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ID: 236889In poche parole, lo aspettava tutto il mondo. No, non perché si fosse creato un hype estremo come per tutti i suoi seguiti ma semplicemente perché nella prima era di dominio Playstation ancora si attendeva un cataclisma del genere. Nel 1998, la console war era già roba vecchia, la scatoletta Sony vendeva quanto voleva e traboccava di grandi giochi ma mancava ancora qualcosa, mancava un ultimo anello di congiunzione verso la maturazione completa, ci voleva una inconfutabile prova del passo dei tempi e del cammino sul sentiero del cinema percorso dai videogiochi. E serviva un artista adatto. Hideo Kojima è un game designer dalle idee molto chiare e che, soprattutto, aveva individuato da tempo che nei videogiochi scarseggiavano i prodotti muniti di una sceneggiatura articolata, complessa, appassionante. I suoi lavori hanno sempre guardato a questo obiettivo maturando, nel tempo, meccaniche di gioco semplici ma eccezionalmente collaudate, capaci di intrattenere e mai frustrare il giocatore.
Il tema portante di quest’opera è la modificazione genetica dell’uomo in prospettiva bellica, con tutti i risvolti etici che ciò comporta. Otto superuomini furono creati in provetta in un progetto chiamato “Les enfants terribles” per definire uno standard supremo di soldato perfetto ispirato al DNA di Big Boss, un soldato leggendario, un esperimento spaventoso e prontamente censurato. Ciononostante, tre esemplari furono mantenuti in vita e fatti crescere. Il primo Metal Gear Solid si concentra soltanto su due di loro, Solid Snake e il suo fratellastro Liquid Snake, come volevasi Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 236890dimostrare uno cattivo e l’altro buono. Noi prenderemo i comandi di Solid, il “buono” mandato in missione per conto di forze speciali nel tentativo di disinnescare la minaccia portata dall’organizzazione Fox-hound che, con intenti terroristici, si era appropriata di un’isola dell’Alaska piena di dispositivi nucleari. La minaccia è quella di lanciare attacchi terroristici se non saranno consegnati i resti del Big Boss, genitore della prole derivata dal progetto “les enfants terribles”. Noi ci infiltreremo per vie sottomarine nel complesso nucleare occupato per sventare ogni pericolo, ma non voglio proseguire oltre.
Il fulcro della gloria di Metal Gear Solid è soprattutto nella trama: come abbiamo detto, i temi affrontati sono adulti e stimolanti, ma a fare scalpore fu la maestria con la quale Kojima riusciva a dosare i colpi di scena con impressionante continuità. Inevitabile non rimanere a bocca aperta per gli imprevedibili risvolti assunti dalla trama con ribaltamenti continui e azzeccati fino, letteralmente, all’ultimo titolo di coda. Di considerevole spessore era anche lo sviluppo psicologico di ogni singolo personaggio e la loro caratterizzazione: un esempio su tutti sarà l’incontro con Psycho Mantis, un personaggio che mai più presente nei successivi episodi della serie ma la cui personalità rimarrà indelebilmente impressa nella nostra mente.
Per il 1998, Metal Gear Solid appare un software inattaccabile. Il lato tecnico non mostra mai il fianco rimanendo dignitosamente apprezzabile anche oggi: l’inquadratura propostaci è dall’alto, con un campo visivo abbastanza limitato proprio per favorire il gameplay previsto per la nostra avventura, prevalentemente incentrato sullo stealth. Per muoverci più agevolmente attraverso le varie sezioni di gioco, potremo fare affidamento su un comodissimo radar posto nella parte alta dello schermo, sul quale comparirà sia la posizione dei soldati avversari, sia la direzione e l’estensione del loro campo visivo. Ogni rappresentazione grafica è realizzata a Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 236891dovere: i modelli poligonali dei personaggi, a partire dal nostro alter ego per finire con il più insignificante dei soldati, sono ottimamente progettati e deliziosamente animati; gli scenari, pur essenziali nella loro architettura, sono accuratamente testurizzati e perfettamente funzionali. La controparte sonora è anch’essa priva di difetti, con adeguati accompagnamenti e doppiaggi di buona qualità ma… solo nella versione inglese o giapponese: se siete tra gli sfortunati possessori di una localizzazione nostrana sarete probabilmente ancora in preda a convulsioni da disgusto per quanto scandalosa fosse. La Microsoft, che si occupò della trasposizione su pc, decise saggiamente di non localizzare il software in nessun altro linguaggio.
