Splatterhouse - PS3 - Xbox360Sarebbe inutile misurarsi con le ottime disamine sui precedenti Splatterhouse, compiute rispettivamente da Epikall e da AlextheLioNet per quanto riguarda i primi due capitoli; presente poi all’appello anche il più “bambinesco”, eppure altrettanto inquietante, Splatterhouse: Wanpaku Graffiti, recensito da Dariolino78.

Ora potrebbe essere giunto il momento di parlare del reboot del 2010... dopo le varie polemiche che hanno accompagnato il lancio. Controversie legate ai contenuti forti, potreste pensare. Eh già, fin dal titolo si capisce che il nostro viaggio sarà costellato da fiumi di sangue e violenza. Chissà le mamme... preoccupate per i loro pargoli, mamme che magari nemmeno conoscono il PEGI, sistema di classificazione creato appositamente per valutare i contenuti trattati e che dovrebbe appunto impedire abusi. Invece sareste fuori strada. Non siamo più a fine anni ’80, quando la sensibilità su questi temi era tanto ostentata quanto eccessiva, almeno in riferimento al mondo dei videogiochi. Una passione, la nostra, che in molti casi non è “sdoganata” come altri mezzi di intrattenimento, come film dell’orrore, libri gotici, o anche generi musicali (tanto per dire come non ne mancassero altri da mettere in croce). Il fatto è che attraverso altri media, ormai maturati, ci si poteva esprimere quasi liberamente, nonostante i benpensanti. I videogiochi, invece...

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Comunque sia, non è questo il caso. Siamo infatti nel 2010 e ormai le polemiche legate alla violenza nei videogiochi sono sempre più sterili. Anche gli echi di protesta legati a GTA IV – saga presa di mira spesso più per le sue libertà interpretative che non per il gameplay – sono ormai lontani: il lancio di GTA V, nel 2013, non ha suscitato particolari controversie. E allora, quali saranno le polemiche legate al progetto Splatterhouse, titolo destinato a PlayStation 3 e Xbox 360? Beh, i continui ritardi e cambi di team che hanno fatto sì che il lancio del gioco slittasse per molti, troppi anni, e questo senza che il gameplay ne beneficiasse. Ma andiamo con ordine.

Sulla carta tutto dovrebbe funzionare. Per andare sul sicuro, comunque, la trama è quanto di più banale: il Dr. West invita la giovane Jenny e il suo fidanzato Rick alla villa per farli partecipare ai suoi esperimenti scientifici. I due sono universitari, quindi collaborare col famigerato luminare è per loro un’occasione da non perdere. Purtroppo, giunti alla magione, il Dr. West rapirà Jenny e lascerà Rick in fin di vita. Ed ecco che un’antica maschera rituale sudamericana siglerà un patto col giovane per consentirgli di vendicarsi del torto subito. Da quel momento inizierà la nuova vita di Rick, che otterrà un bel “ricambio di muscolatura”, necessaria per non soccombere nell’inseguimento del malefico dottore, il quale lascerà dietro di sé i più “splatterosi” abomini. In cambio, la maschera sarà felice di accettare i grandi quantitativi di sangue e frattaglie che potremo offrirle in cambio della sua collaborazione.

L’accordo sarà fruttuoso: attraverseremo 12 capitoli (ognuno della durata media di una mezz’oretta), in cui potremo smembrare una decente varietà di nemici attraverso luoghi perlopiù abusati, ma non per questo mal congegnati. Si partirà dalla vastissima villa di West, che presenterà enormi sotterranei come da tradizione e, grazie a sviluppi di trama abbastanza fantasiosi, visiteremo tetti di palazzi in rovina, luna-park abbandonati, mattatoi grandguignoleschi, discariche e altri ameni luoghi che faranno da teatro ai massacri.

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A proposito dei combattimenti, se la qualità dei nemici che affronteremo non sarà poi così notevole, non potremo certo lamentarci della quantità. Spesso, infatti, saremo quasi circondati da gruppi compatti di mostruosità, con pochi elementi effettivamente in grado di costringerci ad elaborare una strategia per proseguire.
In effetti, per buona parte dell’avventura potremo proseguire a cervello spento, il che, per carità, non è neppure un male: un hack ’n slash vecchio stile è anche piacevole da affrontare dopo una giornata faticosa. È bene precisare, però, che gli enigmi saranno tendenti allo zero assoluto, che l’avanzamento dei livelli sarà totalmente lineare e che gli unici modi per proseguire saranno praticamente tre: uccidere tutti i nemici dell’area, impalarli al posto giusto e premere un interruttore (che si sbloccherà dopo aver eliminato tutto quanto offerto dalla casa).
Il sistema di combattimento non è malvagio: salto, attacco semplice, attacco pesante e presa. Premendo un dorsale e uno dei quattro pulsanti principali daremo vita ad un attacco alternativo, mentre con un altro dorsale (sempre assieme ad uno degli altri pulsanti) agiremo con ancor maggior potenza, pagando però uno slot di “rabbia”. Un ulteriore dorsale ci farà entrare in modalità berserk, vale a dire uno status in cui saremo invincibili, nonché più grandi e minacciosi. Peccato che questo consumi tutta la barra “rabbia”. Entrare in modalità berserk, infatti, ci consentirà sì di recuperare energia e liberare il campo dai nemici, ma il problema verrà dopo, in particolar modo nella modalità arena. Se appunto ci si trovasse ad affrontare i nemici “sbagliati”, l’essere entrati incautamente in modalità berserk equivarrebbe quasi ad una sconfitta, anche padroneggiando il sistema di combo, peraltro degnamente sviluppato. Per nemici “sbagliati” intendo un paio di avversari davvero subdoli: dei piccoli Wolverine capaci di tagliarci un braccio con la massima facilità. La nostra rigenerazione, infatti, richiederà del tempo e per un po' ci lascerà alla mercé dei nemici, visto che senza un arto avremo pochissime capacità di offesa (oltre a subire un fortissimo decremento della barra vitale).

