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ID: 258839Dedicato all’eroe mascherato più famoso della storia del fumetto, Batman Arkham Asylum si rivelò a sorpresa come il tie-in forse tra i più riusciti di sempre. Trattandosi di un titolo di ultimissima generazione anche i tempi e i luoghi di questo successo furono inaspettati mentre i fan del cavaliere oscuro si erano ormai rassegnati al meglio dell’offerta videoludica sull’uomo pipistrello come indissolubilmente legata al passato. Furono invece gli inglesi dei Rocksteady Studios a prendersi il merito di stupire gli appassionati grazie ad un gioco fresco, divertente, graficamente appagante, in grado di soddisfare non solo le aspettative ma anche di creare una validissima alternativa al genere action. A tratti facile e nel complesso lineare, Batman Arkham Asylum riusciva comunque a superare dei difetti tipici da tie-in mostrando grande fedeltà all’opera cartacea e notevole sostanza nel gameplay cucito ad arte per gli amanti del personaggio nato dalle menti di Bob Kane e Bill Finger.

Uscito inizialmente in sordina e successivamente sotto le luci della ribalta a suon di vendite, il titolo Rocksteady non ha fatto altro che creare un’immediata attesa nei confronti di un sequel al quale sarebbe spettato l’insidioso compito di migliorare ed ampliare il potenziale inespresso del primo capitolo. Dopo due anni venne pubblicato l’agognato seguito chiamato Batman Arkham City e già il City finale farebbe presagire un qualcosa di più, farebbe. La novità più importante di questo gioco rispetto al precedente risiede infatti nell’accresciuto raggio d’azione concesso al giocatore, non più circoscritto al famigerato manicomio ma ora esteso anche all’omonima Arkham City ovvero quella parte della città di Gotham adibita a prigione speciale. Scritta ancora una volta da Paul Dini, la trama ci vede nuovamente nei panni del crociato mascherato intenzionato a sedare una seconda rivolta criminale in questa occasione manovrata dal malvagio dottor Strange il quale, almeno inizialmente, sembra sostituire Joker nelle vesti di super villain principale.

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Tagliando immediatamente la testa al toro diciamo subito che croce e delizia di questo prodotto risiedono proprio in Arkham City stessa la quale, invece che permetterci di materializzare i sogni fatti dopo aver terminato il prequel, ci fornisce quella che complessivamente è solo un’aggiunta realizzata tuttavia abilmente. Personalmente, dopo Arkham Asylum, si supponeva che in un ipotetico seguito si sarebbe potuto fare molto di più sfruttando maggiormente l’universo del fumetto e architettando una struttura che garantisse scenari, non originali, ma per lo meno più variegati sfruttando magari in maniera corposa sia l’interazione con i personaggi secondari che l’armamentario di Batman. L’impressione finale invece è che i programmatori si siano concentrati più sul realizzare e spettacolarizzare il cosiddetto “more of the same” piuttosto che dare respiro alla passata linearità di fondo sulla quale non tutti avevano chiuso un occhio.
Arkham City si rivela come l’ampliamento del manicomio, l’interazione con gli ambienti è infatti quasi la stessa se non fosse per l’introduzione molto divertente, obbligatoria data la situazione, della possibilità di arrampicarsi rapidamente e planare con stile tra gli edifici o sui nemici. Per il resto l’arsenale del protagonista si sviluppa come già sperimentato in Asylum ovvero parallelamente all’avanzamento della storia con nuovi gadget introdotti al momento giusto. L’armamentario di partenza consta invece di gingilli che nel prequel avevamo imparato a conoscere solo a vicende in corso come ad esempio il gel esplosivo, il decriptatore, il rampino e il batarang. La componente tecnologica di Batman si va poi ad incastrare perfettamente nella componente più attiva ovvero quella dei combattimenti. Al di là dei boss, che richiedono sempre un discorso a sé, ritroviamo infatti il collaudato combat system che nella sua gratificante esecuzione incentrata sul tempismo aveva costituito una buona fetta di meriti nelle fortune del gameplay di Arkham Asylum. Il trattamento riservato alle armi viene adottato anche per le mosse le quali saranno sempre più variegate a seconda di quante più ne sbloccheremo spendendo i canonici punti abilità accumulati col proseguo dell’avventura e con gli infiniti scontri sparsi per la cittadina. Quando tutto sembra troppo simile al passato vengono in aiuto le missioni secondarie concepite per staccarsi dal canovaccio principale e il cui corso, grazie ad esse, viene spezzato ritmicamente: aiutare Bane in un’alleanza improvvisata, lottare contro il tempo per evitare la dipartita di innocenti ostaggi, stare sulle orme di un super villain o risolvere gli enigmi di un altro sono tutti elementi che sono autentica panacea in grado di catturare il fan di turno. La stessa implementazione dell’utilizzo di Catwoman (accessibile fin dall’inizio grazie ad un codice da inserire e presente nella confezione) non fa che rappresentare un diversivo riuscito per quanto breve. Ritornando ai boss va riconosciuta a Rocksteady una ricercata diversificazione nell’affrontare ognuno di essi.

