Quando fu annunciato il remake di Final Fantasy 7 il mondo dei videogiocatori appassionati della saga si divise in due: chi non vedeva l’ora di riassaporare le gesta di Cloud e soci con grafica ultra-pompata e chi invece si sentì quasi offeso e preoccupato che la memoria di quello che è considerato uno dei migliori JRPG di quegli anni venisse in qualche modo scalfita. Chi vi scrive, ma penso di dare parola a molti videogiocatori, la sensazione fu come qualcosa di dolceamaro. Sintetizzando: curiosità mista a paura e delusione. Il gioco sarà diviso in più parti e non si sanno quante. Accidenti. Il sistema di combattimento a turni è stato abbandonato in favore del più mainstream action in tempo reale. Argh! La prima parte sarà ambientata solo a Midgar, scenario iniziale che in originale durava al massimo 6 ore e faceva un po’ da tutorial, qui sarà allungato a 40 ore. Vai di brodo allungato. Diciamo che in questi anni fatti di hype e notizie con il contagocce il vero fan di FF7 aveva di che lamentarsi. La verità è che FF7 Remake è un gioco fatto con tutti i crismi, bello da vedere e da ascoltare, bello da giocare e si vive sul doppio filo della curiosità, nostalgia e la potente aura del gioco originale si sente e lo aiuta ad emergere.
Ma sono del parere che FF7 Remake, e mai titolo fu fuorviante per chi pensava che si trattasse dell’intero gioco, non è il rifacimento dell’originale uscito la prima volta sulla magica Playstation, ma il seguito di Crisis Core, spin off uscito su PSP e che racconta fatti antecedenti alla storia originale. E che differenza c’è vi chiederete. È sottile e forse la capirà solo chi ha vissuto le gesta di Zack nella portatile Sony. Tutto è molto bello e dettagliato, alcuni scenari, come il Mercato di sera, sono mozzafiato, non ci sono tante parole, meglio guardare, ma questo Remake porta con sé l’estetica di Midgar, la luce, l’atmosfera, le strade, come è raccontata la storia e la sensazione generale di Crisis Core. La stessa Aerith è più simile a quanto visto nello spin off. Non mi sorprenderebbe se in un ipotetico Remake 2 trovassimo riferimenti a Genesis e Angeal.
Dell’episodio originale è rimasto poco più che i personaggi, alcune location e una sottile linea della storia e le spledide musiche del maestro Nobuo Uematsu che non hanno bisogno di presentazioni. Per il resto, tanto è cambiato. E partendo dall’inclusione di quella sorta di fantasmi, che neanche tanto velatamente rappresenta il volere dei fan storici di non cambiare la storia, all’assurda parte finale che sa tanto di Kingdom Hearts, compreso finale spiazzante (una “Nomurata” bella e buona), sono la testimonianza degli sviluppatori di fare della storia di FF7 Remake ciò che vogliono, anche cambiarla tutta, con buona pace di Sakaguchi. Adesso si sentono liberi. Lo stesso allungamento della storia in molti casi fa effetto brodo e la sensazione la si percepisce bene in alcuni capitoli e quando anche Barret inizia a dirti che non ne può più, quasi a leggere la mente del giocatore, forse non è un buon segno.
Ma non solo la storia ha avuto i suoi cambiamenti, ma anche quello che è un perno di un JRPG, cioè il battle system. Abbandonato il sistema a turni, perché al giorno d’oggi si pensa che sia obsoleto, di nicchia e non faccia vendere, gli sviluppatori hanno dato in pasto ai giocatori un interessante ibrido che a conti fatti risulta anche molto strategico, più di quanto si pensi. Ci si muove in tempo reale, si comanda un personaggio per volta, ma switchabile alla bisogna, si danno fendenti, pugni, si spara in tempo reale, ma per compiere una mossa speciale, che sia la magia, una tecnica o anche usare un oggetto si deve aspettare che si riempia la storica ATB. Interessante.
Chiude il cerchio la particolarità che ogni nemico va affrontato in un certo modo per averne la meglio. Peccato, e non me ne capacito, come mai la gestione delle Summon sia totalmente casuale. Quando loro decidono di apparire, in condizioni favorevoli o sfavorevoli, le possiamo invocare. Trovo questo approcio non solo simile a FF15, dove avrò visto sì e no una sola invocazione, ma anche molto vicino al già citato Crisis Core, dove Summon erano gestite via random. Perché non dare al giocatore la possibilià di usarle quando ritiene opportuno? Inoltre, la gestione delle Materia, le famose pietre che donano a chi le incastona sulle proprie armi e accessori poteri magici e abilità, è stata leggermente ridotta. È vero che adesso, per integrarsi al meglio con i combattimenti in tempo reale, sono state inventate nuove Materia, ma ridurre per esempio a uno slot l’uso delle Summon o a pochi slot il resto, limiti il loro potere.
Probabilmente la scelta è dettata per rendere più ostici i combattimenti senza abusare delle Materia, o comunque per spingere il giocatore a riflettere su quali Materia usare e come, quando incontra un boss particolare (o quelli secondari come le stesse Summon da sconfiggere per avere la relativa Materia). Obiettivo centrato quasi in parte perché alla fine in FF7 Remake sfila via senza tante difficoltà e forse il suo maggiore difetto sta proprio nel prendere il giocatore per mano e fargli vivere la storia più che sudarla. FF7 Remake ha i livelli, i personaggi crescono, ci sono i punti esperienza che si acquisiscono ad ogni combattimento vinto, eppure se si va avanti nella storia facendo i combattimenti che capitano senza particolari patemi, non c’è bisogno neanche di livellare. Anzi, se si è curiosi e si intraprendono le numerose quest secondarie, fatte di tanti altri combattimenti, si arriva ad essere anche più forti poi dei boss che si pareranno davanti nella storia. Questo porta a rendere i combattimenti fini a sé stessi, divertenti certo, ma non utili alla crescita perché anche se si cresce come livello non se ne sente il bisogno. È tutto guidato. Ecco, l’unico motivo per livellare sarà solo per sconfiggere i mostri secondari segreti.
E dispiace vedere che FF7 Remake è stato incensato su tutte le riviste del settore, in tutto il mondo, e pochi alla fine lo hanno giudicato per quello che è: una bellissima, intelligentissima e curata operazione commerciale. Partendo dal titolo.
Chi non ha mai giocato a FF7 o Crisis Core non coglierà certe sfumature e chi è stato veramente fan dell’originale ogni tanto storcerà il naso e imparerà a volergli bene, amarlo è troppo, solo man mano che ci gioca, almeno fino ad un certo punto della storia. Senza dilungarmi troppo su altri particolari, lascio a voi l’onere e l’onore, ma FF7 Remake non è un capolavoro, ma un grande gioco moderno.