Non proprio una golden age per i sistemi Windows e questo Marzo lo conferma nonostante la presenza di qualche prodotto di rilievo.
Sono in corso le Olimpiadi Invernali e non poteva mancare anche una proposta videoludica dell'evento. I diritti li prende la Eidos che affida al team Attention to Detail, tra i più prolifici sviluppatori per Jaguar ma noto soprattutto per i due Rollcage, la programmazione di Salt Lake 2002. Ai giocatori viene concesso di competere su sei differenti discipline, per cui scordiamoci dei fasti dei multievento colossali perché c'è il tentativo di focalizzarsi su una rosa meno ampia ma più curata. In realtà, i risultati non sono clamorosi e l'esperienza complessiva, pur non presentando particolari difetti, è indubbiamente tralasciabile.
Le frontiere della programmazione vengono progressivamente abbattute e l'Europa dell'Est diventa patria di numerose produzioni, fra cui Shadow Force: Razor Unit, opera di una compagnia rumena e pubblicato addirittura dalla Activision. Non diventerà un classico, anzi, viene considerato uno dei first-person shooter più deboli del periodo a causa di una grafica approssimativa ma soprattutto di un gameplay con terribili lacune di ottimizzazione, per non parlare delle pessime missioni: pare che il culmine sia quando ci viene chiesto di mantenere la posizione in attesa di rinforzi senza che poi nessuno si presenti ad attaccarci... Un brutto gioco all'epoca, figuriamoci oggi.
Abbiamo ormai visto giochi letteralmente di ogni tipo e in poco tempo hanno cominciato a moltiplicarsi anche le simulazioni di mezzi non bellici, come gli aerei civili o i treni. A questi ultimi la Microsoft aveva già dedicato una serie, ma in questo 2002 debutta Trainz dello sviluppatore australiano Auran che si concentra più sulla modellazione di questo mezzi di locomozione che sulla guida stessa. Dovremo costruire ogni veicolo, sostituendo motori e tante altre parti e c'è grande spreco di dettagli in questa sezione. Non manca la possibilità di controllarli e quindi testarli, ma senza una mappatura precisa delle zone da percorrere, con viaggi dalla durata modesta.
La lista dei giochi dedicati a Star Trek è pressappoco sterminata dato che si allunga sin dai tempi del VCS, ma il decennio scorso si è rivelato particolarmente generoso. In questo mese di Marzo arriva Star Trek: Bridge Commander, sviluppato dai Totally Games che si sono prefissati un obiettivo scontato ma non semplice da archiviare: offrire il controllo di una nave stellare nei combattimenti, i quali, come i fan sapranno, sono piuttosto lenti e brevi in questo universo. Lo sono anche in Bridge Commander, ma il grande risultato è nel non farli sembrare noiosi, probabilmente grazie all'elevatissima aderenza alle atmosfere del telefilm.
Da un passato appartenuto alla leggendaria compagnia SSI, rispunta Warlords Battlecry II, curato dalla SSG per la Ubisoft, che propone una maniera di intendere il real-time strategy fantasy molto differente da quella di Warcraft. Qui il giocatore ha molto più spazio di manovra per costruire la sua unica esperienza di gioco grazie alla consistente matrice RPG qui proposta. Oltre a manipolare eserciti di varie dimensioni, infatti, potremo creare il nostro come meglio crederemo, a partire dalla razza per finire con le caratteristiche che andranno ad incidere in modo determinante sull'approccio alle missioni. La grafica è tutta bidimensionale in contrasto con la tendenza del periodo, ma è molto ben fatta.
Rimaniamo in tema di RTS, categoria gettonatissima da quando Dune 2 della Westwood aveva sintetizzato in via definitiva il modello ideale di interfaccia. Eppure, nonostante gli anni passati, Dark Planet: Battle for Natrolis sembra avere dimenticato la lezione, dato che pur proponendo tutto quanto il necessario per una sfida apprezzabile, dalle tre razze differenti ognuna con la propria campagna al motore tridimensionale piuttosto curato, si perde in comandi che non ce la fanno a stare dietro alle esigenze del giocatore. Le potenzialità del gioco, comunque non trascendentali, si intuiscono e poco più, mentre nel frattempo ci si spazientisce per la macchinosità dell'interfaccia.
