In Tomb Raider 2 ritrovavamo quindi la stessa varietà di gioco, la stessa struttura a “quadrettoni” del motore grafico, nonché la stessa protagonista Lara.
La trama ruota attorno ad una leggenda che racconta che nella Grande Muraglia cinese si trovi un antico artefatto chiamato il Pugnale di Xian. Colui che si conficca nel cuore il summenzionato pugnale, acquisisce il potere del Drago. Nell'antica Cina, l'Imperatore era colui che deteneva questo potere e assieme al suo esercito erano una forza da non sottovalutare. Perciò, cominciò a pretendere il vasto territorio cinese. La sua battaglia finale, però, finì con una sconfitta. Mentre tutti i popoli vennero da lui sottomessi, i monaci del Tibet non cedettero e combatterono contro la sua malvagità. Conoscendo il potere del pugnale, riuscirono a toglierlo dal cuore dell'imperatore (e del Drago) sconfiggendo così anche l'esercito. Il Pugnale venne rimesso al suo posto all'interno della Grande Muraglia cinese e chiuso sotto chiave per i tempi a venire. Ecco che entra in azione Lara che desidera trovare il pugnale; purtroppo ci saranno anche altre persone interessate a questo magico oggetto...
A confronto al primo capitolo, i livelli di gioco subirono un allargamento notevole; già grandissimi prima, in Tomb Raider 2 risultavano enormi!
Aggiunta questa, sicuramente positiva, perché aumentava non poco il senso di smarrimento e il fattore esplorazione, complicando di conseguenza gli enigmi.
Anche il numero di movimenti di Lara era sensibilmente aumentato, infatti la nostra archeologa poteva scalare, accucciarsi e proseguire a carponi e fare una capovolta in aria durante il salto. Quest’ultima abilità fu utile per saltare e aggrapparsi all’appiglio opposto a quello a cui eravamo aggrappati. In Tomb Raider 2 si potevano anche guidare motoscafi e motoslitte, che erano abbastanza semplici da pilotare.
La tipologia dei livelli, finalmente, poteva godere di maggiore varietà, anche se non tutti apparivano ispirati allo stesso modo. Avevamo un alternanza di locazioni veramente d’atmosfera come per esempio “Venezia”, “il Tibet”, “il relitto della Maria Doria” ad altre che deludevano, apparendo monotone e scontate, come il livello “la piattaforma offshore”. Anche la “casa di Lara”, una sorta di livello tutorial, appariva
L’evoluzione narrativa della trama risultava molto più convincente e lo si capiva dai video di intermezzo che erano molto più curati che in precedenza.
Purtroppo, come detto ad inizio recensione, permaneva la struttura a “quadrettoni” che nel 1997 iniziava già ad essere obsoleta , soprattutto perché era ancora possibile incastrarsi in posti improbabili dello scenario. In oltre la telecamera di gioco, che solitamente rimaneva dietro alla protagonista, di tanto in tanto si prendeva strane libertà, non inquadrando per il meglio l’azione di gioco o traballando senza motivo.
Anche se l’aspetto tecnico non sfruttava ancora al massimo la Playstation con un sonoro pressoché identico al primo Tomb Raider , per quanto riguarda la grafica ci fu un upgrade deciso e consistente.
In definitiva, Tomb Raider 2 era, come il suo predecessore, un gioco da scoprire man mano che lo si giocava, che si svelava a poco a poco, dopo ogni leva, ogni porta che si apriva, ogni nuovo artefatto, che de facto agiva da chiave, per trovare un'altra chiave, per trovare un'altra chiave...
Questa volta avevamo più nemici, nuove abilità e un impianto tecnico migliorato; l’unica pecca fu che forse, già da questo secondo episodio, cominciò a farsi sentire l’esigenza di un motore grafico moderno, che potesse permettere al giocatore un controllo sulla nostra avventuriera meno macchinoso.
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