Partiamo al solito dai secondi, anticipando i titoli che tratteremo più avanti: Mega-Lo-Mania, Cruise for a Corpse e Heimdall, tre videogiochi davvero peculiari.
Se c'è qualcosa che davvero sembra non mancare mai è la solita coda di conversioni, anche se il pubblico dei computer comincia a guardare con più interesse ai prodotti inediti, costruiti su misura per le proprie macchine. Troviamo all'appello Out Run Europa, dal coin-op originale della Sega convertito sui formati 8-16 bit dalla talentuosa Probe che svolge infatti un buon lavoro con la doverosa eccezione dello ZX Spectrum; altro adattamento portato avanti da veterani è Rodland, non a caso apprezzatissimo su computer grazie al lavoro certosino della Sales Curve; meno fortunati sono Alien Storm e Final Fight, per i quali le cure della US Gold restituiscono dei prodotti volenterosi, ma non certo impeccabili, anche se al picchiaduro Capcom su Amiga poteva andare sicuramente peggio; non dalla sala giochi, ma una volta tanto dal NES arriva Bart vs Space Mutants, platform game che rappresenta una prima ed evitabilissima incursione dei Simpsons tra i videogiochi; la conversione meno attesa è di Navy Seals, che aveva conosciuto il suo debutto sullo sfortunatissimo GX4000 ma che non riesce a brillare neppure sui 16-bit, risultando nient'altro che noioso; chiudiamo con un porting da Commodore 64 verso Amiga ed ST, quello di Armalyte ad opera della Arc che, purtroppo, fallisce nel restituire le sensazioni impressionanti dell'originale.
I giochi d'azione originali la fanno per fortuna da padrona. Sui 16-bit c'è Deathbringer, hack'n'slash tra Barbarian e Beast che fa bella mostra di un fondale ricco di parallasse, competentemente riportato anche su ST e DOS, ma il gameplay non è un granché. Stesso genere per Blade Warrior della Image Works, che precede lo stile che attribuiremmo oggi a Limbo o Lost in Shadow, dato che la grafica è tutta disegnata in controluce, ma anche qua, nonostante l'apprezzabile gusto e fluidità, c'è poco con cui divertirsi. Nebulus 2 è il seguito di un celebre platform della Epyx, ma qui cambiano publisher e sviluppatore, per fortuna non la sostanza che conferma un titolo non facile da affrontare ma solido nelle meccaniche e ben eseguito. Llamatron: 2115 è uno dei lavori più oscuri di Jeff Minter e segue i dettami di Robotron 2084, ma caricati della consueta dose di non-sense e psichedelia tipica del curriculum del coder. Pulito, solare e simpatico è Rolling Ronny della Starbyte, in cui controllare un clown su pattini, peccato che non sia in grado di mantenere alto l'interesse a lungo termine. C'è anche il ritorno dei celebri Bitmap Brothers con Magic Pockets, che purtroppo viene da alcuni riconosciuto come il lavoro meno riuscito della loro storia per via di un character design così così, un'ispirazione generale meno coinvolgente ed un gameplay piuttosto lento e monocorde. Può risultare interessante Rubicon per Amiga e C64, un run'n'gun che si distingue in entrambe le versioni per una tecnica apprezzabile e che presenta alcuni scontri ispirati nonostante sia di una difficoltà frustrante.
Passando ad altri generi, c'è una significativa performance degli strategici/gestionali, che oltre a Mega-Lo-Mania presentano lo splendido Utopia della Gremlin, una sorta di Sim City futuristico in cui colonizzare delle nuove terre, governarle al meglio e proteggerle con le dovute risorse militari; molto interessante anche Celtic Legends della creativa Ubisoft, che sembra quasi un precursore di Heroes of Might&Magic con i suoi combattimenti a turni inquadrati lateralmente; debutta la longeva serie di Battle Isle, strategico a turni non troppo complesso che presenta uno schermo diviso in due in cui i giocatori alternano le fasi di attacco e movimento, con l'opzione molto apprezzata per poter sfidare un amico; coraggioso ibrido tra simulazione e gestionale è Armour Geddon della Psygnosis che ad un sistema di ricerca ed investimenti delle risorse affianca un motore tridimensionale che ci permette di controllare direttamente i nostri numerosi mezzi, tra l'altro presentando una grafica veloce, peccato che il gioco sia davvero difficile e non di immediata comprensione.
