Double Dragon NeonDouble Dragon Neon si apre con un “paradosso”; assistiamo infatti al rapimento di Marian (storica amica dei due protagonisti) ad opera degli sgherri al soldo del cattivo di turno, tale Skullmageddon, e quando Billy Lee (eventualmente coadiuvato dal fratello Jimmy, di rosso vestito) esce dal garage di casa sua, dichiara stancamente “Oh no, di nuovo?”. Ed è proprio questo che crea il paradosso. Marian, in Double Dragon II -spoiler !!- viene uccisa dal Boss finale del primo capitolo ( che noi ragazzini chiamavamo confidenzialmente “il mitraglione”, a causa del fucile che imbracciava), quindi si capisce subito che questo non può essere un seguito, ma non è neppure un reboot, in quanto, come detto, Billy fa notare che Marian è già stata rapita in almeno un’altra occasione. Forse questo titolo si pone subito dopo il primo, cancellando di fatto gli eventi del secondo capitolo? Dunque non è propriamente un seguito. Un reboot? Nemmeno. Come si colloca dunque questo Neon nella timeline di Double Dragon, iniziata nell’anno di grazia 1987 ad opera della Technos Japan? Ma soprattutto, è necessario saperlo per apprezzarlo? Direi di no, quindi pensiamo ad analizzare il gioco e lasciamo le considerazione sul continuum spazio-tempo ai veri filologi.

Quando qualcuno cerca di riesumare una vecchia serie dopo svariati anni (ed ultimamente è successo spesso) nasce sempre il dubbio di quanto sia necessario innovare e quanto di tradizionale vada invece lasciato. Double Dragon Neon ( e la parola non è stata scelta a caso, il titolo è davvero luminoso ed eccessivo nella scelta dei colori, tanto da risultare a tratti un po’ kitch) decide di riproporre la formula classica praticamente inalterata: si procede da sinistra verso destra, prendendo a pugni e calci decine di avversari, facendo anche ricorso a varie armi come mazze, fruste e … pettini fino a raggiungere la fine del livello, se presente si affronta il boss di fine livello dopodiché si ricomincia nello stage seguente e così via, proprio come accadeva nei titoli simili di una ventina (e più) di anni fa. Vi farà certo sapere che alcuni dei nemici storici della serie sono tornati, come l’immancabile Abobo, mentre altri sono delle facce nuove; alcuni di loro, poi, si ispirano a gloriosi titoli del passato, mischiando anche qua idee originali e citazioni.

E’ bene dirlo subito in modo chiaro: in questo titolo non si può effettuare la famosa gomitata, che di fatto era il marchio di fabbrica della serie. Lo ripeto: niente gomitata (lascio a voi il piacere di vedere cosa accade se si premono i tasti quadrato e triangolo insieme). Si ritorna al paradosso: questo nuovo capitolo vuole percorrere il solco dei suoi predecessori (dei primi due capitoli, non di Rosetta Stone fortunatamente) cercando però al tempo stesso di innovare. Se ben vi ricordate, la serie di Double Dragon è sempre stata molto seria, e si è sempre presa maledettamente sul serio, fino a raggiungere picchi di tragicità in alcuni frangenti; qui siamo sul versante opposto. Questo nuovo capitolo sembra una cosa a metà strada tra l’omaggio e la parodia. Il titolo si rivolge sicuramente ai fan storici della serie, oltre che ai patiti dei beat’em up a scorrimento (che qualcuno dava già per estinti), eppure in più punti sembra una presa per i fondelli al genere più che una sua celebrazione. Il titolo è pieno di sberleffi e situazioni fuori di testa; non vi farò esempi per evitare di rovinarvi la sorpresa, ma molte gag e situazioni sembrano prese di peso dai cartoni animati della Warner Bros., e vi assicuro che non esagero. Vi basterà arrivare alla fine del secondo livello per capire a cosa mi riferisco.

Double Dragon NeonDouble Dragon NeonDouble Dragon Neon

Poco sopra si accennava al bilanciamento tra tradizione ed innovazione, e fortunatamente un elemento nuovo che ben si amalgama con la vecchia formula c’è, e parlo delle tecniche: ce ne sono 20 in totale, 10 attive e 10 passive. Quelle attive sono di fatto degli attacchi speciali, consistenti in palle di fuoco, calci rotanti, cariche in corsa e così via, le quali consumano una parte dell’apposita barra di energia, mentre le passive alterano gli equilibri tra le 4 caratteristiche fondamentali del personaggio (attacco, difesa, punti ferita e punti magia) permettendovi di personalizzare il vostro personaggio, adattandolo al vostro stile di gioco ed alle vostre necessità, in modo da avere, ad esempio, più punti ferita a scapito dei punti magia. Di fatto, quindi, viene aggiunto un elemento di personalizzazione che aumenta lo spessore del titolo, spingendovi anche – se lo volete – al grinding selvaggio, nel caso voleste portare tutte le varie tecniche al massimo livello. Se però decidete di potenziare tutte le vostre abilità, sappiate che la cosa richiede parecchio tempo, forse più di quello che sarebbe ipotizzabile ed accettabile.

