Baldur’s Gate: Dark Alliance“Non hai mai sentito parlare di Eldrith la Rinnegata, la Traditrice delle Spade, Eldrith del sole al tramonto?”

(“… ma non era anche Eldrith la Sporcacciona?” Direbbe a questo punto un certo acchiappafantasmi …)

Nel 1998 la Bioware (per Interplay) realizzò su Pc un fortunatissimo GDR chiamato Baldur’s Gate (convertito poi anche per Dremcast) , molto apprezzato e graziato da una serie di seguiti ed add-on. Lascio ad altri il piacere di narrare le meraviglie di questo tiolo: ciò che qui mi preme sottolineare è che Baldur’s Gate per Ps2 è un titolo completamente diverso rispetto alla controparte per computer.

Di fatto, Baldur’s Gate sulla piattaforma di casa Sony è un clone di Diablo, ma questo non lo rende affatto un brutto gioco; a dispetto della scarsa originalità, il titolo riesce a brillare di luce propria. D’altra parte, non credo che (per rimanere nel campo dei GDR) qualcuno abbia potuto snobbare Eye of the Beholder per il semplice fatto di essere un clone di Dungeon Master . In effetti siamo di fronte alla medesima situazione: un GDR “anonimo” (ossia che non si appoggia a licenze famose) che viene “copiato” da altri, ma con l’aggiunta dei marchi D&D e TSR. L’ufficialità ha portato in dote al prodotto molte creature, abilità ed incantesimi con cui i giocatori di D&D cartaceo hanno molta familiarità.

Come da tradizione, nelle fasi iniziali dell’avventura ,il vostro personaggio sarà assoldato per semplici missioni che fungeranno da tutorial per il gioco vero e proprio. Nel breve volgere di pochi minuti sarete però notati da vari personaggi che richiederanno i vostri servigi per missioni sempre più intricate e pericolose; quelli che all’inizio potevano sembrare semplici intrighi di piccola entità si riveleranno essere in realtà dei tasselli di un enorme piano volto a … questo lascio a voi il piacere di scoprirlo.

Baldur’s Gate: Dark AllianceBaldur’s Gate: Dark AllianceBaldur’s Gate: Dark Alliance

Per affrontare il vostro viaggio (affrontabile anche insieme ad un secondo giocatore umano) potrete scegliere il vostro avatar tra tre personaggi che sono Kromlech il guerriero nano, Adrianna la stregona elfica e Vahn l’arciere arcano (c’è anche un personaggio segreto, un “volto noto” dei Forgotten Realms, che si renderà disponibile una volta completato il gioco). Ognuno di questi personaggi , come da tradizione, ha pregi e punti di forza precipui, potendo fare affidamento su alcune caratteristiche uniche negate agli altri, come incantesimi o abilità di combattimento. I personaggi non sono editabili in alcun modo all’inizio ma sarà possibile far loro indossare l’equipaggiamento preferito(classe permettendo) e potrete, con il progredire dell’esperienza, apprendere le abilità che si ritengono più adatte, potenziandole e migliorandole.

Visto a distanza di anni Baldur’s Gate non fa certo l’effetto che poteva fare al momento della sua uscita, ma bisogna comunque sottolineare come il comparto tecnico fosse di prim’ordine all’epoca e che sia ancora oggi in grado di farsi apprezzare. Alcuni tocchi di classe sono tutt’ora meritevoli di nota: ogni volta che entrerete in un corso d’acqua o in uno stagno, ad esempio, lascerete dietro di voi una scia di increspature, dando ai liquidi un aspetto molto realistico. Questa caratteristica, oltre ad essere un dettaglio visivo interessante, finirà anche per rivelarsi di grande aiuto in almeno un caso che, ovviamente, lascio a voi il piacere di scoprire. Anche gli effetti particellari sono stati curati, dando alle fiamme ed al fumo un aspetto credibile e questo si ripercuote anche sui combattimenti: i nemici come gli gnoll, ad esempio, andranno a fuoco se colpiti dalle fiamme fino a ridursi in cadaveri semicarbonizzati mentre i cubi gelatinosi si squaglieranno letteralmente fino a scomparire.

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Il comparto audio è stato realizzato in maniera magistrale ma è bene specificare che le musiche non vi accompagneranno per tutta la vostra avventura, ma sottolineeranno solo alcuni momenti particolari, aumentando il livello di coinvolgimento. Una menzione particolare va alla Canzone Elfica, veramente struggente e bellissima con le sue tonalità tristi. La particolarità di questa canzone, già notevole di per sé, è di essere legata a doppio filo con la trama principale del gioco (tra l’altro è anche il nome della locanda che farà da punto di ristoro per i vostri personaggi), fattore questo che dimostra l’attenzione ai particolari e la voglia di aumentare il coinvolgimento per un gioco che avrebbe anche potuto limitarsi ad essere un pur meritevole beat’em up in salsa fantasy. Menzione di merito anche al doppiaggio in italiano, che risulta di ottima fattura, a differenza di quanto accade in Baldur’s Gate 2 (ma di quello parleremo un’altra volta … Forse… ). L’unica nota stonata in questo adattamento è che a volte ci sono delle frasi che sono state tradotte in maniera non corretta o semplicemente hanno sofferto di quella che viene comunemente chiamata “decontestualizzazione”, ossia una frase che, avulsa dal suo contesto, diventa difficilmente interpretabile dagli adattatori. Esempio: avete scelto il nano ed il vostro inventario è pieno. Se cercate di raccogliere l’ennesimo oggetto potreste sentire il vostro personaggio che dice “niente spazi”. Il significato della frase rimane comunque comprensibile, ma viene espresso in maniera tremenda. Chi direbbe mai “niente spazi” per indicare che l’inventario è pieno (a parte il succitato nano, intendo)? Ovviamente stiamo parlando di dettagli ed il fatto che un particolare come questo venga menzionato come “difetto” vi fa chiaramente capire come tutto il resto sia a livelli di eccellenza – tra l’altro, la storia degli adattamenti è piena di aneddoti ben più osceni di questo: è una cosa seccante, ma non cosi grave come alcuni orrori di traduzione visti in titoli anche più blasonati.

