o “I’m a Slave 4 You”. Lo avevamo già trovato nella Macchina Del Tempo nella sua edizione GBA, ma per PS2 è decisamente più convincente.
La serie Medal of Honor aveva debuttato con due splendidi episodi sulla prima Playstation per concedersi poi un’altrettanto grandiosa parentesi sui PC, ma il pubblico consolare ne reclamava a gran voce il ritorno. La Electronic Arts ascolta e senza farsi troppo pregare porta il capitolo Frontline su PS2 per lanciarlo su Xbox e Gamecube qualche mese più in là. La divisione losangelina del colosso americano del software esegue un lavoro pregevole dal punto di vista tecnico ma non mancano neppure le lodi sul fronte del level design, sebbene si tratti di un FPS invecchiato relativamente presto come di consuetudine per il genere. Gli eventi non vantano una particolare originalità, abbracciando come al solito il tema della Seconda Guerra Mondiale che parte ancora una volta dai drammatici eventi di Omaha Beach.
La Crave Entertainment continua ad investire sulla licenza UFC, e dopo il Tapout già uscito per Xbox eccola pubblicare prima su PS2 e successivamente per Gamecube l’episodio Throwdown. Rispetto al primo viene sacrificato qualche nome reale ma viene svolto un lavoro più completo a riguardo delle modalità presenti fra le quali spicca quella per realizzare il proprio lottatore personalizzato addirittura negli stili e nelle mosse. E’ una formula tuttavia che emoziona meno, forse anche perché semplicemente non più inedita, ma gli appassionati della disciplina senza una Xbox possono festeggiare.
Il pattinaggio aggressive è uno sport che ha guadagnato una certa popolarità a partire dall’inizio degli anni Novanta persino in Italia, ma non è mai stata riconosciuta con ufficialità da alcun ente. Si fanno le consuete esibizioni al limite del pericolo utilizzando i noti rollerblades e l’idea non poteva che essere catturata in un videogioco, soprattutto in quella che è tranquillamente possibile definire la golden age degli sport estremi. Aggressive Inline della Acclaim, nonostante l’attrezzo di gara differente, si mette in diretta competizione con il più famoso Tony Hawk ed a sorpresa non sfigura affatto. Anzi, secondo alcuni il campione della Activision viene surclassato in fatto di contenuti grazie all’abbondanza di scenari senza dimenticare l’editor di parchi con il quale costruirsene uno da sballo.
Per questo mese chiudiamo con il GameBoy Advance, con poche cartucce ma buone. Blender Bros. della Hudson viene considerato da alcuni un prodotto parecchio sottovalutato. Può essere definito di base un platform 2D con un particolare accento sulle sfide coi boss, ma non è affatto secondaria la componente racing in stile Mario Kart, seppure essa risulti un po’ slegata dal contesto generale ed appaia piuttosto come una scusa per offrire un diversivo di tanto in tanto. Il problema più serio di Blender Bros. è indubbiamente la longevità dato che sono davvero pochi gli stage a disposizione, tant’è che lo sviluppatore ha cercato di puntare sul multiplayer con tre minigiochi dedicati che purtroppo sembrano abbastanza fiacchi.
Affianco ai titoli di grandissimo richiamo del genere JRPG si è sviluppato con notevole successo soprattutto in Giappone un filone parallelo molto più incentrato sulla componente strategica, con combattimenti non più fatti di attacchi basilari e semplici magie ma di studio della mappa e attenta valutazione dei partecipanti alla lotta. Il team nipponico Quest diede vita alla saga di Ogre Battle/Tactics Ogre che si guadagnava sempre più lodi da critica e giocatori al punto che un giorno la Squaresoft decise di tagliare corto ed acquisire proprio i ragazzi della Quest. L’ultimo lavoro della compagnia arriva questo mese ed è Tactics Ogre: The Knight of Lodis, quarto capitolo della serie d’appartenenza. E’ un successo assoluto che viene archiviato anche grazie alla scelta di puntare tutto sulle qualità storiche del brand, ovvero la complessità degli scontri e la rigiocabilità generale grazie alle differenti maniere di evolvere il proprio avatar. Gradevole comunque anche la componente tecnica, peccato si avverta la mancanza di un compositore del livello di un Nobuo Uematsu.
Non si può proprio dire che fino a questo Maggio 2002 i videogiocatori siano stati ben abituati dai tie-in di DragonBall, per cui un adattamento appena decente poteva diventare un trionfo. Dopo avere investito vagonate di soldi nell’acquisizione della licenza, la Infogrames decide di preparare una saga ruolistica nota con il nome di Legacy of Goku, Il Destino di Goku in Italia, affidandola al team Webfoot Technologies che di RPG in stile giapponese è totalmente a digiuno. Lecito non attendersi capolavori, ed in effetti il risultato finale perde nettamente il confronto con molti altri esponenti della categoria, ma non è deprecabile, anzi, il pubblico si divide e se alcuni denunciano l’ennesimo spreco di potenziale della licenza, tanti altri sottolineano l’attinenza al brand e la fedeltà delle atmosfere proposte. Valido almeno come fan-service, si potrebbe dire.
Qualche mese addietro la Midway aveva riproposto un brand storico e rimasto nel cuore dei videogiocatori anni Ottanta, Spy Hunter, in un reboot decente, ma mancava ancora un’edizione per GBA che ovviamente non poteva proporre una grafica alla pari delle console da salotto. Il publisher tuttavia preferisce mantenere la stessa impostazione tridimensionale che qui viene riprodotta grazie al Mode-7 potenziato caratteristico del portatile Nintendo. Il risultato è discreto ed il feeling è spiccatamente arcade, ma non si possono ignorare la tendenza della grafica a diventare troppo pixellosa e dei comandi che creano qualche problemino in fase di combattimento.
Al prossimo mese!
Gianluca "musehead" Santilio
Devo dire che sono d'accordo con Robbey, anche io trovo Morrowind il miglior episodio della serie, senza nulla togliere a Oblivion e Skyrim, ma TESIII è più complicato profondo e difficile (hardcore direbbero alcuni), quando ci si gioca non si ha la (sgradevole?) sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di semplificato come l'ho avuta con Skyrim e Oblivion. Poi, parere personale, Morrowind ha un'atmosfera che mi piace molto. Cupa, spaesante, non so ma mi sono subito innamorato dell'ambientazione.
ciao