Review DmC - Devil May Cry, action capcom for ps3/xbox360La Capcom non è nuova ad essere al centro di polemiche per diverse ragioni: si va dall’inserimento di DLC su disco (sbloccabili a pagamento) alla discussa evoluzione del suo Resident Evil, passando per la messa in vendita di DLC contenenti frammenti di trama principale volutamente tagliati dal gioco completo (mi riferisco a te, Asura!) e per il rifacimento di molte versioni più o meno espanse del medesimo gioco (vedi Street Fighter). Per svariati motivi, dunque, la casa giapponese ha sempre fatto parlare di sé. Spesso in positivo, per la qualità mediamente elevata dei suoi giochi, talvolta in negativo, a causa appunto di certe decisioni aziendali per alcuni poco accorte.

Anche con il rilascio del nuovo episodio di Devil May Cry non si poteva evitare di incorrere nella disapprovazione di alcuni fan storici, che fin da subito non hanno apprezzato il trattamento subito da Dante, protagonista della saga. Ci sarebbe però da chiedersi: quante volte si guarderà in faccia il protagonista mentre saremo impegnati a mazzolare ben bene demoni di ogni sorta? D’altra parte, il cliente ha sempre ragione... o forse stavolta non è proprio così?
Senza dubbio la saga di Devil May Cry (da ora DMC) necessitava seriamente di un restyling. Il primo episodio si impose fin da subito sul mercato, grazie a un Shinji Mikami davvero ispirato, mentre il secondo non piacque molto né al pubblico né alla critica, diversamente dal terzo, un ottimo titolo ben accolto da tutti e senz'altro più apprezzato del quarto, buon esercizio di stile, ma con poco slancio, nonché appesantito da un backtracking a tratti snervante.

Ed ora alla Capcom si sono detti: perché non appaltare una delle nostre saghe distintive ad una software house occidentale? E giù strali. La storica casa nipponica non si è però fatta scoraggiare delle critiche e ha comunque affidato la rinascita di DmC alla Ninja Theory, autori di Heavenly Sword ed Enslaved: Odyssey to the West, due titoli non di rado reputati fin troppo focalizzati sulla sceneggiatura, anche a discapito del gameplay. Eppure il risultato, a giudicare dalla pura giocabilità, non può dirsi insoddisfacente come previsto dalle cassandre conservatrici.

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Fin dall’inizio i Ninja Theory hanno avuto le idee chiare: non essendo sviluppatori nipponici era inutile copiare lo stile giapponese per realizzare un titolo che piacesse ai giapponesi. Hanno così cercato di unire il meglio dai due mondi: quello occidentale, legato al loro background originario, e quello orientale, da sempre oggetto del rispetto e dell'ammirazione di tutti i gamer. Un'altra loro priorità è stata quella di rivolgersi ad ogni tipologia di giocatore: dai veterani agli inesperti. Paradossalmente è stato meno complicato convincere i più acerbi della bontà di questo DmC, poiché i duri e puri sono stati molto critici fin dall’inizio del processo di sviluppo. Questi infatti disapprovavano l'abbandono della tipica figura di Dante, sostituito da un nuovo protagonista non solo ringiovanito, ma anche caratterialmente piuttosto diverso, fermo restando che di base rimane il solito bulletto arrogante, sia pur caratterizzato da sfumature differenti. Da notare peraltro come queste ultime siano tutt'altro che trascurabili, visto che, in fondo, la parte “recitata” riveste sempre un ruolo importante nel lavoro di questo studio.
Forse il dubbio risiedeva proprio nella necessità di un reboot. Se è vero che alcune saghe possono apparire logorate dopo molti episodi e quindi si sente la necessità di un punto di ri-partenza, magari tenendo conto dei pareri dei fan e cercando di accontentare un po’ tutti, è ugualmente vero che per DMC non si sentiva realmente la necessità di una simile operazione, non a caso contestata fin dall’inizio. Ma la Ninja Theory non è stata assoldata per affossare questa serie, quindi vediamo cosa si sono inventati per stupirci.

