Questa introduzione ci fa capire che il successore, Final Fantasy VIII appunto, va a nascere in un contesto che non è più quello del passato in cui principalmente si cercava di andare incontro alle esigenze dell’utenza asiatica. Il nuovo contesto è quello del palcoscenico mondiale, il palcoscenico della globalizzazione e questo purtroppo è l’inizio della virata della serie verso una spettacolarizzazione estetica a discapito della profondità di gioco che aveva fin lì contraddistinto la saga. Spettacolarizzazione originata dalla necessità di assecondare sempre più i gusti del pubblico occidentale in gran parte meno avvezzo al modo di giocare giapponese ma più affascinato da atmosfere e personaggi prodotti da una cultura differente e lontana. Da un punto di vista mediatico si avvertì subito che le cose non erano più come una volta: pur facendo solo la terza media ricordo benissimo lo spot del gioco in tv e per quei tempi, per quanto mi riguarda, era una vera e propria novità vedere in televisione la pubblicità di un J-Rpg, in Italia per di più. Perfino mia madre rimase affascinata dalla prepotenza visiva con cui si poneva Final Fantasy VIII.
I tempi erano quindi davvero cambiati nel mondo dei videogiochi. Nel gioco non si fece eccezione. Si abbandonò lo stile super-deformed (tipicamente giapponese) dei personaggi in favore di pseudo foto-modelli, dai capelli perfetti e dagli abiti fashion, quindi tutti più vicini al gusto occidentale. Sul piano poi dell’introspezione psicologica non si fecero passi in avanti riducendo quindi quasi tutti i protagonisti, per quanto differenti caratterialmente tra di loro, a degli stereotipi. Abbiamo di nuovo l’asociale e solitario (Squall), la fragile donzella (Rinoa), la ragazzina scema (Selphie), l’ingenuotto di turno (Zell), lo sciupa femmine (Irvine), ecc. Insomma, per chi ha giocato ai FF precedenti, non si tratta di niente di così speciale da indurci a immedesimarci con questi individui digitali a parte il fascino per il già citato aspetto fisico (cavolo, chi non vorrebbe essere figo come Squall o Irvine e cuccarsi poi Rinoa?). Certo è che, se invece non avete mai provato i capitoli precedenti della serie, è possibilissimo che al contrario il character design vi colpisca molto. Ricordiamo poi una cosa importantissima: si tratta del primo titolo della serie ad avere ricevuto la localizzazione nel nostro idioma perciò è più che normale che i giocatori italiani si siano in gran parte innamorati per la prima volta di un Final Fantasy e dei suoi personaggi più facilmente rispetto a quelli di altre nazionalità grazie a questo ottavo capitolo. Parlando poi delle meccaniche di gioco, oltre al ritorno della classica barra ATB, si registra l’introduzione del sistema Junction e dello stipendio. Il primo permetterà di personalizzare le caratteristiche di combattimento di ciascun membro del party (diminuire o aumentare gli HP, creare magie, modificare armi, ecc). Il secondo invece servirà a farci guadagnare i Guil, la storica moneta di FF, che non si otterrà più in maniera direttamente proporzionale ai mostri uccisi. Una volta infatti diventati dei Seed (un corpo scelto di combattenti) otterremo il denaro attraverso un periodico stipendio il cui ammontare o diminuire dipenderà dal comportamento in battaglia, in missione, al tempo perso senza far niente, superando i test scolastici, ecc. Un ruolo importante lo hanno anche i Guardian Force, o GF, ovvero le creature che potremo invocare nelle battaglie. La salute e le abilità di ogni personaggio sarà condizionata in parte anche dalla sua compatibilità con un GF, dunque bisogna fare scelte ben ponderate per abbinare ciascuno di loro ad un GF. La novità, che si riproporrà medesima anche nei capitoli successivi, è che i GF saranno trattati al pari dei normali membri del party perciò anche loro potranno alzarsi di livello, avere le loro abilità, ricevere cure ecc. Altra novità interessante è l’introduzione dell’ottimo mini-gioco delle carte che saprà efficacemente distrarci dalla routine imposta dalla trama o dalla ricerca di segreti nel corso dell’avventura davvero parecchi e vari. La longevità quindi sarà davvero garantita.
Come già detto però Final Fantasy VIII segna l’inizio di un avvicinamento delle meccaniche orientali a quelle occidentali e questo equivale a una cosa sola: semplificazione dei rigidi schemi ludici di matrice nipponica. La frequenza d’utilizzo delle creature infatti è davvero eccessiva rispetto al passato (se si pensa che in FF VI le si poteva sfruttare solo una volta a scontro) e spesso va a indebolire il lato strategico dei combattimenti che il più delle volte si riducono a una serie di invocazioni dopo l’altra che, per quanto esteticamente strabilianti, sono anche un po’ lunghette da sorbirsi. Questa semplificazione la troviamo anche nelle magie che ora, una volta assorbite durante la lotta o per mezzo delle fonti sparse in giro, non andranno più perse finito il combattimento. Anche le cosiddette Limit breaks ereditate da FF VII non fanno eccezione in quanto a semplificazione visto che nell’ottavo capitolo saranno disponibili ad ogni turno a patto che l’energia sia almeno al di sotto del 30% circa di quella totale. Ciò succedeva più o meno anche in FF VI solo che in quest’ultimo, a differenza di adesso, non c’era la magia Aura che permette ora di aumentare la frequenza delle Limit indipendentemente dagli HP rimasti.
Anche la trama, per quanto potenzialmente molto appassionante, si abbassa dagli standard imposti dai sovrani FF VI e VII e si ritorna un po’ a quello che è successo nel V (e ciò si ripeterà ahimè anche successivamente) ovvero che gli eventi cambiano rapidamente uno dopo l’altro in maniera frettolosa e poco approfondita dandoci la solita impressione che è la trama che ci porta forzatamente alla fine del gioco invece che apprezzare ogni singolo evento attraverso cui la storia si dirama. Nulla però di irreparabile visto il tempo che verrà dedicato all’esplorazione della world map.
Passiamo al lato grafico. Trattasi, per chi non l’avesse capito, del pezzo forte del gioco. I quattro cd attraverso cui si svelerà Final Fantasy VIII sono un concentrato di strabiliante impatto visivo ed estetico. Troveremo ambientazioni molto suggestive e ispirate, rese vivide da vivaci colori ed effetti pirotecnici. Il tutto sarà accompagnato da immancabili filmati in Computer Grafic dalla bellezza sconvolgente resi possibili dalle capacità tecniche della nuova console Sony. Sul lato sonoro troviamo sempre Uematsu che anche in questo caso ha fatto il suo solito ottimo lavoro anche se secondo me il buon Nobuo ha fatto di meglio.
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