“Non si sentiva davvero il bisogno di rivoluzioni, questa è stata una semplice evoluzione”, hanno detto i vertici Capcom. La strategia ha pagato: nel giro di pochi mesi ne sono già state vendute cinque milioni di copie, portando le vendite totali del marchio RE a quaranta milioni. Dopo i freddi dati analitici, bisogna però ricordare che, sebbene molto sia stato preso dal precedente episodio, considerandolo come semplice gioco d’azione si fa valere assai. Già, ormai si tratta non si può più troppo parlare di survival horror, genere proprio ormai di titoli quali Silent Hill e Alone in the Dark (sebbene pure l’ ultimo episodio sia molto meno terrorizzante rispetto al passato), tuttavia non è detto che ciò sia per forze un male. Il fatto è che, pur avendo degli hardware stellari, l’alta definizione, pur nella sua spettacolarità, non ci permette di fare dei salti sulla sedia come in passato. Che la paura fosse anche dovuta ai pixelloni sgranati è una possibilità, ma non una giustificazione, dato che con qualsiasi mezzo è possibile creare tensione. Basti notare i fin troppo spesso citati (da me) Bioshock e Dead Space. Positivo disgusto magari sì, ma terrore proprio no.
Ma in fondo non si può dire che questa sterzata verso le componenti d’azione sia deleteria, anzi. Resident Evil 5 rimane un giocone, con dei momenti concitati di tutto rispetto, una giocabilità mutuata (e immutata) da Resident Evil 4 e un comparto tecnico, neanche a dirlo, di primissimo livello, caratteristica che comunque ci si aspettava da una casa come Capcom, soprattutto considerando che si sta parlando di un tassello di una delle serie più importanti e amate della casa giapponese. Tuttavia fa molto meno paura di un tempo. Appurato questo, è impossibile rimanere impassibili dinanzi ai meravigliosi scenari ideati dagli sviluppatori. Sarà l’Africa la zona di gioco, ma non voglio sprecare parole riguardo alle stentate polemiche sul presunto razzismo (perché, far fuori spagnoli in RE4 era molto etico, nevvero?), bensì assicurarvi che i paesaggi che vedrete saranno davvero splendidi. Non poetici come qualche Zelda o Ico o Prince of Persia, e neppure vastissimi come visti in Far Cry 2 o come in Just Cause. Al contrario, ci si paleseranno come zone estremamente realistiche, donandoci una sensazione di profonda immersività.
Certamente l’accoglienza degli abitanti di Kijuju (ridente paesino locale che farà da sfondo in una parte della nostra avventura) non sarà delle migliori, ma la discrepanza tra video e gioco risulterà utile. I villici locali, bramosi di farci a fettine con armi di ogni tipo, si avventeranno senza remore contro di noi e se nelle scene di intermezzo correranno a tutta velocità contro di noi, ci si dovrebbe chiedere come mai, nelle fasi giocate, pur collaborando per sterminarci, cammineranno a lenti passi. Perlomeno sono effettivamente di più rispetto al passato, ma è anche vero che questa volta siamo in due: ad affiancare il buon vecchio Chris Redfield sarà l’affascinante Sheva Alomar, agente esperta, nonché debuttante, nella serie di Resident Evil. E qui è doveroso un plauso all’intelligenza artificiale della collega: non sarà quasi mai un peso per noi, si comporterà in maniera da esserci davvero utile. Utile stratagemma per incorporare una modalità multiplayer. In qualsiasi momento, un secondo giocatore si potrà accodare a Chris per falciare orde di zombie, o Manjini, o Ganados, o chi per loro. Peccato che, di questi tempi, quando ci viene data la possibilità di giocare in multiplayer, qualcos’altro ci viene tolto: la longevità, in questo caso. Se la volta scorsa mediamente si poteva impiegare una ventina di ore per giungere allo scontro finale con Saddler, ora ne basterà una decina. Ma la storia è molto interessante e i colpi di scena non mancheranno! Torneranno molti personaggi dei precedenti Biohazard (nome originale della saga in Giappone), uno fra tutti il temibile Albert Wesker, vecchia conoscenza della serie. Per conoscerlo meglio, fate un salto su Umbrella Chronicles, sparatutto su rotaie, spin-off per Wii piuttosto ben realizzato.
Punto dolente, l’online. Se giocare in due in salotto sarà compreso nel prezzo del biglietto, si è deciso di aggiungere delle modalità multiplayer in rete. Basterà scaricare i 2 Megabyte del pacchetto Versus dal PSN e avremo la possibilità di giocare ad “Assassini” e “Sopravvissuti”, semplici evoluzioni della modalità “Mercenari” già presente in RE4. Questa volta, però, sarete in due! Sarà un’impressione personale, ma se avessi potuto esprimermi per i contenuti scaricabili, avrei optato per la creazione di una bella modalità storia extra, alla “Separate Ways” di RE4, per intenderci – ho dovuto aspettare la versione Wii per giocarci, dato che nell’originale su GameCube non era stata inclusa, contrariamente alla versione PS2 –, per vedere gli eventi secondo un’altra prospettiva. A meno di non essere degli appassionati di sfide in multiplayer, questa volta perfino io sconsiglio di acquistare questo pacchetto Versus, poiché cinque euro sono addirittura troppi per delle modalità palesemente ideate e realizzate ben prima che il gioco uscisse sugli scaffali, dato che il DLC è uscito una settimana dopo l’arrivo del gioco nei negozi. Altra caratteristica comune alla generazione corrente è la possibilità di ottenere dei riconoscimenti virtuali, sempre piacevoli. I Trofei ci saranno, come era lecito attendere, ma non sarà per nulla facile giungere all’agognato Platino. Che siano Trofei o Achievements, sarà la stessa storia, si dovrà faticare, sia su PS3 che su X360.