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Passiamo ora ai difetti. Batman Arkham City preso singolarmente è un ottimo gioco più longevo del suo stretto parente eppure, se messo in relazione proprio col predecessore, mostra più punti deboli. Prima di tutto è lineare quanto se non più del fratello maggiore. Tolte le missioni secondarie, autentico salvagente, non è azzardato affermare che sostanzialmente il gioco è rimasto invariato per la gioia dei detrattori. Stesso personaggio (Catwoman è una parentesi), quasi le stesse abilità, quasi le stesse armi, enigmi noiosi moltiplicati fino alla nausea, ambientazioni all’aperto che tuttavia danno comunque la medesima sensazione di chiusura e ripetitività del manicomio. Il secondo punto negativo risiede invece nella regia. La storia parte con un buon inizio per poi bruciarsi sempre più velocemente. Il problema è che non ci troviamo davanti ad un crescendo rossiniano ma più che altro alla consumazione quasi frettolosa delle cartucce a disposizione. I super villain per esempio sono molto numerosi, anche troppo, ma non c’è tra loro una preparazione narrativa sufficientemente definita prima dell’imbattersi con uno di essi. La sensazione di tutto e subito è quindi molto palpabile e come conseguenza ciò non va a fare altro che inficiare l’importantissimo fattore immedesimazione. Il risultato è quello di avere un’avventura più di contenuto che di qualità guidata da una storia contemporaneamente lineare e dispersiva che termina addirittura con una cesura quasi improvvisa quanto spiazzante.

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Molto probabilmente i programmatori si sono ritrovati sulle spalle un peso più grande del previsto e istintivamente hanno preferito puntare sulla quantità, su ciò che già sapevano fare bene, piuttosto che ampliare l’ottima base sulla quale avevano edificato il predecessore. Il terzo aspetto negativo di Arkham City è costituito infatti dal mancato approfondimento dell’universo stesso di Batman che può contare su mezzi, personaggi, rapporti e situazioni ancora completamente inesplorate. La miriade di comparse che fanno la loro apparizione nel gioco e negli inutili extra da scaricare sono solo un esempio di quanto lavoro si poteva fare meglio, di quanto non è stato invece fatto e di quanto se ne può ancora fare: i fan sanno bene a cosa ci stiamo riferendo. Il colpo di grazia avviene per mano della relativa facilità con cui si porta a termine il tutto anche al livello massimo di difficoltà, caratteristica incrementata da un’intelligenza artificiale anch’essa immutata e per forza di cose sotto tono (la prevedibilità dei pesci piccoli è una costante). Il primo capitolo, considerato come Il capolavoro su Batman, già aveva lanciato dei campanelli d’allarme sotto questo aspetto, campanelli mascherati dalla bontà generale del prodotto, tuttavia le cose non sono cambiate: a dimostrazione di ciò più di un amico ha abbandonato l’esperienza di gioco a metà, annoiato. Arkham City è un gioiello di cristallo votato pericolosamente alla rottura non appena scatta il confronto con Asylum. Piacerà agli appassionati duri e puri ma coloro che hanno potuto apprezzare il prequel con più distacco si accorgeranno che in questo caso il confine tra opera divertente e lavoro non riuscito è davvero labile.
Visivamente il titolo in questione è ineccepibile. Arkham City, infatti, non fa altro che esteriorizzare con successo il senso di oppressione e di degrado che contraddistingueva il manicomio per adattarlo poi a misura di città. Si riscontra la massima cura nella realizzazione di tutti gli ambienti, partendo dal più articolato per arrivare al più anonimo. Medesimo discorso per i protagonisti o i personaggi minori accompagnati da un livello di dettaglio e animazione reso possibile senza comportare vistosi intoppi grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine 3. Egregio il reparto audio dal quale non si può oggettivamente chiedere di più alla luce di un doppiaggio in italiano, se vogliamo, anche superiore rispetto al passato ed una colonna sonora di altissimo lignaggio nonostante si discosti leggermente dai temi forse più cupi di Asylum. Nulla da dire anche sui singoli effetti sonori, decisamente perfetti.


COMMENTO FINALE


"Passare dalla produzione locale di Eidos al colosso Warner Bros. probabilmente già sintetizza immediatamente qual è il problema di Batman Arkham City: la qualità. I ragazzi dei Rocksteady Studios, da team giovane e quasi ignoto, sono passati a dover soddisfare gli appetiti di milioni di persone che con il primo capitolo della serie hanno provato solo un gustoso assaggio di quello che può essere il gioco definitivo su Batman. L’aumento di responsabilità è stato forse eccessivo data la produzione di un buon seguito che tuttavia, per più di un aspetto, fa rimpiangere il coinvolgimento e la realizzazione del titolo precedente. E’ anche vero che fare un sequel è sempre un’impresa ardua, Arkham City ha venduto comunque molto grazie alla scia del fratello quindi non vi è alcun presupposto che ci possa impedire di vedere di meglio nel prossimo futuro."