Per quanto le vicende e le ambientazioni alla base di ogni singolo capitolo risultino quasi sempre differenti, è possibile definire un minimo comune denominatore alla base di tutti: la scalata al potere nel mondo criminale. Anche se attraverso protagonisti diversi, il canovaccio principale sarà infatti sempre questo. Nel caso di GTA IV vestiremo i panni di Niko Belic, un immigrato clandestino proveniente dall’Europa dell’Est, che giungerà a Liberty City (plasmata sulla base della città di New York) carico di belle speranze e desideroso di lasciarsi alle spalle l’esistenza vissuta nel suo paese, esistenza fatta di violenze e atrocità. Il nostro protagonista, sbarcato grazie a suo cugino Roman, il quale aveva promesso rose e fiori, capirà in poco tempo che la vita migliore che si aspettava in realtà non c’è e che, ancora più tristemente, nulla è cambiato. Dovrà di nuovo sporcarsi le mani per sopravvivere, dovrà in poche parole riprendere la vecchia vita che tanto aveva desiderato abbandonare per sempre.
Dopo l’installazione e la seguente presentazione, realizzata con lo stesso motore grafico del gioco in pieno stile film hollywoodiano, sarà proprio Roman ad accoglierci al porto e a condurci alla sua “umile”, è il caso di dirlo, dimora. Dalle e-mail ricevute prima di giungere negli Stati Uniti sembrava che il cugino si fosse sistemato egregiamente nella terra delle opportunità. Salta fuori invece che la dimora è in realtà una bettola, Roman è indebitato fino al collo a causa del gioco d’azzardo mentre le attività lavorative con le quali sembrava che si fosse messo a posto sono invece legate a sporchi affari. Nico, non avendo altri punti di riferimento oltre al singolare parente, è costretto per forza di cosa a farsi coinvolgere dai traffici malavitosi di Roman, il quale sarà lui stesso a instradarlo sulla via, di pericolosità sempre crescente, della criminalità.
Il nostro punto di partenza, fulcro delle prime “mansioni” da svolgere, sarà il piccolo appartamento del cugino, il quale ci fornirà anche un telefono cellulare che ci permetterà principalmente di entrare in contatto con i bizzarri individui che ci incaricheranno delle missioni, ricevere messaggi e chiamare in causa il multiplayer. Come è successo nei capitoli precedenti, con l’aumentare dei soldi aumenterà ovviamente anche il nostro potere d’acquisto, grazie al quale potremo espanderci in tutti i mercati: immobiliare, abbigliamento, bellico, automobilistico, ecc. Le differenze col passato sono invece principalmente tre: trama, sistema di combattimento e interazione con l’ambiente circostante. Partendo dalla prima si nota un cambio di registro nel tipo di storia che fa da sfondo alle vicende narrate, un registro più maturo caratterizzato da tinte più scure. Mentre nei vecchi GTA, per quanto la violenza abbondasse in egual maniera, si percepiva un’ atmosfera quasi ironica, molto scanzonata, stavolta le sfumature sono molto più adulte e introspettive. Nico è un personaggio visibilmente molto toccato dalla guerra e dalle nefandezze a cui ha dovuto assistere nel suo paese. In lui è vivido il senso di rimorso verso le crudeltà che ha dovuto compiere, vittima anche lui di un conflitto nel quale, impotente, si è trovato di mezzo. E’ quindi molto più facile immedesimarci in lui, protagonista “più umano” rispetto agli altri della serie. Il rovescio della medaglia è che, mettendoci nei panni del tormentato Nico, verrà meno lo stimolo di compiere tutte quelle azioni “non-sense” che stavano alla base della parodia degli altri titoli della saga: investire i passanti, ucciderli solamente perché ci andava, svolgere le missioni secondarie stesse, spaccare tutto, fuggire dalla polizia, fare i turisti, andare a prostitute ecc. E’ difficile spiegarlo, ma con una banale metafora potrei dire che con un Tommy Vercetti (protagonista di GTA Vice City) potevamo dare sfogo al bambino che c’è in noi in una sorta di colorato paese dei balocchi mentre con Nico no, anche se nella pratica è sempre possibile farlo. Nico è un personaggio sofferente e più commovente. Non è il fusto di turno, visto che è parecchio brutto. E’ introverso e per di più afflitto sia da sensi di colpa che da macabri ricordi.
