La Macchina del Tempo: Aprile 1982
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- Pubblicato: 18-05-2012, 15:30
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La Macchina del Tempo: Aprile 1982
Secondo salto temporale di trent'anni per la nostra Macchina del Tempo, che incontra un mese in realtà non particolarmente entusiasmante se non per l'uscita in sala di un superclassico. Desolato il panorama computer del quale non si riesce a documentare neppure una nuova pubblicazione videoludica, alla pari di quello VCS.
Guardiamo quindi la scena arcade e incrociamo subito Bubbles della Williams. E' un videogame con ombre e luci, ma le prime hanno nel tempo sopraffatto le seconde. La prima cosa che balza all'occhio è la deliziosa grafica, di elevata caratura alla pari del coding generale. All'epoca, infatti, non era comune trovare un coin-op di pari dettaglio, ma anche lo schema dei controlli era alquanto elaborato e fortemente basato sull'inerzia. Il concept prevede una bolla come protagonista che deve inglobare tutto lo sporco presente nel lavabo, diventando progressivamente più grande al punto da poter catturare e respingere i nemici come formiche o spazzole. Una volta ripulito tutto, si passa allo stage successivo. Il programmatore ha dichiarato di aver voluto offrire un Pac-Man a campo aperto, ma Bubbles diventa molto rapidamente monotono. E' stato proposto in differenti cabinati, alcuni dei quali sono ritenuti tra i più rari in assoluto. Inoltre, non è mai stato disponibile su un sistema casalingo prima di alcune raccolte relativamente moderne.
La Zilec ha operato per diversi anni nel business dei videogiochi a gettone, ma senza piazzarne mai di straordinari. Check Man si basa su una classica visualizzazione a schermata fissa nella quale controllare un omino con il compito di attivare e disinnescare bombe. Fin qui ci sarebbero anche i presupposti per un giochino simpatico, ma con un eccesso di zelo i designer hanno inopportunamente sofisticato la formula: il playfield è composto di tante piccole mattonelle che potranno essere calpestate una volta prima di scomparire. Bisogna quindi anche pianificare per bene il percorso onde evitare di rimanere bloccati e, considerando la costante presenza di nemici, la macchinosità aumenta a dismisura. Anch'esso molto poco noto, si è almeno guadagnato degli adattamenti non ufficiali sui più popolari home computer a 8-bit.
Nonostante possa oggi suonare quasi delirante, anche l'Italia poteva vantare negli anni Ottanta una speranza videoludica costituita da coraggiosi imprenditori come Livio Leante, che oltre ad essere il titolare di una super sala giochi milanese era al comando della Olympia, azienda che costruiva giochi su licenza ma che cercò anche fortuna con le sue gambe. Uno dei suoi titoli originali è proprio questo D-Day, che ripropone alcuni momenti di guerra rivisitando il celebre momento storico. Ci viene consegnata una torretta da controllare con un paddle, la cosa curiosa è che noi spariamo verso la spiaggia, vestendo presumibilmente il ruolo dei nazisti. Congetture a parte, è un software che offre pochi spunti di divertimento e tanta monotonia sin dalle prime battute. Ciononostante, la più nota Centuri ne prelevò i diritti per la costruzione su licenza.
Rimaniamo nel nostro territorio perché con i giochi tricolore non abbiamo concluso: c'è anche Looping. Di italiano, stavolta, c'è solo lo sviluppo in casa Amtec dell'ingegner Ugozzoli di Parma, che ha poi spedito il materiale alla Video Games GmbH ed alla Venture per la produzione di cabinati rispettivamente sul suolo europeo e statunitense. Stavolta manovriamo un velivolo inquadrato lateralmente ed armato a dovere, il quale, tuttavia, non si prodigherà in scontri con altri aerei ma deve soprattutto schivare e distruggere palloni per poi infilarsi in un tunnel zigzagando tra gli ostacoli. Non esattamente un capolavoro di giocabilità, ma un prodotto tecnicamente interessante in virtù di alcuni chip audio Texas Instruments che fornivano al giocatore istruzioni sul da farsi. Peccato siano anche introvabili in caso di riparazioni, rendendo Looping una perla rara che ci si può gustare più tranquillamente su Colecovision e persino su VCS in una conversione non ufficiale resa disponibile da pochi anni.
La Rock-Ola era un'azienda notissima in America ma non certo per i videogiochi: la maggior parte dei jukebox in giro erano i loro, ma si occupavano di intrattenimento in generale, per cui il salto verso la nuovissima arte è stato breve, anche se durato fino alla crisi del 1983. Mermaid è tra i loro coin-op più oscuri, ed era noto anche come Yachtsman. Le sirene non c'entrano nulla dato che il gameplay prevede l'attraversamento di un corso acquatico con una vela disseminato di bandierine con dei punti da aggiudicarsi. Mentre il sonoro tortura l'apparato uditivo del giocatore, si fa largo una interessante, per quanto rudimentale, implementazione del vento che viene visualizzato quasi a mo' di vettore da seguire. Oltre a ciò, davvero poco altro, neppure una conversione da citare.
C'è un secondo titolo della misconosciuta Zilec, ancora una volta piuttosto particolare. The Pit parrebbe avere un pizzico di sceneggiatura a monte: un piccolo omino sbarca, subito all'inizio della partita, su un pianeta con la sua astronave che parcheggia in superficie. Immediatamente, però, si addentra nelle viscere del terreno per recuperare delle pietre preziose in fondo allo schermo. Ha poco tempo per scavare la sua strada con meccaniche riconducibili a Boulderdash per la caduta dei massi perché ben presto arriverà un carro armato che cercherà di distruggere la sua nave e due uomini che s'infileranno pure loro nei tunnel sotterranei per stanarci. Nel 1983 godrà di un adattamento per il Commodore 64.
Siamo giunti alla fine, ma soprattutto all'unico vero fuoriclasse della rassegna: Dig Dug. Rappresenta una delle opere migliori dell'intera produzione nipponica dei primi anni Ottanta, e non è poco, nonché una delle icone più riconoscibili della Namco. Il compito di Taizo Hori, impavido protagonista, è quello di insinuarsi nel sottosuolo (ed è il secondo titolo che ci chiede di farlo questo mese) per infilare una sorta di tubo di gomma arpionato nei nemici per poi gonfiarli fino a farli esplodere. La crudezza delle azioni è stata abbondantemente d'ispirazione per cortometraggi amatoriali, ma nel videogame è resa con una tenerezza esagerata che lo pone distante da qualunque idea di violenza. E poi è divertentissimo, con una musica contagiosa ed il ritmo giusto, senza tralasciare uno scoring system complesso ed appagante per i giocatori seriamente hardcore.
Il nostro appuntamento si conclude qui, probabilmente del software è uscito sugli home computer anche in questo Aprile 1982, ma non mi è stato possibile documentarlo. Speriamo in meglio per Maggio!
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http://www.atarimania.com/game-atari...-dug_1627.html
Dig dug l'ho giocato e stragiocato a suo tempo su Atari 2600 (possiedo ancora la cartuccia). Di recente ho provato anche un remake su PS3 (Digger HD) ma non ti saprei dire quanto sia valido perchè l'ho giocato solo di sfuggita e in versione demo (comunque, a pelle, preferisco l'originale).
Cavoli, è vero, la performance del giocatore di Dig dug del video non è da sottovalutare!