Partiamo dagli 8-bit, precisamente dal Commodore 64 che riceve l'incantevole conversione di Wrath of the Demon, action-game largamente ispirato a Shadow of the Beast, anch'esso tecnicamente impressionante e persino più giocabile del classico della Psygnosis, peccato non offra equivalente carisma. Più bizzarro è Security Alert, nel quale impersoniamo un ladro alle prese con diversi obiettivi, dalla banca al museo alla gioielleria, e dovrà usare l'ingegno risolvendo degli enigmi per impossessarsi della refurtiva.
In versione multiformato 8/16 bit possiamo trovare diversi titoli. Atomino è un puzzle-game dalla vocazione scientifica che alla solita regola dell'abbinamento dei colori affianca la possibilità degli atomi di instaurare singoli, doppi, tripli e quadrupli legami tra di loro, complicando il nostro lavoro di “pulitura” dello schermo. Sempre fra colori si gioca Logical, griffato Rainbow Arts, un rompicapo molto “stylish” e caratterizzato da alcune ruote capaci di ospitare quattro sfere da raggruppare cromaticamente affidandosi anche alla rete di canali che possono trasportarle. P.P. Hammer ci costringe a trivellare le aree di giochi per recuperare tesori nascosti, ma è contemplato l'uso di oggetti che, in coppia con una non secondaria componente di azione, rende questo videogioco della Demonware un'esperienza fresca e divertente. MegaPhoenix è il remake di un classico dei primi anni Ottanta, potenziato per gli standard moderni e modificato in alcuni dettagli del gameplay, ma rimane appetibile solo per gli appassionati dell'arcade originale. Nonostante siano in pochi ad esserne informati, anche Exile è un remake: l'originale fu infatti pubblicato su BBC Micro e si trattava di un action-adventure a tema spaziale in cui esplorare un pianeta ignoto risolvendo di volta in volta piccoli enigmi, peccato che sui computer 16-bit sia stato spesso confuso con un monotono clone di Turrican. Curioso il caso di Manchester United: la Krisalis prepara la seconda simulazione di calcio ufficiale della squadra inglese, ma se su Amiga presenta una televisiva inquadratura laterale, sul Commodore 64 preferisce un'impostazione dall'alto a scorrimento orizzontale, per fortuna si tratta in entrambi i casi di un prodotto decente.
Non può mancare la solita rassegna di conversioni: Thunderjaws si allinea impeccabilmente alla tradizione Tengen, fatta di giocabilità precaria e tecnica fastidiosa, che insieme alla qualità già non formidabile dell'originale coin-op Atari scaturiscono in un videogioco tutto da dimenticare; l'infame team inglese, però, fa doppietta e si ripresenta con Hydra, simulazione arcade di corse di motoscafi realizzata con la solita incompetenza, ma ha almeno la scusante di derivare da un cabinato dall'hardware potentissimo; si può tirare un sospiro di sollievo con Toki, per fortuna una delle migliori trasposizioni da sala ad Amiga ma valido anche sul fido Commodore 64.
Passando ai titoli originali, ci sono nomi importanti per DOS, con la Origin che tira fuori Martian Dreams, spin-off della serie Ultima, e la Sierra che presenta il quinto King's Quest, di cui parliamo in basso, e il terzo Quest for Glory. L'ultimo citato è un nuovo e coraggioso tentativo di ibridizzazione fra avventura e gioco di ruolo che porta la serie anche nello sfavillante mondo della VGA a 256 colori, tuttavia sembra avere perso almeno una parte del suo fascino forse a causa di una sceneggiatura meno ispirata. Vale la pena, però, provare Mario Andretti's Racing Challenge, frutto del talento della Distinctive Software di Stunts/4D Sports Driving, che offre la possibilità di guidare mezzi di numerose competizioni.