Altro genere sempre in formissima su PC è quello dei gestionali che col tempo hanno provvisto a coprire qualsiasi tipo di attività. Golf Tycoon Resort 2 riprende quanto di buono fatto dal suo gradevole ma non eccelso predecessore, apportando un'introduzione significativa come il motore tridimensionale utile per competere sulle gare da noi stessi create. Ne vien fuori un ibrido con due importanti pecche: non può assolutamente competere con le migliori simulazioni della categoria e l'attenzione dedicata al 3D è stata probabilmente sottratta alle altre componenti che non presentano significativi passi in avanti. Avere più roba non basta per far bene.
Nonostante gli straordinari elogi della critica dopo System Shock 2, gli Irrational Games si ritrovavano con le casse vuote a causa della pessima prestazione commerciale del loro capolavoro. Meglio cercare di cambiare genere tentando miglior fortuna, che in effetti è giunta con Freedom Force, che è un riuscitissimo mix di RTS ed RPG. Al nostro comando ci sono nientemeno che dei supereroi, ognuno coi suoi straordinari poteri da sfruttare all'occorrenza. Splendida l'atmosfera vintage ed ironica delle ambientazioni e dei dialoghi, ma divertente anche il fresco gameplay che non si fa neppure mancare un reparto audiovisivo non pirotecnico ma assolutamente apprezzabile.
L'esodo del software dalla piattaforma Dreamcast non avviene solo in direzione console ed il PC si gode una conversione di massimo rispetto: quella di Virtua Tennis. Il coin-op era uscito nel 1999 per scheda NAOMI ed aveva fatto sbavare chissà quanti videogiocatori dell'epoca grazie a modelli tridimensionali che sembravano ultrarealistici anche grazie alle curate animazioni. E poi c'era quel feeling perfetto con i comandi che non la smetteva di rubare gettoni. Questa edizione PC riparte dall'adattamento per Dreamcast e non brilla per particolare ottimizzazione, ma la sostanza rimane tutta.
Warrior Kings è un altro strategico, l'ultimo del mese, ma ci prova seriamente a differenziarsi dal gruppo. Pubblicato dalla Microids, la sua maggiore peculiarità è quella di offrire diversi bivi al giocatore durante lo svolgimento della partita, scelte che restituiranno un percorso di gioco radicalmente differente, costituito da unità, missioni e scenari diversi, senza dimenticare la possibilità di costruire intere cittadine piuttosto che le classiche basi. Oltre a questo, però, spuntano alcuni problemi, soprattutto causati dall'intelligenza artificiale che ha una fastidiosa tendenza ad andare nel panico in situazioni di affollamento, ma anche lo script troppo evidente in alcune occasioni di sicuro non esalta. Un esperimento gradevole ma non riuscito completamente.
L'ultimo titolo del panorama PC è Incoming Forces, seguito di un videogioco della Rage che fu tra i primi a dimostrare l'esagerata potenza, per il tempo, della 3Dfx, venendo quasi sempre fornito in bundle con tale scheda. Ironia della sorte, il peggior difetto di questo secondo episodio è la grafica, che non sembra aver fatto grossi passi avanti ritrovandosi obsoleta. Una debolezza grave considerando che il gameplay del vecchio Incoming era molto semplice e tendente al ripetitivo, arcade ma senza la genialità dei campioni del genere. Stavolta le missioni sono più lunghe e per questo vengono più rapidamente a noia, mentre è interessante l'idea di ribaltare i ruoli nella sceneggiatura, dato che stavolta dobbiamo prendere il controllo delle difese aliene assediate da un attacco della razza umana.
Tocca al Game Boy Advance e partiamo da quella che forse è stata la seconda creatura più celebre del game designer giapponese Hideo Kojima con lo spin-off Zone of the Enders: The Fist of Mars che, tanto per cambiare, sorprende stravolgendo la serie originale che qui diventa uno strategico, ma di quelli popolari in Giappone, con l'area di gioco divisa in caselle e tanta tanta fantasia. Ogni mech ha le sue statistiche e peculiarità ed il gameplay funziona piuttosto bene, ma la firma di Kojima è ben evidente nella copiosa quantità di testi presenti, che spaziano dai numerosi e forse prolissi dialoghi ad una sorta di enciclopedia inclusa con dettagli veramente su tutto. Una manna per gli appassionati.
