Kingdom Hearts Birth by Sleep - PSPQuando, sul finire degli anni ’90, cominciò a circolare la voce che la Square (non ancora fusa con la allora rivale storica Enix) si stava accingendo a realizzare “un Final Fantasy coi personaggi Disney” molti- me compreso- sentirono un forte odore di “manovra commerciale azzardata”; un certo scetticismo era giustificabile, ma fa anche capire come, a volte, le voci di corridoio possano essere estremamente fuorvianti. In effetti la prima cosa che molti pensarono fu “perché la Square vuol fare un Final Fantasy con Topolino? Che senso ha?”; questo deve essere stato il dubbio che ha attanagliato molti e che, a tutt’oggi, fa chiedere ai più quale sia la vera ragione dietro ad una trovata del genere. La leggenda narra che, dato che gli studi Square e Disney, in Giappone, sono situati nello stesso grattacielo, alcuni dirigenti delle rispettive compagnie si siano trovati per caso in ascensore e qualcuno abbia chiesto “Perché non facciamo un gioco insieme?” (che messo così potrebbe sembrare anche una proposta indecente, ma avete capito cosa intendo).

Potremmo star qui a discutere per settimane sul fatto che i personaggi Disney fossero tutt’altro che necessari nell’economia del gioco e della storia, che il titolo sarebbe stato bello lo stesso e capace di reggersi sulle proprie gambe, senza bisogno di personaggi su licenza, ma secondo me sarebbe una polemica decisamente fine a se stessa; il dubbio è certamente lecito ma non credo che sia questa la sede più adatta per mettersi a discutere di “cosa sarebbe successo se …”. La cosa importante è che, nonostante alcuni piccoli difetti, la saga di Kingdom Hearts è stata una piacevole sorpresa ed il qui presente Birth by Sleep non fa eccezione.

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“Nulla accade mai per caso”

Credo che tutti sappiano che Kingdom Hearts è una saga di GDR action con elementi platform e la formula è riproposta praticamente invariata per tutti i titoli anche se – è bene precisarlo- alcuni capitoli offrono elementi precipui che magari non si ritrovano in altri: nel primo e nel secondo capitolo, tanto per fare un esempio, il protagonista Sora è quasi sempre affiancato da Pippo e Paperino mentre in altri capitoli (come nel qui presente BBS) il giocatore controlla un unico personaggio, senza la possibilità di poter gestire un party.
La novità di questo capitolo è data dal fatto di avere tre protagonisti diversi, ognuno con la sua storia (lo svolgersi degli eventi non cambia in maniera radicale; è più corretto dire che la medesima storia viene vista – con differenze più o meno marcate- dai vari personaggi). Al giocatore verrà data la possibilità di scegliere uno fra tre protagonisti: Terra, un abile combattente dal temperamento deciso ed irruento, Aqua (senza c, non è un errore) più flemmatica e portata per le magie e Ventus che, oltre a brandire il suo Keyblade (bizzarro incrocio fra una spada ed una chiave, proprio come dice il nome ) al contrario, è anche il personaggio più bilanciato tra i tre,veloce ma con valori medi per quanto riguarda potenza, difesa e magia (a ben vedere le differenze fra i tre personaggi non sono poi così enormi, si tratta più di una serie di tratti caratteriali). I tre sono apprendisti del maestro Eraqus (provate a leggerlo al contrario) e, quando la vicenda comincia, stanno per sottoporsi ad un esame volto a valutare la loro possibile promozione al rango di maestri del Keyblade (Ventus dovrà comunque aspettare, data la sua giovane età).

