La nostra vita certo non è un videogioco, però alcune volte questa realtà ha molte similitudini con il nostro passatempo preferito. Serve un discreto spirito di osservazione per individuare gli stessi boss finali presenti nei videogame, che potremo incontrare tutti i giorni:
Il Re scheletro nell'armadio.
Una serata speciale con una ragazza speciale. Sembra andare tutto per il meglio. Il cibo è ottimo, il locale è disegnato attorno a voi, l'atmosfera è perfetta, siete dentro un film romantico.
Lei vi guarda sorridendo; è uno spettacolo nel suo abito che cela le curve seducenti del suo corpo. Il suo viso ondeggia dolcemente davanti a voi. Chiacchierate del più e del meno sottovoce, tra una portata e l'altra, portando il discorso a un livello molto intimo.
Avete il sapore del filetto di Lonza in bocca quando, dopo aver gettato un occhio sopra il menù, arriva Il Re Scheletro nell'Armadio.
E' una ragazza con uno sguardo incredulo, che diventa stupito dopo che vi ha visto. Sta puntando verso di voi e si avvicina con sbarazzina ingenuità. In due pesanti falcate raggiunge il vostro tavolo e vi saluta:"Ciao! Non pensavo fossi il tipo da questi locali, a me non mi ci hai mai portato!"
Guardi il Re Scheletro con imbarazzo, vorresti non conoscerlo anche se sai esattamente chi è.
Alzi la mano e la muovi come per allontanare quell'incubo e non riesci a dire nulla, ci pensa lei:"Noi andavamo sempre in pizzeria...ah ma scusate, non voglio disturbarvi, godetevi la serata! Ciao ciao!"
Il boss abbandona il campo di battaglia con un sorriso beffardo.
Vi guardate in giro prima di incrociate lo sguardo feroce della vostra compagna. La sua voce, prima un dolce sussurro, scocca brutalmente una domanda:
"LEI, CHI E'?"
Non potete ammettere che è la vostra Ex, che avete lasciato qualche giorno fa, dopo che vi siete messi con lei. Non potete neanche confessare che c'è stato un periodo che andavate a letto con entrambe. Un bel periodo, si chiaro. Elaborate velocemente una risposta ricca di immaginazione e improvvisazione:"Pensa che coincidenza! E' una mia amica fin dalle elementari, siamo come fratelli!". La vostra voce è tremula, siete poco credibili.
Sapete che è solo questione di secondi prima che la cena romantica si trasformi in una serata di sospetti, che vi bombarderanno sino a notte fonda.
Il Re scheletro nell'armadio ha vinto una battaglia, non la guerra.
Il Cervello Madre.
In quel periodo della vita in cui si convive con i genitori, la vita è più facile e tutto scorre via con una velocità disarmante. Arriva, prima o poi, quel Sabato sera in discoteca dove credete di sapere tutto su di voi e su quanto alcool riuscite a assimilare, però i fatti lo smentiscono. Tra un bicchiere di birra, uno di Vodka e uno di quella sostanza nera molto forte, vi ritrovate a terra stesi dal mondo trasformato in giostra, mentre i vostri amici, dalla risata facile e con i baffi della Moretti nei globuli rossi, commentano con entusiasmo il vostro disastroso stato .
La serata diventa ancora confusa dopo che avete preso un spinta, da qualcuno, da qualche parte perché cercavate di rimorchiare una qualche ragazza, già impegnata da un qualche fidanzato, che una memoria frammentaria lo ricorda grosso, muscoloso e incazzato.
Il culmine della serata arriva sulla via di casa, quando abbracciati ai vostri amici intonate una canzone completamente a caso, tipo la colonna sonora di E.T o il richiamo di Epona di Zelda. Sull'ultima nota arriva un blackout e vi risvegliate sull'uscio di casa, davanti al boss finale:
Il Cervello Madre ha due pugni infilati nei fianchi e lo sguardo infernale. Le sue braccia vi trascinano in camera e vi sbattono violentemente sul letto.
Quegli occhi fiammeggianti vi torturano nel sonno e li rivedrete il mattino, quando vi sarete svegliati a mezzogiorno, con un mal di testa da Guinness e l'impronta di un pugno scolpita sulla guancia destra, diventata livido viola. Nel vostro inventario manca anche un dente.
Mother Brain non vi da tempo di riprendervi e attaccherà con tutte le sue armi, tutti i cannoni caricati a frasi comuni, compreso il classico:"Questa casa non è un albergo!"
Sconfiggerlo non sarà facile e servirà molta abilità, nel frattempo giurate a voi stessi di non alzare più nessun bicchiere di Alcol.