E come questi premi sono i medesimi, avere la console Microsoft o Sony non farà alcuna differenza, dato che il gioco scorrerà ancorato ai 30 frame per secondo, senza rallentamento alcuno.
Alla definizione canonica di 720p (non ce ne sono moltissimi in 1080p) però ci si staglieranno dinanzi ai nostri occhi dei paesaggi davvero magnifici che vi faranno venire voglia di visitare il continente africano. Ci sarà ovviamente una gran varietà di paesaggi, magari un po’ stereotipati, ma d’altronde è ciò che ci si aspettava: il villaggio, la caverna, il laboratorio, la piattaforma petrolifera, sono solo alcune delle varie zone che dovremo superare per giungere all’epilogo di questa magnifica storia e, neanche a dirlo, ognuno di essi sarà graziato da magnifici modelli poligonali: textures pulitissime e tocchi di classe non mancheranno per tutta la durata del gioco. Effetti grafici di ogni sorta, esplosioni e terremoti, e tutto sotto il sole cocente del continente dal quale ogni cosa ha avuto inizio. Peccato però che la diversità dell’ambiente non influisca troppo sugli enigmi, presenti in maniera molto minore rispetto ai primissimi giochi della serie – niente gemme rosse e blu da inserire in statue con la testa di leone, insomma –, ma non se ne sente troppo la mancanza. Anche se è un mio giudizio soggettivo, che deduco sulla base dell’impianto di gioco, tessuto attorno alle fasi d’azione, davvero concitate ed emozionanti. Oggettiva è invece l’importanza storica di questo quinto capitolo nella cronistoria della saga. Molti misteri verranno svelati, soprattutto sulla nascita della Umbrella, ma altri dubbi emergeranno – sicuramente si farà un sesto capitolo –.
Come già anticipato, questa versione agli steroidi di Resident Evil 4 (la differenza più grande, per il gameplay, sarà la mancanza del losco mercante, sostituto da una banale schermata) farà piacere a molti, ma infastidirà i puristi della saga. Pur tenendo in conto questi ultimi, debbo dire di aver personalmente apprezzato il cambio di rotta innescato nel 2004 (un quarto capitolo sempre a telecamere fisse non l’avrei atteso così spasmodicamente) e così ho apprezzato questo quinto episodio, che però si dimostra fin troppo simile al predecessore. Considerando l’effettiva pericolosità dei nemici, lenti ma letali – il tizio con la motosega ci sarà! – pur ammettendo l’ utilità di un secondo personaggio, ci si è chiesti perché, per un agente neppure più della STARS, ma della prestigiosa BSAA (Bioterrorism Security Assestments Alliance), non sia possibile sparare in movimento. Eppure Dead Space ha dimostrato che camminare durante queste fasi non fa calare la tensione. Sarà che di paura ormai ne rimane poca… Chi apprezza giocare in cooperativa sarà felice delle modalità multiplayer e, sebbene così il terrore vada a farsi benedire, le nuove modalità sono solide. Quelle incluse nel disco, intendo, mentre le due modalità extra del pacchetto Versus sono tranquillamente evitabili. Peccato che l’avventura sia anche più breve del precedente episodio. La conclusione è chiara: chi ha apprezzato RE4 si sollazzerà per lungo tempo con questa naturale evoluzione, grazie anche ai vari extra sbloccabili al termine della partita, che spingeranno gli appassionati a rigiocarsi l’avventura più e più volte. Una trama invero interessante e una più che buona giocabilità sono due fattori che troverete, assieme ad un livello grafico e sonoro davvero definibile di nuova generazione. Chi è rimasto scottato dal precedente episodio rimarrà nuovamente impassibile di fronte ai bicipiti di Chris e non apprezzerà neppure questo Resident Evil 5. Oggi il videogioco è considerata da alcuni una forma d’arte. Tralasciando certi discorsi sui massimi sistemi che non interessano a molti, è innegabile che abbiano ottenuto finalmente il rispetto che meritavano, essendo ora ritenuti forme d’intrattenimento paragonabili a un film. E questo quinto Biohazard sembra davvero un colossal di Hollywood, in cui succederà davvero di tutto e di più, tra sparatorie furibonde e boss giganteschi, nonché Quick Time Event che porteranno a mantenere alta l’attenzione anche osservando i bellissimi video. Una qualità di gioco ineccepibile. Ma, pensandoci bene, oggi la censura è molto più blanda, ed oltre ad accusare GTA di istigare alla violenza c’è poco di cui scandalizzarsi, visto che ormai si è visto di tutto. Splatterhouse incuteva timore vent’anni fa (più splatter che horror, vabbé…), Clock Tower e Alone in the Dark impaurivano quindici anni fa, Resident Evil dieci anni fa.
Oggi però i titoli di riferimento sono Silent Hill e Forbidden Siren, dato che questo RE5 non si può più definire un survival horror, sebbene sia un grande gioco a tutti gli effetti. Avrebbero però, almeno in omaggio agli spaventi del primi episodi, potuto puntare maggiormente sul terrore, dopotutto è di Resident Evil che si sta parlando.
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