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ID: 255309Il genere western, forte del suo romanticismo, non mi ha mai colpito, eppure proprio noi italiani ci siamo presi il merito di far evolvere il western stesso verso lidi più realistici, meno edulcorati da morali buoniste e viaggi all’insegna della scoperta del West. Red Dead Redemption non fa altro che raccogliere i segni distintivi di questa eredità, equivalente cinematografico dello spaghetti western, per miscelarli in quello che è l’ultimo titolo free roaming dei ragazzi di Rockstar. Il protagonista è John Marston, un bandito, orfano, che agisce non certo per fini idealistici ma solo personali. Una volta abbandonato dai compagni durante una rapina, il nostro uomo riesce comunque a scappare e decide così di lasciarsi alle spalle la vita criminale che lo aveva tradito nel momento del bisogno in favore di una condotta onesta affiancato dalla famiglia composta da una prostituta ed il figlio. Il passato però non tarda a riemergere costringendolo così a imbracciare nuovamente le armi per riscattare ciò che ha di più caro al mondo. La moglie e il figlio vengono infatti rapiti da agenti federali i quali propongono all’ex fuorilegge di dare la caccia ai suoi vecchi amici di scorribande in cambio della vita dei propri cari. John non può far altro che accettare.

Red Dead Redemption ci rimette quindi davanti agli occhi, in salsa spaghetti western, il mondo già visto nei vari Grand Theft Auto, un mondo dove il confine tra il bene e il male non è ben definito come avviene nel genere noir e nel quale solitamente la disillusione per una società in decadenza è assai vivida. Le azioni umane sono quasi sempre spinte da fini personali ed è il denaro o la violenza a fare da padroni. La differenza principale con i giochi precedenti è che per la prima volta, per quanto sempre moralmente discutibile, ci troviamo innanzi ad un protagonista positivo che non è interessato a scalate al potere o a rivendicazioni ma che desidera soltanto la pace per sé e la sua famiglia mettendo in palio la sua stessa vita.

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Per quanto concerne il resto, l’impianto ludico di RRR è pressoché il medesimo di GTA IV, un’avventura free roaming in terza persona dove al canovaccio narrativo si affiancano delle alternative minori finalizzate a dilatare l’esperienza di gioco. Scontri a fuoco, duelli, inseguimenti, gioco d’azzardo, rapine sono quindi all’ordine del giorno ma con una distinzione: stavolta ci sposteremo con cavalli, carri, diligenze, treni e non lungo strade asfaltate ma attraverso vaste aree naturali. Scordiamoci quindi i variegati mezzi di trasporto accessibili ad ogni angolo del mondo conosciuto, sarà infatti il cavallo ad accompagnarci dappertutto, quadrupede fedele a tal punto da essere richiamabile col classico fischio indipendentemente dalla location in cui ci troveremo. Le scorciatoie ci sono, come ad esempio le diligenze o i carri a pagamento, ma è consigliabile, quando è il caso, gustarsi il più possibile gli sterminati paesaggi proposti. L’area di gioco presente è ovviamente vasta e l’isolamento che rende irreali le metropoli di GTA qui acquista invece un altro senso: cavalcate solitarie su crinali deserti e arsi dal sole, discese lungo distese brulle e polverose, spedizioni attraverso catene montuose innevate e impervie, pellegrinaggi al chiaro di luna sotto la volta celeste. In pratica noi e il mondo. Per quanto più semplice e povero di infrastrutture, lo scenario offerto da Red Dead Redemption è parecchio più ricco e consistente rispetto a quello cittadino il quale, dopo lo stile di GTA Vice City, era diventato una mera questione di dimensioni.

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Passando alla pura analisi delle meccaniche di gioco ritroviamo bene o male, come anticipato, ciò che già era presente nel quarto capitolo della saga di Grand Theft Auto anche se l’architettura western ha comportato delle modifiche ovviamente non trascurabili. Prima di tutto in RRR è maggiore la consapevolezza di trovarsi in un contesto che non è indifferente alle nostre decisioni. Il confine tra buono e cattivo è labile e saremo liberi di decidere se propendere per l’uno o per l’altro estremo. Prestare aiuto alla gente permetterà di acquistare una buona fama tra le varie comunità oltre che di ricevere eventuali sconti da parte di commercianti o forze dell’ordine. Agendo da banditi diventeremo ugualmente celebri suscitando il rispetto degli altri criminali ma allo stesso tempo attireremo sempre più l’attenzione dei tutori della legge o dei cacciatori di taglie. In seguito all’esecuzione di un crimine, come in GTA dove si illuminano le tradizionali stelle, nelle fughe dovremo seminare i nostri inseguitori uscendo da una determinata area così da lasciarceli definitivamente alle spalle. L’infrazione compiuta andrà comunque a pesare sulla nostra reputazione e qualora volessimo rimanere puliti dovremo andare alle poste ed inviare la somma di denaro necessaria per riparare al malfatto. Per il resto troviamo una serie di possibilità alternative tutte indirizzate all’accumulo di denaro o alla crescita di determinate caratteristiche, confrontabili con altri utenti online, date dall’improvvisarci a nostra volta cacciatori di taglie oppure dalla cattura di animali o piante.