L’importanza dell’evento è accresciuta dalla presenza del vecchio amico e collega di Eraqus, Xehanort (doppiato da Leonard Nimoy) che, col suo fedele discepolo Vanitas , assisterà alla cerimonia. Appena l’esame comincia, però, le cose si mettono male non appena succede qualcosa che lascerò scoprire a voi. Poco dopo questi accadimenti i tre protagonisti si divideranno e cominceranno la loro avventura, visitando i mondi ispirati ai film Disney (alcuni parzialmente riciclati da titoli precedenti, altri nuovi come quello di Lilo e Stitch) ed incontrando anche alcuni personaggi dell’universo Square.
Come detto poco sopra, i personaggi di questo capitolo sono tre ma si muoveranno quasi sempre da soli, ognuno seguendo la sua strada e la sua storia. E’ seccante sapere che non è più possibile gestire un party ma non si deve pensare che a questo titolo manchi lo spessore per quanto concerne la parte organizzativa: oltre a riproporre praticamente invariata la miscela di esplorazione, fasi platform e combattimenti, questo capitolo del noto brand introduce anche alcuni elementi relativamente nuovi e decisamente interessanti come ad esempio le tecniche. In BBS infatti la console di comando -che da sempre appare nell’angolo in basso a sinistra e che contiene i vari comandi (come attaccare, usare oggetti e altro - è totalmente personalizzabile dall’utente e permette l’inclusione di magie ed attacchi a discrezione del giocatore; le varie tecniche possono guadagnare esperienza e salire di livello, oltre a poter esser fuse tra loro per poter ottenere altre tecniche ancora (le più rare possono essere ottenute solo tramite fusione).

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In più, durante la fusione potrete decidere di aggiungere anche dei cristalli particolari, che possono darvi dei bonus extra. Per fare un esempio, due magie Fire possono essere fuse tra loro per ottenere una magia Fira; a questa fusione può essere aggiunto un particolare cristallo che può darvi – oltre alla magia di cui sopra- anche un’abilità che può aumentare i vostri parametri, come ad esempio innalzare il tetto massimo dei vostri punti - ferita. Spiegare nel dettaglio come funzioni il sistema delle fusioni può essere noioso e risultare complicato ma bastano pochi tentativi per entrare nel meccanismo e comprenderlo. Se avete giocato Final Fantasy: Crisis Core vi sarete accorti che il sistema di fusione è molto simile. All’inizio può sembrare difficile capire come funziona questo sistema (anche perché all’inizio non si ha veramente idea di quale potrà essere il risultato di ogni singola amalgama) ma col procedere del gioco tutto diventa più chiaro ed intuitivo; è uno di quei casi in cui è più difficile spiegare che capire. Una volta presa familiarità col suo funzionamento il sistema delle fusioni risulta essere un’aggiunta interessante e divertente, oltre che profonda, la classica feature con la quale impiegherete molto del tempo di gioco. In aggiunta a questo, una volta incontrati determinati personaggi potrete contare sull’Unione D (dove D sta per dimensionale) che vi permette di utilizzare una console predefinita propria del suddetto personaggio: l’Unione D con Malefica, ad esempio, vi permette di avere una console di comando che ha al suo interno prevalentemente magie basate sul fuoco.

Nel corso del gioco ci si imbatte inoltre in alcuni minigiochi che possono essere affrontati anche in multiplayer locale e val la pena di parlarne in dettaglio. I minigiochi in questione sono tre: una modalità arena, in cui si combatte contro ondate su ondate di nemici fino a raggiungere un boss, una sorta di kart game abbastanza semplice ed infine c’è il cosiddetto tabellone di comando che merita una trattazione più approfondita. Questo sottogioco potrebbe essere definito come una sorta di Monopoli semplificato: si lanciano i dadi, si procede sulle caselle, si decide eventualmente di comprare la casella sulla quale ci si è fermati (in modo che gli altri giocatori debbano pagare un pedaggio) e così via, proprio come nel gioco da tavola su menzionato. Giocare a questi minigiochi è certo un passatempo piacevole, ed in più può fruttarvi premi come tecniche da utilizzare nel corso del gioco.

Paradossalmente questo BBS rappresenta il capitolo più indicato per chi volesse accostarsi a questa saga: di solito si raccomanda a chi volesse accostarsi ad una serie già cominciata di ripescarsi prima i titoli più vecchi. In questo caso non è necessario, in quanto questo BBS è (a meno di futuri ripensamenti) il primo capitolo, almeno dal punto di vista narrativo, di una nuova storia, decisamente lunga, ambientato anni prima rispetto al primo capitolo uscito su PS2. E parlando di trama…