Le uscite mensili per computer non sono ancora finite, anzi, Amiga ed Atari ST hanno ancora una caterva di cartucce (anzi, dischetti) da sparare. Se siete dei tipi cerebrali potrete coccolarvi con buone proposte fra gli strategici: Electronic Arts mette d'accordo complessità strutturale e buona grafica con Centurion, dove saremo a capo delle conquiste militari di Roma, da pianificare a tavolino e realizzare combattendo su un carro; meno spettacolare è Arnhem, remake di un titolo per CPC e Spectrum del 1985 che ripropone il quadro bellico di un'operazione della Seconda Guerra Mondiale, intitolata Market Garden, ma si rivolge solo ai puristi del genere; la Capstone attinge da una novella di Tom Clancy per proporci il suo gestionale, The Cardinal of the Kremlin, che ci mette al comando delle forze investigative americane in piena Guerra Fredda, con lo scopo di indagare su alcune attività sovietiche al confine afghano, peccato che sia un gioco noioso; di tutt'altra pasta è Deuteros, seguito di Millennium 2.2 che porta ancora più in alto le sue già apprezzate peculiarità, valido sia sul fronte strategico che, e questa è una sorpresa, su quello narrativo.
C'è spazio per le avventure grafiche, a partire da Les Manley in Search for the King, spiritoso e generalmente ben fatto, ma ancora legato ad un'interfaccia testuale ormai obsoleta, ulteriormente penalizzata da enigmi talvolta oscuri. Sempre meglio di Bill & Ted's Excellent Adventure con cui la Capstone cerca goffamente di costruirsi un'opportunità finanziaria per sfruttare la popolarità dell'omonimo film con Keanu Reeves, ma il risultato è disprezzabile. Non la si può includere fra i capolavori del genere, ma almeno Maupiti Island della francese Lankhor prova ad evolvere il genere con alcune feature interessanti come i dialoghi parlati, sintetizzati in real-time dal computer e per questo recitati con freddezza silicea, ed un gameplay composto essenzialmente dalle conversazioni con i vari abitanti dell'isolotto da cui ricavare le informazioni necessarie per smascherare un assassino.
L'estate sembra aver suggerito a tanti designer di architettare un rompicapo, col risultato che ne spuntano fuori come funghi: Swap è il solito combina-colori, qui legato ad una scacchiera geometricamente variabile sulla quale unire tasselli compatibili, ma il gioco è lento e graficamente artistico quanto una pagina di Word; Tangram si sforza di rendere digitale un antico passatempo cinese in cui, adoperando alcuni ritagli, bisogna ricostruire una figura; in Super Skweek, il compito del giocatore è di passare su ogni casella dell'area di gioco per colorarla, interagendo con l'ambiente circostante che può ovviamente creare qualche problema a causa di nemici e sensi unici, ma è piuttosto divertente.
Concludiamo questa maratona tra i computer con un ultimo excursus fra i “vari ed eventuali”. Ci sono due simulazioni di volo: F-15 Strike Eagle II della Microprose divide il pubblico, in quanto contrappone ad un motore tridimensionale tra i più veloci conosciuti su Amiga, un approccio alle missioni ed al controllo del velivolo intuitivo ed immediato, fin troppo secondo i puristi del genere; l'altro riguarda un elicottero e si chiama AH-73M Thunderhawk, griffato Core Design, presenta anch'esso un engine rapido ed un gameplay senza molti fronzoli, e pubblico e critica rimangono impressionati da questo debutto nella categoria da parte del team inglese. Tra simulazione ed avventura si pone Hunter della Activision, straordinariamente ambizioso nel concederci una massima libertà di azione per concludere missioni di significativa varietà che si svolgono in un ambiente in vero 3D in cui al nostro avatar sarà permesso di utilizzare qualsiasi mezzo di locomozione presente. Non meno eclettico è Life and Death, seriosa ricostruzione dell'attività di una sala operatoria, con missioni focalizzate su operazioni di chirurgia, da valutare a partire da una corretta diagnosi, dalla scelta dei giusti attrezzi di lavoro per concludere con un delicatissimo lavoro in punta di mouse. A questo punto un platform ed uno shooter appaiono di una banalità disarmante: Prehistorik, del resto, è davvero un gioco di piattaforme molto “standard”, simpatico per la buona riuscita del character primario e per le ambientazioni, appunto, preistoriche, ma poco stimolante in fatto di level design; Frenetic, invece, riporta la Core Design fra gli sparatutto, ma la buona programmazione ed il ritmo sostenuto (a tratti da “manic” primordiale) non bastano ad un gioco un po' troppo poco carismatico per entrare fra i top degli shooter. Inatteso è Spot, valida riproduzione dell'Othello che si avvale di una mascotte come il puntino rosso della 7up, Spot per gli amici, che si prodigherà in animazioni “cool” in seguito alle vostre mosse sulla scacchiera. Molto originale è Wild Wheels della Ocean, che immagina uno pseudo-calcio con delle automobili che devono fare il possibile per infilare in rete un pallone gigante, con tutte le folli conseguenze che possono scaturire da queste condizioni. Sperimentare, però, non fa bene a tutti come dimostra Cougar Force della Tomahawk, che nel tentativo di riunire in un unico titolo fasi alla Prince of Persia e sezioni di volo finisce col fare tutto molto male. Sliders, invece, copia quasi tutto da Marble Madness, e non è un male, dato che ne approfitta per aggiornarne la grafica e per riproporre una struttura che non conosce il peso degli anni. Lontano dal definirsi un buon gioco c'è Ghost Battle della Thalion, noiosetto e privo di stile che, però, ha una sua valenza storica in quanto rappresenta un abbozzo di quello che sarà uno dei più impressionanti giochi per Amiga: Lionheart.