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Se invece si è poco propensi a girovagare per lande desolate ci si può sempre rifugiare nel gioco d’azzardo tra poker, dadi bugiardi, blackjack, cinque dita, braccio di ferro e lancio dei ferri di cavallo. Oggettivamente acciuffare i malviventi o sostare presso i tavoli da gioco, dove si potrà anche barare, risulteranno essere i passatempi più gettonati e appaganti in quanto in grado di fornire soldi facili.
Concentrandoci sugli scontri a fuoco sale in cattedra il Dead Eye, ovvero un sistema di puntamento automatico in grado di rallentare il tempo, stile Max Payne, e metterci quindi in condizione di colpire con precisione più bersagli consecutivamente e in punti a piacimento. Chiaramente non avremo sempre a disposizione il Dead Eye che a sua volta si evolverà nel corso dell’avventura partendo dalla sola dilatazione del tempo per poi passare alla possibilità di agganciare automaticamente parti del corpo fino ad arrivare alla selezione manuale delle suddette parti. Il sistema tradizionale dello sparo rimane invece fedele allo standard più recente imposto da GTA, inclusa la copertura dietro ripari temporanei. Tra l’altro, a seconda della difficoltà selezionata, i nostri colpi saranno assistiti, semi-assistiti o completamente liberi. Leggermente più macchinose le fasi a cavallo nelle quali dovremo venire a patti con un quadrupede che andrà per conto suo (rallentando) in linea retta nei momenti in cui ne abbandoneremo la guida in favore della sparatoria in corso. Il destriero oltretutto è anch’egli dotato di una propria resistenza fisica, visibile con una curva nell’angolo dello schermo, continuamente in rigenerazione ma della quale non bisogna abusare, pena il disarcionamento. Palese è il fatto che anche il nostro amico equino, come le Diablo a quattro ruote di una Liberty City qualsiasi, è passibile di danni ed eventuale dipartita. Non rimane che parlare dei duelli all’ultimo sangue, vero cliché dei film spaghetti western. A volte saremo infatti sfidati come altre ci troveremo costretti a combattere. Estratta la pistola si avvierà un altro “bullet time” in cui mireremo a più punti dell’avversario cercando di esserne più rapidi. Un’altra barra circolare ci mostrerà se saremo stati più o meno celeri.

L’offerta multiplayer non è male in quanto a divertimento. Vi è infatti la possibilità di affrontare modalità in singolo o in cooperativa finalizzate ad affrontare bande rivali, costituite da altri utenti o dall’IA stessa o recuperare particolari oggetti. I giocatori partecipanti variano dai due ad un numero di sedici e saranno liberi di girare o organizzare partite esattamente come nella variante offline. Parallelamente è proposto anche lo sviluppo del nostro alter ego virtuale il quale, a forza di sfide o nemici uccisi, può salire di grado in una scala composta da decine di livelli. L’accumulo di esperienza implicherà ovviamente dei vantaggi quali una migliore abilità nell’uso delle armi, la possibilità di cambiare aspetto al proprio omino virtuale o scegliere un altro cavallo. Nell’online si registra inoltre l’impossibilità di dilatare il tempo tramite il Dead Eye così da imporre giustamente una sfida che premi gli utenti più esperti e che comporti anche un utilizzo più strategico delle armi che si differenzieranno per importanza a seconda del nostro stile di gioco.

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Il reparto estetico, ereditato il motore grafico di GTA IV, rispetta i cliché del genere ricreando il selvaggio West che ogni appassionato si aspetterebbe. La vastità degli ambienti, oltre che la loro realizzazione, è davvero imponente considerando poi che quasi tutti i punti della mappa sono perfettamente raggiungibili. Sia chiaro, per palcoscenici così grandi non mancano le solite imperfezioni del caso come fenomeni di compenetrazione dei poligoni, pop up e texture non sempre ai vertici (riguardo quest’ultime, su PS3 ci si inizia a fare l’abitudine) ma è davvero il caso di chiudere un occhio davanti a cotanta bellezza. Inoltre, forse per la prima volta dai tempi di GTA Vice City, lo scenario diventa funzionale all’avventura giocata. Ovviamente non si sta parlando di una metropoli architettata per aumentare l’effetto parodistico del tutto ma di lande per lo più desolate dove saremo solo noi, il nostro destriero e la natura parzialmente civilizzata. Cavalcare per vari minuti, esperienza che si può comunque spesso evitare, acquista di per sé uno spessore ludico. In Red Dead Redemption siamo quindi portati a non recitare per forza i panni dell’antieroe veicolato dalla storia ma anche quelli del semplice visitatore che si gode in solitaria le splendidi notti stellate o il panorama variegato di un mondo dove egli è a sua volta solo col proprio destino. I personaggi, in aggiunta, mostrano una credibilità fisica e visiva maggiormente curate rispetto ai titoli precedenti di Grand Theft Auto nei quali la componente cinematografica prendeva il sopravvento sull’introspezione dei protagonisti. A questo proposito va detto che John Marston è il primo attore principale Rockstar a mostrare una personalità più articolata rispetto ai predecessori, i quali cadevano sempre ed inevitabilmente nella arcinota scalata al potere. Marston è una figura più umana essendo costretto a mettersi in gioco per riavere indietro le uniche fonti di amore a lui rimaste. Il comparto audio è ottimo nel suo insieme, soprattutto il doppiaggio e gli effetti. I campionamenti probabilmente sono la vera colonna sonora di RRR, dove la musica più efficace è il rumore polveroso di un cavallo all’orizzonte del selvaggio West.


COMMENTO FINALE


"Red Dead Redemption è figlio diretto di GTA IV dal quale prende spunto per una trama ancora più adulta accompagnata da attori e scenari decisamente più raffinati. Cambiare completamente storia e ambientazione non ha invece fatto altro che portare una ventata di aria fresca al mondo free-roaming i cui canoni sono comunque stati conservati nel rispetto della tradizione. RRR è la dimostrazione che i ragazzi di Rockstar hanno colto in tempo il momento giusto per voltare pagina ed offrire con successo un altro step evolutivo sul quale imbastire la prossima esperienza nel genere."