Per quanto riguarda il primo aspetto è evidente che Final Fantasy IX rompe con lo stile futuristico instaurato dai due capitoli precedenti per rievocare canoni estetici di stampo fiabesco-medievale caratteristici dei primi episodi della serie. In questo caso si sfiora davvero lo stato dell’arte con ambientazioni teatrali dalle architetture, dalle tinte e dalle luci davvero suggestive e riuscite staccando nettamente in meglio il già ottimo lavoro svolto già con Final Fantasy VIII.
Con questo auto-assist passiamo appunto al character design che oggettivamente è globalmente molto più riuscito rispetto al predecessore anche se non siamo ancora sui livelli artistici del VI o del VII. Infatti troveremo per esempio il solito stereotipo della ragazzina fragile tanto cara ai giapponesi (trattasi di Daga, alias principessa Garnet) che prosegue col filone instaurato da Rinoa nel VIII. La differenza di caratterizzazione tra i personaggi è inoltre accentuata da una trovata simpaticissima ovvero i dialetti.
Alla localizzazione in italiano si aggiungono infatti anche degli slang particolari. Così come nella versione giapponese i personaggi si esprimevano in vari accenti delle regioni del sol levante, nella versione nostrana troveremo spesso idiomi derivati dal dialetto romano, sardo o siciliano. Esilarante, no? Avrà un parvenza casereccia questo character design ma sicuramente, nella sua comicità, risulta oggettivamente molto più efficace nell’avvicinarci ai protagonisti e al mondo di Final Fantasy IX.
Dopo aver già elogiato in anticipo il lato grafico andiamo ad analizzare quello sonoro: Uematsu ritorna a mio giudizio sui grandi livelli del passato a 16 bit con temi davvero azzeccati. Il cambio di ambientazione ha influito ovviamente anche sulla colonna sonora che presenterà molte composizioni influenzate dalla tradizione nord europea. Non mancheranno però anche quelle variazioni che garantiranno un campionario di melodie davvero vario e di conseguenza, cosa assai importante, mai tedioso.