Ma il gioco? Dicevo che per il 1998 Metal Gear Solid non presentava nessun difetto, e questo vale certamente anche per la giocabilità. Bisogna ricordarsi che il combattimento qui è spesso necessario, ma non rappresenta sempre la metodologia ideale per affrontare le varie sezioni di gioco. I giocatori più impulsivi farebbero bene a farsene una ragione: Metal Gear Solid è uno stealth action, caratteristica quasi in controtendenza con la sua inclinazione alla spettacolarità cinematografica. Qui, i colpi sono limitati, far baccano richiama i soldati e la discrezione è obbligatoria. Se i personal computer potevano già vantare una buona tradizione in questo campo, l’approccio silenzioso alle missioni non si era ancora sviluppato a dovere sulle console e il capolavoro di Kojima fece da innesco per la diffusione di questo genere. A un decennio di distanza dalla sua prima pubblicazione vale la pena di analizzare la giocabilità sotto due punti di vista: da un’ottica di puro intrattenimento fa immensamente piacere constatare l’attuale validità delle scelte, con soluzioni di intrattenimento talmente riuscite che emanano la loro influenza persino in alcuni giochi moderni. Il gioco scorre con una fluidità narrativa ammirevole grazie al supporto di controlli intuitivi ed enigmi e combattimenti appassionanti ed avvincenti Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 236892Affianco a questa capacità indiscussa di divertire, bisogna considerare l’evoluzione del concetto di videogioco alla quale abbiamo assistito negli ultimi dieci anni: oggi fanno sorridere avversari che non si accorgono della nostra presenza nemmeno quando ci troviamo a meno di dieci metri dritti davanti a loro, oppure quando gli stessi soldati si dimenticano della nostra presenza dopo averci individuati pochi secondi prima. Gli stealth game si sono molto evoluti grazie a concorrenti e, perché no, imitatori come Splinter Cell che, pur senza raggiungere l’eccellenza del gioco in esame, hanno raffinato fortemente le meccaniche del genere. Perdipiù, qui tutto è accuratamente precalcolato, non esistono vaste scelte di approccio all'attacco e anche i nemici più forti ci assediano secondo rigidissimi pattern prestabiliti, proprio come accade negli arcade più puri. Ma non importa: qualsiasi rigidità passa in secondo piano di fronte alle emozioni delle quali ogni combattimento è impregnato.
Croce e delizia di tutti i Metal Gear Solid, sono sempre state le numerose cut-scene, intermezzi animati utili al dipanamento della trama: non preoccupatevi, qui sono saggiamente dosate, mai invasive e della giusta durata, efficaci nell'incuriosire il giocatore e sufficientemente discrete da non infastidirlo. E magistrali, sublimi, inappuntabili. Una scuola per qualsiasi game designer.
Allora è tutto perfetto? Beh, la perfezione assoluta non può esistere ma Metal Gear Solid ci si avvicina parecchio. Lo ripeto per l'ennesima volta: oggi, ci sarebbero diverse cose da criticare, problemi che hanno avuto il loro eco soprattutto nella mancata evoluzione attesa dal secondo episodio della serie, ma da un gioco di questa età è folle pretendere di più. Semmai, si potrebbe recriminare per una durata di gioco limitata, ma si tratta di un compromesso imprescindibile per un videogioco che pretende di avvicinarsi così tanto allo spirito cinematografico.
Tartassati come siamo oggi da mezzi videogiochi sempre più simili a film, una tale mancanza di interazione e una tale fedeltà a rigidi schemi di gioco avrebbero potuto farci storcere il naso, ma Metal Gear Solid è quintessenza della storia videoludica. Chapeau.

COMMENTO FINALE


Le distanze fra cinema e videogioco si assottigliano ed il mercato dei grandi numeri celebra uno dei suoi eroi di maggiore rilievo. Ogni cosa è in funzione del colpo scenico, a partire da un impianto estetico efficiente e controlli intuitivi e non eccessivamente elaborati. L'intensità dell'avventura è estrema, che tutto sia talmente concentrato è un bene. Un capolavoro immane.





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