Ed eccoci con un personaggio noto in Crash Bandicoot: the Huge Adventure. Il peramele non faceva più parte della proprietà Sony, acquistato a carissimo prezzo dalla Universal poteva finire sulla piattaforma che voleva ma, trattandosi di un platform tridimensionale, un adattamento per il Game Boy Advance doveva necessariamente passare per una rivisitazione. Diventa quindi un gioco a scorrimento orizzontale per la maggior parte del tempo, ma non mancano i molto apprezzati stage ad inseguimento visti sulla Playstation che anche sul portatile Nintendo, con grande sforzo dei programmatori, sono in 3D! Un titolo abbastanza divertente anche se forse troppo ordinario nelle fasi di platform standard.
Il retrogaming domina sul GBA, piattaforma che si è dimostrata veramente sensibile verso il passato accogliendo frequentemente porting e collezioni di vecchi giochi. Ci fa un pensiero anche la mitica Konami che propone Konami Collector's Series: Arcade Advanced (ARTICOLO SU RH), una compilation in realtà di appena sei titoli, ma di quale richiamo! Yie Ar Kung Fu, Gyruss, Time Pilot, Scramble, Frogger e Rush'n'Attack. Qualche remora per l'emulazione di alcuni giochi, ma si tratta di piccoli dettagli, mentre è davvero gradita la possibilità di attivare in ognuno di essi il Konami Code, leggendaria sequenza di tasti che ha caratterizzato la storia della casa nipponica che in questa collezione regala variazioni in grafica, sonoro e gameplay. Una splendida chicca per gli appassionati.
Il portatile Nintendo rimane ancora con un piede nel presente e l'altro nel passato presentandoci la sua metabolizzazione di Broken Sword. Uscito nel clamore generale nel 1996, era un gioco basato su CD, problema non da poco nella trasposizione su cartuccia. La BAM! Entertainment ha fatto i salti mortali tagliando tutti i dialoghi e riducendo i contenuti grafici ovunque ha potuto ed alla fine ce l'hanno fatta, ma il downgrade dell'edizione PC è fin troppo evidente. Rimane un'avventura stupenda, ma ci sono alternative decisamente migliori per gustarsela.
Chiudiamo male, decisamente male con il Game Boy Advance perché parliamo di Mike Tyson Boxing, un titolo che riporta alla mente quel Punch Out nintendiano che ancora brilla nel firmamento videoludico. A parte la licenza del noto pugile, non ci sono altri punti di contatto con questa produzione Ubisoft ma condotta dalla sconosciuta Virtucraft. Ad eccezione della rotazione dell'area di gioco, la grafica potrebbe anche essere riconducibile al classico per NES, ma tutto il resto è un flop causato dalla debolezza del modello di combattimento che è un ripetersi infinito di toccata e fuga sempre uguale. Ogni lotta va affrontata alla stessa maniera e la noia è immediatamente dietro l'angolo. Meglio tornare a Punch-Out...
E' un GameCube insolitamente sportivoquello di questo mese. Si rivede una serie piuttosto popolare sulNintendo 64 che con All-Star Baseball 2003 cerca l'episodio dellamaturità sulla generazione attuale. L'anno passato, infatti, le coseerano andate non benissimo e la serie sembrava aver perso lasupremazia nella simulazione di questa disciplina, ma la Acclaim hariparato a tutto con un aggiornamento sostanzioso, pieno dicorrezioni mentre ha confermato i punti forti storici come laricchezza del database.
Anche la Sega vuol continuare a dire lasua nelle simulazioni di sport americani, eccellenti sulla Dreamcast,ma per quanto riguarda il baseball aveva già promesso i suoi servigiin esclusiva alla Xbox per quanto concerneva World Series Baseball2K3. Il GameCube non sarebbe rimasto all'asciutto dato che laex-rivale della Nintendo presenta Home Run King, sviluppato dalla WowEntertainment, che si prefigge l'obiettivo di rivolgersi aivideogiocatori più affezionati alla scena arcade, con un gameplaypiù veloce e leggero che però non semplifica regolamenti o altro,mantenendo in ogni caso una certa aderenza alla realtà, a partiredalle licenze. Un bel gioco, purtroppo di limitato successo.