Almeno sino al prossimo sabato sera.
La Mandria di Zombie.
Dovete pagare un bollettino che vi stavate quasi dimenticando. Non sapete come sia stato possibile ma avete questa incombenza che dovete fare quello stesso giorno, l'ultimo prima della scadenza. Cosi vi recate velocemente ne più vicino e unico ufficio postale della zona, cercando di fare meno fatica possibile, nel più breve tempo possibile. Sono le ultime ore del pomeriggio e la sera sta già facendo capolino abbattendo il sole che tramonta da qualche parte alle vostre spalle. Voltate l'angolo con il bollettino tra le mani, pronti a infilarlo sotto il vetro del primo sportello disponibile, quando compare il Boss finale.
Una marea di zombie pensionati accalcati, uno davanti all'altro, fermi davanti all'unico sportello aperto. Sentite che si lamentano mugolando e ondeggiano privi di vita, rimanendo in piedi accatastati per un delicato sistema di equilibrio, che si può rompere con un debole spostamento d'aria. Sono pronti a assalire la prima persona che gli passa davanti saltando la coda, divorandogli le budella e mangiargli il cervello. Sembrano inermi e passivi, però nella loro collettività trovano la forza di essere pericolosi. Vi mettete dietro di loro, pazienti e aspettate il vostro turno che sembra non arrivare mai. Gli zombie si muovono in un'unica direzione, l'unica che conoscono. Sbuffano e ogni tanto vi guardano, pronti a saltarvi addosso se fate una mossa sbagliata. Nel frattempo, dentro un vetro antiproiettile, un'impiegata postale, passiva quanto gli zombie, assolve la sua mansione nel modo più lento possibile, usando il solo dito indice sulla tastiera, un tasto per volta. Anche il computer affronta i calcoli svogliatamente, sbuffando ogni virgola mobile.
La mandria di Non-ancora-morti viene smaltita gradualmente rosicchiandovi il vostro tempo, le armi sono inutili, fuggire è impossibile. L'unico gesto che vi è concesso è avanzare lentamente, un millimetro per volta.
Tornerete a casa più tardi vittoriosi, con le prime luci dell'alba.
Il Bambino Cosmico.
Che voi siate genitori o giovani fancazzisti, potrebbe capitarvi questo terribile boss finale che da vicino, non sembra cosi pericoloso. Possiede le fattezze di un bambino innocuo; testa perfettamente tonda con un mazzetto di capelli in perfetto equilibrio verticale. Statura minuscola e corpo gracile, una maglietta di Spongebob rivela la sua età, i jean strappati rivelano le sue febbricitanti attività fisiche. Si avvicina a voi invisibile, per via della sua statura minuta.
Vi accorgete di lui per la sua vocina acuta, che penetra nei timpani come una punta del trapano dentro un bombolone alla crema:"Scusi signore!" - vi guardate in giro – "Signore?"
E' sotto di voi, pronto a combattere. La sua strategia vi è sconosciuta, finché non inizia a piombarvi di domande:"Perchè avete il berretto?"
Siete tenuti a risponderci per educazione. Sempre siano maledetti i costumi che hanno gettato le basi della civiltà moderna!:
"Per ripararmi dal sole"
"Perchè non usate gli occhiali da sole?"
"Perchè ho già quelli da vista..."
"Perchè avete gli occhiali da vista?"
"Perchè mi manca qualche diottria"
"Perchè vi manca qualche diottra?" - sempre ammesso che il bambino sappia cosa sia una diottria.
"Perchè ho un occhio più debole"
"Perchè è debole?"
La lotta non concede pause e nessun genitore interviene per interromperla, siete alla completa mercé del Bambino Cosmico.
"Perchè mi fai tutte queste domande?" osate domandargli.
"Perchè SI!” - Una granata che mette disordine nei vostri pensieri e lascia un cratere tra le vostre parole.
"Perchè avete la barba?" - la lotta riprende
"Perchè me la faccio crescere" – l'educazione anche
"Perchè ve la fate crescere?"
"Per assomigliare a una persona malvagia e brutta"
"Perché volete assomigliare a una persona malvagia e cattiva?"
"Per evitare che bambini come te si avvicinino a tempestarmi di domande” - Evidentemente non è servito.
"Perché eviti i bambini?"
Elaborate una sopraffina manovra di fuga che vi permetterà di salvarvi da questo malefico boss e riavere, finalmente, la vostra vita.
“Perché volete riavere la vostra vita?”
Non c'è via d'uscita, ll Bambino cosmico sconfigge qualsiasi adulto, persino i suoi genitori che lo hanno abbandonato, pur di non subire le sue domande.
