Con Valkyria Chronicles per Playstation 3 la Sega segna decisamente un punto a suo favore nel panorama delle console di nuova generazione. Il titolo in questione appartiene alla categoria degli strategici orientali, genere ancora oggi poco digerito dall’utenza occidentale a causa dei suoi ritmi di gioco lenti tipicamente nipponici.
La trama ci vede catapultati in un fittizio anno 1935 EC in un continente di fantasia che, per combinazione, si chiama Europa (con questa sintassi anche in inglese e in giapponese). La popolazione è straziata dalla seconda guerra europea (altro vago riferimento al secondo reale conflitto mondiale), che vede fronteggiarsi da una parte l'Impero Esteuropeo (una sorta di parodia della Germania nazista) dall'altra la Federazione di stati dell'Ovest (una sorta di parodia delle forze dell’alleanza), entrambi interessati ad impossessarsi delle altrui riserve di Ragnite, un minerale dalle incredibili proprietà utilizzato sia come carburante, sia come curativo, sia come arma. Nella frontiera settentrionale sta il pacifico principato di Gallia, e nella città di Bruhl vive il giovane entomologo Welkin Gunther: quando la città sarà attaccata dall'Impero, il ragazzo non avrà altra scelta se non quella di imbracciare il fucile e unirsi alla resistenza, fino a divenire Tenente Carrista volontario della milizia di Gallia. Durante il conflitto faremo la conoscenza di altri personaggi come Alicia, Isara, Largo, Rosie per mezzo dei quali si intrecceranno le vicende belliche ed esistenziali che faranno da palcoscenico agli scenari di guerra in cui ci imbatteremo.
Passiamo al gameplay: le missioni inizieranno sempre con un breve briefing, il quale nelle prime fasi svolgerà anche il ruolo di completo ed esaustivo tutorial, con gli obiettivi e le principali caratteristiche dello scenario, tutti consigli da tenere a mente quando si schiereranno le proprie truppe, reclutandole dall’apposito menù. Esaurita questa formalità passeremo alla fase strategica, dove compariranno i cosiddetti “punti comando” presenti nella parte superiore dello schermo; detti punti saranno da impiegare fondamentalmente per selezionare le singole truppe e farle agire, ma occasionalmente potranno essere spesi anche per attivare degli “ordini” che garantiscano temporanei vantaggi, come un aumento della difesa o del danno di uno o più membri della nostra squadra in relazione al nostro livello di sviluppo dei personaggi. Tralasciando però questo ultimo caso, il vivo dell'azione si avrà naturalmente nel momento in cui assumeremo il controllo di una specifica unità: il gioco passerà allora nella visuale da battaglia in 3D, e potremo muovere la truppa in questione entro un percorso massimo che dipenderà dalla sua classe (gli scout corrono più dei lancieri, ad esempio), nonché farle compiere un singolo attacco in un qualsiasi punto del movimento.


A differenza dalla consuetudine degli strategici “a turni”, durante le nostre operazioni le truppe avversarie non rimarranno inerti: se passeremo nel loro campo visivo cercheranno di colpirci con il loro fuoco, e sarà quindi consigliabile correre da riparo a riparo evitando di sostare in luoghi scoperti. Inoltre, un altro motivo di diversificazione dalla concorrenza, è la mancanza della griglia storica attraverso la quale ci si è sempre mossi in questo tipo di giochi. Adesso sarà possibile spostare i nostri personaggi a 360° in qualsiasi direzione come in un gioco d’azione e decidere anche di farli ritornare indietro andando quindi a restringere in parte i noti ritmi lenti tradizionali. Attivando il comando d'attacco si interromperà temporaneamente il fuoco nemico dandoci la possibilità di selezionare l'arma e prendere la mira: di base la truppa mirerà il bersaglio “grosso”, ma agendo sul mirino potremo puntare zone più delicate quali la testa o, nel caso nei mezzi corazzati, i radiatori di Ragnite. Dopo aver attaccato, se il nemico sarà ancora vivo potrà contrattaccare prima che possiamo nuovamente muovere o interrompere l'azione. Le truppe potranno essere allontanate dal campo di battaglia, oppure fatte rientrare, dalle apposite basi, oltre che curate in vari modi. Una volta spesi tutti i punti comando, o a piacimento se se ne vuole conservare qualcuno, l'azione passerà al nemico, con le medesime modalità. A missione compiuta riceveremo punti esperienza con cui migliorare le caratteristiche delle classi di truppe (non sarà infatti possibile migliorare la singola unità) e punti ricerca con cui sviluppare nuove armi o protezioni. Occasionalmente, questi punti potranno essere spesi anche per apprendere nuovi ordini o per sbloccare capitoli extra della storia. Il gameplay probabilmente ha la sua falla principale nel fattore difficoltà che non dipende dall’ostilità o dalla difesa elevata degli avversari ma dall’imprevedibilità con cui questi si presenteranno in campo. In parole povere non sapremo in maniera approfondita chi metterà in campo il nemico e paradossalmente capiterà che supereremo facilmente delle missioni in là del gioco rispetto a missioni iniziali che teoricamente dovrebbero essere più facili da portare a compimento. Un ultimo difetto lo si può riscontrare nel meccanismo che i giocatori scopriranno ben presto stare alla base degli scontri: il carro armato batte le truppe di terra me è debole con i lanceri che a loro volta sono deboli contro le truppe di terra. Questa sorta di “triangolo” non è nuovo agli strategici. Una cosa simile infatti la possiamo trovare anche nella famosa serie Fire Emblem.
Graficamente tutto viene raccontato attraverso lo stile grafico più diffuso delle produzioni animate giapponesi (occhioni grandi e così via). A tal proposito si è optato per l’utilizzo dell’arcinoto Cell Shading che ovviamente come sempre si presta con successo allo scopo. In più il team di grafici ha cercato di valorizzare il tutto attraverso texture caratterizzate da un effetto misto tra matita e acquarello davvero azzeccato in grado di ricreare un’atmosfera cromatica tutta particolare. Magari si poteva fare qualcosa di più con gli effetti pirotecnici come le esplosioni ma non si tratta di niente per cui non dormirci la notte. Il sonoro a mio giudizio invece, se analizziamo singolarmente i singoli temi musicali, non tocca mai apici eccelsi di ispirazione. Indubbiamente però non si può non ammettere che in generale le musiche risultino appropriate alle diverse situazioni. Il parlato si può avere sia in giapponese che in inglese con la presenza di sottotitoli purtroppo non in italiano. La questione idioma non è affatto insormontabile ma è chiaro che è necessario masticare un minimo di lingua anglosassone sia per comprendere la trama che le fasi ludiche vere e proprie.