Rimanendo in tema di rivisitazioniarcade degli sport, non si può proprio dire che il calcio non neabbia conosciute in quantità. All'inizio degli anni Novanta spuntòSoccer Brawl per Neo-Geo, che vedeva giocatori dalle potenzialitàfuturistiche darsele in stadi che somigliavano ad arene, e proprio dalì riparte Sega Soccer Slam (ARTICOLO SU RH), realizzato dal team Black Box. Lepartite sono a quattro contro quattro, i poteri speciali non sicontano ed ogni personaggio è molto ben caratterizzato. Peccato chele squadre siano poche e che la profondità di gioco sia relativa, mafinché dura è divertente, sopratutto se si è accompagnati da unamico.
In contrasto con Sega Soccer Slam,Virtua Striker 3 poteva sembrare l'equivalente simulativo del calcio,ma come probabilmente già saprete non era così. Nato in salagiochi, porta anche su console il suo gameplay molto semplificato,fatto di pochi tasti e partite di pochissimi minuti. Lo spettacolosicuramente se ne giova, anche perché l'estetica è molto bencurata, giusto con qualche animazione un po' troppo legnosa, ma vienea mancare la fluidità di manovra ed il coinvolgimento di un PESqualsiasi. Si è trattato dell'ultimo Virtua Striker portato insalotto.
Gauntlet: Dark Legacy (ARTICOLO SU RH) era già noto insala giochi grazie alla Midway che per la seconda volta avevaregalato la terza dimensione a questa serie classica. Il gameplay,però, è assolutamente riconoscibile, mantenendo il suo orientamentoalla distruzione di massa dei nemici che vanno giù facilmente mentresi rigenerano senza sosta. E' più spiccato il tributo ai giochi diruolo, con personaggi ricchi di caratteristiche che non potrannoprescindere da un certo grinding per giungere in condizione di poteraffrontare i boss più pericolosi. Un prodotto valido per gliappassionati della serie e forse non solo, ma che dà veramente ilsuo meglio quando affrontato con uno o più amici.
Il peggior genere sul GameCube? Moltoprobabilmente quello dei picchiaduro, a causa di una vocazionediversa del pad della macchina, caratterizzato da una crocedirezionale piccola e scomoda e tasti di dimensioni irregolari, maciò non ha impedito comunque l'arrivo di titoli rispettabili. BloodyRoar: Primal Fury è di certo uno di questi, ma non si tratta di unanovità assoluta in quanto era già stato pubblicato come Bloody Roar3 su PS2. Stavolta c'è una grafica leggermente migliore e nuovipersonaggi selezionabili, mentre per il resto rimane l'onestopicchiaduro di sempre, noto per la capacità di ogni character ditrasformarsi in un animale. E' stato anche il primo titolo dellacategoria su questa piattaforma.
Ultimo titolo del mese per GameCube è007: Agent Under Fire e purtroppo si tratta ancora una volta di unasemplice conversione di un titolo uscito l'anno prima su Playstation2. E' uno dei rari giochi incentrati sul noto agente segreto a nonessere basato su un film o un libro e ciò ha consentito aglisviluppatori di non porsi limiti in fatto di game design, con sezionifra l'altro molto suggestive come quelle di guida, mentre l'ordinariacomponente FPS risulta ormai parecchio invecchiata. E' statamigliorata la grafica ma soprattutto è presente un multiplayersostanzioso che non si fa scappare l'occasione di sfruttare lequattro porte joypad presenti sulla console, peccato però che ilsingle-player duri veramente poco.
Occupiamoci della Xbox, che arrivafinalmente anche sul suolo europeo nella versione PAL. Cominciamo conCircus Maximus: Chariot Wars. Provate ad immaginare un Road Rash conle bighe al posto delle moto. L'idea della Kodiak non è affattomale, anzi, se vogliamo un motociclista può solo sognarsi il carismadi un guerriero armato di gladio che cerca di affettare gli avversarimentre doma i cavalli. Ed è proprio ciò che accade, visto che pervincere le corse si può anche tagliare corto uccidendo direttamenteil rivale. La grafica, però, non è il massimo, soprattutto perquanto riguarda gli scenari, ed i controlli sono intricatissimi, maun impegnativo periodo di pratica potrebbe schiudere le porte ad undivertimento sfrenato.
