Pur offrendo diverse modalità di gioco in grado di venire incontro all’esigenze di un sistema handled, come la corsa singola e la gara a tempo (che ci vedranno impegnati su di un unico tracciato), è indubbio che il vero cuore del gioco risiede nella modalità campionato, che dovrebbe in teoria ricalcare in tutto e per tutto la competizione reale. Purtroppo, a causa di scelte assolutamente discutibili, il risultato finale si rivela assai differente da quanto previsto. Infatti, per poter accedere alla gara successiva, dovremo ogni volta classificarci fra i primi quattro, cosa che, oltre ad essere valida solo per il giocatore, non ha ovviamente alcuna attinenza con la realtà. Inoltre, trattandosi di sfide cronometriche, sul tracciato non incontreremo mai altre macchine al di fuori della nostra (e fin qui nulla di male), al loro posto troveremo invece la versione “ghost” dei nostri avversari, i quali, invece di partire contemporaneamente al giocatore, dovranno essere inseguiti e raggiunti lungo il percorso come se fossero partiti ognuno con un vantaggio differente. Il tutto è ulteriormente minato dalla possibilità di ripetere a piacimento ogni singola gara (a patto di riavviarla prima di giungere al traguardo), cosa che rende in teoria possibile trionfare nel campionato fin dalla primissima partita.
Un altro aspetto che lascia a dir poco perplessi è proprio il sistema di guida, che, abbandonata ogni velleità simulativa, si contraddistingue per un approccio non molto dissimile da quello di Ridge Racer, con sbandate controllate al limite dell’impossibile e danni alla macchina che non influiranno in alcun modo sulle prestazioni della vettura. Il tutto però senza mai raggiungere gli stessi picchi di giocabilità e adrenalina che contraddistinguono il titolo Namco. Questo anche a causa di una gestione degli ostacoli decisamente incomprensibile, che si rivela indulgente su errori anche gravissimi ed eccessivamente severa con altri che potrebbero considerarsi veniali. Ad esempio mentre un eventuale fuori pista non comporterà grosse penalizzazioni in termini di tempo, in quanto il nostro mezzo verrà riposizionato sul tracciato praticamente in tempo zero (con buona pace di ogni pretesa di realismo), altre volte basterà sbavare un po’ una curva per ritrovarsi piantati contro un arbusto o un sasso apparentemente innocui, che finiranno con l’azzerare del tutto le nostre chance di vittoria.
Anche sul fronte dell’audio WRC non brilla di certo. A parte delle buone musiche di gruppi come Franz Ferdinand e Stereolab, i vari effetti risultano approssimativi e a volte anche gracchianti, mentre la voce del copilota, che dovrebbe in teoria indicarci la direzione e l’entità della curva successiva, risulta talmente invadente e fastidiosa da spingere il giocatore ad ammutolirla tramite l’apposito menù dopo pochissimi secondi di gioco. Fortunatamente, come nella migliore delle tradizioni, le indicazioni sul tracciato ci perverranno anche da apposite icone poste sulle schermo, che risultano decisamente più tempestive e funzionali.
Tutto da rifare insomma? Non proprio. La grafica ad esempio si attesta su degli ottimi livelli; con i numerosissimi tracciati (circa un sessantina), che grazie alla loro varietà e all’ottimo livello di dettaglio finiscono col rappresentare il fiore all’occhiello dell’intera produzione. Altro punto a favore del gioco è sicuramente l’implementazione dei differenti fondi stradali, in grado di donare al titolo quella profondità che rischiava di perdere a causa dei difetti sopra elencati. Ogni curva dovrà infatti essere impostata differentemente in base al tipo terreno, obbligando così il giocatore ad impadronirsi di diversi stili di guida in funzione della regione nella quale si troverà a gareggiare. Anche la diversificazione fra le diverse vetture appare decisamente convincente, anche se, per ovvi motivi, è difficile stabilire quanto il lavoro svolto ricalchi effettivamente la realtà.
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