Come già detto, dopo circa 60 mesi di vita, la saga approda nel 2010 su PlayStation 3 attraverso il terzo capitolo. La trama riparte dove il secondo episodio c'aveva lasciato: Kratos, perseguendo il desiderio infinito di vendetta contro le divinità olimpiche, libera i Titani, accomunati allo spartano dal medesimo sentimento di rivalsa. La regia, nonostante la spettacolarità delle scene messe in atto, ci collocherà ben presto nel cuore dell'azione, dove, giocatori esperti o meno, il processo di adattamento ai comandi sarà quasi inalterato grazie alla loro intrinseca semplicità. Inizialmente useremo le famigerate Lame dell'Esilio, ovvero le armi di base conquistate nella fase finale del prequel. Analogamente al passato, sconfiggendo man mano i vari boss presenti nel corso dell'avventura, otterremo successivamente ulteriori armi, oggetti e capacità che influenzeranno significativamente il gameplay. In questo senso, va fatto un applauso agli studi di Santa Monica per la capacità di contemperare strategia e frenesia. L'arsenale di Kratos, infatti, non funge solo da mera estensione scenografica, ma è realmente costituito da una serie di strade differenti, rigorosamente ad alta velocità, che il giocatore può scegliere a piacimento per affrontare qualsiasi nemico. Il rapido adattamento al sistema di controllo completa il tutto, garantendo fin da subito anche all'utente dell'ultima ora la capacità di danzare tra colpi, combo e repentine decisioni. God of War III non mostra quindi alcuna traccia di macchinosità e conferma, se non amplifica, la fluidità dei capitoli precedenti: un unico filone da completare senza respiro, dove non c’è spazio per la schematicità o per l’attesa.
Le fasi di lotta, per il resto, tengono fede alla linea tracciata dal passato. Come già anticipato, dopo aver sconfitto particolari boss o le divinità stesse nel proseguo dell'avventura, collezioneremo sempre più armamenti ed equipaggiamenti. Partiremo con le Lame dell'Esilio, adatte sia per il combattimento corpo a corpo che per gli attacchi a lunga distanza, per poi ottenere upgrade che andranno a potenziare entrambi gli approcci offensivi. Ritorna anche la possibilità di incrementare le capacità di Kratos, quali energia, munizioni e mana, mosse incluse. Oltre a ciò, gli oggetti conquistati non saranno unicamente destinati agli scontri, ma si riveleranno anche elementi necessari per l'esplorazione di determinate ambientazioni. E l'esplorazione stessa, interrotta nuovamente da puzzle basilari ma non noiosi, beneficia di un valido level design.
Più la saga è andata avanti, maggiori sono state la spettacolarità e la cura raggiunte nell’architettare il complesso scenico. Ambientazioni molto varie e soprattutto immense, tendenti all’infinito nella finitezza dello schermo televisivo. Gigantografie tridimensionali in grado di rafforzare quel senso di continuità e circolarità avvertibile negli scontri. Lo scopo è la creazione di un grande carrozzone che non permetta la riflessione o l’immaginazione al giocatore, il quale, a sua volta, subisce passivamente tutti gli input audio-visivi lanciati dal gioco. God of War III è la massima espressione della serie in quanto è massimo il senso di imposizione comunicato all’utente. Il sistema alla base della trilogia, peraltro, è esattamente il medesimo, da cinque anni. Moralmente è uno scandalo se si pensa al costo del prodotto in questione. Eppure a Santa Monica, sono riusciti ad indorare a tal punto la pillola da ingerire che non ce ne rendiamo conto: orde di nemici da annientare tramite riflesso condizionato, eventi Quick Time da seguire alla lettera, sangue e ancora sangue, un minigame erotico potenzialmente senza fine nella sua logica, per concludere, infine, con il classicismo greco rivisto dai californiani filtrato a sua volta dal dark che sfocia nel kitsch. Anche nei momenti di pausa, non c’è posto per la razionalità.
Tecnicamente siamo a livelli ineccepibili. Alta definizione mescolata a visione imponente e dettagliata, gestita costantemente a 30 fotogrammi al secondo e in assenza di caricamenti. Personaggi definiti, buoni (che non ci sono) o cattivi che siano. Animazioni molteplici che orbitano contemporaneamente, rari rallentamenti, effetti luminosi egregi come tradizione vuole. Probabilmente, nel genere action, il terzo gioiello di Kratos detiene attualmente il primato per l'eccellenza grafica in ambito PlayStation 3. Completa l’opera, poi, la già menzionata maestosità delle ambientazioni. Una sorta di film peplum interattivo in grado di conferire una sensazione di potenza da regime dittatoriale. Lo stesso comparto audio asseconda con le musiche questa percezione di forza, ricreando il ritmo di quella che, nella sua bieca sete di morte, è una marcia nazista. L’incedere tra i nemici, il calpestare i vinti, la purificazione tutta soggettiva del mondo. Il doppiaggio, invece, nuovamente non è il massimo. Non si riesce ancora a comprendere come, pure in produzioni di tale portata, si trascuri la cura del parlato e il mixaggio di quest’ultimo, con il risultato di interpretazioni incolori e dal volume mal calibrato con i restanti effetti sonori.