Per quanto concerne i combattimenti, è stata apportata una leggera correzione nel sistema di puntamento delle armi che adesso, oltre che agganciare il bersaglio con il grilletto, ci permetterà di decidere in quale parte del corpo dei nemici sparare con tutte le conseguenze del caso: centrare la testa sarà garanzia quasi sicura di successo mentre ferire altre zone conferirà agli avversari il tempo di riorganizzarsi a dovere. Con l’altro grilletto invece potremo affiancarci al riparo più vicino e scegliere il momento più propizio per uscire allo scoperto e aprire il fuoco. Infine passiamo all’interattività con gli sfondi: nei passati GTA era maggiore, complice un motore grafico che non poteva gestire tutto quanto in tempo reale e che caricava separatamente ogni area, dividento quindi lo scenario in mappe più piccole. I negozi, i ristoranti, i centri commerciali da visitare erano quindi superiori a questo quarto capitolo dove invece, essendo possibile girare in lungo e in largo senza caricamenti, è stata per forza di cose diminuita la possibilità di visitare luoghi al chiuso. Anche il numero dei passanti e la loro reattività sono stati abbassati per venire incontro a questa necessità. Sinceramente preferivo come andavano le cose una volta perché in questa maniera si va a togliere il fascino di poter, almeno in minima parte, visitare una città come New York. Tuttavia, forse, fa sempre tutto parte della volontà di farci concentrare su Nico. “Fare i turisti” a Miami o LA spettava all’universo ironico del passato, dove sfrecciare, solo per il gusto di farlo, sulla Ocean Drive o sulla Sunset Street aveva la sua bella soddisfazione seppur frivola. Qua invece la realtà è volutamente cruenta, fosca. E’ finito il tempo delle sciocchezze.
Infine vi è il multiplayer online, accessibile grazie al nostro telefono cellulare. In sostanza, noi e altri quattordici utenti potremo fare ciò che vorremo nella nostra Liberty City. Oltre a ciò ci verranno proposte tredici modalità da affrontare con i compagni della rete: i classici Deathmatch, le corse clandestine, gli scontri a fuoco contro la polizia, ecc.
Allacciamoci ora al discorso grafico. E’ chiaro che la Playstation 3 sia una console dalle elevate capacità di calcolo e GTA IV ne ha inevitabilmente beneficiato. Come già detto, tutti gli elementi che compongono Liberty City, come corpi in movimento, palazzi e luci, sono gestiti contemporaneamente senza interruzioni. Poco importa quindi se andando nei particolari non sempre si rasenterà la perfezione, scovando qualche poligono troppo sgranato o quel pizzico in più di rallentamento nelle zone affollate. Migliori risultano anche le animazioni delle persone e il comportamento fisico dei veicoli, ora molto più realistici. Giù il cappello per la resa delle variazioni ambientali sia che si tratti di illuminazione che di condizioni meteorologiche. Come da tradizione anche il comparto audio è da applausi sia per l’ottima recitazione dei doppiatori, con tanto di accenti stranieri e cambi di ritmo perfetti, sia per la colonna sonora che come al solito è ricchissima di brani per tutti i gusti anche se i picchi carismatici di Vice City sono irraggiungibili.
Prima di concludere occorre fare una premessa: GTA è un titolo che vi piacerà subito o non piacerà mai ma, soprattutto, questa serie di giochi va gustata per quella che è, ovvero non il tentativo di ricreare realtà alternative che impressionino per immedesimazione, ma la volontà di intrattenere in maniera frivola. Il problema di GTA IV è che non si capisce dove vuole arrivare. Da una parte abbiamo una narrazione adulta, con personaggi seri, che va però a cozzare con un mondo stereotipato che appartiene ancora alla tradizione passata della saga.
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