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ID: 258481Yakuza 3 è un caso singolare, molto singolare. Non perché sia uno di quei seguiti che non ti aspetti o perché rivoluzioni il franchise di appartenenza, Yakuza 3 lascia allibiti per altri motivi.

Ma andiamo con ordine, parlando prima brevemente del gioco a beneficio di tutti coloro che non conoscono la serie. Questo Yakuza è il classico gioco sandbox, ossia nel quale al giocatore viene dato un’area da esplorare (nello specifico, abbiamo due città: Ryukyu ad Okinawa e l’immancabile Kamurocho a Tokyo) nella quale si può decidere di fare più o meno quel che si vuole. Si possono ad esempio seguire le missioni della trama principale, oppure dedicarsi ad alcune storie secondarie, dilettarsi con alcuni minigiochi come sparatutto, freccette e biliardo oppure cercare gli immancabili collezionabili, nella forma di chiavi di armadietti che ricompensano, una volta aperti, con oggetti più o meno utili. Se avete giocato un gioco sandbox qualunque - e probabilmente lo avete fatto - sapete cosa aspettarvi: ore ed ore di esplorazione libera, fintanto che non deciderete di andare avanti con la storia, fino alla fine. E già che parliamo di storia…

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Il protagonista Kyryu Kazuma è uno yakuza, ovviamente, un uomo della mafia giapponese, che nel corso dei vari capitoli ha avuto modo di scontrarsi con eventi piuttosto dolorosi e drammatici: si è addossato la colpa di un omicidio pur essendo innocente per salvare un amico finendo poi per dieci anni in carcere, si è visto tradire dai suoi amici, ha assistito alla morte di persone care, è stato vittima di ricatti, voltafaccia, e quant’altro. Adesso ha deciso di ritirarsi dal crimine e di darsi alla vita tranquilla ed onesta, gestendo un orfanotrofio in quel di Okinawa, con l’aiuto di Aruka, giovane orfanella da lui conosciuta nel primo capitolo. Una vita fatta di sole, mare, ed occasionalmente di qualche bisticcio tra bambini. Un’esistenza tranquilla. Ed in effetti all’inizio è proprio così. Ma ovviamente non durerà, perché anche se Kyryu si è ritirato i guai continueranno a cercarlo. Quando si è stati un pezzo grosso della Yakuza per anni, non è così facile sparire nel nulla. Ed infatti il nostro protagonista si troverà suo malgrado in una situazione più grande di lui. In estrema sintesi, la zona dove sorge l’orfanotrofio deve essere confiscata dal governo per costruirci o una base militare o un resort di lusso (questo dipende da quale dei due ministri del governo avrà la meglio). In entrambi i casi, al povero Kazuma, ai suoi orfani ed a tutta la popolazione della zona non rimane altro che sloggiare. Ma non è mai una buona idea far arrabbiare un ex capo della yakuza, anche se ora gestisce un orfanotrofio, Kyryu non è affatto diventato uno smidollato, anzi…

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Ed ecco che il gioco comincia. Come detto, in Yakuza potremo andare in giro per le due città esplorando, ma soprattutto combattendo. A dispetto di tutto, Yakuza è fondamentalmente un beat’em up, quindi durante le missioni passeremo buona parte del tempo a fare a pugni con orde pressoché infinite di scagnozzi fino a giungere al boss di turno. Ma non si tratterà solo di premere sempre il solito tasto come accade in altri giochi; qui avremo a disposizione un vasto campionario di mosse da sbloccare mano a mano che si accumulano punti esperienza, oltre che un inventario ricco di armi ed oggetti che, tra l’altro, in questo capitolo possono essere personalizzati e migliorati.
A questo punto qualcuno si potrebbe chiedere perché all’inizio ho detto che Yakuza lascia allibiti. Ebbene, dovete sapere che in patria Yakuza è una serie che ha riscosso un enorme successo ( anche perché altrimenti non sarebbe diventata una serie) tanto da generare, oltre ai vari capitoli regolari, anche molti spin off, mentre in occidente ha avuto un’accoglienza a dir poco tiepida, nonostante non si possa certo parlare di un titolo lontano dai gusti europei ed americani (è il classico sandbox, come si diceva poco fa).
Stupisce quindi questa disparità di responso da parte del pubblico, ma a me personalmente stupisce ancor di più una serie di scelte fatte da parte di Sega per l’adattamento del titolo per il mercato occidentale.