Tra i “vari ed eventuali” troviamo Jimmy White's Whirlwind Snooker (fantastica simulazione di biliardo firmata dal talentuosissimo programmatore britannico Archer McLean), The Adventures of Robin Hood della Millennium (una valida avventura isometrica nello stile tipico di questa compagnia) ed il niente affatto trascurabile AMOS 3D, che non è un gioco ma un linguaggio di programmazione semplificato per la realizzazione di videogames poligonali.
Mega-Lo-Mania La Sensible Software ritorna forse col suo titolo più originale in cui bisogna condurre il proprio popolo alla vittoria nelle conquiste di determinate isole. Il gameplay è semplicemente unico e spazia per varie epoche, ognuna coi suoi problemi specifici. Anche tecnicamente è gradevole, soprattutto per il suo parlato digitalizzato. Ci vuole un po' per imparare a giocare e goderselo nel pieno del suo splendore. Cruise for a Corpse Altro importante esponente della meravigliosa cultura francese del videogioco. E' un'avventura scritta dalla leggendaria Delphine Software nella quale dovremo impersonare un investigatore su una crociera nella quale è stato commesso un misterioso omicidio. Un gustoso giallo interattivo impreziosito da fluide animazioni ottenute sfruttando la tecnica dei poligoni. Heimdall Oggi forse non è incredibile come nei giorni del suo debutto sul mercato, ma questa avventura isometrica della Core Design lasciava davvero il segno. Combattimenti da RPG classico ma con animazioni spettacolari, curatissima grafica per le sezioni di esplorazione ed una riuscita atmosfera che affonda le radici nella mitologia nordica sono gli ingredienti di un titolo tra i più riconoscibili di questa softco inglese. |
Tra le console 8-bit, il Master System cerca di seguire le orme del cugino Megadrive che ogni tanto accoglie con successo gli adattamenti da computer, ma Ace of Aces è una simulazione di volo semplificata non molto coinvolgente, con una grafica fluida ma non poligonale e che complessivamente lascia il tempo che trova.
Il rivale NES si gode qualche gioco in più: Battle of Olympus arriva in Europa ed è un godibile hack'n'slash con elementi adventure che affonda la sceneggiatura nella mitologia greca, ma a tratti può risultare un po' pesantuccio; Goal! non ha nulla a che vedere con l'omonimo gioco di Dino Dini, ma è sempre una simulazione calcistica e molto diversa dal solito in quanto adotta una visuale isometrica ed esprime una gradevole vocazione alla spettacolarità; stessa impostazione grafica per Isolated Warrior della Kid Corp e questo prodotto emerge soprattutto per la brillantezza tecnica che fa il paio con un gameplay impegnativo ma ben accolto dal pubblico “hardcore”.
Il Super Nintendo impazza in America ma si mantiene ancora lontano parecchi mesi dai territori PAL, tuttavia fa parlare di sé l'ottima conversione di U.N. Squadron, sparatutto orizzontale della Capcom conosciuto in sala giochi e noto anche con il nome di Area 88. Una bella sorpresa, però, è anche il ritorno di R-Type.
Più collaudato il Megadrive, che vive un mese dei più floridi: Starflight si era già fatto conoscere sui computer occidentali, ma su console viene rivisitato ed “ammorbidito” e, anche se non può vantare un'estetica di alto profilo, risulta ancora un prodotto di grande sostanza; quella per Megadrive è l'unica conversione disponibile di Street Smart, picchiaduro ad incontri della SNK che può considerarsi uno dei peggiori esponenti del genere sulla console Sega, al punto da sembrare quasi girare su un 8-bit; EA Hockey è il primo e molto convincente passo del publisher americano verso la leadership assoluta delle simulazioni di questa disciplina e presenta subito sul mercato un prodotto quasi inappuntabile, e non è un caso se a curare il codice c'è uno dei padri della serie TV Sports della Cinemaware; ottimo tecnicamente ma alquanto frustrante è Fantasia, tie-in del cartone musicale della Disney, che presenta una struttura “trial and error” molto rigida e per nulla adatta al pubblico giovane al quale, almeno in parte, dovrebbe rivolgersi. Poi parleremo anche di Road Rash e Streets of Rage...