Logicamente, per poter attirare nuove leve e non inimicarsi completamente gli appassionati storici, non c'era che una scelta: calibrare al meglio la giocabilità. Questa difatti risponderà ai gusti dei fan di vecchia data, senza peraltro trascurare diverse aggiunte mirate a rendere il titolo ancora più avvincente.
Innanzitutto, a chi non conoscesse alcunché della saga basti sapere che DmC è sempre stato e sempre sarà un gioco d’azione che vede il semi-dio Dante contrapposto ad orde di angeli e demoni, prevalentemente ai secondi, dato che il nostro antieroe, sotto la scorza da ragazzaccio spaccone, è fondamentalmente una brava persona. Durante le sue scorribande lo si vedrà combattere in molti luoghi sacri (e non), brandendo diverse armi: lame, pistole e i suoi stessi pugni demoniaci! Differentemente da molti giochi, inanellare combo sarà molto importante e non solo per l’efficacia nei confronti dei nemici delle sempre più ardite coreografie, ma anche per una mera questione di punteggio. Da D ad A, infatti, le nostre mosse saranno valutate con uno Stylish Rank che potrà anche raggiungere l'agognata S (o SS od ancora SSS per i più bravi).
In ogni episodio ci saranno diverse minacce da sventare, compariranno nuovi personaggi e potremmo dilungarci ulteriormente, fermo restando che in fondo la trama non riveste poi una grande importanza in questa saga. Nei DmC contano i fatti, le combo. E, come nei titoli più riusciti, il neofita sarà sì appagato dalla spettacolarizzazione della sua furia distruttiva e chiunque potrà fare sfracelli, ma solo chi saprà padroneggiare al meglio il sistema di combattimento otterrà risultati ancora più devastanti, effettuando scenografici cambi d’arma durante la stessa combo e sbizzarrendosi in acrobatici attacchi antigravitazionali che sfideranno la gravità fino a che ci saranno nemici da asfaltare.

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In questo DmC l’esecuzione delle combo si presenta ancora più variegata e letale grazie all’introduzione di una meccanica luce-ombra, non dissimile da quando visto in Ikaruga o, portando esempi più recenti, in Castlevania: Lords of Shadow o Soul Sacrifice. Stavolta scegliendo di avvalerci dei nostri poteri angelici danneggeremo maggiormente gli esseri demoniaci e viceversa. Non avremo dunque solo la possibilità di avvalerci delle care doppie pistole Ebony & Ivory o della spada Rebellion, ma potremo (e dovremo... per far salire il punteggio!) anche cambiare armi durante le combo, come in DMC3. Decidere se attaccare coi poteri paradisiaci o infernali sarà questione della semplice pressione di un tasto dorsale, mentre scegliere tempestivamente le mosse più opportune sarà fondamentale per creare le catene di distruzione più remunerative in termini di danni e di punteggio. Basterà dunque il tocco su un dorsale per scegliere se attaccare con Arbiter, massiccia ascia demoniaca, o con l’angelica Osiris, armi utili anche per avvicinarsi o per attirare nemici (un po’ come il Devil Bringer di Nero, in DMC4), ma anche per interagire con gli scenari, aprendosi così la strada per proseguire nei livelli. Senza poi dimenticare Erix o Aquila, armi utilissime...
Le missioni saranno inoltre rigiocabili singolarmente per permettere ai giocatori più motivati di ottenere le massime valutazioni (come SSS) nelle diverse aree. Attenzione alla difficoltà: sarà banale ricordarlo, ma a livello facile e normale le cose scorrono via senza problemi, mentre agli skill level più alti sarà necessario un impegno non indifferente... non è che il gioco regali S a pioggia, eh! In particolare, in “Dante Must Die” dovrete davvero sudare e solo certe strategie ragionate vi permetteranno di avere la meglio sui nemici più corazzati. Raccogliere globi rossi e potenziarsi con le missioni secondarie sarà in ogni caso di grande aiuto per proseguire le avventure del Nostro.