Il Capitano Cluster.
Sono millenni che possedete una macchina digitale. La portate sempre con voi nelle occasioni speciali, una cena, un matrimonio, la rappresentazione teatrale dell'amica che volevate portarvi a letto e (purtroppo) è rimasta sempre una buona amica, il compleanno di un amico caro, il matrimonio di un vostro ex amico caro che si è sposato con la ragazza che lavora a teatro, l'ingresso nell'Apple-Store dopo ore di coda. Avete milioni di foto custodite gelosamente in un hardisk da svariati trilobyte. Le avete catalogate con cura e ad ogni scatto avete dato un nome, un tag, una collocazione temporale e vi siete presi la briga di aggiungerci una breve recensione. Un lavoro mastodontico che ha portato via metà della vostra gioventù e parte della vita adulta e chissà quanta ve ne porterà ancora via. Siete pronti a caricare ulteriormente il database, scaricandoci dentro un'altra tonnellata di foto, quando sentite un rumore sinistro e meccanico.
Tikke tikke tikke tikke tikke tikke tikke tikke tikke
Proviene dall'interno dell'hardisk e non è per nulla rassicurante.
Tikke tikke tikke tikke tikke tikke tikke tikke tikke
TIKKE!
TiiiiIiIiIiiiIiK!
Vi accorgete del pericolo troppo tardi, il Capitano Cluster si sta manifestando e inizia la sua opera di distruzione. Non riuscite a mettere in salvo il vostro lavoro di una vita. Dall'interno del computer parte un processo di distruzione misterioso, avvengono esplosioni di anti-materia dentro la scatola di metallo rilucente, ogni cosa al suo interno viene ridotta in polvere da forze magnetiche e mistiche. Ogni singola componente interna si ferma con un ultimo rintocco.
Il vostro passato in digitale vi saluta e non lo rivedrete mai più. Un Boss crudele che può colpire inesorabile, durante i fine settimana.
Metal Gear Comodino.
E' notte, dormite placidamente nel vostro letto come il primo giorno in cui avete conosciuto il sonno. Siete in armonia con Morfeo, il dio dei sogni, che vi concede un idillio onirico privo di incubi e degno del paradiso. Un dolce limbo che viene infranto da un bisogno primario. La vescica vi sta avvertendo di una emergenza, se non correte subito al bagno entro trenta secondi esploderà con una deflagrazione in grado di inondare l'universo di urina. Svegliati improvvisamente, scatta l'atto di coraggio nato dalla necessità e saltate giù dal letto con sicurezza, la casa è vostra, la conoscete a memoria. Potete farci una planimetria disegnandola su un fazzoletto, appesi a testa in giù, mentre una scimmia vi solletica i pieni nudi e la donna barbuta tenta di baciarvi. Nessun angolo ha segreti, non è un problema raggiungere il bagno nella completa oscurità. Muovete i primi passi frettolosi verso l'uscita della cameretta, quando il piede destro sbatte violentemente sul boss:
Metal Gear Comodino.
Un mostro meccanizzato, rettangolare, dotato di due cassetti tattici, pieni di calzini, profilattici dimenticati e armato di quattro blindati e letali spigoli. Uno di questi vi frantuma il dito del piede.
Una male arriva inaspettato e scavalca i postumi del sonno che rilassano il corpo. Lo sentite in tutta la sua ferocia e con grande difficoltà soffocate in silenzio il dolore, per non svegliare il condominio. Nel buio vi rendete conto di quanto siete stupidi, Metal Gear Comodino è un nemico che va affrontato con la luce accesa e un paio di scarponi da montagna.
Donkey Kong:
Siete comodamente seduti dentro un divano, vi avvinghia meglio di un'amante appassionata. Il vostro cervello rimane spento davanti alle immagini che scarrellano in televisione, siete prossimi al sonno più profondo e non avete programmi migliori per la serata. Siete dei professionisti della trasgressione. Questo boss finale è silenzioso. Arriva improvvisamente, anche se enorme e dalla corporatura massiccia, non fa nessun tipo di rumore e giunge alle vostre spalle senza che ve ne possiate accorgere.
Nello schermo compare un oggetto di uno spot televisivo, generalmente legato alla vostra passione o al vostro passatempo. Può essere una nuova console, cosi come un nuovo cellulare, una bici ultraleggera, un lettore mp3 dal design accattivante o un SUV enorme dai consumi incalcolabili, una action-cam per gli sport da pantofole. Non importa, da quel momento lo volete avere a tutti i costi. La scimmia Donkey Kong vi assale, non potete divincolarvi dalla sua stretta. Le vostre difese cadono nella sua morsa, mentre vi stringe senza lasciarvi respiro, prende posto sulla vostra schiena e li rimane. L'unica maniera per allontanarla è comprare l'oggetto del vostro desidero, che il giorno prima non avete neanche considerato e i vostri amici non vi avrebbero convinto neanche ad affittare.