Barra vitale, barra berserk, combo e abilità potranno essere migliorate a nostra discrezione facendo acquisti nel “negozio” della maschera, dove, in cambio del nostro sangue, potremo potenziare Rick per renderlo ancor più coriaceo. Non basterà una sola partita per ottenere tutti i potenziamenti, ma non perderemo comunque nessun progresso. Ricominciando una partita o andando in modalità arena, o anche scegliendo di provare un capitolo già affrontato in precedenza, il nostro personaggio non sarà depotenziato, anzi. In ogni modo, affrontare il gioco in modalità difficile fin dall’inizio potrebbe essere un’ardua sfida, considerando anche il sistema di controllo, non complicato ma di certo nemmeno immediato come quelli dei precedenti Splatterhouse.

Un aspetto che non convince granché la qualità grafica, ma non tanto per quanto concerne il paesaggio, dato che, oggettivamente, il comparto visivo creato dalla Namco non è da denigrare in toto. Le ambientazioni, difatti, sono putride al punto giusto e risultano disgustosamente gradevoli da vedere, nel loro eccesso di colori accesi e textures in cel-shading. Peccato però che il mondo di gioco sia così statico! L'interazione con i fondali, infatti, è quasi nulla, con pochissimi elementi che fanno eccezione e sempre in maniera scriptata. Realismo e fisica, insomma, sono stati un po' trascurati. Per carità, si tratta pur sempre di un picchiaduro a scorrimento volutamente “ignorante”... ma vedere i poderosi pugni di Rick non distruggere praticamente nulla eccetto i nemici è talvolta strano a vedersi.

Quel che un po’ spiace è l'eccessiva incidenza dei quick-time event, che davvero imperano. Nelle uccisioni più spettacolari dei nemici comuni o in molte fasi dei combattimenti coi boss, infatti, ci sarà da muovere gli stick analogici secondo quanto indicato a schermo. Altrimenti? Beh, quando dovremo affrontare un boss in battaglie comunque mai troppo epiche, in caso di fallimento del relativo QTE l'avversario potrà riprendere abbastanza energia da darci ancora molto filo da torcere.

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Idem come sopra con i nemici comuni: è bene non fallire i quick-time event per non perdere l’occasione di ottenere uno slot di rabbia in più, in certi casi davvero utilissimo. Peccato però che effettuare per centinaia di volte le stesse “finisher” su un nemico renda l’atto più ripetitivo che orrorifico, complici anche le frasi di scherno che la maschera rivolgerà a chicchessia, protagonista compreso, visto che saranno sempre le stesse.
Benché la maschera possa rigenerare gli arti perduti di Rick, la barra della vita non si ricaricherà, a meno di non usare un nostro potere speciale di “drenaggio” di sangue dai nemici. E se si dovesse morire? Beh... si riparte dal checkpoint precedente. Ottimo, se non fosse che, abituati agli standard odierni (lo sottolineo, eh! Una volta era comune dover ripetere interi livelli, quindi non è il caso di lamentarsi troppo!), talvolta troveremo “criminale” il posizionamento dei punti di salvataggio.
I tempi di caricamento, poi, saranno lunghi, ma veramente troppo lunghi... e questo non è scusabile, soprattutto nei casi in cui si perderanno trenta secondi per ripartire, magari nella medesima area in cui saremo morti.

In questo reboot affronteremo anche delle fasi in 2.5D, omaggio ai giochi storici. Si tratta di zone interessanti, seppur brevi e con problemi nella gestione dei salti di cui si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno. In ogni modo la voglia di proseguire per vedere cosa avrà in serbo per noi la casa degli orrori sarà abbastanza forte da spingerci ad andare avanti, nonostante le troppi morte involontarie.
E se ancora non siete invogliati all'acquisto questo titolo, sappiate che include anche la trilogia originale di Splatterhouse, completamente giocabile. Trovare oggi il disco di gioco a prezzo budget può essere dunque il modo più semplice per giocarsi questa storica trilogia sul proprio televisore, tramite la propria PS3 o X360.


COMMENTO FINALE


"Come picchiaduro a scorrimento quasi vecchio stile, in sé Splatterhouse non è malvagio e non manca certo di aspetti positivi, se si considera lo spirito della saga. Di certo la linearità assoluta e la relativa brevità, nonché una sensazione di strisciante ripetitività non incentivano certo il giocatore a riprendere in mano a più riprese questo reboot, il quale ovviamente ha perso la carica trasgressiva degli albori. E tuttavia, nonostante la presenza di problemi tecnici, nei su cui un appassionato potrà cercare di chiudere un occhio, Splatterhouse le sue 7-8 ore di passatempo ultra-gore riuscirà a regalarvele anche in que sta sua nuova incarnazione."