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Proprio in virtù del fatto che la serie ha sempre venduto poco qui da noi, la Sega aveva inizialmente scelto di non adattare Yakuza 3, come non aveva adattato lo spin off ad esso relativo, Ryu ga gotoku Kenzan ambientato nel 1600 (il titolo originale di Yakuza in Giappone è Ryu ga gotoku, che può essere tradotto come “Like a Dragon “ in inglese; infatti il protagonista si chiama Kyryu e Ryu in giapponese vuol dire drago). Un altro duro colpo per chi come me ama la serie. Poi all’improvviso la Sega tornò sui proprio passi e dichiarò che- seppur con un anno di ritardo rispetto alla release giapponese- Yakuza 3 sarebbe arrivato in occidente. Peccato però che qualcuno si fosse dimenticato di dire che ci sarebbero stati alcuni tagli qua e là. Quindi via lo shogi (scacchi giapponesi), il mah jong ( gioco cinese molto popolare in Giappone assimilabile più o meno a scala 40, ma con le tessere al posto delle carte), gli hostess club e altre cosette di minore importanza. Il motivo dei tagli? Erano contenuti di matrice troppo giapponese per piacere agli occidentali, cosa sulla quale non sono affatto d’accordo.

Mi sorge spontanea una domanda: su che base si toglie lo shogi ma si lascia l’hanafuda? Non è forse giapponese anche quello? Gli hostess club sono stati tolti (le ragazze, in ogni caso, possono essere incontrate comunque nei locali, ma in maniera un po’ forzata) eppure nei capitoli precedenti c’erano. Questo come si spiega? Ma l’apice si raggiunge con i gadget abbinati al gioco. Si tratta di una guida al gioco, con glossario e soluzione, più un cd con l’estratto della colonna sonora. Ebbene, entrambi fanno riferimento a parti del gioco che da noi sono state tagliate, citando per l’appunto le hostess club in più punti.

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Ecco perché Yakuza tre mi è lascito allibito, generando in me sentimenti contrastanti. Se è pur vero che ci troviamo di fronte ad un prodotto valido, longevo, divertente e con una trama adulta, dall’altro non si può tacere dei tagli effettuati al gioco, che a me, sinceramente, hanno dato parecchio fastidio. Il gioco continua a rimanere meritevole, sono stati introdotti il golf e la pesca che sono realizzati superbamente, eppure quei tagli appaiono macroscopici. Mi sento un po’ preso in giro. Se voglio giocare a Yakuza 3 devo turarmi il naso e far finta di non vedere lo scempio (parziale) che è stato operato. E così ho fatto perché il gioco, secondo me, merita. Per le splendide spiagge di Okinawa, per i combattimenti serrati, per la trama avvincente (anche se complicata ed affetta da alcuni clichè, primo fra tutti quello del gemello scomparso, ma non posso dire di più), per il senso di libertà, per i personaggi ben caratterizzati, per la narrazione sopra le righe e per altri motivi.

Piccola nota: Essendo un amante del sistema dei trofei vorrei spendere due parole su quelli di questo titolo, a vantaggio di chi condivide la mia passione. Il platino è difficilissimo da ottenere. Ci vuole una quantità di tempo enorme, oltre che una bravura non indifferente. Già solo ottenere gli ori è proibitivo, del resto.

COMMENTO FINALE


"Yakuza 3 è il classico seguito che offre “more of the same”, come si dice, quindi tutto ciò che offrivano i predecessori più altro. Questo, ovviamente non si applica per i giocatori occidentali che hanno perso qualcosa. Un aspetto da non sottovalutare è che il gioco è totalmente in inglese, niente sottotitoli in italiano, quindi tenetene conto. Per il resto è il solito mix di pugni, storia criminale, esplorazione ed accumulo di punti esperienza stile gdr, con annessi incontri casuali. Nonostante i tagli, rimane un titolo consigliato, addirittura irrinunciabile per chi segue la serie dal primo capitolo."