Passiamo ai portatili, con l'imperatore GameBoy che si gode tre sparatutto, a partire da Parodius, riproposizione abbastanza fedele dell'originale arcade della Konami, passando per Torpedo Range, shooter multievento a tema sottomarino davvero originale ed abbastanza ben fatto, per concludere con Choplifter II, episodio esclusivo per questo handheld alleggerito e spettacolarizzato rispetto agli esordi su Apple II. Semplicemente col nome di Soccer si presenta un prodotto calcistico, ovviamente, della Elite, che offre sprite grossi e ben animati oltre ad una buona dose di divertimento arcade.
Due uscite per il rivale Game Gear: Chase HQ è l'adattamento della mediocre versione Master System, il che è tutto dire; Devilish, invece, è un clone molto originale di Arkanoid in cui bisogna avanzare negli stage in senso verticale proprio come nei vertical shooter.
Road Rash Se le simulazioni di guida motociclistica erano nate già molti anni prima, a nessuno era ancora venuto in mente di permettere ai centauri di darsele di santa ragione cavalcando i propri mezzi ed utilizzando qualche arma d'occasione. Era raro trovare qualcuno col coraggio di definire Road Rash un capolavoro, ma fu il mercato a dare ragione alla Electronic Arts che per anni ha pubblicato nuovi episodi di questa saga. Streets of Rage Da quando la Capcom aveva lanciato nelle sale giochi tutti i suoi bellissimi picchiaduro a scorrimento, questo genere era diventato forse il più popolare del periodo. Il vero cruccio della Sega, però, era la Nintendo che si era accaparrata un sacco di esclusive sulle conversioni, di conseguenza c'era bisogno per Megadrive di un gioco autoprodotto. Streets of Rage aveva ben poco da invidiare ai suoi ispiratori, dato che a tirarlo su c'erano alcuni dei maggiori talenti della Sega. Il risultato fu un debutto più che ottimo di una saga ancora oggi molto amata. Super R-Type Pur non presentandosi perfetto, soprattutto tecnicamente a causa di significativi rallentamenti, Super R-Type andava a nutrire le fila del genere shooter per Super Nintendo, spesso in affanno rispetto al Megadrive, ponendosi come una via di mezzo tra conversione e novità, alternando stage dei primi due della serie ad altri completamente inediti. |
Gianluca "musehead" Santilio
Tra le conversioni ho "colpevolmente" mancato l'acquisto di Rod Land su Atari ST... un altro porting valido della Sales Curve.
Per quanto riguarda il Mega Drive non ho mai apprezzato Fantasia (come spiegato nell'articolo la difficoltà era un po' troppo elevata per il genere -aggiungerei che le musiche lasciavano a desiderare-) e sono tra quelli che non hanno condiviso gli entusiasmi per Road Rash.
Tutto un altro paio di maniche per Streets of Rage che, per quanto un po' grezzo sotto il profilo estetico, è veramente giocabilissimo e beneficia di una superba colonna sonora firmata da Yuzo Koshiro, autore che valorizza appieno le potenzialità dei chip audio in dotazione al 16 bit Sega.
Esiste anche una conversione per Amiga datata 1992 ( http://www.lemonamiga.com/games/details.php?id=1588 ) che non ho mai avuto occasione di vedere. Il capitolo per 3DO è successivo (1994)... era rinomato per la premiata colonna sonora firmata da Soundgarden, Paw, Hammerbox, Therapy?, Monster Magnet e Swervedriver.
Su Mega Drive Road Rash era tutt'altro che un titolo mediocre... ma ricordo che mi deluse (lo noleggiai) a seguito della notevole aspettativa legata alla sua notorietà. Non mi piaceva la ridotta sensazine di velocità e l'aggiornamento poco fluido. E' verissimo che sul 16 bit Sega non si poteva pretendere più di tanto da un titolo del genere, ma è altrettanto vero che su MD non mancarono racing game analoghi che vantavano un compromesso migliore tra dettaglio e fluidità.