Dopo aver sbalordito l’intera comunità videoludica con l’ottimo primo episodio, ad appena un anno di distanza la Psygnosis bissò il proprio successo con il qui presente Wipeout 2097, riuscendo nel non facile intento di porre rimedio a quasi tutti i difetti del suo predecessore, la software house inglese diede vita a quello che, per molti appassionati, rimane ancora il miglior capitolo di questa lunghissima serie.
Ovviamente lo scopo del gioco sarà, ancora una volta, quello di percorrere a folle velocità alcuni spettacolari tracciati a bordo del nostro futuristico mezzo anti-gravitazionale, dando letteralmente battaglia ai restanti concorrenti per mezzo di micidiali armi reperibili lungo il percorso.
Rispetto all’originale installazione, la prima cosa che balza agli occhi è sicuramente il sensibile ridimensionamento del livello di difficoltà proposto, cosa che rende ora possibile, grazie ad una gestione degli aero-freni decisamente migliorata e ad un più funzionale design dei tracciati, il raggiungimento di velocità veramente pazzesche; senza che questo implichi l’andare a sbattere sui bordi della pista ogni due secondi netti, come invece avveniva nella precedente installazione. Tutto ciò farà logicamente schizzare alle stelle il tasso di adrenalina del fortunato giocatore, il quale, in men che non si dica, si ritroverà invischiato in un vortice di dipendenza, che lo porterà a voler raffinare la propria tecnica di pilotaggio fino percorrere il tanto agognato “perfect lap”.

Significativi miglioramenti possono comunque essere riscontrati un po’ su tutti i fronti. A cominciare dall’implementazione della barra d’energia, che rende ora possibile la distruzione delle navette, nonché l’apparizione delle oramai storiche “pit-lane”. Oppure nell’inserimento di nuove e più micidiali armi, fra cui spicca sicuramente lo spettacolare terremoto. Per non parlare poi delle possibilità che avremo di effettuare adrenaliniche partenze a razzo, o della necessità di raggiungere determinati check-point entro un determinato margine di tempo.

Ad un così generalizzato lavoro di upgrade non poteva ovviamente sfuggire il comparto tecnico, che, a dispetto del sostanziale incremento della velocità di gioco, si avvale di un dettaglio grafico nettamente migliorato. Persino un piccolo accorgimento come l’inserimento delle spettacolari scie luminose dietro le navette riesce a donare al prodotto un look decisamente più “cool” e futuristico. Ma parlare di Wipeout 2097 senza accennare alla sua colonna sonora sarebbe quasi una bestemmia. Avvalendosi di artisti del calibro di Prodigy, Underworld, Future Sound of London e Chemical Brothers, l’accompagnamento musicale del titolo Psygnosis si pone ai massimi vertici nel suo genere, stabilendo un nuovo parametro di riferimento per tutta la produzione videoludica a seguire. Anche chi, come il sottoscritto, non ha mai nutrito particolari simpatie per le sonorità elettroniche, non potrà rimanere indifferente di fronte agli splendidi brani selezionati per l’occasione; fra cui spicca sicuramente la versione strumentale della famosissima “Firestarter”.
Ampiamente nella media si dimostra, invece, l’offerta ludica del titolo Psygnosis, che si avvale di cinque differenti scuderie di velivoli (ciascuna delle quali possiede degli specifici valori in termini di velocità, manovrabilità e resistenza) e di otto divertentissimi tracciati contraddistinti da un livello di difficoltà crescente.

Wipeout 2097 è, insomma, un racing game veloce e frenetico, dotato di un’elevatissima giocabilità e di una realizzazione tecnica di primissimo spessore. In poche parole un vero e proprio pezzo di storia dell’intrattenimento videoludico che, in quanto tale, non può assolutamente mancare all’interno di ogni collezione che si rispetti. Certo, alcuni piccoli difetti possono comunque essere riscontrati nella mancanza di una modalità a due giocatori via “split-screen” (possibile invece tramite l’apposito cavo di collegamento fra due Playstation), o nell’assenza di un vero e proprio campionato in grado di offrire una sfida leggermente più articolata, ma, come si suol dire in questi casi, la perfezione non è di questo mondo.