La trama infatti è ben scritta come e più di molte pellicole cinematografiche, proprio profonda, proprio come l’oceano dentro il quale ci troveremo impegnati a confrontarci con gli ostili cittadini – perlomeno, quelli ancora sopravvissuti – di Rapture, città sottomarina costruita dal miliardario Andrew Ryan, affinché le nuove scoperte tecnologiche e artistiche non dovessero più essere contrastate da dogmi e restrizioni proprie delle diverse civiltà. Rapture avrebbe dovuto essere la soluzione all’oppressione delle autorità politiche e religiose a favore della libera iniziativa dell'individuo che, senza limiti etici, religiosi o politici, avrebbe potuto dare il meglio delle proprie capacità. Ma stare inabissati per anni nei fondali dell’Oceano Atlantico non deve aver fatto troppo bene a quegli abitanti.
Turisti per caso, entreremo quasi per sbaglio nella città sottomarina, poiché unici reduci di un incidente aereo. Pensavamo di essere spacciati, eravamo quasi morti per asfissia o ipotermia, e invece il destino ci ha riservato molti altri diversi tipi di morte. Il batiscafo presente nella piattaforma vicino al relitto dell’aereo, infatti, farà da navetta verso la famigerata Rapture, i cui abitanti sono stati però decimati dalla follia sopraggiunta per gli eccessi dell’utilizzo di Adam, droga ricavata dai molluschi, che potenzia alcune caratteristiche fisiche, ma in dose esagerata porta alla pazzia. Anche noi, per farci strada nelle zone della città dovremo farne uso, ed acquisiremo poteri speciali che le semplici armi da fuoco (presenti comunque in maniera massiccia) non possono offrirci. Molte sono le funzioni di questi preparati: telecinesi, pirocinesi, congelamento, elettrificazione, potremo addirittura far spuntare dal nostro braccio uno sciame di vespe (o simili bestioline, l’importante è che si avventino sui nostri nemici). Fin dalle prima battute noteremo una qualità ineccepibile, graficamente parlando si sfiorano vette di eccellenza, anche artisticamente parlando, dato che sembra di essere ripiombati negli anni ’40: lo stile delle ambientazioni sprizzerà Art Decò (o stile Liberty, come venne chiamato qui in Italia) da tutti i pori. Insegne, scalinate, perfino le pubblicità sono state magistralmente interpretate dai creativi 2K Games.
Nel nostro viaggio verso la salvezza, di cui non voglio svelare troppo, avremo giusto un alleato, anche se solo radiofonico. Questo Atlas ci contatterà e ci offrirà il suo aiuto se prima noi salveremo la sua famiglia, rifugiata in una zona di Rapture a lui preclusa. Durante il nostro viaggio dovremo quindi affrontare orde di Ricombinanti – così sono tecnicamente chiamati i nostri nemici –, i quali saranno pure folli, ma non certo stupidi: hanno a tal punto abusato di questo Adam da aver subito della mutazioni genetiche sui loro corpi – talvolta combatteremo delle orride aberrazioni – ma le armi le sanno utilizzare davvero bene, anche se noi avremo il potere di regolare la loro aggressività. Il livello di difficoltà è davvero ben tarato. Al livello facile, ogni giocatore riuscirà a completare il gioco, mentre ai livelli più elevati chi desidera una vera sfida troverà pane per i suoi denti. Anzi, una delle aggiunte a questa versione di gioco è proprio un ulteriore livello di difficoltà, denominato Sopravvissuto. Servirà davvero tutta la vostra abilità per uscirne vivi ed arrivare al termine del gioco, che sarà diverso a seconda delle scelte compiute durante la partita. Certo, non ci saranno tante possibilità o cambiamenti radicali quanti quelli offerti da Fallout 3, ma è comunque interessante osservare i diversi finali. L’epilogo varierà sulla base della nostra bramosia, e dimostreremo il nostro pensiero quando ci troveremo a decidere sulla sorte delle Sorelline, bambine-involucri di Adam. Quest’ultima droga è infatti contenuta nel loro corpo, e potremo decidere se salvare queste ragazzine, lasciando molto Adam, o in alternativa estrarre la lumaca di mare che ospitano, causando però la morte del corpo, oltre che del parassita. Ovviamente, più Adam avremo e più potremo effettuare attacchi speciali, abbassando così anche la difficoltà stessa del gioco. Certo che questo potere di vita e di morte è abbastanza inquietante, ma questo è solo un timido presagio di ciò cui dovremo assistere. Non a caso, Bioshock è valutato con 18+ dal PEGI, ma ne è una classificazione meritata. Non si tratta solo di sangue e violenza, che di certo non manca, ma dei contenuti, in alcuni casi notevoli per la loro maturità, e si tratta di elementi psicologici di cui preferisco non svelare troppo, ma c’è molto più di quanto possiate prevedere, molto peggio che il cadavere impalato e smembrato per incuterci timore posizionato all’ingresso dello studio chirurgico, in cui dovrete andare comunque, che dobbiate farvi un’operazione o meno – prevedibilmente si tratta di una delle aree più macabre, ma anche suggestive –.
