Siamo stati abituati per una vita a difenderci utilizzando solo due tasti, uno per la pressione/contrasto ed un altro per la scivolata. Nulla del genere in Fifa 12. Che cosa comporta una scelta del genere? Comporta che la difesa diventa più simile alla realtà con l’utente che deve decidere a seconda delle situazioni se intervenire repentinamente o temporeggiare. Il pulsante prima deputato al tackle (storicamente il tasto X sulle console Sony) diventa ora il comando la cui pressione continua comporta l’inseguimento dell’avversario in possesso della palla senza però attuare altre decisioni. Il grilletto laterale (che io assegno ad R2) è deputato invece al frapporsi frontalmente tra la nostra porta e il portatore della sfera, da utilizzare soprattutto quando subiamo delle incursioni laterali. Il momento topico ovviamente corrisponde con la riconquista del pallone. Entreranno in scena allora diverse variabili: prima di tutto il tempismo, la lettura del gioco e infine la bravura stessa dell’avversario in grado di mandarci a vuoto con mosse o finte spiazzanti. Anche un semplice passaggio inaspettato può risultare decisivo. In questo contesto le uniche armi concesse all’utente sono due: il cerchio, ovvero il tackle, e la scivolata. Il resto dipende dall’abilità: niente più automatismi quindi ma solo la capacità di interpretare le trame offensive dell’altro, umano o artificiale che sia.
La curva di apprendimento di un sistema del genere è impegnativa, trattasi infatti dello svecchiamento del concetto di fase di non possesso che ha dominato per più di un decennio tra le simulazioni calcistiche. Dopo l’acquisto si passerà, infatti, almeno un primo mese di apprendistato incassando reti su reti propiziate da decine di interventi a vuoto. Successivamente, superato questo scoglio, non potremo ovviamente che avere soddisfazioni. Almeno per quanto riguarda la fase difensiva Fifa 12 ci insegna finalmente, per quanto sia una simulazione dove un unico individuo prende le decisioni (anche nella caotica modalità 11vs11), che il calcio non è un mero rincorrere la palla ma è uno sport fatto di scelte in corsa, decisioni repentine che nascono a seconda dei diversi scenari. Il tasto cerchio si trasforma quindi in tante cose: ora contrasto, ora anticipo oppure trattenuta da dietro, fallo o nel peggiore dei casi intervento a vuoto. La pratica della scivolata risulta invece immediatamente fruibile rispetto al contrasto in quanto è sempre stata un tipo di azione caratterizzata dal tempismo, almeno nel calcio non arcade.
Un calcio più ponderato inoltre non fa altro che evolvere gli utenti costretti per forza di cose ad essere più creativi nelle loro trame offensive. Tra i giocatori si sviluppa quindi un rapporto di sottili astuzie e accorgimenti che rendono le partite molto più intense nel loro agonismo psicologico. In aggiunta, mai come quest’anno, finte e tiri mirati sono più facilmente eseguibili (i bimbetti ci andranno a nozze ovviamente) favorendo la maggior lettura del gioco avversario ed allo stesso tempo incentivando ancora di più la concentrazione nel proteggere la propria porta. Implementare la difesa manuale è stata un’operazione resa ovviamente possibile anche grazie ad un nuovo comparto di animazioni e collisioni in grado di garantire una sensazione di controllo totale.
Graficamente, visto il punto in cui ci troviamo nell’attuale generazione di console, non ci si poteva aspettare molto ed infatti, a parte una leggera miglioria generale, il comparto visivo rimane sugli standard dei prequel con la consueta attenzione nel riproporre fedelmente fattezze dei giocatori e degli impianti di gioco. Per esempio si registra come new entry l’arena del Manchester City così come il nuovo stadio della Juventus anche se, inspiegabilmente, non si capisce la presenza di un grosso tunnel in una delle due curve che nelle immagini di anteprima di EA e soprattutto nella realtà non esiste. Per la prima volta abbiamo tutte le licenze delle squadre di Serie A, ma nuovamente non ci si capacita dell’assenza delle coppe ufficiali con relativi diritti. Il sonoro rimane sullo stesso profilo e va a perdersi nella ciclicità estetica alla quale gli odierni titoli calcistici ci hanno abituato.