La sorpresa più grande è forse di trovarsi tra le mani un titolo per ZX Spectrum originale e davvero di ottima fattura: Extreme.
Non meno rilevante è il ruolo che il PC riesce a ritagliarsi, dopo essere venuto alla ribalta da poco grazie all'arrivo di Monkey Island. La piattaforma DOS spinge forte sulle prestazioni nel campo del 3D, irraggiungibili per gli altri computer, mostrando ciò di cui è capace con Knights of the Sky della Microprose (una simulazione della Prima Guerra Mondiale), Lightspeed (un'altra simulazione della stessa casa, ma stavolta a tema spaziale), Cover Action (il mondo dello spionaggio e degli intrighi secondo il genio di Sid Meier) e Test Drive III (episodio non particolarmente felice del gioco di corse urbane della Accolade).
Il duo Amiga-ST si sbilancia più decisamente sul fronte Commodore a livello di attenzione mediatica in virtù di giochi generalmente più validi tecnicamente, frutto di programmatori sempre più a loro agio con la complessa architettura custom del sistema, ma i titoli pubblicati in parallelo non mancano di certo, come Toyota Celica GT Rally che rinforza l'offerta driving della Gremlin con un prodotto più simulativo di Lotus ma non certo ugualmente giocabile. Masterblazer è invece il seguito di Ballblazer, uno sport futuristico visualizzato con uno pseudo-3D che negli anni Ottanta aveva furoreggiato, e bisogna dire che questa seconda installazione è capace di riprenderne degnamente il feeling. Death Trap è un'escursione della Anco fuori dagli allori calcistici, e può essere definito come un action adventure vagamente ispirato da Castlevania, ma non molto divertente. Molto migliore è Z-Out della Rainbow Arts, uno shooter solido tanto su Amiga quanto su ST, anche se il primo computer fa valere la sua maggiore vocazione arcade, mentre sul fronte audio sono valorizzati, coi rispettivi limiti, entrambi gli hardware. Stesso dicasi per Awesome della Psygnosis, mozzafiato sui circuiti Commodore, ma apprezzabile anche sul rivale Atari.
In conversione potenziata dagli 8 ai 16 bit arriva Narco Police della Dinamic Software, un TPS (genere assolutamente insolito per il tempo) in cui combattere i malviventi del mercato della droga, gustandosi una grafica solo apparentemente tridimensionale, ma fluida ed ingegnosa.
C'è spazio per una piccola chicca, un titolo dell'eclettico Jeff Minter incapace di lasciare un'impronta significativa: Defender II. E' davvero un episodio ufficiale della serie del classico anni Ottanta, che tra l'altro include nel suo programma anche i primi due (Defender e Stargate), più una modalità nuova chiamata proprio Defender II. Non essendo un gioco visionario come i più noti dell'autore americano, non è stato lungamente ricordato dal videoludo, ritrovandosi facilmente scavalcato dal Defender 2000 che lo stesso Minter curerà per l'Atari Jaguar.
Non mancano, come al solito, delle conversioni appetibili: piuttosto buone quelle di E-Swat, che a differenza del Master System, sui computer è davvero derivato dal coin-op; meglio ancora è Golden Axe, che su Amiga trova soddisfazione tra gli acquirenti; tecnicamente molto riusciti, pur essendo di spessore non clamoroso già nella forma originale dell'arcade, vanno considerati anche NARC e Line of Fire.
Sulle riviste, però, chi arriva con più clamore è Prince of Persia.
Extreme Quando ormai la parabola commerciale dello Spectrum era nelle sue fasi conclusive, forte solo del ragguardevole quantitativo di unità piazzate, Extreme appariva come un vero gesto d'amore dei programmatori nei confronti della macchina. E' uno sparatutto in cui muoversi multidirezionalmente col proprio avatar, nonché un ottimo esempio di programmazione della Digital Integration. Awesome Cosa aspettarsi dagli stessi coder di Shadow of the Beast se non un'esplosione di tecnica suprema? Stavolta, però, invece di concentrarsi su uno scrolling parallattico mozzafiato, i Reflections hanno ripiegato sugli scenari spaziali, realizzando uno sparatutto multievento, ognuno dei quali caratterizzato da una qualità audiovisiva stupefacente. La giocabilità non è altrettanto elevata, ma è un gioco capace di farsi ricordare. Prince of Persia Il curriculum di Jordan Mechner era già iniziato con Karateka, ma non era un gioco perfetto, difettava di quel “quid” capace di tramutarlo in classico nonostante le rispettabili vendite. Affinando la tecnica del Rotoscoping, con la quale Mechner filmava il suo fratello atleta per derivarne animazioni per sprites, egli ebbe l'intuizione di costruire un setting persiano, con una principessa da salvare ed una clessidra magica a scandirne l'ultima ora di vita. Il capolavoro era fatto e, nonostante episodi non fortunati, il nome del Principe di Persia è ancora protagonista dei videogiochi. |
Le console ad 8-bit si gustano le loro solite trasposizioni da coin-op come Paperboy o Gauntlet, piuttosto giocabili, ma sul fronte dei giochi originali c'è il solo Master System con uno dei tanti spin-off del terzo film di Indiana Jones, The Last Crusade, in questa occasione un valido platform game.
Sul Megadrive c'è la conversione di Fire Shark, non incredibile ma abbastanza riuscita, ma la pubblicazione più rilevante è quella di John Madden Football che avvierà una felice serie di simulazioni di football americano per il Megadrive. C'è anche il PC Engine, ovviamente, che dai coin-op prende Rabio Lepus, fedelissimo all'originale che, però, non rientrava nell'Olimpo dei grandi classici neanche per errore. Tanto vale provare il tie-in del film di Batman, diverso da quello già visto su altre piattaforme e che si identifica in un action game con visuale dall'alto molto poco violento e complessivamente non memorabile.
Per scoprire qualche nuovo prodigio tecnologico vale la pena fare una passeggiatina in sala giochi e ammirare Race Drivin', meno impressionante di Hard Drivin' ma in realtà molto più complesso e verosimile. Di maggiore impatto è Pit-Fighter, un picchiaduro che sul fronte grafico introduce sprites digitalizzati dei lottatori, archiviando una spettacolarità ragguardevole!
John Madden Football Prima di debuttare sul Megarive, la serie col nome del più famoso cronista americano già esisteva sui computer, ma in occasione dell'uscita su console la EA ha optato per un vero e proprio reboot. Forte vocazione alla spettacolarità, giocabilità semplificata per venire incontro alle esigenze della massa che rende accessibile questo sport anche al pubblico europeo. Le basi per una delle più longeve serie sportive è stata così gettata. Pit-Fighter Prima di Mortal Kombat, è stato questo lavoro dell'Atari ad offrire ai giocatori dei combattenti non disegnati ma fotografati. Il contesto è quello delle lotte clandestine ed il gameplay ben distante da quello di Street Fighter, tanto per qualità quanto per tipologia. Pur convincendo poco i critici, perplessi dalla casualità e dalla confusione della lotta, era un coin-op così unico che raggiunse ben presto una significativa popolarità. |
Gianluca "musehead" Santilio
Di partite fatte a Golden Axe su Amiga non potrei tenerne il conto, ma anche su Line of Fire ho speso parecchio tempo.
Pit Fighter era davvero poca roba ma una grafica così ai tempi faceva paura nonostante la mancanza di stile. Per le conversioni non era facile replicarne la spettacolarità, dato che il coin-op usava tanti sprites e grossi, tra l'altro con uno scaling fuori dalla portata dell'hardware casalingo dell'epoca. Poi aggiungiamoci che le conversioni erano compito della Tengen...
Awesome ,grandissimo gioco dei Reflections ,ma solo sulla carta perchè non ci capii niente sulla struttora del gioco ed era difficilissimo.
Ricordo anche Golden Axe ,bellissima conversione sulla mia amata Amiga,anche Eswat non era malvagio