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Come già accennato in precedenza, le ambientazioni sono “sacre e non”, un po’ meno gotiche rispetto al passato, più fresche e anche più colorate, pur presentandosi anche più cupe di quelle proposte nei predecessori. In ogni caso, le location saranno in linea con la trama del gioco, la quale, per quanto semplice, pone le sue radici nel mondo attuale, dove i demoni controllano la popolazione anche tramite i feticci della modernità. Il nostro Dante combatterà sì certamente per salvare l'umanità, ma sarà soprattutto spinto da motivazioni personali. Figlio dell’angelo Eva e del demone Sparda, il Nostro dovrà infatti vendicare con l’aiuto di suo fratello Virgil assassino della madre del Re dell’inferno Mundus.
Chiaro che se relego la trama a questo punto della recensione, state pur certi che essa non è poi così pregnante. Spicca però l’idea dei demoni infiltrati nel nostro mondo attraverso l’uso della finanza e dei moderni mezzi di comunicazione (trovata che ricorda a tratti i “Wall Street” con Michael Douglas o “Essi Vivono”, capolavoro di Carpenter datato 88). Il plot è dunque davvero riassumibile in poche righe, ma il tutto è funzionale alle dinamiche di gioco e si avvale di nuovi ambienti davvero ben strutturati, nonché di un ottimo comparto tecnico.
Per fortuna sono lontani i tempi dei tremendi porting da XBox 360 e le versioni console si equivalgono. Il giocatore dovrà infatti solo scegliere liberamente su quale edizione mettere le mani, PC compreso, peraltro impreziosito dai 60 frame per secondo, frame rate che le nostre care console HD questa volta non raggiungono.
Ninja Theory ha dunque rinnovato con successo il brand, attualizzandolo ma non stravolgendolo (spero che i giocatori che già hanno avuto modo di provare questo DmC siano d'accordo con me). L'ultimo Devil May Cry propone un Dante più giovane, a tratti inesperto, neanche del tutto conscio dei suoi poteri di Nefilim (mezzo angelo e mezzo demone), un antieroe che si muoverà nei meandri di questa Limbo City, location inquietante perché verosimile e, sebbene il titolo si focalizzi comunque sui combattimenti, il giocatore potrebbe in ogni modo appassionarsi alla vicenda ancor più che in passato.

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Lo stile, giustappunto, non risiede solo nelle capacità di combattimento di Dante, ma permea anche le ambientazioni, il cui valore artistico spicca a più riprese, impreziosendo un'estetica accattivante firmata, oltre che dal “nostro” art director Alex Taini (un po’ di campanilismo non guasta mai!), da un brillante team di sviluppo che ha saputo piegare il versatile Unreal Engine 3 ai propri voleri, migliorandolo ulteriormente dopo la buonissima prova di Enslaved. Riguardo la recitazione, poi, si può stare tranquilli, poiché gli attori sono stati debitamente filmati con tecniche di motion capture.
Non posso dire di aver apprezzato la colonna sonora, per i miei gusti troppo rockeggiante, curata da tali Combichrist e Noisia. Ma è un problema mio, lo so... queste musiche moderne... Anche negli altri episodi era così, me ne rendo conto. Un piccolo prezzo da pagare per godere della giusta dose di adrenalina fornita dai vari DmC. Quindi, se amate il metal/rock anche questo aspetto del gioco potrebbe piacere ai giocatori appunto più pane e rock (ma sono un neofita del settore, mi scuso per questa mia mancanza). Presente pure il doppiaggio italiano, peraltro di buon livello (ma con dialoghi che talvolta eccedono in volgarità, anche considerando gli illustri predecessori), cosa sempre gradita.


COMMENTO FINALE


"Il restyling della serie DmC può davvero dirsi riuscito, a dispetto degli iettatori più pervicaci, che di certo finiranno per apprezzare a loro volta il duro lavoro profuso dalla Ninja Theory per rivitalizzare una saga che rischiava di chiudersi troppo in se stessa. Un DmC che riparte dalle fondamenta della saga, che non rinnega punteggi e combo stylish, ma contemporaneamente aggiorna il suo lessico per adeguarsi – senza comunque conformarsi – ai tempi più moderni. Un azzardo tutto sommato riuscito per una saga che avrà ancora molto da dire. In ogni caso, anche i più accaniti detrattori non potranno negarlo. Questo è Devil May Cry."