Potremo usufruire di due compagni e di tre armi – spada, mazza e lancia –, più una gestione dello scudo piuttosto intelligente, dato che non solo potremo utilizzarlo per dare vigorose spallate ai pochi avversari che incontreremo, ma parerà automaticamente gli attacchi che ci verranno inferti alla nostra sinistra, essendo decisamente ampio (avete presente gli scudi degli spartani in 300? Ecco, è uno scudo del genere). Non ci sarà la possibilità di saltare, ma non ve ne sarà bisogno: ogni luogo in cui ci avventureremo sarà pianeggiante, e nulla ci sarà precluso, non correremo il rischio di perdere alcune zone nascoste lasciando indietro delle rarità. Per dirlo in un’ altro modo, non esistono aree segrete. Anche perché non c’è nulla da raccogliere, quindi, escludendo ogni velleità platformistica, il tasto X è stato adibito non al salto, bensì all’attacco con lo scudo, utile per frastornare temporaneamente i nemici. I pulsanti Quadrato e Triangolo saranno gli attacchi di potenza media e
Un punto a favore è invece l’ottimo doppiaggio, per giunta in italiano, che potrebbe anche non farvi rimpiangere le ore completamente inutili che passerete a girovagare per le diverse ambientazioni, ben caratterizzate ma assolutamente statiche. Ma c’è anche da ricordare che in nessuno modo si potrà interagire con lo scenario, che di contro mostra delle textures piuttosto dettagliate. E purtroppo l’azione non sarà sufficiente a tenervi impegnati a tal punto da non notare simili imperfezioni. Rise of the Argonauts non vince, ma convince il giocatore a farsi sentire per richiedere a gran voce un seguito davvero appagante. È bruciante non tanto la qualità del titolo, che comunque arriva senza infamia e senza lode alla sufficienza, ma il fatto che si intraveda chiaramente del potenziale, e permane la sensazione del “si sarebbe potuto fare di più”, senza nemmeno dannarsi troppo. Ci vorrebbe un sequel magari meno storiografico di questo episodio, ma almeno realizzato evitando di far sbadigliare il fruitore.
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