King's Quest V: Absence Makes the Heart Go Yonder! Anche la saga ammiraglia della Sierra fa il grande passo verso i 256 colori, che in futuro saranno accompagnati persino da dialoghi digitalizzati nell'edizione CD-ROM. Il quinto King's Quest è considerato da molti il migliore di tutti, sicuramente l'episodio meglio intessuto fra le trame degli altri e dotato di grande ispirazione narrativa, col protagonista sulle tracce del suo castello scomparso e munito di un frammento di serpente bianco che gli consente di parlare con gli animali. Ultima: Worlds of Adventure 2 - Martian Dreams L'estrema popolarità guadagnata dal filone convenzionale di Ultima ha aperto le strade verso la costruzione di possibili spin-off, il secondo dei quali è proprio questo Martian Dreams. L'atmosfera è marcatamente steampunk, con un'ambientazione risalente agli ultimi anni del 1800, quando un gruppo di volontari sta per essere letteralmente sparato su Marte tramite un avveniristico cannone. Prenderete parte alla spedizione e vi ritroverete a scoprire le meraviglie del Pianeta Rosso. |
Di fronte a cotanta abbondanza del mondo computer, l'offerta per console appare quasi povera, ma la qualità non manca. Cominciando con il Sega Master System, possiamo imbatterci in un'unica uscita, mirata esclusivamente a completare l'offerta software della piattaforma, ma Sega Chess è comunque una simulazione discretamente valida.
Il dominatore del mercato 8-bit, il NES, porta sui nostri schermi Captain Skyhawk della Rare, uno sparatutto che alterna sezioni a scorrimento verticale ad altre in stile Afterburner, facendo sfoggio di deliziosa tecnica ed una giocabilità che fa onore alla firma dello sviluppatore. Poco lusinghiera è la conversione da computer di Jack Nicklaus' Golf, che ad un gameplay senza acuti abbina una grafica che gira in finestra ridotta e con una lentezza a tratti esasperante. Il meglio del mese è, invece, rappresentato dall'attesa importazione europea di Ninja Gaiden.
Il Super Nintendo è distante ancora nove mesi dal territorio europeo, ma sulle nostre riviste fa discutere la conversione di Sim City. Il Megadrive nel frattempo spadroneggia, ma anche su questa piattaforma tengono banco esclusivamente gli adattamenti da altri formati: Bonanza Bros arriva direttamente dalla sala giochi ed è uno dei coin-op più originali della storia della Sega, nel quale controlliamo due ladri graficamente peculiari alle prese con lo svaligiamento di alcuni edifici; sempre ad un arcade deriva Zero Wing, ma della Toaplan; quello da cui è convertito Wardner, poi, è addirittura vecchio di quattro anni, ma è una riproduzione abbastanza fedele del non proprio famoso originale della Taito; dalla via dei computer giunge Star Control, ottimo mix di strategia ed azione a tema fantascientifico che riesce a non sfigurare neppure su console; addirittura più coraggioso è l'adattamento di Might and Magic II, ma sempre ben fatto, con l'apprezzabile restyling dell'interfaccia per meglio calzare al pad; ci sta bene anche Faery Tale Adventure, anch'esso di origine New World Computing ma dalla visuale a volo d'uccello, premiato dalla critica per la vastità del mondo messo a disposizione dei giocatori.