Quando arriva la scimmia gigante, nessun esorcismo potrà levarvela, solo se la colpite di striscio con la vostra carta di credito si allontanerà. Nessuno può dire per quanto tempo.
Il Malvagio Doctor Squaraus:
Siete a un compleanno di un amico per una di quelle rimpatriate con persone che non vedevate da tempo. L'atmosfera è gioiosa, il cibo è abbondante come le chiacchiere e le risate. Vi state divertendo parecchio e vorreste che la serata non finisse più, accettate anche di andare in discoteca dopo la cena, posto che non frequentate oramai da quella volta che siete tornati orizzontali. Una volta pagato il conto, uscite e vi mettete alla giuda verso la Movida, siete intenzionati a fare il giro dell'orologio, quando improvvisamente dietro l'abitacolo compare il Malvagio Doctor Squaraus!. Con un gesto deciso vi attacca nel basso ventre. Dal vostro stomaco sentite delle contrazioni e una strana forza demoniaca si muove al suo interno. Un potente incantesimo sta attraversando le vostre viscere e piegate il corpo colpito da feroci spasmi. Decidete di cambiare destinazione e vi dirigete a tutto gas verso il bagno più vicino, che è quello di casa vostra, che poi è quello che conoscete meglio e vi da più sicurezza. Il Doctor Squaraus oramai pilota ogni vostro movimento e siete in sua completa balia, l'unica salvezza è raggiungere la tazza nel più breve tempo possibile. Raggiungete la massima velocità e pilotate il vostro mezzo meglio di Lewis Hamilton e raggiungete casa in tempo record, spinti dalla forza demoniaca, mentre i tecnici della Mercedes vi applaudiscono.
Con grande sollievo sconfiggete il dottore dal vostro trono di ceramica, iniziando un rituale che durerà per molto tempo. La serata con gli amici è sfumata e il giro dell'orologio lo farete e piegati nello sforzo. Solamente all'alba di un nuovo giorno vi accorgerete, con raccapriccio, che la carta igienica è finita.
Nessuno in bagno vi potrà sentire urlare.
Il Veloxciraptor Meccanico:
State percorrendo sulla vostra auto il solito itinerario. Tutto sembra rimanere nella normalità, il motore fa le fusa come un gattino, la strada scorre placida sotto di voi e una piacevole brezza ribelle entra nell'abitacolo dal finestrino aperto, schiaffeggiandovi in faccia il profumo dell'estate. Non avete bene idea di quanto state andando veloci; il contachilometri non è nei vostri interessi e il vostro piede si è addormentato sopra l'acceleratore. Alla radio trasmettono una canzone che vi piace, volete alzare il volume quando notate qualcosa di strano. Buttate l'occhio sullo specchietto retrovisore e lo vedete. E' il temibilissimo Veloxciraptor con il suo occhio meccanico. La bestia mostra i suoi scintillanti e affilatissimi denti in un sorriso sinistro, mentre due uomini vestiti di bianco e blu scrivono qualcosa in un taccuino; sono i domatori della bestia che la tengono imprigionata dentro una gabbia metallica arancione. Pensate di essere fuggiti dalle grinfie del mostro e terminate il viaggio verso casa.
Qualche giorno dopo, ricevete una simpatica raccomandata dal colore sporco. All'interno c'è una foto dove si vede chiaramente il posteriore della vostra auto e in particolare, la targa. Mentre vi state domandarvi del perché dovrebbero mandarvi a casa il numero della targa che già conoscete a memoria, trovate dentro la busta un tagliandino con un importo da pagare, entro una certa data. Secondo il Veloxciraptor stavate andando ai 50,10 chilometri orari in una strada dove il limite era 50.
Uno dei pochi boss che, da sconfitto non è lui a darvi dei punti, ma siete voi a perderli.
Sulla patente.
Zaffirotto:
State passeggiando in centro, quando percepite una vibrazione nella vostra tasca. Buttate dentro una mano e cercate di estrarre il vostro amato cellulare di ultima generazione, comprato dopo mesi di sacrifici o ricevuto come regalo per il compleanno. Intimamente è il vostro migliore amico e quando strisciate le dita sullo schermo, vi sentite bene.