La tensione non cala mai, e quest’avventura/sparatutto in prima persona mostrerà tutta la sua forza perfino nei file audio! Le registrazioni, assolutamente ben recitate, conferiscono una vera nota oscura allo svolgimento degli eventi, a tal punto agghiaccianti da dover abbassare il volume del televisore per evitare sconvolgimenti da parte di familiari inconsapevoli che ciò che sta accadendo è soltanto in un videogioco. Ciò è dovuto ad un doppiaggio eccellente che non mancherà di deliziarci per tutto il dipanarsi dell’avventura, dato che molti saranno i personaggi che incontreremo – o perlomeno che sentiremo, dato che alcuni sono già morti durante gli anni precedenti e noi li possiamo udire solo tramite le registrazioni audio –. Ma non sono solo questi nastri, ovviamente, a dipingere di tinte fosche questo cupo affresco. Ci sono altre chicche, come il sistema di aggiramento dei negozi che ricorda moltissimo il vecchio Pipe Mania, che ci permetterà di risparmiare qualcosina sugli acquisti, o la costruzione delle armi, che non fanno altro che abbellire un quadro che, già nella sua essenza, si dimostra splendido. La città stessa è decaduta e opprimente, sepolta sotto una patina di violenza scatenata dall’egoismo di alcuni dei suoi cittadini, dei quali pochi sono rimasti davvero coscienti di sé. Tra quelli che decisamente hanno mantenuto una grande personalità abbiamo i tremendi Big Daddy, uno dei segni distintivi di questo titolo. Chi infatti può rimanere impassibile nel vedere un arrabbiatissimo gigante in tenuta da palombaro anni ’30 (magari con una bella trivella su di un braccio) incamminarsi furiosamente contro di noi? In realtà, se li lasceremo fare, questi omoni ci ignoreranno tranquillamente. Loro fanno da scorta alle già nominate Sorelline, in giro ad estrarre Adam dai cadaveri sempre freschi, merce facile da reperire nelle strade di Rapture. In ogni caso, sono disinteressati a noi, fino a che non saremo noi ad attaccarli direttamente, ed in questo caso la loro risposta sarebbe immediata. Attenzione, questi tizi sono coriacei e resistenti, l’approccio frontale non sarà mai l’idea migliore. Gli sviluppatori hanno per fortuna creato moltissime situazioni diverse che stimoleranno la creatività degli utenti. Se saremo in una zona ghiacciata, perché non sciogliere il ghiaccio ed elettrificarlo? Ottimo anche dar fuoco a una pozza di carburante, sarà una strategia vincente. Buona idea anche aggirare le torrette di difesa – fisse o volanti, per attaccarci o supportarci meglio. C’è da dire che per questa versione PS3 sono state aggiunte diverse caratteristiche speciali, ovvero qualche enigma, qualche plasmide, qualche ritocco, ma mi pareva doveroso, considerando il lungo periodo intercorso tra le diverse edizioni di Bioshock.
Nonostante il fattore tempo, essendo comunque un titolo originariamente uscito a metà 2007, Bioshock rimane uno dei migliori esponenti di questa generazione, con un comparto tecnico che potrebbe fare scuola: in questa versione, considerato il non facile sviluppo su PS3, il vedere un gioco correre fluidamente a 60 frame al secondo con una definizione di 1080p è un piacere per gli occhi, e i cali di fluidità sono più rari e contenuti rispetto a quelli che accadevano per la versione X360, si è ora ai livelli di una versione PC. Ma, ripeto, era da aspettarsi un risultato simile, dopo oltre un anno rispetto alle altre edizioni. Ma ci sono certi apici di eccellenza… Potrei portare diversi esempi, ma uno su tutti non può non colpire per il grado di realismo: l’acqua. Era dai tempi di Super Mario Sunshine che non vedevo un’acqua digitale così ben realizzata, garantito! C’ è da dire che una dimenticanza è sfuggita ugualmente. Alcune textures non erano state limate a dovere, e un paio di settimane dopo l’uscita è stata rilasciata una patch atta a migliorare ulteriormente, o sistemare, questo lieve difetto. E questa è gratuita, collegate la console in rete all’avvio del gioco e un breve download di poche decine di megabyte integrerà i cinque giga circa necessari all’installazione di questo capolavoro 2K Games.
Parlando sempre di contenuti scaricabili, interessante è il pacchettino rilasciato un mesetto dopo l’uscita del titolo sugli scaffali che, oltre agli ormai immancabili Trofei, offre – non regala, eh! – alcune Stanze della Sfida, tra l’altro esclusive PS3. Situazioni in cui ci troveremo ad affrontare un qualche tipo di problema dovendocela cavare con una limitata sezione di plasmidi e munizioni. Interessante, ma non imprescindibile: un’oretta o due di svago extra, al prezzo tutto sommato ragionevole di sette euro. Se però intendete tenere la confezione – con sovracopertina protettiva inclusa – di Bioshock per lungo tempo, allora sarà quasi doveroso acquistare questo pacchettino, un piacevole gruppetto di prove da sostenere per ingannare l’attesa per il secondo episodio, previsto proprio durante questo 2009, il cui trailer è inserito nel Blu-Ray del capostipite, e vi potremo assistere non appena avremo terminato la nostra gita a Rapture. Altrimenti, si fa prima a cercare in Rete, magari non avete una dozzina di ore di tempo da dedicare sul momento. I più frettolosi potranno farcela in una decina di ore, ma un quindici-venti le merita, un capolavoro di simile caratura.
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