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Tanto vale dirlo subito: cercare di capire qualcosa nella trama della serie di Kingdom Hearts è un’impresa assai ardua. Gli eventi del primo titolo venivano narrati in maniera abbastanza chiara: c’era l’eroe buono che combatteva contro l’oscurità nel tentativo di salvare se stesso ed i suoi amici. Ogni tanto c’era qualche colpo di scena o qualche sorpresa che rimescolava un po’ le carte in tavola, ma questo rendeva il tutto più interessante, non certo più difficile da capire. Probabilmente Tetsuya Nomura (o chi per lui) deve aver pensato che una trama così lineare doveva essere un po’ troppo semplice e banale e che quindi era necessario complicare un po’ le cose. Il problema è che la trama si è ingarbugliata tantissimo e riuscire a star dietro alle contorsioni degli eventi narrati è diventato veramente difficile.
I problemi veri sono cominciati alla fine del primo capitolo, quando la Square Enix ha cominciato a frammentare la storia fra le varie console, introducendo realtà alternative, alter ego, personaggi che si sdoppiano, l’organizzazione XIII, i Nobody, Xantam, Xeahanort, identità alternative e quant’altro. Sarebbe roba da emicrania anche per chi avesse seguito assiduamente tutti i capitoli, figuriamoci per chi (come me) può averne perso anche solo uno.
Tra l’altro gli spunti della trama sono tutt’altro che originali: i rimandi a Guerre Stellari si sprecano, l’organizzazione XIII fa il verso a molte altre organizzazioni simili viste in altre serie famose (vedi Alba in Naruto, ad esempio) ed il personaggio di Axel recita il ruolo che era di Ocelot in Metal Gear, finendo per essere l’incognita, la scheggia impazzita che fa il doppio gioco e non si capisce da che parte stia.

Fortunatamente la mancanza di originalità (che pure è palese) non impedisce ai vari titoli di farsi apprezzare, raccontando eventi che magari saranno anche prevedibili ma che, nonostante questo, riescono lo stesso a risultare piacevoli ed interessanti.
Certo, volendo è possibile far riferimento al Grillario, utile diario di viaggio che si aggiorna automaticamente, tenendo traccia di posti, eventi e nemici incontrati, ma la narrazione è ugualmente molto ingarbugliata. E’ stata aggiunta anche una sezione apposita in questo gioco, che ci racconta, tramite testi, immagini e filmati quel che abbiamo affrontato nel gioco, ma la storia rimane comunque farraginosa, ed inserirla nel resto del continuum potrebbe crearvi comunque qualche mal di testa.

E’ seccante sapere che per seguire la successione degli eventi si è di fatto costretti non tanto (e non solo) ad acquistare tutti i capitoli (questo è comprensibile), ma anche tutti i vari sistemi sui quali la Square Enix ha deciso di spezzettare la saga: PS2, GBA, DS, PSP, 3DS e chi più ne ha più ne metta. Cercare di capir cosa stia succedendo, quindi, diventa una cosa piuttosto difficile. E’ da encomiare l’iniziativa di Square Enix di riproporre in apposite collection su PS3 i vari capitoli apparsi in passato sulle varie console; se questo però da un lato permette di far chiarezza nello svolgersi degli eventi, dall’altra parte vuol dire un ulteriore esborso di soldi per i poveri fan della saga che potrebbero trovarsi costretti a comprare una raccolta solo per giocare un unico titolo non ancora affrontato.

Sul piano tecnico possiamo dire quel che spesso vien detto per i titoli per PSP: grafica e sonoro sono ad alti livelli, specie se si considera che stiamo parlando di un titolo per console portatile. La grafica ha poco da invidiare a quella dei capitoli PS2 e le musiche sono sempre buone e d’atmosfera, sia quelle riprese dai film Disney di riferimento, sia quelle create appositamente per l’occasione. Insieme ai pregi (che sono sempre i soliti) bisogna però far notare anche i difetti (anche qui, sempre i soliti) ossia la mancanza di un secondo analogico per manovrare la visuale si fa sentire: anche se non mina l’esperienza più di tanto è comunque una mancanza fastidiosa, specie per chi fosse abituato ad utilizzarlo. All’utente viene poi concessa la possibilità di installare parte dei dati su memory stick in modo da ridurre i tempi di attesa per i caricamenti e tale installazione può essere minima, parziale o totale, con una riduzione dei tempi di caricamento direttamente proporzionale alle spazio richiesto sul supporto di memoria (ovvero più installate più si riducono i tempi di attesa).

