Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak2cover.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 29.6 KB 
ID: 255361Li avevamo lasciati lì, al cospetto di un enorme portale di luce dal funzionamento tutto da scoprire. L'avventura che precedeva si era positivamente distinta nell'ingarbugliato panorama della giovane PS2 per l'impianto tecnico di primissimo livello, capace di spingere da subito l'Emotion Engine verso prestazioni di rilievo, e per un gameplay rispettosamente debitore verso il platform classico, per quanto infarcito di una certa predilezione verso lo scontro fisico. I Naughty Dog, dopo il travolgente Crash Bandicoot della PSOne, centrano l'obiettivo di ripartire con una serie di successo, sacrificando parte dell'immediatezza iniziale per abbracciare un universo più ambizioso.


Si riparte!

Le cento Power Cells che a conclusione del primo episodio ci mostravano il portale non erano, in realtà, sufficienti per metterlo in moto. Il muto Jak, l'amica Keyra, il fedele Daxter e il saggio Samos si trovano proprio di fronte ad esso, pronti a sperimentare le nuove teorie sviluppate dal gruppo in merito al suo funzionamento. E' Jak ad azionare il pulsante per avviare il nuovo tentativo, riuscito ben oltre le speranze: dal portale sbuca immediatamente un terribile mostro, da tempo sulle tracce di Jak, secondo le sue stesse parole. D'istinto, i nostri si fiondano all'interno dello spazio-tempo in un coraggioso viaggio verso l'ignoto.
All'arrivo in una misteriosa città ipertecnologica, Jak viene immediatamente catturato da alcune guardie che lo conducono al cospetto del capo del posto, tale Barone Praxis. La scena effettua un balzo temporale di due anni, mostrandoci Jak vittima di esperimenti a base di “eco oscuro”, una fonte energetica maligna che, tuttavia, non riesce a trasformare il nostro nella superguardia voluta dal barone. Prima che Jak venga eliminato in virtù del fallimento, sopraggiunge Daxter che ci conduce fuori dal laboratorio.


Un Jak tutto nuovo

Chi si aspettava un “more of the same” da Jak II rischia di rimanere almeno parzialmente deluso: sia sul versante ludico che in fatto di sceneggiatura, questo capitolo segna un distacco non traumatico ma significativo dal passato. Il nostro avatar, innanzitutto, acquisisce la facoltà di parola: niente più monologhi di Daxter, quindi, ma conversazioni che non ci vedono più come spettatori, sebbene non ci venga data l'opportunità di selezione fra risposte multiple. Jak, inoltre, accusa i due anni di esperimenti ai suoi danni con eco oscuro acquisendo una forma mutata attivabile dopo aver raccolto una determinata quantità di energia rilasciata dai nemici, raggiungendo una potenza fisica ragguardevole capace di spazzare via gli avversari in scioltezza, soprattutto per mezzo di vere e proprie mosse speciali dalla violenza inaudita. In realtà, tale introduzione ha un impatto relativo, dato che gli item richiesti per la trasformazione vanno accumulati in discreta quantità, impedendoci di abusarne e suggerendoci di conservarcela solo per le situazioni di massima criticità.
Un altro punto sul quale Jak II diverge rispetto al suo predecessore riguarda i combattimenti: lì dove il corpo a corpo era la modalità regina della sfida, adesso regna il dominio delle armi, accorciando le distanze con la serie “parallela” Ratchet & Clank, focalizzata sull'elemento shooter. La differenza è che qui esse non prevalgono sull'azione platform, ma ad esclusione delle prime missioni non sarà nemmeno ipotizzabile affrontare uno scenario interamente a mani nude.
Vi sono quattro armi disponibili, elargite progressivamente nel gioco: un fucile a corto raggio, uno a lunga gittata ed uno a fuoco rapido, più una sorta di granata. Il numero ridotto toglie un po' di fantasia all'approccio al nemico, ma ogni situazione sarà studiata a puntino dai designer per costringerci ad un utilizzo di tutte le opzioni disponibili, compresa la lotta a mani nude, utile per non sprecare munizioni e per avere la meglio quando i nemici tenteranno l'accerchiamento.
L'impennata della componente action, tra l'altro, pone legittimi quesiti sulla platea alla quale Jak II intende rivolgersi: è ancora un prodotto adatto al pubblico dei giovanissimi? Non secondo chi deve stabilirlo per conto della legge, che sconsiglia il gioco ai minori di 12 anni. Jak qui parla di “uccidere” e lo fa con una convinzione manifesta, mentre Daxter ammicca spesso e volentieri alle figure femminili della sceneggiatura. Inutile precisare che il tutto avviene nella maniera più soft possibile, ma lo sbarramento verso la vendita ai più piccoli ha permesso a Renegade di evolversi più liberamente, di implementare un gameplay meno immediato e sezioni seriamente provanti.

Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak9.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 48.3 KB 
ID: 255368Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak10.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 44.2 KB 
ID: 255369Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak11.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 54.5 KB 
ID: 255370


Benvenuti ad Haven City

Ciò che potrebbe davvero spaesare è il luogo in cui si svolge la vicenda. Che un videogiocatore si sorprenda nel ritrovarsi in una città futuristica non è assolutamente contemplabile, ma che un platform game venga contaminato dal gameplay “free roaming” di GTA, quello magari può davvero lasciare perplessi. Il vecchio e placido villaggio che faceva da snodo per le varie locazioni del gioco è stato bellamente rimpiazzato da una città frenetica, controllata in ogni angolo da guardie, afflitta da un traffico a tratti insopportabile. Haven City non è un bel posto per vivere e, soprattutto, è davvero GROSSA: percorrerla a piedi è pressappoco improponibile, per questo potrete letteralmente rubare qualcuno dei vari mezzi di locomozione usati dai cittadini, ognuno con la sua peculiare velocità, resistenza ed agilità, parametri non di poco conto considerando che le occasioni in cui dovrete farci affidamento per darvela a gambe saranno tutt'altro che sporadiche.
Haven City è divisa in settori che si sbloccheranno man mano che ci approprieremo dei giusti pass, ma nelle fasi avanzate della partita saremo spesso costretti a lunghe peregrinazioni da un estremo all'altro dell'abitato che potranno richiedere anche svariati minuti di percorrenza. Il perimetro della città presenta alcune porte che conducono alle zone esterne, terre pericolose e frequentate da mostri di ogni genere ma che saremo tenuti ad esplorare più volte per portare a compimento le tante missioni che ci verranno assegnate.


Ma quale platform game...

Se il primo The Precursor Legacy ci allietava di tanto in tanto con gustose sezioni alternative, la varietà è il diktat di questo Renegade. Abbiamo già citato l'introduzione delle armi, il nuovo setting rappresentato da Haven City e i relativi mezzi di locomozione, ma non finisce qui. Svariati i puzzle di logica e azione che dovremo risolvere, molto simpatiche le fasi in cui controllare un robot da lavoro per distruggere muri e spostare oggetti, addirittura dovremo diventare i campioni di una corsa su moto, per non parlare del Jet Board, una sorta di skate col quale prodigarci in performance da fare invidia a Tony Hawk. Tutto questo non viene quasi mai da solo e si concatena con i classici salti e acrobazie da valutare al millimetro e che non mancheranno di spingerci sull'orlo di una crisi di nervi.
I nostri “datori di lavoro” saranno molteplici, come sempre ogni character avrà la sua grana da risolvere chiedendo il nostro aiuto e verremo catapultati in contesti profondamente differenti incessantemente. Sconsigliabile giocare a Jak II senza continuità: la varietà dei controlli da memorizzare è notevole e le lunghe pause potrebbero toglierci la necessaria confidenza con essi.

Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak5.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 62.6 KB 
ID: 255364Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak6.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 52.1 KB 
ID: 255365Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak7.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 39.2 KB 
ID: 255366


Take your time

Devo ammettere che, a tratti, ho provato sconforto al cospetto delle dimensioni di questo titolo. La quantità di cose da fare ci fa interrogare sulla reale voglia di giocarlo fino in fondo in tutte le sue sfumature. Dubito che sia possibile giungere alla conclusione della storia in meno di una quarantina d'ore: tanto la quantità dei compiti che ci verranno assegnati, tanto la loro difficoltà ci costringeranno a rimanere incollati al pad per un periodo forse esagerato.
L'archiviazione di una longevità così estesa viene centrata dai Naughty Dog facendo fortissimamente leva sul backtracking: una cospicua parte delle ore spese viene trascorsa nelle strade di Haven City per il suo semplice attraversamento, che artificiosamente allunga l'esperienza di gioco, risultando ben presto un semplice impiccio. Inoltre, le zone all'esterno di essa non sono numerosissime ma anche lì dovremo ritornarci ripetutamente, affrontando percorsi differenti per nuovi obiettivi ma muovendoci comunque per il medesimo scenario.
A salvare la situazione potrebbe giungere una sceneggiatura stimolante, ma il fronte narrativo non rientra tra i pregi del titolo Sony: per sostenere la trama in un'esperienza di gioco così dilatata, i designer si sono inventati una ragnatela composta da gruppi sovversivi, boss locali, scienziati pazzi bisognosi d'aiuto, razze perseguitate dalla polizia e via di questo passo. Il risultato è una matassa che si fatica a sbrogliare, la quale, pur essendo costituita da piccoli intrecci facilmente comprensibili, spaventa per le sue dimensioni, in cui i tanti dettagli, pretestuosi per giustificare delle missioni in più, soffocano nel caos generale.

Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak3.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 37.0 KB 
ID: 255362Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak4.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 52.6 KB 
ID: 255363


Quelle volte, però...

Non lasciatevi trarre in inganno dalle note negative di cui sopra perché Jak II porta alla noia trama ed ambientazione solo perché in esse ci infila davvero di tutto. E' un po' come trovarsi con gli amici sempre nel solito posto, il che certo non impedisce di far baldoria!
In Haven City e dintorni combinerete letteralmente ogni cosa. La fantasia dei level designer della Naughty Dog lascia di sasso per la diversità delle situazioni offerte, pur giocando grossomodo con gli stessi elementi, e per la cura estrema con la quale sono rappresentate, ed anche se con buona probabilità non vi rimarrà molto della storia dietro al tutto alcuni momenti vissuti si lasceranno ricordare molto piacevolmente. Belli gli scontri con i boss, frustranti al punto giusto le sezioni in cui scortare qualcuno, geniali quelle in cui liberare dei prigionieri scatenando una vera e propria guerriglia urbana. Più di tutto, forse, sorprende il minicampionato “racing” o le sfide urbane alle quali dover prendere parte, che tradiscono la felice esperienza dello sviluppatore con Crash Team Racing su PS1.
Ogni missione presente è maniacalmente architettata, come testimoniato da un livello di difficoltà tra i più riusciti di sempre, che ostenterà una curva tale da impedirvi, per tutta la durata del gioco, di affrontare un compito a cuor leggero e superarlo al primo tentativo, da riuscire sempre a tenervi sul filo del rasoio, costringendovi a dare fondo a tutte le abilità acquisite nel corso della lunga avventura.

Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak1.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 27.5 KB 
ID: 255359Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak2.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 27.9 KB 
ID: 255360Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

Nome:   jak8.jpg 
Visite: 1 
Dimensione: 41.7 KB 
ID: 255367


Arte moderna

Concludiamo parlando di uno dei fiori all'occhiello dalla Naughty Dog dell'era Sony: la realizzazione tecnica. Il team si conferma una volta di più perfettamente a suo agio con l'Emotion Engine, proponendo un dettaglio grafico da urlo costituito da un campo visivo sterminato, modelli complessi e in gran numero e un framerate che non si schioda dai 60 fps se non nella modalità 50hz. L'impressione è che i grafici abbiano lavorato molto anche di furbizia, affidandosi più al gourad-shading che alle texture, dove possibile, prevedendo tra l'altro più modelli per personaggi e veicoli che si alternano a seconda della distanza dalla telecamera. Non molto azzeccato è lo stile, col look futuristico delle ambientazioni che difetta di carisma e che ci fa rimpiangere le atmosfere più scanzonate del primo Jak, ma almeno viene risparmiato al giocatore (e non era facile, vista la dimensione del gioco) il consueto tour verso pluriabusati livelli con ghiaccio, fuoco e tutte le diavolerie che sembrano marchiare ogni platform game dall'alba del videoludo.
La cura riposta nella programmazione è formidabile anche nella perfetta gestione dei caricamenti, totalmente inavvertibile, col lettore ottico che si aziona già mentre avanziamo verso le nuove mete. Il risultato è una fluidità dell'azione che non viene intralciata nemmeno dai salvataggi, notificati tramite un'icona discretissima.
Il fronte sonoro prevede un doppiaggio molto convincente, come del resto in The Precursor Legacy, con un Jak interpretato da un Claudio Moneta come sempre in gambissima e con Daxter che si affida al graffiante tono di Davide Demma. Quello che non va, tutt'al più, sono le musiche: “funzionali” è l'aggettivo probabilmente più calzante, dato che devono sorbirsi l'ingrato compito di accompagnare il giocatore per una quantità di ore smodata senza annoiarlo. Obiettivo centrato solo parzialmente, dato che in alcuni frangenti sarebbe stato opportuno inserire qualcosa di più incisivo.

VIDEORECENSIONE



COMMENTO FINALE


“L'unico problema di Jak II sono le sue stesse ambizioni. Optare per un'avventura estremamente lunga e varia ha significato sfumare moltissimo i contorni del platform e infarcire la sceneggiatura di spunti narrativi poco emozionanti che lasciano il tempo che trovano. In quest'oceano di cose da fare rischiano di brillare con meno splendore le missioni ottimamente architettate, le straordinarie performance tecniche o la maniacale calibrazione della sfida. Manca anche un po' di carisma e questo, al secondo appuntamento con la saga, lo si perdona meno volentieri.”