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Gli avversari potranno non essere tantissimi, ma hanno il pregio di spaziare tra varie categorie, tra non morti, ragni, cubi gelatinosi, giganti dei ghiacci, uomini rettile ed- ovviamente-draghi. Gli scontri con alcuni boss risultano impegnativi ed addirittura memorabili – sempre che non si giochi al livello di difficoltà più basso, nel qual caso il gioco si ridurrà ad un lungo tour guidato per i Reami Dimenticati.
Dispiace constatare come in questo titolo i vari dungeon non siano poi così interessanti a livello di struttura: le mappe sono ampie ma, pur offrendo varie diramazioni, si sente comunque la mancanza di porte segrete, sale del tesoro nascoste e cose di questo genere. Nella maggior parte dei casi la via da seguire è decisamente ovvia e le eventuali biforcazioni non offrono quasi mai chissà quale sorpresa. Una maggior varietà e profondità delle zone da visitare non avrebbe certo guastato, aumentando la voglia di andare avanti e soprattutto di esplorare.

Nonostante il qui presente titolo sia fondamentalmente un beat’em up con una componente ruolistica confinata principalmente all’accumulo di punti esperienza ed al ritrovamento di equipaggiamento sempre più potente ci sono anche alcuni elementi narrativi (anche se pochi) che donano un certo spessore alle vostre peregrinazioni. I colpi di scena e le sorprese non abbondano, ma quelle presenti vi lasceranno piacevolmente colpiti (e magari anche a bocca aperta, come ad esempio quando si scopre la vera identità di un personaggio di una certa rilevanza all’interno della trama).

A volte vi potrà capitare di imbattervi in qualche personaggio col quale potrete dialogare, nel qual caso la telecamera si sposterà per offrirvi un primo piano del vostro interlocutore che, mentre parla, gesticolerà, muoverà la testa, assumerà varie espressioni che lo renderanno molto realistico e lo faranno reagire in maniera consona a ciò che gli (o le) direte. Il sistema di dialogo è quello ad albero, simile a quello delle avventure grafiche: una frase detta o ascoltata offre una serie di possibili risposte, a seconda dell’argomento. Si tratta quindi di affrontare tutti i vari bivi per entrare a conoscenza di tutto quello che il vostro interlocutore ha da dire. Spesso questi PNG vi daranno alcuni incarichi, anche se molto spesso si tratterà semplicemente di ritrovare un oggetto e riportarlo (“la sindrome del corriere”, presente in molti GDR, ha colpito anche qui).

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Interessante notare come questo titolo sia uno dei pochi che fa un uso intelligente dei comandi analogici del DualShock 2: oltre alla velocità di marcia influenzabile dalla pressione impressa alla levetta analogica è possibile prendere la mira con le armi da lancio, come ad esempio gli archi. Una leggera pressione sul tasto quadrato, infatti, visualizzerà una linea rossa, indicante la traiettoria della freccia prima che questa venga effettivamente scoccata.
La longevità è soddisfacente ma il problema è che, una volta portata a termine l’avventura, non ci sono veri motivi per ricominciarla: scegliere un personaggio piuttosto che un altro non pone cambiamenti cosi marcati e non ci sono sotto-trame o porzioni della mappa visitabili esclusivamente da un personaggio piuttosto che da un altro ed è quindi probabile che, una volta finito, questo gioco finirà sullo scaffale per rimanerci. Il divertimento è comunque assicurato (anche se, è bene specificarlo, i giochi di questo tipo tendono ad essere un po’ ripetitivi, alla lunga) specie se affronterete il viaggio in compagnia di un secondo giocatore umano, e probabilmente, guardando la custodia a distanza di anni, non potrete fare a meno di ripensare “a quella volta che abbiamo combattuto contro…” oppure “ quando abbiamo trovato …” o ancora “quando ci siamo imbattuti in …”

Messa da parte la nota sentimentale mi congedo da voi con uno spoiler minore, quindi se non volete rovinarvi la sorpresa non leggete oltre: se odiate i finali aperti NON avventuratevi nei reami di Baldur’s Gate. Il titolo in questione vi lascia con un finale che, di fatto, non è un finale, rimandandovi al seguito. I vari giochi erano stati infatti pensati come capitoli di una saga che- ahimè- rimarrà incompiuta, in quanto il terzo capitolo ( tra l’altro anticipato alla fine del secondo) non è mai uscito ed a questo punto non uscirà mai, a meno di qualche sorpresa insperata.


COMMENTO FINALE


"Dire che Baldur’s Gate è un clone di Diablo non è sbagliato ma è certamente riduttivo: il titolo gode di tantissimi pregi (anche a livello tecnico) e tutti gli amanti di GDR d’azione dovrebbero provarlo assolutamente."