Apro una piccola parentesi per spiegare l’upgrade delle tecniche: molti dei nemici che sconfiggerete lasceranno cadere delle musicassette (anche qui, il titolo incensa e si fa beffe allo stesso tempo degli anni ‘80), ognuna relativa ad una tecnica particolare, distinguibile in base al colore (che possono essere comprate anche negli appositi negozi) ed ogni volta che ne prendete una, il livello della relativa tecnica sale di una unità. Una volta raggiunto il livello 10 la tecnica in questione non può più aumentare, a meno che voi non alziate il cap massimo, spendendo del Mytril nell’apposito negozio. Questa operazione può essere ripetuta fino al raggiungimento del livello 50. Il mythril è di più difficile reperimento, infatti può essere ottenuto solo sconfiggendo uno dei boss di fine livello ed in quantità piuttosto modesta (almeno ai livelli di difficoltà più bassi). Questo vuol dire che per potenziare al massimo tutte le tecniche sarete costretti a fare e rifare i quadri coi boss fino all’ottenimento di una quantità sufficiente di mythril, il che effettivamente è proprio tedioso come sembra.

Se siete dei veterani del genere ed avete un amico al vostro fianco (niente co-op online, solo in locale) probabilmente riuscirete ad attraversare i 10 livelli in circa un paio d’ore , dopodiché potrete bearvi con la sequenza finale (che ovviamente non vi racconto, ma che certo merita di esser vista). A quel punto il gioco è finito, certo, e qualcuno potrebbe obiettare che 8 euro per un paio d’ore son tanti (tra l’altro, il gioco salva automaticamente tra un livello e l’altro, così non siete costretti a fare tutto in un’unica sessione). A chi critica – forse giustamente – la scarsa longevità di questo titolo vorrei ricordare 2 cose, e cioè che stiamo parlando di un beat’em up e non di un gioco di ruolo (quindi la durata è nella media) e che se si vuole finire il gioco al livello massimo di difficoltà, magari portando ai massimi livelli le varie tecniche le ore da spendere su questo titolo possono diventare tranquillamente una ventina. Come sempre, la scelta spetta a voi. Il vero problema, semmai, è che il gioco vi “obbliga” a finire il gioco per due volte prima di poterlo affrontare al livello massimo di difficoltà. Intendiamoci, molti titoli vi offrono il livello “difficilissimo” solo dopo aver giocato una partita dall’inizio alla fine, ma resta il fatto che sarebbe più democratico far scegliere il giocatore, anziché costringerlo. E’ un modo per premiare i più perseveranti o solo un mezzuccio per aumentare in maniera forzata la longevità? Io una mezza idea ce l’avrei, ma lascio decidere a voi.

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Una cosa che val la pena sottolineare è come il titolo, per sua stessa natura, sia abbastanza ripetitivo, e lo diventa in maniera ancor più accentuata se si decide di ottenere una somma di mythril sufficiente a potenziare tutte le tecniche. La ripetitività però non è propria di questo titolo, ma del genere stesso a cui appartiene, anche se Neon cerca di spezzare un po’ la monotonia fatta di calci e pugni offrendo trappole da evitare, baratri da saltare e cose di questo tipo. Double Dragon Neon è un beat’em up nella sua forma più pura, non fa ricorso ad elementi che non gli sono propri per cercare di arricchire la formula, e lo fa di proposito. Un gioco di combattimenti duro e puro, fatto apposta per i veri estimatori del genere, proprio come accadeva nei titoli degli anni ’80.
Sul fronte tecnico vi ricordo che il gioco richiede un download di 2 giga abbondanti (che obiettivamente non sono pochi) quindi tenetelo presente nel caso decideste di procedere con l’acquisto. La grafica è ben fatta e molto luminosa, con colori accesi ed accostamenti cromatici a dir poco azzardati (gli anni ’80 non erano certo un esempio di minimalismo, in tal senso …) mentre le musiche sono in massima parte brani presi dai capitoli precedenti e riarrangiati con stili diversi. Anche qui, i vari brani si rifanno alle sonorità degli anni ’80, con risultati veramente gradevoli.

Double Dragon NeonDouble Dragon NeonDouble Dragon Neon

Volendo a tutti i costi trovare un difetto, c’è una cosa davvero fastidiosa. Il tasto per afferrare e scaraventare i nemici è lo stesso che serve per raccogliere le armi; come potete facilmente immaginare, nelle situazioni più concitate finirete non di rado per prendere un’arma mentre invece avreste voluto lanciare lontano un nemico e viceversa. Non è una cosa così drammatica, ma vien da chiedersi come sia possibile che queste cose continuino a succedere nonostante i pad odierni abbiano letteralmente decine di tasti. Forse anche questo è un elemento cardine di questo tipo di giochi, e probabilmente non ce ne libereremo mai.
Immancabile nota finale sui trofei: di norma obiettivi e trofei sono speculari, stesse richieste, stesso numero eccetera. In questo caso no (ma anche in altri, come in Marvel verus Capcom Origins). Come sapete, i titoli Xbox Arcade,da qualche tempo a questa parte, vi permettono di portare a casa non più 200 punti ma 400. A quanto pare, una cosa del genere non ha trovato un corrispettivo nei trofei, che sono solo 13 contro i 30 Obiettivi (che in alcuni casi hanno un valore parecchio elevato). Non è una cosa che può influire sul giudizio finale, ma di certo lascia un po’ l’amaro in bocca ai fanatici dei trofei. Se potete scegliere, quindi, credo che la versione per Xbox sia da preferire, almeno per quel che riguarda il congruo bottino di gamer points ottenibile.


COMMENTO FINALE


"Double Dragon Neon è il solito vecchio beat’em up con un comparto grafico-sonoro al passo coi tempi. Non so dirvi se questa sia l’unica via percorribile quando si parla di remake, ma in questo caso ha funzionato bene. L’esperienza è fedele a quella del capostipite della serie con in più un comparto tecnico molto buono. Se avete adorato a suo tempo (ma anche ora …) il primo titolo, vi consiglio di dare una possibilità anche a questo seguito/ remake - con un compagno al vostro fianco, magari, per rivivere a pieno l’esperienza come nel lontano 1987… ma senza gomitate."