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Rage Racer
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- Pubblicato: 05-11-2008, 18:40
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Rage Racer
Nel 1996 prima, in Giappone, e nel 1997 poi, da noi in Europa, fu la volta di Rage Racer ovvero il terzo capitolo della arcinota saga automobilistica targata Namco. Dopo due predecessori esclusivamente forgiati su meccaniche ludiche prettamente da coin-op, si cominciò a indirizzare la saga verso l’utenza da console. Sia chiaro però: l’esasperata componente arcade rimase come in precedenza il fulcro di tutto ma se non altro si cercò di aggiungere un pizzico di profondità in più al semplice concetto consistente nell’arrivare primi in una manciata di gare e per giunta su un unico tracciato, concetto che si sarebbe chiaramente rivelato troppo obsoleto per un utenza casalinga ormai abituata a giochi dallo spessore molto più consistente. Stava infatti volgendo lentamente al termine l’epoca delle sale giochi e il nuovo orizzonte dell’intrattenimento elettronico era inesorabilmente rappresentato da questo nuovo bacino di videogiocatori.
Fin da subito abbiamo una novità nella serie, anche se solo coreografica, ovvero l’ingresso di un filmato introduttivo in CG molto bello dove faremo conoscenza per la prima volta della bella Reiko Nagase, ragazza-mascotte che ritroveremo in altri sequel della serie. Anche il gioco in sé mostra un approccio visivo leggermente diverso rispetto al passato ma di questo ne parleremo dopo. Ritornando alle meccaniche ludiche, come già accennato, si registra quindi un cambiamento. Partiremo infatti da un parco macchine nettamente ampliato numericamente, costituito inizialmente da veicoli lenti, catalogati nel grado più basso, con i quali saremo costretti a cominciare il tutto. In seguito, con l’ammontare delle nostre vittorie, sarà quindi possibile potenziare le auto già a disposizione oppure acquistarne delle nuove appartenenti a gradi più alti tra cui anche mezzi che non sono esattamente le solite auto da competizione. I potenziamenti apportabili ad una macchina dipenderanno dal proprio rispettivo grado di catalogazione. Addirittura ci sarà data l’opportunità, probabilmente per la prima volta nella storia dei driving game, di modificare i loghi dei mezzi stessi che ricordiamo essere fittizi vista l’assenza di una qualsivoglia licenza in questo senso. Licenze che, al contrario, fanno capolino nei cartelloni pubblicitari sui quali ad esempio campeggia il marchio Yokohama.
Durante le gare si registra poi la mancanza della mappa inerente al tracciato da percorrere, elemento che se non altro aumenterà il fattore longevità visto che memorizzare una pista senza sapere dove sono le curve e i rettilinei non è la stessa cosa che farlo sapendolo in anticipo (a parte ovviamente il circuito ovale). I tracciati sono ora quattro e tutti retro-percorribili diventando in pratica otto. Quindi l’approccio alle corse, pur rimanendo arcade, è leggermente differente rispetto al passato in quanto l’obiettivo principale non sarà più correre semplicemente per il gusto di essere primi ma, in aggiunta, anche per apprezzare la corsa in sé strada facendo, un po’ quasi a “livelli turistici”. Per il resto la giocabilità classica della serie è rimasta inalterata con il solito ritmo pazzamente frenetico e la cara e vecchia super-sbandata che, da bravi marchi di fabbrica, sono ancora lì ad attenderci.
Ad accrescere il sentimento di “vivere la corsa” ci pensa sicuramente il fronte estetico. A differenza dei prequel stavolta i circuiti sono anche piuttosto lunghi e variegati ad eccezione ovviamente della solita pista ovale. Non mancheranno quindi le occasioni per gustarsi le bellissime ambientazioni, architetture e vedute che faranno da scenario alle competizioni. Come detto a inizio recensione qualcosa è cambiato in quanto non troveremo più quei colori vivaci e brillanti che avevano contraddistinto il passato ma al contrario tinte più scure e fosche quasi a sottolineare il fatto che, anche a livello visivo, si è voluto far volgere il tutto da un universo fanciullesco e spensierato ad uno dalle tinte più mature e adulte. Il fatto che questi sfondi così accurati e scenografici riescano poi a convivere con una tale velocità di gioco è simbolo della grande maestria tecnica dei ragazzi della Namco che, in quello stesso periodo, avevano sfornato anche un certo Soul Edge a coronazione di un periodo d’oro davvero felice. Con Rage Racer probabilmente si era quindi già graficamente toccato il massimo che si poteva trovare su Playstation ma anche in generale visto che fatico a trovare giochi di guida per console o pc, a lui contemporanei, dello stesso livello estetico. Detto in poche parole questo gioco spaccava tutto e tutti visivamente.
Anche per quanto riguarda il sonoro per fortuna sono stati abbandonati i motivetti, alla lunga stancanti, che si erano mantenuti inalterati nei due capitoli precedenti in favore di tracce e temi musicali che sono rimasti nel cuore degli appassionati per la loro inaspettata incisività e per il piglio veramente trainante che va a braccetto con il modo di correre imposto dalla saga. Per l’ennesima volta si percepisce la volontà di tagliare i ponti con un passato rappresentato dalle partite mordi e fuggi della sala giochi in cui, in questo genere di titoli arcade, l’accompagnamento sonoro serviva fino ad un certo punto. Perfino le musiche quindi sono state concepite per essere ascoltate più a lungo a dimostrazione che, anche attraverso l’audio, si voleva ottenere qualcosa che avesse più spessore e che non fosse solo un elemento di contorno.
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Capolavoro, forse è il gioco di corse che mi ha divertito di più su PSX. mi piaceva tantissimo la sua grafica un po' squadrata ma ricca di dettagli e quella sensazione di "verticalità", le salite e le discese erano ripidissime e anche i palazzi davano la stessa sensazione. Questo è un giocone
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Questo gioco è spettacolare, è adirittura meglio di Ridge racer è bello potenziare la propria auto, peccato che ha pochi circuiti. La colonna sonora è indimenticabile, questo gioco non verrà mai superato dagli attuali ridge racerUltima modifica di Robbey; 27-09-2010, 22:21.
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Originariamente inviato da RickiCapolavoro, forse è il gioco di corse che mi ha divertito di più su PSX. mi piaceva tantissimo la sua grafica un po' squadrata ma ricca di dettagli e quella sensazione di "verticalità", le salite e le discese erano ripidissime e anche i palazzi davano la stessa sensazione. Questo è un giocone
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Una qualsiasi Taito Memories...-
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