Gods Quasi ogni gioco dei Bitmap Brothers è andato incontro a giudizi controversi e Gods non fa certo eccezione. Impersoniamo Ercole nella sua avventura per conquistare l’immortalità che si dipana come un action-adventure a piattaforme, molto carismatico esteticamente e con meccaniche di gioco piuttosto lente per la presenza di numerosi puzzle che hanno scoraggiato parte del pubblico. Di sostanza ce n’è, ma non è per tutti. Chuck Rock A partire dalla sua meravigliosa presentazione, si tratta di un platform capace di farsi ricordare con grande simpatia, col character che dà il titolo al gioco che si fa strada nella preistoria a suon di “panzate”. Il design della grafica e la trascinante colonna sonora hanno il merito di coprire alcune magagne del prodotto, caratterizzato da un gameplay indubbiamente distante dai migliori platform game del periodo. Eye of the Beholder Ai ragazzi di Las Vegas che avevano fondato gli Westwood Studios mancava ancora un grande successo. Il primo passo verso il top della scena videoludica mondiale fu proprio questo gioco di ruolo, successore spirituale di Dungeon Master, punto di riferimento dell’epoca. Poche introduzioni, ma tutto il resto veniva eseguito maestosamente sia sul fronte tecnico che ludico per avviare una delle saghe più influenti dei primi anni Novanta. |
Il Super Nintendo convince moltissimo il mercato in Giappone e, soprattutto, Stati Uniti ed il Megadrive gioca la carta delle conversioni per stabilire un buon vantaggio in attesa del suo sbarco europeo. E’ possibile finalmente trovare sul nostro territorio After Burner II, che certo non può essere come il coin-op, ma i programmatori della Sega svolgono un lavoro dignitoso. Finalmente importato anche Darius II/Sagaia, horizontal shooter della Taito stimato da un bel po’ di giocatori, ma, per forza di cose, in salotto non può vantare i tre schermi affiancati visti in sala giochi. Di richiamo sicuramente minore è Midnight Resistance, adattamento della scheda da bar Data East, che tuttavia si conferma un onesto run’n’gun, solido ma con poche concessioni alla spettacolarità. Convince poco Twin Cobra, della cui trasposizione si è occupata una Treco non esattamente encomiabile. Sempre una conversione, che giunge però da un percorso differente, è quella di James Pond, apprezzato action-game per Amiga/ST che su Megadrive è costretto a fare i conti con rivali piuttosto ben messi. Trattiamo più avanti l’unico titolo originale del mese: Sword of Vermillion.
Le altre piattaforme non si fanno trovare in grande spolvero: il PC Engine, ad esempio, propone solo Final Match Tennis, simulazione però molto convincente di questo popolare sport ad opera della Human.
Neppure il NES naviga fra le novità, ma ci sono buoni prodotti: Burai Fighter è uno sparatutto che punta sulla varietà, con un’impostazione prevalentemente orizzontale che si alterna a sezioni di diversa natura ma sempre ben curate; Iron Sword è il secondo episodio della saga di Wizard & Warriors, ma il team Zippo Games si trova col difficilissimo compito di sostituire la Rare che aveva curato la prima uscita, uscendosene con un videogame di livello considerevolmente inferiore; Days of Thunder, infine, vi cala nella formula NASCAR attraverso gli occhi di Tom Cruise e, nonostante la grafica tridimensionale sorprendentemente veloce, non s’impegna molto per intrattenerci a dovere.
Solo conversioni per il Master System. Spicca quella di Galaxy Force: il coin-op era oggettivamente improponibile per qualsiasi console, figuriamoci un 8-bit! Eppure, la Sega tira fuori il massimo di quel che era lecito sperare, riuscendo a trovare un equilibrio accettabile tra abbondanza di sprites e una moderata, ma non compromettente, scattosità. Più abbordabile è Dynamite Duke, un prodotto sulla scia di Operation Wolf con avatar a vista che non ha grossi handicap tecnici, ma deve fare i conti con un corrispettivo coin-op che proprio non aveva trascinato le folle. Joe Montana Football è la pallida ombra della versione Megadrive, ma è il migliore del suo genere su questa piattaforma seppure per mancanza di concorrenti. Bello, invece, l’adattamento di un grande classico del golf per computer, World Class Leaderboard, forse l’unico buon lavoro della storia della Tiertex…
Terminiamo la nostra panoramica con un rapido sguardo al GameBoy ed alle sale giochi: il primo si becca The Chessmaster, una buona simulazione scacchistica che fa esattamente quello che ci si aspetta, e Teenage Mutant Hero Turtles: Fall of the Foot Clan, un tributo alle celebri tartarughe molto migliore di quello che da poco circolava su computer e console; in sala e nei bar, invece, si può trovare Rampart, un originalissimo titolo della Atari che unisce numerosi generi rispettando le esigenze di “ritmo” dei coin-op, offrendo elementi di shooter, strategia e tower defense, meritandosi i tanti elogi e le conversioni per sistemi casalinghi.
Sword of Vermillion Com’è possibile che questo prodotto sia forse il migliore JRPG per Megadrive ed anche uno dei titoli più oscuri del team AM2? Chissà, probabilmente perché la console Sega non è mai riuscita ad imporsi sulla scena internazionale per l’offerta in campo ruolistico, strizzando fin troppo l’occhio alle importazioni degli esemplari occidentali. Arrivato da noi due anni dopo il suo debutto NTSC, però, Sword of Vermillion, convince la maggioranza della critica con una grafica non spettacolare ma minuziosamente curata ed una struttura di facile accesso per tutti i giocatori. Un titolo meritevole di essere riscoperto. |
Gianluca "musehead" Santilio
In effetti se Gods, pur essendo graficamente più che valido, è abbastanza lontano dal valorizzare al massimo l'hardware dell'Amiga, costituisce tuttavia un vero e proprio tour de force audiovisivo per l'Atari ST. I programmatori, infatti, frantumano vari limiti dell'hardware a partire dai 16 colori a video (praticamente raddoppiati) per proseguire con l'audio che, considerate le caratteristiche del chip, è veramente notevole!
Per quanto riguarda Sword of Vermillion... si tratta senz'altro un ottimo titolo. La firma di AM2, difatti, è indubbiamente di peso e, tanto per dirne una, l'autore delle ottime musiche è Hiroshi Kawaguchi, stesso chip musician di Hang-On, Out Run, Space Harrier, Power Drift e After Burner. E tuttavia ma non arriverei a definirlo come "forse il migliore JRPG per Megadrive". Di sicuro lo è stato per molto tempo (la versione giapponese risale addirittura al 1989), ma poi la concorrenza si è fatta sentire con titoli del calibro di Phantasy Star II e IV, Landstalker e The Story of Thor.
Non ci ho mai giocato ma citavo alcuni recensori che lo hanno reputato tale, sicuramente un titolo molto interessante.
Per me, vent'anni fa, tante partite a Chuck Rock, ma ero il solito pippone e le fasi avanzate le ho viste solo poi su Youtube :P
Sono riuscito a finire il tie-in di Ritorno al Futuro 3, però...
Mentre giochi belli come Eye of the Beholder non li ho mai digeriti...