All'epoca andavano alla grande i titoliautomobilistici, compresi quelli di rally la cui popolarità erastata massicciamente amplificata dagli ottimi risultati di tantigiochi, Colin McRae in primis. La Microsoft allora ha ingaggiato ilteam Digital Illusions, maestri dei titoli di corse, per mettere apunto una saga rallistica esclusiva da contrapporre al WRC della Sonyed i risultati archiviati da Rallisport Challenge sono stativalidissimi. Stupenda la grafica che fa tanto bene al coinvolgimento,ma per alcuni si tratta di un titolo fin troppo hardcore checostringe i giocatori a superare prove molto impegnative per ottenereauto e tracciati. Per molti, però, il bello è proprio questo.
Con un certo ritardo rispetto alleedizioni per le piattaforme rivali, giunge anche in terra MicrosoftTony Hawk's Pro Skater 3, tra i migliori episodi di questa saga.Nonostante l'innegabile qualità del titolo, ci sono state alcunecritiche seccate: il gioco, infatti, non è altro che unperfezionamento del secondo Tony Hawk che introduce pochi contenutiinediti, tra cui il “revert” che consente la realizzazione dicombo più lunghe. Chi aveva portato all'estremo i trick delprecedente può quindi ulteriormente affinare la propria tecnica, mail giocatore più occasionale potrebbe non godere appieno dellenovità. Il prodotto, tuttavia, è curatissimo in ogni aspetto.
L'originale conosciuto in sala giochinel 1983 è stato molto apprezzato, eppure difficilmente ci si potevaattendere un reboot di Spy Hunter 19 anni dopo. Ce lo prepara laMidway avvalendosi del team Point of View, producendo un giococompletamente votato all'azione pura. Noi dobbiamo sventare i pianidella solita organizzazione criminale con l'ausilio del nostro mezzodi locomozione che fa invidia a Supercar, essendo persino capace divolare e navigare. Tecnicamente ci sono alcune imperfezioni piuttostofastidiose e, cosa ben più grave, i controlli mostrano pericoloseincertezze, ma nonostante gli evidenti margini di miglioramentoquesto titolo rimane una giostra molto godibile.
Quando uscì Defender, la Williams optòvolutamente per dei controlli difficili da padroneggiare peraumentare ulteriormente sia il fattore di sfida che ilcoinvolgimento. La Smilebit, first-party della Sega nonché compagniadietro Jet Set Radio, ha avuto la stessa idea per Gunvalkyrie, titoloche faceva gola a molti per le gradevolissime ambientazioni steampunke per un mission design pensato per gli adoratori dell'azione senzacompromessi. Il vero ostacolo sono appunto i controlli, che sfruttanoogni singola componente del pad Xbox, già un brutto cliente di suo,i quali tuttavia permettono evoluzioni pregevoli a chi si dedicheràpiù tenacemente al duro apprendistato. Di certo non per tutti, ma ungioiellino per i super-hardcore gamers.
Cosa ci poteva essere di meglio permostrare i muscoli della Xbox se non un'acqua meravigliosamenterealizzata? Blood Wake, in effetti, fa proprio una bella impressione sin dalle battute iniziali. Realizzato dagli Stormfront Studios, cimetterà ai comandi di una buona varietà di mezzi marini, variabiliper dimensione e capacità di fuoco. Dovremo utilizzarli per benventotto missioni di gioco, ma qualcuno le ha trovate tropporipetitive. Il gioco non si perde in troppi ricami, c'è azione davendere in un tripudio di effetti speciali senza la pretesa di esserericordato tra i capolavori.
Playstation 2 ancora una volta ricca diofferte questo mese. Il team Yuke's non è mai diventato popolare,nonostante sia tutt'oggi attivo, specializzatosi nel tempo in giochidi wrestling, ma nel suo curriculum compare anche il tie-in diBerserk per Dreamcast. E' un hack'n'slash anche Eve of Destruction,pubblicato dalla Eidos, ci racconta di un impiegato di unamultinazionale alle prese con un'arma megagalattica che si nutre dianime, peccato ad un certo punto assorba anche la fidanzata delnostro avatar, con conseguente disappunto che si scatenerà inaffettamenti continui. Grafica brutta, problemi di telecamera estoria, come potete bene immaginare, abbastanza insulsa.Dimenticabile senza drammi.
Nel 2002 era ancora molto tonico ilgenere del survival horror e le idee proprio non mancavano. Bei tempiper gli appassionati che questo mese possono accogliere Project Zero,noto come Zero in Giappone e Fatal Frame in America. La veraprotagonista qui è la nostra arma: una macchina fotografica chiamataCamera Obscura, oggetto mistico di famiglia che ha la capacità didanneggiare le presenze maligne con degli scatti. E' un gioco pienodi difetti, a partire dalla scarsa manovrabilità di tale oggetto, maanche la difficoltà delle fasi avanzate può costituire un problemaper molti. Eppure, Project Zero è stato molto apprezzato da alcunigiocatori grazie alle atmosfere horror profondamente nipponicheproposte che forniscono una tensione costante con momenti definiti daalcuni critici come i più terrorizzanti di sempre.
La Electronic Arts è sempre statamolto affezionata alle simulazioni di boxe e si è praticamenteimposta come leader in questa nicchia. Knockout Kings 2002 proseguequanto di buono fatto dai predecessori, allargando la rosa deilottatori a 21 campioni realmente esistiti. L'idea dei designer èquella di mettere sul ring i “re” di questo sport di ogni epocain match cronologicamente impossibili, riuscendoci con ottimirisultati. Difficile, tuttavia, spingere la formula oltre quanto giàottenuto, tant'è che questo episodio è l'ultimo di sempre per laPlaystation 2, con un 2003 che approderà esclusivamente e per laprima ed unica volta su Gamecube.
I giochi di azione in terza personavivono un periodo di rapida evoluzione che ha già portato titoli digrande rilievo. A brillare nel 1999 c'era Shadow Man, caratterizzatoda tematiche horror principalmente basate sul voodoo e costruitosulla continua alternanza di due mondi, e venne amato tanto dallacritica quanto dal pubblico. Impossibile per la Acclaim non pensaread un seguito, ma Shadow Man: 2econd Coming ha deluso buona partedelle attese. La sua colpa maggiore è quella di non raggiungere levette qualitative del primo episodio, del quale rappresentaun'evoluzione tecnica troppo modesta che non porta buone nuove nelgameplay, che, invece, è invecchiato sensibilmente. E' ancorapresente una valida sceneggiatura, ma non viene servita nella manieramigliore.
Guerre Stellari continua ad essereservito in tutte le salse al popolo dei videogiocatori che, comunque,sembrano gradire. Star Wars: Jedi Starfighter è riconducibilesoprattutto ai Rogue Squadron e ci mette di conseguenza ai comandi dialcune navicelle della flotta spaziale, tra cui appunto quellainedita che dà il nome al gioco. Alla Lucasarts hanno sintetizzatodavvero un buon prodotto, gradevole da giocare ma non sempre davedere a causa di un motore grafico che sacrifica il dettagliosull'altare della fluidità, che verrà comunque messa in crisi neimomenti più concitati.
Tra le simulazioni sportive casual piùamate della storia Playstation c'è Everybody's Golf, Hot Shots Golfnegli Stati Uniti, nato sulla prima console Sony e poi adottato datutte le successive, portatili e non. Everybody's Golf 3 è il primoper la Playstation 2, per cui lo sviluppatore Clap Hanz ha potuto“volare basso” limitandosi più che altro ad un cospicuoaggiornamento grafico che ha fatto però il paio con uno snellimentodel modello di gioco, secondo alcuni eccessivo e troppo clemente congli errori del giocatore.
I tempi sono cambiati anche per glisport estremi che sulle prime due piattaforme Sony andavanofortissimo e che oggi hanno invece conosciuto addirittura illustricancellazioni. Sled Storm, secondo ed ultimo della sua serie, segueun debutto omonimo sulla prima Playstation cambiando leggermente lasua formula che adesso prevede dei percorsi più vasti ed aperti alposto di quelli più rigidi e tradizionali del predecessore. Laspettacolarità se ne giova e l'ormai defunta divisione BIG dellaElectronic Arts consegna il solito gioco di corse fracassone macurato. Oggi, però, fa certamente molta meno impressione.
Il dramma economico della Sega hagettato una pesante ombra sui brand della leggendaria casa giapponesee il destino di Virtua Fighter 4 (ARTICOLO SU RH) non poteva che destarepreoccupazione e curiosità. Arriva con cambiamenti tangibili algameplay che è molto meno farraginoso e più votato alla velocità,ma senza depauperare di spessore il prodotto. Anzi, la meravigliosarisposta dei comandi ben si abbina all'overdose di mosse adisposizione per ogni lottatore, compresi i due nuovi arrivi. Nerisulta un Virtua Fighter come non se n'erano visti, bello da vederema soprattutto molto tecnico e perfettamente bilanciato al punto daintimidire il dominio di Tekken, secondo alcuni surclassato dalpicchiaduro Sega.
Mentre il rhythm game è in pienaascesa, la Eidos pubblica Mad Maestro! della Desert Productions checerca di distinguersi dalla folla per la selezione di brani offertiche devono essere costati davvero poco ai composer dato che si trattadi alcuni fra i più celebri lavori della musica d'orchestra. Nonsolo: questo software si impegna anche per sfruttare una dellecaratteristiche più largamente ignorate del Dual Shock, ovvero larilevazione della pressione che consente su tutti i tasti del pad diesercitare una forza variabile. Peccato che il pubblico non siarimasto affascinato da tale peculiarità, anche a causa di unasensibilità solo relativamente precisa, ma alla fine neppure iprestigiosi brani prodotti si sono rivelati particolarmente graditial pubblico dei videogiocatori.
Avete mai pensato di fare i pastori? Adimmergerci nella natura ci hanno già pensato non pochi titoli, primofra tutti Harvest Moon, ma la Core Design si focalizza proprio suglianimali con Herdy Gerdy. Non c'è alcun proposito di simulazionerealistica, anzi, qui le bestioline parlano e ci offrono volentieridelle quest da seguire che si basano su una giocabilitàfondamentalmente da platform 3D. Siamo di fronte ad un titolo chealterna continuamente alti e bassi, stupendoci con splendide scelteestetiche e irritandoci con un'intelligenza artificiale piena di bug.A quanto pare, dopo la buona impressione iniziale è un gioco chetende a perdersi per strada.
La compagnia Zoom Inc. risiede aSapporo, nel nord del Giappone ed è curioso che abbiano pensato adun titolo che vede come protagonista un insetto non comunissimo daquelle parti: la zanzara. E Mister Mosquito sarà il nostro avatar ela sua missione di vita consisterà nel rubare più sangue possibilealla famiglia Yamada! Idea folle e geniale, perché per farlobisognerà comportarsi come in uno stealth game: ogni membro dellafamiglia ha un preciso modello comportamentale ed azioni che ripeteciclicamente nelle missioni, ragion per cui solo dopo un'attentaanalisi dei suoi spostamenti sarà possibile approntare una strategiavincente per succhiare sangue in totale serenità. Peccato che siacorto ed abbastanza difficile, ma la dose di umorismo presente lorende comunque uno spasso.
La Namco ha avuto sempre un buonfeeling con le simulazioni di tennis e nel 1998 ne aveva dedicata unaad Anna Kournikova. Proprio da lì riparte con Smash Court Tennis ProTournament che diventa una serie non più legata ad un atleta inparticolare ma sempre munita di licenza ufficiale, tant'è che nelroaster di questa prima uscita su Playstation 2 compaiono la stessarussa, André Agassi, Pete Sampras ed altri nomi altisonanti. E' unbel videogioco, molto fortunato anche nelle vendite anche se lagrafica non è il massimo ed il modello di gioco non particolarmentetecnico. Virtua Tennis 2 lo supererà praticamente in tutto, ma avràbisogno ancora di qualche mese per approdare nell'offerta Sony.
Blood Omen 2: Legacy of Kain è ilseguito di una delle hit arrivate più a sorpresa sulla primaPlaystation. L'originale si presentava in grafica 2D a bassadefinizione, per quanto ben disegnata e costruiva il suo successo suuna splendida atmosfera che arricchiva molto una struttura nontrascendentale. Dopo altre esperienze gradevolissime in 3D con lospin-off Soul Reaver, la Crystal Dinamics ritorna alle originicompiendo, purtroppo, dei passi indietro: la grafica di Blood Omen 2non impressiona affatto e, per quanto possa essere affascinantevestire i panni del temibile vampiro Kain, il coinvolgimento delgiocatore è sempre piuttosto limitato. Fra l'altro, anche ilgameplay non brilla e si rivela a tratti fastidiosamente frustrante.