Le console portatili si rivelano piuttosto vivaci, con un Game Boy che prende sempre più le distanze dal Game Gear. L'handheld Sega si limita a godersi lo splendido Shinobi, non una conversione ma un episodio esclusivo, e Chessmaster, del resto presente anche nel parco giochi del rivale. Sul fronte Nintendo si registrano diverse novità, alcune decisamente gustose: Gremlins 2 è diverso dall'omonimo per NES ed è strutturato secondo le più classiche regole del platform 2D, ma vale la pena giocarlo; Bomber Boy è la trasposizione, chissà perché con un titolo differente, di Bomberman, curata a dovere ma inevitabilmente penalizzata dalle modeste dimensioni dello schermo; King of the Zoo (Penguin Wars sugli altri territori) è un bizzarro sport in cui controllare un pinguino e abbattere con delle sfere gli avversari, ed è persino gustoso; Fastest Lap è un discreto gioco di corse nel quale controllare un pilota intenzionato a scalare la classifica del mondiale, caratterizzato dalla solita inquadratura dall'alto; molto interessante, per quanto ludicamente poco gratificante, è Dragon's Lair: the Legend, rivisitazione in chiave platform del celebre laser-game, più che decente nella tecnica ma terribilmente frustrante.
Ultima citazione per un coin-op: è The Simpsons Arcade Game, realizzato dalla Konami, che porta Homer e famiglia in un picchiaduro all'insegna dell'umorismo, con risultati discreti.
Zero Wing Per introdurre questa conversione di un coin-op Toaplan non si può che esordire con un “All your base are belong to us!”, simbolico esempio dell' “engrish”, ovvero l'inglese secondo le strampalate cognizioni degli sviluppatori nipponici. In realtà, dietro le frettolose traduzioni che fanno capolino di tanto in tanto si cela un shoot'em up a scorrimento orizzontale ben fatto e dal valido accompagnamento musicale. Ninja Gaiden Tre anni dopo la prima pubblicazione in terra giapponese, Ryo Hasabusa timbra il passaporto per le console europee. Il primo Ninja Gaiden è un platform a scorrimento orizzontale con una rilevante componente hack'n'slash. Pur risultando divertente e molto giocabile, è diventato celebre per la sua considerevole difficoltà ed ha dato inizio ad una florida saga giunta fino ai giorni nostri con episodi in grafica poligonale che hanno debuttato sulla prima Xbox. |
Gianluca "musehead" Santilio
Riguardo ad Amiga e Atari ST ricordo volentieri Logical, un puzzle game un po' da trip con bellissime musiche di Rudolf Stember (su Amiga-), F-15 Strike Eagle II / Thunderhawk AH-73M (entrambi ottimi anche su ST) e Hunter, titolo concettualmente modernissimo e, anche in questi caso, ugualmente ben realizzato anche sul 16 bit Atari (nei titoli in grafica poligonale non vi erano differenze di potenzialità tra Amiga e ST).
Ottime anche le conversioni di Toki che, con le dovute proporzioni, non sfigura su nessuno dei due sistemi.
Per quanto riguarda Ghost Battle della Thalion, non è molto di più di un opaco clone di Ghost 'n' Goblins... ma è firmato dallo stesso Henk Nieborg che, come citato nell'articolo, avrebbe curato l'estetica di Lionheart, Flink e Lomax.
A proposito di Ghost Battle e di Thalion, i titoli di questa sh tedesca sono liberamente e legalmente scaricabili dal sito che segue in cui sono disponibili i disk image delle versioni Amiga e Atari ST, svariati goodies, informazioni e curiosità:
http://thalion.exotica.org.uk/
http://thalion.exotica.org.uk/games/games.html
http://thalion.exotica.org.uk/games/...battle/gb.html
Quì ci sono le informazioni e le immagini del disco (utilizzabili sugli emulatori) relativi alle versioni Amiga e Atari ST (fra l'altro, se non ho capito male la distribuzione è autorizzata dalla Thalion); in ogni caso non ti aspettare granché da Ghost Battle: