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ID: 246350Non è un mistero: per il giocatore di inizio anni Novanta, il massimo è certamente godersi nella comodità della propria casetta una bella conversione da coin-op. Evidentemente, a supporto degli sviluppatori non mancano dei confortanti dati di vendita e la consapevolezza che l'utente, oggi come allora, preferisce spendere i suoi soldi per qualcosa di già noto.

Il Novembre 1990 di conversioni ne vede parecchie, come al solito con risultati altalenanti. Partendo da quelle buone, non si può che applaudire alla fedeltà di Badlands al cabinato originale, benchè sia corretto sottolineare la “banalità” tecnica di quest'ultima, che si limitava a gestire piccoli sprites su una schermata fissa, ben riprodotta su Amiga ed ST; un lavoro nettamente peggiore fu quello svolto da una detestabile US Gold per UN Squadron, trasformato in una sorta di slideshow a pochissimi colori, meno che l'ombra dello spettacolare sparatutto Capcom; nel giusto mezzo, invece, ci stavano i “gemelli diversi” Saint Dragon e Dragon Breed, rispettivi adattamenti dei cabinati Jaleco e Irem, portati sui 16-bit dai talentuosi Sales Curve e Arc, non casualmente due buoni lavori seppure lontani da un leggendario status di “arcade perfect”; a non sfigurare ci prova anche Atomic Robo-Kid, ma forse stavolta sussiste qualche scatto di troppo.

Passando ai titoli “originali”, partiamo dall'Atari ST che presenta Loopz, successivamente convertito per gli altri formati, in cui il giocatore deve combinare vari tasselli di forma diversa in modo da unirli in circolo (o quasi), causando la scomparsa dei pezzi coinvolti. Originale e divertente!
Interessante è anche The Immortal, nato prima su Apple IIgs e poi trasferito su Amiga ed ST, prima di raggiungere persino le console con NES e Megadrive. Si tratta di un dungeon crawler con elementi di avventura in cui, impersonando un mago, dovevamo avere la meglio su alcuni labirinti usando se possibile anche il cervello.
A spremere per benino le nostre meningi ci riesce forse meglio Mean Streets, Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 246349capostipite della saga che avrebbe poi generato Martian Memorandum, Under a Killing Moon ed Overseer. Anche lui arriva in doppio formato Amiga/ST, come del resto il puzzle-game Vaxine, firmato The Assembly Line e caratterizzato da un curato engine 3D, o Spindizzy 2, una sorta di Marble Madness con una trottola al posto della pallina.
Solo su Amiga, almeno per il momento, escono The Spy Who Loved Me, ennesimo tie-in delle avventure di James Bond (questa volta realizzato meglio del solito), e Lotus Esprit Turbo Challenge, il titolo che avrebbe cambiato la storia dei giochi di guida su computer.

Lotus Esprit Turbo Challenge
Magnetic Fields era già un nome speciale per gli amanti dei driving games grazie a Supercars, ma la sfida nata con la realizzazione di Lotus li portava sui binari di un gioco di guida molto diverso, non più in semplice 2D, ma in un ben più coraggioso pseudo-3D. Con questo prodotto, acciuffano insieme un ottimo risultato sul fronte della giocabilità ed uno meraviglioso sul lato tecnico, grazie ad una fluidità sensazionale che stabilisce nuovi parametri di riferimento per il mondo Amiga.


A dispetto dell'avvicinamento della stagione natalizia, il nipponico mondo delle console si rivela piuttosto pigro in Europa. Sulle piattaforme ad 8-bit, infatti, troviamo un unico esponente di rilievo, e nemmeno troppo, visto che Fester's Quest può risultare simpatico per l'indiscutibile appeal del protagonista giunto dalla famiglia Addams, ma non gli si possono nemmeno negare evidenti pecche nel gameplay, troppo blando. Ad ogni modo, un action game con timidi elementi adventure a scorrimento multidirezionale.Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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Le macchine più potenti mostrano i muscoli con le solite conversioni, ma la fedeltà al coin-op di Klax per PC Engine non è poi così ardua da archiviare, mentre sicuramente più apprezzabile è il lavoro svolto sul Megadrive per Insector-X, nonostante lontano da quello che la console Sega esprimerà in futuro. La casa giapponese, tra l'altro, ci ricasca con le sue “false” conversioni con Moonwalker.
Panorama desertico o quasi anche per i giochi da sala. A risollevarlo, o a provarci, c'è Hydra della Atari, un coin-op che punta tutto su una tecnica da paura fatta di zoomate ed effetti speciali, una corsa in motoscafi che, qualche tempo dopo, conoscerà pessime conversioni su computer. Sicuramente migliore è Magic Sword della Capcom!

Moonwalker
Per qualche strana ragione di marketing, la Sega di questi tempi non portava sul Megadrive reali trasposizioni dei suoi gioielli da sala, piuttosto degli spin-off dalla qualità altalenante. A tale regola non sfugge Moonwalker, che da picchiaduro isometrico diventa molto più platform e soprattutto con classico scorrimento orizzontale. Se ci aggiungiamo anche una colonna sonora di qualità ridimensionata, il quadro non diventa esaltante, ma rimane un titolo molto ricercato dagli amanti di MJ.




Magic Sword
L'idea di un “platform-hack'n slash collaborativo” non è di semplice attuazione per varie ragioni, dalla programmazione di un'adeguata intelligenza artificiale alla praticità di due character che si muovono e si sovrappongono nella più totale bidimensionalità. La Capcom, però, ci prova e con Magic Sword ottiene un risultato dignitoso, permettendovi di liberare una torre facendo leva sull'aiuto di alcuni prigionieri che, una volta liberati, vi forniranno un utile supporto. Non tra i coin-op più amati della softco giapponese, tuttavia.

Gianluca "musehead" Santilio