Pur afflitto da numerosi problemi, soprattutto tecnici, e bersagliato da recensioni non molto esaltanti, il titolo olandese prodotto da Sony in esclusiva per il monolite nero vendette bene, tanto da spingere il colosso giapponese a rilevare l’intera società sviluppatrice, nel dicembre 2005, trasformando Killzone in marchio di punta per le successive console Playstation, come, appunto, questo Killzone: Liberation, primo episodio portatile della serie.
Pianeti in guerra
Con un'ambientazione tetrissima e una trama da war movie apocalittico, la guerra tra Helghast, coloni geneticamente superevoluti, e umani riporta alla mente quella tra nazisti e alleati, consumatasi nel secondo conflitto mondiale.
Gli Helghast, convinti da ideali di superiorità razziale, plagiati dal dittatore xenofobo e guerrafondaio Scolar Visari, marciano uniti verso il sogno di una galassia dove poter regnare incontrastati quale specie dominante. Dopo l’indipendenza ottenuta sul proprio pianeta, Helghan, i prussiani del lontanissimo futuro (2357) attaccano il pianeta Vekta, avamposto controllato dall’ISA (Interplanetary Strategic Alliance), forza interplanetaria umana, devastandone le principali difese. Ad arrestare l’avanzata dei fanatici militaristi e a ristabilire il controllo su Vektan ci penserà il capitano Jan Templar, già protagonista del capitolo precedente, ligio al dovere e super addestrato, assieme alla sua combriccola di eroi suicidi. Killzone: Liberation ha inizio due mesi dopo il primo gioco.
Piccolo è meglio
Ridimensionare una serie nata su sistemi domestici e traghettarla su lidi portatili è sempre un bel grattacapo: si deve far fronte a fattori quali la piccolezza dello schermo, la minor capacità dell’hardware, meno tasti a disposizione e soprattutto l’esigenza di velocizzare i ritmi di gioco, adattarli a brevi e intense sessioni, magari consumate in una tratta di metropolitana o in attesa del ritardatario autobus.
In questo, senza dubbio, Guerrilla ha fatto pieno centro, trasformando il suo originario FPS in uno sparatutto con visuale dall’alto infarcito di elementi tattici, con un risultato persino migliore del primo Killzone.
Merito dei ragazzi olandesi ma anche della PSP, piccola grande console che offre lodevoli capacità tecniche e uno schermo superlativo, e queste caratteristiche ben si adattano al piano di gioco in cui muoveremo il nostro Templar: il formato 16:9 rende ampia e chiara la zona della battaglia e permette di varare con più facilità le proprie scelte strategiche.
Comandare il commando
Altro pregio di Liberation è la varietà di strategie da adottare per avere la meglio sul nemico. Potremo sorprendere gli Helghast con delle imboscate, inviare -se ne avremo uno al nostro fianco- un compagno a ripulire una zona, o usarlo come coniglio per attrarre gli ostili e coglierli alle spalle.
Anche il più classico approccio spara-spara si può rivelare utile, ma non porterà sempre i frutti migliori, specie nei livelli dove saremo soli, senza supporto amico e quindi con il doppio del fuoco rivolto al nostro personaggio; sarà di gran lunga più fruttuoso adottare una tattica stealth.
L’IA dei compagni, così come quella degli Helghast, è abbastanza sviluppata, ed essi potranno eseguire degli ordini, come attacco, difesa, riparo, scorta, ecc., tutti impartibili con un sistema davvero ben studiato: premendo il tasto “su” della croce direzionale, alla normale visuale di gioco verrà sovrapposto uno schema con cursori e icone, indicanti sia le azioni contestuali che potremo far compiere ai nostri commilitoni, sia le zone in cui potremo spostarli per aver maggior controllo sull’attacco. Il tutto è svolto molto semplicemente ed in modo dinamico, senza interruzione del tempo, con gli Helghast che, realisticamente, continueranno ad attaccarci durante le nostre pianificazioni. In questi momenti, entreremo in una sorta di modalità moviola, tutto scorrerà più lentamente, ma non si fermerà, proiettili compresi. Di qui la necessità di vagliare velocemente le nostre azioni, se non vorremo essere crivellati di colpi in poco tempo.
Questo è il più grande pregio di Killzone: Liberation, il far permanere il giocatore nell’azione, sempre, anche durante la consultazione dell’inventario.
Per il resto, Templar verrà mosso con lo stick analogico, potrà coprirsi in stile Gears of War abbassandosi dietro barriere e casse, e una comoda mira automatica ci assisterà indirizzandoci verso l’helghastiano più vicino.