Tirarlo fuori dalla tasca richiede più impegno del solito; la conformazione dei pantaloni è ostile, alcune pieghe formano una barriera che blocca il dispositivo tra la vostra coscia e la tela dei jeans. Date uno strappo deciso con la mano, il gesto è troppo avventato e la mano scappa fuori controllo, la stretta sul dispositivo è debole e vi sfugge sgattaiolando tra le dita. Dopo due capriole carpiate, tentate di prenderlo affidandovi ai vostri riflessi e lo mancate due volte, acchiappate l'aria con stile. L'amato Smartphone si schianta al suolo a faccia in giù con un suono secco, vi viene un tuffo al cuore. Siete sconvolti e andate a soccorrerlo, sperando che si sia fatto un graffietto appena percettibile. Raccogliete delicatamente il dispositivo e quando lo girate, siete consapevoli della tragedia. Lo schermo che credevate indistruttibile e resistente anche contro il martello di Thor, quella prodezza tecnologica nata dall'unione tra Vulcano e Giunone, quello scudo impenetrabile di vetro e Zaffiro, ha una enorme crepa propagata tipo ragnatela sulla superficie.
L'arma di Zaffirotto l'ha colpito in profondità e ci vorrà del tempo per guarire; in Genere una settimana lavorativa. Spedite l'amato dispositivo da qualche parte nel mondo, da solo, in una remota assistenza, dove elfi dalle mani magiche lo sistemeranno fuori garanzia, chiaramente.
Il Boss si allontanerà, sconfitto, una volta che il vostro tesoro sarà tornato dall'assistenza completamente guarito.
Zefirotto comunque sarà sempre nei paraggi e conviene rimanere attenti.
L'Obliteratore.
Gran bella cosa i mezzi pubblici, anche se difficilmente arrivano in orario. Prendete il Buss perché non avete voglia di combattere con il traffico del centro. Avete fretta cosi vi infilate nella prima corriera diretta nella vostra destinazione, senza biglietto, tanto il tragitto è breve e il rischio di venir scoperti, minimo. Una volta dentro vi guardate in giro; seduti ci sono dei giovani che si scambiano foto su Facebook dal cellulare, due anziane che parlano di quanto erano belli gli anni 50, un gigante vestito bene che continua a guardare l'orologio, una donna che legge un libro e il solito tipo brillante che parla con il conducente, di quanto è bravo con le donne. L'autobus parte con uno strattone, cercate un posto per evitare i sobbalzi del viaggio, ne trovate uno vicino ai giovani socialmente asociali. Appena vi sedete compare alle vostre spalle il Boss. Non sapete da dove sia sbucato, forse ha usato un portale interdimensionale.
L'Obliteratore è immenso, vestito di un abito scuro e armato di un letale bucafogli.
“Lei” - E' una accusa formale - “Non l'ho vista obliterare il biglietto”.
Cercate di giustificarvi:”Ah mi scusi, non sapevo, sa, prendo poco i mezzi pubblici”
“Non ci sono problemi, la capisco” Non è vero - “Mi dia qui il biglietto che glielo oblitero io” e allunga una mano robusta.
Sudate freddo e cominciate ad avere i tremori, inoltre, siete a corto di scuse per continuare la conversazione: ”Si un attimo...” fate finta di cercarlo nella giacca, poi nei pantaloni
“Eppure ce l'avevo qui” dite al mondo più che a voi stessi, mentre l'Obliteratore vi osserva passivo e con la mano tesa.
“Guardi, le giuro che l'ho comprato...” continuate a dire, il gigante non vi crede, lui sa che non lo avete.
Ravanate per qualche minuto nelle tasche, lui è un robot che non ha emozioni e vuole solamente un pezzo di carta valido. “Le giuro che...”
“Se non ha il biglietto o l'ha perso, per me non fa nessuna differenza, deve pagare la contravvenzione” - dice sfilando un blocchetto di carta dalla giacca:“Mi spiace, c'è una multa di 90 euro”
Nel frattempo il pulman si ferma, le porte automatiche si spalancano sbuffando e i vostri riflessi scattano fulminei. Scappate ma l'Obliteratore vi precede, conosce i vostri pensieri e vi blocca con la sua stazza, urtate nella sua giacca di acciaio e vi divincolate, gli girate attorno e correte verso la libertà. Due braccia enormi cercano di prendervi, sventolano dietro le vostre spalle. State correndo in strada e l'Obliteratore vi sta maledendo ma non vi insegue, fuori dal mezzo pubblico è privo dei suoi poteri.
Io i BOSS li ho affrontati tutti e li affronto sempre ,non tutti i giorni ,ma spesso, solo l'Obliteratore non lo incontro da anni ,secoli