Il fattore longevità è un argomento decisamente soggettivo; per arrivare ai titoli di coda potrebbero volerci circa 15 ore, ma bisogna tener conto del fatto che questo è un gioco di ruolo, anche se di chiara impostazione action; è molto probabile, quindi, che gli utenti saranno intenzionati a vedere e collezionare tutto quanto presente nel gioco (comandi, armi, accessori, adesivi etc.). In questo caso, il tempo di gioco aumenta sensibilmente, in quanto la raccolta di tutte le tecniche, gli incantesimi e tutto il resto farà lievitare il tempo richiesto. Bisogna poi tener conto che potrete vivere l’avventura con tutti e tre i personaggi, per vedere tutti gli eventi che accadono nel gioco e vedere la storia nella sua interezza. Se poi si vuol vedere anche l’immancabile filmato segreto con anticipazioni sui prossimi capitoli, bisogna affrontare l’epilogo, che verrà sbloccato solo dopo aver completato il gioco coi tre protagonisti. In questo caso, le ore richieste possono diventare anche 50. Sta a voi capire se vi può interessare riaffrontare l’intera avventura per tre volte.

Per quanto riguarda Il livello di difficoltà del gioco devo dire che è decisamente bizzarro: all’inizio vi capiterà di morire molto spesso, ma non appena il vostro personaggio avrà raggiunto il 5°-6° livello diventerete prevedibilmente più potenti ed il tasso di sfida precipiterà, mentre in teoria dovrebbe accadere il contrario, ossia il livello di difficoltà dovrebbe andare aumentando col prosieguo della storia anziché diminuire. Questo è un aspetto che ritorna in tutti i capitoli di Kingdom Hearts ed a questo punto comincio a pensare che sia una cosa voluta (oppure semplicemente la difficoltà è sempre mal calibrata, ma mi riesce difficile pensare che qualcuno possa rifare lo stesso errore per così tante volte).

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Nota 1:

Una delle caratteristiche della Square è quella di riproporre i suoi titoli in una “complete edition” a qualche mese di distanza dalla commercializzazione del titolo vero e proprio. Successe con alcuni capitoli di Final Fantasy e succede anche coi tioli della saga di Kingdom Hearts. Queste complete edition sono di fatto una sorta di versione espansa (nel campo cinematografico si chiamerebbero probabilmente Director’s cut) che includono elementi extra, armi aggiuntive, livelli di difficoltà maggiori o cose simili. La stessa cosa è successa anche col qui presente BBS che include, nella sua versione “definitiva” un capitolo extra ed altre aggiunte. Superfluo dire come queste edizioni espanse non abbandonino quasi mai i confini nipponici, risultando quindi di difficile reperibilità e fruizione per noi occidentali, anche se si sa che la raccolta per PS3 (di prossima uscita nel momento in cui scrivo) di KH 2,5 conterrà al suo interno proprio la fantomatica edizione completa, quindi chi volesse gustarsela potrà farlo in una lingua comprensibile.

Nota 2:
I protagonisti, come detto, si chiamano Ventus, Terra ed Aqua. Si sa che ai giapponesi piace caratterizzare i personaggi delle loro storie dando loro affinità con colori, animali, segni zodiacali o, come in questo caso, elementi naturali. Parlando di nomi e di elementi, conoscevate i significati dei nomi dei protagonisti del primo Kingdom Hearts? Sora vuol dire cielo, Riku vuol dire terra e Kairi acqua di mare o comunque qualcosa di molto simile … Strana coincidenza, vero?


COMMENTO FINALE


"Birth by Sleep è un titolo decisamente valido, uno dei (purtroppo) pochi motivi per possedere una PSP (anche se a breve è prevista una revisione in HD per PS3). Una modalità di gioco rodata e funzionale viene affiancata ad alcune trovate nuove ed una longevità decisamente consistente. Un buon titolo se preso singolarmente e sicuramente un degno esponente della saga."