Rimandando la discussione a sedi più appropriate passiamo all'analisi di un prodotto figlio del contesto appena descritto: Uncharted 2 - Il Covo dei Ladri. Stiamo parlando del seguito di un action game pubblicato in esclusiva su Playstation 3 per mano di quei cari vecchi amici della Naughty Dog, team di programmatori parecchio in auge sulla prima console Sony e un po' meno sulla seconda. Visto il successo del predecessore non occorrerebbero presentazioni per il sequel ma, per coloro che se lo fossero perso, Uncharted è in sostanza una sorta di Indiana Jones giocabile in terza persona. Citando il nostro sommo Snake, "un moderno Pitfall " in linea con i più recenti standard videoludici. Questo primo capitolo incassò un notevole successo conquistandosi la solita corposa fetta di affezionati. Immancabile, quindi, per le leggi della serialità commerciale, l'obbligo di un ulteriore episodio incaricato di migliorare e superare il padre.
Esattamente come nel primo Uncharted, il cuore dell'esperienza giocata risiede nella trama. Non saprei dire se il canovaccio narrativo qui proposto sia superiore al primo, tra l'altro entrambi non brillano per originalità (il pretesto è sempre la ricerca di un obiettivo semi-leggendario ostacolata dai cattivi di turno aventi il medesimo scopo), ma il pregio più lampante della storia giace indubbiamente nell'abile regia per mezzo della quale sono state dirette le vicende raccontate. Il giocatore è coinvolto dall'inizio alla fine grazie ad un ritmo serrato e ad una sceneggiatura discreta. I personaggi, tra cui ritroviamo il virile protagonista Nathan Drake con biondina al seguito, sono azzeccati e resi umani per mezzo di scambi di battute ben articolate e divertenti oltre che per mezzo di un doppiaggio nel complesso buono. E' assai chiaro come il tutto sia stato ispirato dai più tradizionali blockbuster a stelle e strisce che vediamo uscire ripetutamente nelle sale cinematografiche: trama scorrevole, personaggi carismatici e tanta azione. Giocando ad Uncharted 2 si ha proprio l'impressione di guardarsi un action movie ovvero un'esperienza globale divertente ma assai leggera e facilmente fruibile nei contenuti.
In linea con la leggerezza cinematografica appena citata, la giocabilità ripropone la stessa freschezza del gameplay del prequel. Le fasi di azione sono infatti predominanti a discapito di quelle esplorative, le quali, sebbene migliori rispetto al passato, non possono certo far gridare al miracolo per complessità. Il più del tempo, come detto, è impiegato negli scontri a fuoco, i quali, per quanto impostati, riescono a regalare esiti diversificati in quanto gli attacchi dei nemici ci costringeranno sempre a fare le cose di fretta imponendoci scelte immediate. Giungono in aiuto le ambientazioni la cui architettura amplia il ventaglio di colpi possibili tra i quali si registra l'introduzione di un semplicistico approccio fighting e stealth al fine di tendere agguati senza sprecare munizioni. Per il resto la struttura degli attacchi si fonda nuovamente sui ripari e sulle coperture dietro cui proteggersi. Purtroppo è rimasta inalterata anche la non brillantezza del tasto adibito al riparo il quale, esattamente come nel primo Uncharted, non è esattamente pronto nelle situazioni più concitate dove capiterà di morire per legnosità palese del nostro alter ego virtuale.
Nel complesso si può affermare che, alla resa dei conti, la trama salva Uncharted 2. Grazie ad un riuscito ibrido tra blockbuster hollywoodiano, di chiaro stampo "Indiana Jonesesco", e videogioco, i ragazzi della Naughty Dog sono riusciti a non cambiare di una virgola i contenuti del predecessore ma nello stesso tempo sono riusciti nell'impresa di rendere il seguito un titolo ancora più piacevole. Forse è questo lo standard del videogioco contemporaneo, un videogioco figlio di un incrocio di media che in passato non era tecnologicamente possibile. D'altro canto anche il mondo del cinema sta provando a sua volta a rendere più interattiva la proiezione del film stesso. Tolto questo però bisogna riflettere se ciò sia un bene o un male per l'intrattenimento elettronico il quale così facendo, a mio giudizio, diventa un intrattenimento effimero e semplicista (l'avventura è facile, pilotata e dura circa solo dieci ore). Non a caso è stata aggiunta ad Uncharted 2 una modalità online, che dopo poco annoia, sintomo che l'avventura in sé non è sufficiente.
Impressionante, come d'attesa, il profilo tecnico. Ricordiamoci che il gioco ha già quasi due anni rispetto a questa recensione ma ciò non importa. Ambientazioni vaste, ricche di dettagli e impreziosite da effetti di illuminazione accompagneranno il nostro Nathan al punto che capiterà di fermarsi un attimo per gustarsi il panorama. Gli unici nei riguardano certi particolari la cui realizzazione differisce leggermente in qualità rispetto ad altri e quei casi in cui i personaggi stessi compenetrano in allegria l'uno con l'altro o con oggetti circostanti. Le animazioni di questi ultimi sono comunque ottime e, per quanto siano virtuali e stereotipati, l'alone filmico che li avvolge li rende a modo loro umani a differenza di titoli del medesimo genere, come Batman Arkham Asylum, nei quali si percepisce per esempio uno stacco netto tra attori e doppiaggio, stacco che aumenta la freddezza dei primi invece che valorizzarne la caratterizzazione.