Il baule dei desideri
Durante la missione suicida sul pianeta Vekta, gli infiltrati ISA avranno a disposizione due armi standard, e due armi è il limite del nostro bagaglio, con conseguente bisogno di lasciarne una se si volesse optare per un gingillo di distruzione più adatto alla situazione. Per cambiare arma potremo frugare, da buoni sciacalli della guerra, nei cadaveri dei bruti uccisi o avvalerci dei bauli sparsi in gran numero nelle aree di gioco. Vere e proprie armerie in miniatura, i bauli ci consentiranno di trovare sputafuoco del tutto nuove, granate o semplicemente nuove munizioni, il tutto sempre senza pausa dell’azione e con il fuoco nemico pronto a ridurci ad un colabrodo. A proposito di sputafuoco: quelle offerte da Liberation sono parecchie e molto diversificate tra loro. Avremo naturalmente nemici più vulnerabili a determinate tipologie di proiettili e imparare nel dettaglio le varie debolezze dei diversi reparti helghastiani aiuterà non poco il nostro Templar.
Oltre alle armi convenzionali, in ogni livello troveremo un diverso veicolo da sfondamento: tank, jeep, hovercraft sono divertenti da guidare e donano ulteriore varietà ai combattimenti.
Boss Time!
Ci sono momenti, in questo Liberation, in cui il gameplay viene stravolto: gli scontri con i boss. Questo “regredisce”, non in senso negativo, verso una forma più pura e grezza, arcade si potrebbe quasi affermare, frenetica, che lo trasporta in una dimensione decisamente altra rispetto alla normale esperienza di gioco.
In tali sezioni, tutta la nostra pazienza di videogiocatori verrà messa a dura prova da scontri lunghissimi e ardui, da ripetere infinite volte, cosa che accade sempre più di rado, oggigiorno. I boss avranno più schemi d’attacco, che cambieranno dinamicamente, costringendo il giocatore a repentini cambi di strategie e a movimenti di polpastrelli invalidanti l’uso delle dita per ore. Davvero una prova hardcore, che una volta portata a termine donerà soddisfazioni enormi, dove riflessione e riflessi sono quasi sinonimi.
L’estetica della guerra
Sul fronte tecnico, il team olandese ha fatto un ottimo lavoro. La serie di Killzone può ormai, dopo tre capitoli, considerarsi caratterizzata da una sua atmosfera visiva, da uno stile inconfondibile, reso tale da una sapiente scelta dei colori e delle sfumature. Sempre cupi, sbiaditi e sui toni del grigio, dipingono uno scenario da perenne e malinconico autunno, freddo, dal quale si percepisce il degrado che solo uno scontro fra due civiltà può partorire.
L’inverno nucleare di Liberation è supportato da una grande quantità di dettagli poligonali, texture rifinitissime e modelli dei personaggi ottimi. Edifici senza più vita, distrutti da una guerra senza fine sono, assieme ai relitti industriali, gli scenari più comuni che “ospiteranno” la nostra missione. Sicuramente uno dei titoli che meglio sfrutta le grandi capacità hardware della piccola PSP.
Duro a morire
La longevità di Liberation si attesta su livelli piuttosto elevati: oltre alla difficoltà a volte proibitiva, che ci terrà impegnati per molto tempo nel completamento della modalità storia (quattro gruppi di missioni più un quinto scaricabile gratuitamente da PSNetwork), ad allungare considerevolmente il nostro periodo di servizio nelle truppe ISA ci pensa la modalità Sfida. Oltre ad essere un piacevole diversivo tra una missione e l’altra, queste prove di abilità, come tiro al bersaglio, caccia al tesoro, eliminazione a tempo, sono utili per potenziare il nostro Templar e per sbloccare nuove armi e abilità, come l’aumento degli slot per le granate o il dimezzamento del tempo necessario a disinnescare un ordigno. Ottime per partite mordi e fuggi all’aperto e sicuramente adatte alla natura handheld della PSP.
Discorso a parte per la modalità multiplayer: divertente e varia, dà il suo massimo nella co-op.
Nota sugli sviluppatori
Guerrilla Games, il talentuoso team che ha realizzato Liberation proviene, come già detto, dall’Olanda, e troviamo il suo quartier generale ad Amsterdam. Lo studio è stato fondato nel 2000 da Hermen Hulst ed Arjan Brussee e fino al 2003 era conosciuto col nome di Lost Boys Games. Tra i giochi realizzati nel primo periodo ricordiamo un curioso multievento dedicato al Big Brother tedesco e prodotto da Infogrames e Speedboat Raser Europa, un gioco di corse su motoscafi ambientato nel Vecchio Continente che ricreava le città di Amsterdam, Londra e Venezia, entrambi per PC Windows. Dopo alcuni titoli realizzati su GBC/GBA, tra cui l’interessante sparatutto verticale Invader, lo sviluppatore conosce il grande successo nel 2004 su PlayStation 2 grazie a KillZone, realizzato a stretto contatto con la SCEE. In contemporanea, Guerrilla crea ShellShock: Nam 67, ambientato nel Vietnam e pubblicato da Eidos.
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