La vicinanza tra la Namco e la Capcom ètanta da molti anni a questa parte e ci sarebbe davvero da sfregarsile mani pensandole al lavoro assieme su un Resident Evil. Purtroppociò è accaduto non una ma due volte dato che Resident Evil:Survivor 2 – Code Veronica arriva dopo l'infelice Gun Survivorconosciuto sulla PSone. L'intenzione è quella di sfruttare ilknow-how nel campo degli shooter della Namco maturato con Time Crisisnella atmosfere del survival Capcom, ma il risultato, nato nelle salegiochi nipponiche su scheda NAOMI, è disastroso, con una graficadavvero bruttissima ed un gameplay che funziona proprio male.Inoltre, persino la collocazione temporale è difficoltosa, al puntoche la soluzione è stata trovata considerando gli eventi del giococome un semplice sogno di Claire Redfield. Una conclusione ingloriosaper il mese della Playstation 2.
Questa puntata la chiudiamo in unamaniera davvero insolita perché c'è una special guest che arrivadal passato: il Neo Geo! Ebbene sì, perché proprio lo stessohardware che ha fatto furore nei primi anni Novanta mostra di avereancora benzina per dire la sua nel genere dei picchiaduro grazie aKing of Fighters 2001, arrivato nelle sale nipponiche a Novembredell'anno del titolo ma portato ad Ovest pochi mesi più tardi. E' untitolo importante anche perché arriva subito dopo il crack dellaSNK, la quale ha curato comunque la quasi totalità del gioco primaancora sotto l'etichetta originale e poi in seguito alla formazionedella compagnia Brezzasoft. Il ruolo di publisher è stato rivestito,invece, dalla sudcoreana Eolith. E' incredibile come questapiattaforma riesca ad essere presente in entrambe le puntate dellaMacchina del Tempo di questo mese.
Gianluca "musehead" Santilio
Per fortuna ora (2 pc dopo) va che è una meraviglia
Parlando di Virtua Fighter e citandoti: "Al punto da intimidire il dominio di Tekken, secondo alcuni, surclassato dal picchiaduro Sega". Come d'altronde è sempre stato
Project Zero non lo giocherò probabilmente MAI, sono già agitato di mio... In tutta franchezza fra le console non mi sono dedicato a nessuno dei titoli di questo mese ma, ovviamente appartenendo al genere trash, ho provato Resident Evil Survivor 2 ed è proprio una roba da farti cadere le braccia.
Mister Mosquito è da recuperare, ragazzi!
Lo stesso dicasi per Smash court tennis: anche in questo caso ho giocato il 2 (fu uno dei primissimi giochi che presi per PS2) e credo che fosse abbastanza superiore al primo. Modalità carriera lunga divertente, giocabilità immediata ma abbastanza profonda (più rispetto a Virtua tennis) e poi come fiore all'occhiello il gioco poteva vantare la licenza ufficiale del Grande Slam.
Esiste un Blood Omen 2 per PS2??? Giuro che non lo sapevo. Ho giocato a Blood omen 1 e Soul Reaver 1 per PSX e a Soul Reaver 2 per PS2 (tutti interessanti per un motivo o per l'altro) ma non mi pare di essermi perso granchè in questo caso.
Mister Mosquito sembra davvero fuori di testa!
Bellissimo video come al solito (confesso che però questa volta non l'ho visto per intero ma solo quegli spezzoni che mi interessavano maggiormente, sfruttando i link diretti ai singoli giochi; vedrò di recuperare il resto del video quando avrò più tempo...)
Esiste un Blood Omen 2 per PS2??? Giuro che non lo sapevo. Ho giocato a Blood omen 1 e Soul Reaver 1 per PSX e a Soul Reaver 2 per PS2 (tutti interessanti per un motivo o per l'altro) ma non mi pare di essermi perso granchè in questo caso.
QUOTE]
si, è uscito su Ps2 e Xbox, non ricordo se anche su gamecube.
è sicuramente l'episodio più debole della serie. tra l'altro la versione PS2 ha grosse pecche tecniche, molti rallentamenti. la versione Xbox è migliore ma pure quella non brilla.
è in 3D ma non ha la stessa giocabilità degli episodi di Soul Reaver, è ben lontano anzi.
le due serie poi si sono fuse diciamo in Soul Reaver 3 dove controlli a turno, sia Raziel che Kain.
Ammetto che sono passati tanti anni e che forse i ricordi distorcono un pò le cose, ma su PC graficamente era abbastanza ben fatto, tecnicamente migliore anche di Soul Reaver.